GERARDO da Amandola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)

GERARDO (Gherardo) da Amandola

Franco Lucio Schiavetto

Figlio di Bernardo, probabilmente grammaticus, nacque ad Amandola, nel Piceno, in data a noi ignota, ma ragionevolmente collocabile nella prima metà del secolo XIII. Successivamente si trasferì a Bologna.

Molto probabilmente è da identificare con il Gerardo, o Giraldo, che il magister Ambrogio designò come successore al momento della sua morte, avvenuta a Bologna tra il 1260 e il 1270, in quanto l'omonimo e coevo Gherardo da Cremona, abitualmente indicato come tale, nello stesso periodo risultava impegnato in attività di carattere prevalentemente commerciale e solo marginalmente correlate con l'insegnamento; tale circostanza porterebbe a ritenere G. presente a Bologna già in questo decennio.

Il primo documento in nostro possesso che lo riguarda è del 12 febbr. 1279, data in cui prese in moglie "Bonam neptem fratris Hugolini quondam D. Rolandini dotatam CXII. libr. Bonon.", come risulta dai memoriali del Comune di Bologna. Un controllo incrociato di documenti coevi porterebbe a identificare la moglie Bona con la figlia del magister e cronista Rolandino Patavino, morto nel 1276, mentre frate Ugolino dovrebbe essere lo stesso citato in un documento dei memoriali del Comune di Bologna datato 14 apr. 1279, come "frater Ugulinus", sindicus del convento di S. Ambrogio.

Sulla base dei pochi documenti in nostro possesso, non risulta che abbia mai insegnato nello Studio di Bologna, mentre è certo che lì tenne una scuola privata di grammatica, con alloggio per gli studenti. Da un documento del 1294 risulta infatti una denuncia presentata da "magister Guirardus" nei confronti di un tale Primirano, figlio di un fornaio di nome Bianco. Il maestro accusava il giovane di avergli rubato un mantello da uomo, verde, ricamato e foderato di pelle di vaio, un giubbone di "buchirano" (preziosa stoffa del Turchestàn) e tre libri di Ovidio. Uno dei tre libri rubati potrebbe essere l'attuale codice Vat. lat. 1593 della Bibl. apost. Vaticana: si tratta di un manoscritto italiano, copiato tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo, che contiene le Metamorfosi, un Accessus ad Ovidium, la Vita Ovidii di Arnolfo d'Orléans e alcuni excerpta dalle Epistulae ex Ponto, il tutto ampiamente corredato di glosse sia in margine, sia interlineari, a dimostrazione che si tratta di un'opera per studio scolastico; sul codice appare, alla c. 148v, la nota di acquisto "gerardus de bernardo", databile alla fine del XIII secolo. La denuncia, presentata nel marzo del 1294, precisava che il furto era avvenuto nell'"ospitio sive scolis", in cui abitava anche il maestro. Il fatto che la stessa casa fosse utilizzata dal maestro come scuola e pensione per studenti oltre che come propria abitazione privata e, inoltre, la sua collocazione nella zona di Porta Nuova, nei pressi del torrente Apossa, luogo ove erano concentrate le abitazioni e le scuole dei maestri di grammatica, sono prove certe della professione di Gerardo. Non ci è dato sapere però se la sua attività di grammatico si sia espletata anche nella stesura di testi didattici. L'ultimo documento che cita un "Gerardus" identificabile con G. è una confessio del luglio 1296 riguardante un insegnamento "in arte gramaticali" ricevuto "bona fide et asidue". La mancanza di testimonianze posteriori potrebbe far collocare la morte di G. in quest'anno o in quelli immediatamente successivi.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Memoriale di Bartolomeo di Alberto de' Castagnoli, 1296, c. 1v; M. Sarti - M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus a saeculo XI usque ad saeculum XIV, I, 1, Bologna 1888, p. 606; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, IV, Roma 1783, p. 401; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori… della famosa Università, e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna 1847, p. 144; F. Robolotti, Cremona e la sua provincia, Milano 1859, p. 304; O. Mazzoni Toselli, Racconti storici dell'Archivio criminale di Bologna, III, Bologna 1872, pp. 39 s.; A. Corradi, Notizie sui professori di latinità nello Studio di Bologna sin dalle prime memorie, in Documenti e studij pubblicati per cura della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, II (1886), pp. 379 s.; F. Bertolini, Tre carmi risguardanti la storia degli studij di grammatica in Bologna nel secolo XIII, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, VII (1888-89), pp. 131 s.; F. Cavazza, Le scuole dell'antico Studio bolognese, Milano 1896, pp. 149 s., XXIX; G. Livi, Dante e Bologna. Nuovi studi e documenti, Bologna 1921, p. 109; G. Zaccagnini, L'insegnamento privato a Bologna e altrove nei sec. XIII e XIV, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 4, XIV (1924), 4-6, p. 273; Id., Lettori e scolari della Marca d'Ancona allo Studio di Bologna dal sec. XIII al XV, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le Marche, s. 4, VII (1930), 1-2, p. 22; A. Sorbelli, Storia della Università di Bologna, I, Bologna 1940, p. 117 n. 1; R. Avesani, Il primo ritmo per la morte del grammatico Ambrogio e il cosiddetto "Liber Catonianus", in Studi medievali, s. 3, VI (1965), 2, p. 461; F.L. Schiavetto, Parisio de Altedo, notaio bolognese del XIII secolo, in Il Carrobbio, XIX-XX (1993-94), p. 112; M. Buonocore, Aetas Ovidiana. La fortuna di Ovidio nei codici della Biblioteca apostolica Vaticana, Sulmona 1994, p. 176.

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