Geomorfologia

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Studio della forma e degli aspetti fisici della superficie terrestre. Ha assunto un ruolo di primo piano in seguito all’interesse crescente dell’uomo per l’ambiente in cui vive. È naturale, quindi, che essa abbia subito una profonda evoluzione passando attraverso ‘rivoluzioni’ epistemologiche, che hanno messo in discussione non solo i mezzi e i metodi della ricerca, ma gli stessi oggetti di studio della disciplina. Questi non sono più soltanto le forme del rilievo terrestre, ma anche i processi geomorfologici di modellamento del paesaggio, con un ampio uso del metodo sperimentale e uno spostamento disciplinare verso le cosiddette scienze esatte. Tuttavia, la g. mantiene saldi legami con la geologia e pertanto ha fra i suoi obiettivi anche i rapporti tra le forme e la struttura del rilievo terrestre. Inoltre, il crescente ruolo dell’uomo come modellatore della superficie del pianeta e generatore di processi geomorfologici ha portato la g. a studiare anche tali azioni e le loro conseguenze, rafforzando le antiche relazioni con la geografia. La g., quindi, si trova in una situazione ambigua, generata, da una parte, dalla necessità di una parcellizzazione dei suoi ambiti culturali, per poter indagare più a fondo gli oggetti di studio, e, dall’altra, dall’esigenza di non perdere di vista i quadri di riferimento generali e i rapporti con le discipline vicine, pena lo scadimento in pura tecnica di ricerca al servizio di altre scienze. Si è anche consolidato il ruolo della g. climatica, secondo la quale forme e processi morfogenetici dipendono essenzialmente dal clima: sebbene i teorici della g. climatica non siano ancora riusciti a elaborare un quadro soddisfacente di corrispondenza fra regioni morfologiche e morfogenetiche e fasce climatiche, molti ritengono che questa teoria sia l’autentica via all’interpretazione del rilievo terrestre e la sola in grado di affrancare la g. dai condizionamenti delle altre discipline, soprattutto della geologia; al di là di questo, è indubbio che la g. climatica abbia aperto nuovi orizzonti alla ricerca e mantenga ampissimi margini di arricchimento, attraverso gli scambi sia con la geografia regionalista e tassonomista sia con la geografia funzionalista e sistemica. Alla g. climatica si deve anche il merito dell’introduzione sistematica del rilevamento e della cartografia geomorfologici, merito che deriva dalla necessità di avere una visione spaziale e di classificare le forme per l’interpretazione sintetica di esse e dei processi geomorfologici su scala regionale.

Con l’approdo al funzionalismo, la g. ha compiuto ulteriori passi avanti; lo studio delle funzioni prodotte dagli elementi di una struttura e delle loro interdipendenze, ancorato alle conoscenze fisiche e chimiche e alla quantificazione, rappresenta infatti lo scopo fondamentale della g. moderna. Spesso si è indicato con l’espressione rivoluzione quantitativa questo miglioramento della capacità introspettiva della ricerca geografico-geomorfologica, tanto più che in poco tempo si è passati dall’uso di semplici tecniche statistiche a modulazioni matematiche e informatiche di ampio respiro, ma ciò può risultare non corretto, poiché non è la quantificazione in sé a separare paradigmi e teorie: come si è visto, la quantificazione è presente nelle evoluzioni della g. climatica; anche gli studi sul glacialismo hanno sempre goduto di coerenti quantificazioni e la g. litorale si è giovata da tempo delle teorizzazioni quantitative, soprattutto nelle analisi di tendenza spaziale e temporale dei fenomeni.

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