GEOGRAFIA URBANA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

GEOGRAFIA URBANA

Calogero Muscarà

Definizione. - Con la denominazione di geografia urbana s'intende un vasto campo di studi e ricerche relativi alla città esaminata come entità individuale, complessa e specifica delle forme più evolute d'insediamento e di occupazione umana dello spazio terrestre.

Solo recentemente, anziché di sola g.u. si tende a parlare di g.u. e regionale, mentre nei paesi di lingua anglosassone studi e ricerche della geografia regionale così intesa tendono a venire separati da quelli della g.u. vera e propria, forse sotto la spinta della scienza regionale che negli ultimi decenni ha invaso lo stesso ambito scientifico. Ma nella maggior parte dei casi la g.u. continua a raggruppare i risultati scientifici di studi e ricerche condotti: sul processo di urbanizzazione; sull'organizzazione urbana dello spazio regionale; sulla città come spazio fisico, sociale ed economico del costruito compatto; sulla percezione dello spazio e sul paesaggio urbano.

Si tratta cioè di un vasto campo di studi, anziché di una disciplina scientifica dai confini ben definiti, in cui relazioni e scambi con i contigui ambiti di ricerca di discipline diverse dalla g. sono frequenti.

Così, nel caso dei processi di urbanizzazione, la tradizionale attenzione dei geografi per i caratteri del sito e della posizione s'integra oggi con i risultati delle ricerche degli antropologi culturali per un verso e degli economisti per un altro a proposito del continuum rurale-urbano e della cultura urbana e, rispettivamente, delle relazioni tra processi di industrializzazione e processi di urbanizzazione. Lo studio della città come manifestazione fisica del costruito compatto e delle forti concentrazioni di uomini, attività e relazioni è stato oggetto contemporaneamente di studi e ricerche di geografi e di urbanisti, e più recentemente di geografi regionali e di economisti spaziali, che vi hanno trasferito metodi e modelli messi a punto nella geografia regionale anche con il contributo fornito negli anni Sessanta da W. Isard. Da ultimo, anche nel caso della percezione dello spazio e del paesaggio urbano le sovrapposizioni sono numerose, com'è facile capire, tra geografi, psicologi e urbanisti.

Nel tempo, la tendenza alla sovrapposizione sembra essere aumentata in relazione all'impiego da parte dei ricercatori dei metodi statistici più elaborati dell'analisi multivariata, nel quadro delle metodologie messe a punto dall'analisi dei sistemi. Ma anche il livello della concettualizzazione resta a uno stadio iniziale, sia per la naturale tendenza delle procedure statistiche a restare nell'empirico, sia perché il campo degli studi spaziali continua ad adattare all'esame delle diverse realtà della geografia umana postulati, modelli, assiomi e teorie messi a punto dalle scienze che s'interessano dei diversi ambiti in cui può essere articolata la realtà umana: sociologia, antropologia culturale, economia, politologia soprattutto.

Alla g.u. come alla geografia in generale, spetterebbe specificatamente studiare le combinazioni spaziali tra fenomeni e fatti, che sono oggetto delle scienze sistematiche e tutti insieme costituiscono la città, per proporre modelli di rappresentazione e di spiegazione degli oggetti dello spazio (nel nostro caso le città) meno specializzati e meno disarticolati e disgiunti di quelli elaborati dalle altre scienze sopra ricordate. Gli antecedenti storici. - La tradizione della geografia regionale francese non ha alcun rapporto con quella che dopo la ''rivoluzione quantitativa'' degli anni Sessanta è stata chiamata geografia regionale.

La scuola francese, che si sviluppa nella prima metà del Novecento in stretta relazione con quella storica delle Annales di F. Braudel e, prima di lui, di L. Febvre e di M. Bloch, ha per oggetto una regione (spesso indicata come contrada o come individualità geografica) intesa come individualità geografica in cui si esprime più compiutamente la differenziazione della superficie terrestre e il risultato delle diverse forme di appropriazione dello spazio da parte degli uomini. La geografia regionale francese studia per lo più le regioni agricole, dove la naturalità compare ancora sovente dietro a tutti i processi e accadimenti umani. Minore attenzione ricevono invece le regioni polarizzate, quelle risultanti cioè dalla forza di polarizzazione dello spazio da parte di una città. In questo senso è dunque minore l'interesse per la g.u., mentre lo studio della geografia delle sedi si concentra sulla casa e sull'insediamento rurale.

La g.u. che precede i recenti studi di carattere analitico, fondati sull'uso della statistica e costituenti la parte prevalente del corpus scientifico che va oggi sotto il nome di g.u., nasce nello stesso ambito culturale della geografia regionale francese, ad opera di geografi, come R. Blanchard e G. Chabot, che debbono essere considerati sotto tutti i profili allievi del suo fondatore P. Vidal.

Il modello proposto nel 1912 da Blanchard per lo studio di Grenoble resterà per lungo tempo lo schema di riferimento di tutti gli studi di g.u. in Francia e quasi sempre anche altrove. Quattro ne sono i capitoli ricorrenti: a) lo studio del sito e della posizione, con riferimento sia alle condizioni della topografia e all'intreccio di forze e fattori che operano nello spazio in senso ''verticale'', sia alle grandi relazioni ''orizzontali'' che nella città trovano un carrefour; b) l'evoluzione storica intesa come ricostruzione dei modi e dei caratteri del dinamismo della città intesa come insieme costruito, con qualche specifico riferimento alle sue articolazioni maggiori (quartieri centrali, espansione, quartieri specializzati, ecc.); c) le funzioni urbane, tra cui soprattutto quelle antiche, e tra le moderne la commerciale dei trasporti e l'industriale; d) la popolazione, dal punto di vista demografico, della sua origine o provenienza, delle sue attività e occupazioni.

Quando, finita la seconda guerra mondiale, anche la scuola della geografia regionale francese si avvia a conclusione, lo spazio che la g.u. comincia a prendere rispetto a quello della geografia agraria e della geografia delle sedi cresce di molto; vi si dedicano tutti i geografi più sensibili alle trasformazioni che hanno ormai interessato il mondo occidentale (P. George, J. Labasse, M. Rochefort, J. Beaujeau-Garnier, J. Bastié). J. Gottmann ipotizza addirittura una geografia generale imperniata sulla funzione di carrefour delle città.

Si diffondono intanto nei decenni postbellici gli studi analitici di geografia delle città o di geografia regionale, che avevano avuto un precursore negli anni Trenta nel geografo tedesco W. Christaller. Essi si prestano adeguatamente a una rilettura dello spazio regionale non più come spazio omogeneo di combinazioni sociali, antropologiche ed economiche analoghe (generi di vita) e di specifico paesaggio, ma come spazio di relazioni, in una concezione della geografia intesa come studio dell'interazione spaziale. Alla fine della seconda guerra mondiale, la ricerca di Christaller sulle gerarchie urbane dello spazio regionale diventa subito il nuovo punto di riferimento scientifico, che si diffonde con i lavori di E. L. Ullman e di B. J. L. Berry negli Stati Uniti, con quelli di P. Hall e P. Haggett in Gran Bretagna, e quindi in Svezia, nei Paesi Bassi e in parte nell'Europa orientale (soprattutto in Polonia e nell'ex Unione Sovietica). In Italia, la nuova concezione approda con l'opera di U. Toschi, che dedica alla città un vasto trattato (1966).

L'organizzazione urbana dello spazio regionale. - Se dal punto di vista metodologico una profonda differenza contrappone l'approccio allo studio della regione della geografia regionale francese (che adotta procedimenti analoghi a quelli storiografici) all'approccio della new geography (che adotta i procedimenti delle scienze umane), il salto concettuale che sta all'origine di tutta l'attuale geografia regionale riguarda il ruolo della città nell'organizzazione della regione. Per questo motivo la geografia regionale continua a essere considerata come uno dei quattro capitoli della g.u. attuale.

Antecedenti di questa impostazione si ritrovano anche nella teoria delle città-primato formulata dal geografo inglese H. Mackinder (1903) e nel concetto di regione polarizzata che è possibile ricavare dall'analisi che Vidal compie negli ultimi anni della sua vita sull'Est della Francia. Ma i veri antecedenti teorici dello studio dello spazio come luogo organizzato gerarchicamente dell'interazione spaziale sono la ricerca compiuta da Christaller sulle città della Germania meridionale e i progressi scientifici compiuti nel campo della classificazione funzionale delle città.

Dall'identificazione di W. Sombart che nelle città si svolgono due importanti classi di funzioni, a seconda che si tratti di funzioni ''fondanti'' o di funzioni ''di servizio'', deriva un importante filone di studi e ricerche che cercano d'identificare, misurare e classificare le funzioni urbane in due grandi classi. Quelle volte all'esercizio di attività economiche dirette alla soddisfazione di una domanda non locale sono le funzioni di base, senza le quali la città non esiste (city forming): rappresentano il contributo urbano all'economia nazionale e internazionale. Le funzioni, invece, che si riferiscono ad attività economiche volte alla soddisfazione della domanda locale interna, sono al servizio della popolazione complessiva della città (city serving) e in parte di quella che vi gravita attorno, entro un campo di spostamenti della quotidianità che consente di dividere sistematicamente tutto lo spazio regionale in ambiti gravitazionali (daily urban system). Con riferimento a questi ambiti e a queste funzioni city serving Christaller formula la sua teoria pervenendo a una divisione dello spazio in esagoni ai cui vertici si trova l'intera struttura gerarchica del territorio.

La classificazione gerarchica dei centri risulta dalla combinazione tra il numero e il livello dei servizi presenti in ciascun centro, livello che si misura sulla maggiore o minore frequenza della domanda (servizi rari, servizi banali o quotidiani, ecc.). Essi variano, anche dimensionalmente, per la relazione che esiste tra popolazione e mercato di vendita, mentre l'area o campo di gravitazione varia anche in ragione della distanza dal centro, misurata in termini di costo economico, che incide sul costo di produzione del bene o del servizio venduto, e in termini di distanza-tempo, misurata sul tempo massimo che una persona è disposta a spendere in un giorno per l'acquisto dei diversi tipi di beni o di servizi.

La geometria proposta da Christaller è stata sottoposta a numerose critiche e integrazioni, ma la logica a cui si rifà resta alla base dell'analisi dello spazio considerato come luogo d'interazione. In particolare si ricorderà il lavoro di A. Lösch, che integra il modello elementare di Christaller in un modello di validità più generale, mentre, con l'impiego dell'analisi multivariata e del calcolatore, sia la classificazione delle città che la misurazione della distanza, dell'accessibilità, della gravitazione e della reciproca forza di attrazione ha compiuto notevoli progressi verso la messa a punto di modelli meno elementari e schematici (Wilson). Due integrazioni importanti sono poi venute dalle ricerche di A. Pred sulla logica che è sottesa alla distribuzione territoriale delle attività di base delle città (con espliciti riferimenti alla teoria della localizzazione di A. Weber), e dagli analisti del comportamento del consumatore, che si richiamano al peso del soggettivo nelle scelte economiche.

La messa a punto dei modelli di rappresentazione dell'interazione spaziale e dell'organizzazione regionale si è arricchita di nuovi strumenti analitici come quelli messi a disposizione dalla teoria dei sistemi, dall'applicazione alle scienze dell'uomo del concetto di entropia (misura del disordine) elaborato dai fisici e dalle ricerche nel campo della dinamica temporale dei modelli statici.

Geografia urbana come geografia della città. - Benché la delimitazione dello spazio della città, dopo la crescita che essa ha avuto a seguito del processo di urbanizzazione in corso e dopo la diffusione su tutto il territorio dei valori urbani, rappresenti sempre un fatto arbitrario, anche la città come spazio costruito è oggetto di importanti studi e ricerche da parte della g. urbana. Se si escludono quelli sulla pianta, il paesaggio urbano e la percezione dello spazio, a cui si accennerà nel prossimo paragrafo, uno dei maggiori approfondimenti è avvenuto nel campo dell'uso del suolo e della distribuzione territoriale delle attività e delle funzioni urbane, a cui sono stati adattati metodi e modelli messi a punto dall'analisi regionale. Accanto alle ricerche sulla distribuzione delle industrie, che si richiamano agli schemi della geografia della localizzazione, attenzione particolare hanno ricevuto i capitoli relativi alla distribuzione spaziale dei servizi e del commercio al minuto, e ai trasporti e alla circolazione.

Per la scelta della residenza e le leggi che governano il mercato immobiliare, i filoni principali investigano prima di tutto sulla legge che regola la distribuzione del valore commerciale del suolo, tenuto conto dei fattori che entrano a determinare il valore come rendita e il prezzo, tra cui in primo luogo l'accessibilità (W. A. Alonso), ma anche considerando le qualità sociali, estetiche, di infrastrutturazione, di posizione relativa, di ''naturalità'', di moda, ecc., dei quartieri. In questo capitolo rientrano anche studi e ricerche sulle modalità del trasferimento della popolazione all'interno dello spazio urbano, oltre che quelle sui quartieri, cioè sulla divisione dello spazio stesso, dal punto di vista sociale, professionale, etnico, religioso, culturale e perfino politico. Lo studio dei movimenti (trasporti, comunicazioni, ecc.) è in questo caso orientato a mettere in luce le modalità dell'interazione spaziale di natura non economica che, insieme alle ricerche su spostamenti e trasporti per motivi di lavoro e di approvvigionamento, offrono ormai importanti indicazioni per la regolamentazione della circolazione, per la pianificazione del traffico e delle infrastrutture e per la progettazione urbanistica complessiva.

I risultati degli studi e delle ricerche sull'uso del suolo e la localizzazione delle attività, dei servizi e delle residenze sono anche alla base dell'importante capitolo dedicato a mettere a punto modelli rappresentativi della città come complessa macchina socio-geografica.

Ci si riferisce qui ai più semplici modelli sull'uso del suolo messi a punto da E. W. Burgess (ad anelli concentrici), da H. Hoyt (a settori) e da C. D. Harris ed E. L. Ullman (a nuclei multipli); a quelli che, con l'uso di molte variabili di natura socio-economica ed edilizia, classificano le diverse parti della città impiegando la statistica multivariata, ma soprattutto ai tentativi compiuti per spiegare il complesso funzionamento e il dinamismo della città contemporanea, considerata come una macchina o come un sistema (J. W. Forrester, I. Lowry). Mentre la modellistica in questo campo si è recentemente arricchita delle ricerche intese a integrare anche le informazioni relative alla città dal punto di vista ecologico-ambientale, lo schema prevalente divide più semplicemente la città in tre grandi parti: il distretto centrale degli affari o CBD; i quartieri o aree a prevalente vocazione residenziale; la frangia urbana, che negli studi più recenti tende a confondersi per intero con lo spazio infra-urbano, dove si dispiega il processo di crescita della città.

Nella teoria generale, si tende oggi ad articolare lo spazio urbano a seconda di una distinzione tra la città americana (caratterizzata dalla smisurata espansione dei suburbs attorno alle città centrali), la città europea (in cui la distribuzione socio-economica della popolazione colloca al centro i valori sociali più elevati e alla periferia quelli più bassi) e la città del Terzo Mondo, in cui al quartiere europeo di tipo moderno si affianca una platea spesso immensa di case miserabili (favelas del Brasile, bidonvilles dell'Africa), che riflettono anche fisicamente l'immensa pressione demografica che ricade su di esse, frutto a un tempo di rilevanti movimenti di popolazione e di tassi di crescita naturale perfino doppi di quelli nazionali.

Percezione dello spazio e paesaggio urbano. - È questo un capitolo della g.u. che appare dotato di grandi potenzialità di sviluppo anche per effetto della possibilità che i risultati delle ricerche trovino applicazione in architettura e in urbanistica. All'origine del filone di studi che va sotto il nome generico di percezione dello spazio urbano o di studio del paesaggio urbano si trova la ricerca che l'urbanista K. Lynch condusse sulle città di Boston, Jersey City e Los Angeles, per individuare, attraverso questionari, in che modo lo spazio urbano veniva percepito dai suoi abitanti e dai suoi visitatori.

La costruzione della mappa mentale individuale si rifà, secondo i risultati di Lynch, a cinque elementi fondamentali: i percorsi, i punti di riferimento, i nodi, i ''quartieri'' (cioè tutto ciò che assume il carattere areale) e i confini, cioè ogni ''oggetto'' a cui si possa attribuire, dentro alla città, il valore di limite.

Successivamente, il campo d'indagine ha travalicato la semplice ricerca del modo in cui si apprende lo spazio urbano, sviluppandosi in tre direzioni principali. Per un verso, riportando il caso della conoscenza dello spazio urbano in quello più generale della conoscenza soggettiva di tutto lo spazio, ci si è richiamati agli studi di J. Piaget. Sulla base degli studi specifici di E. Hall sulla nozione di distanza (distanza intima, personale, sociale e pubblica), A. Moles ed E. Rohmer hanno formulato la teoria delle sette conchiglie o gusci del rapporto spaziale tra l'uomo e il mondo. Esse sono: il proprio corpo, il gesto immediato, la propria stanza, l'appartamento, il quartiere, il centro della città, la regione e lo spazio dell'immaginazione.

Questa classificazione ha poi consentito all'architetto C. A. Doxiadis di proporre una griglia di ''unità ekistiche'' utili per progettare il futuro urbanistico e della pianificazione territoriale a tutte le scale: uomo - stanza - appartamento - isolato - vicinato prossimo - vicinato - piccola città - città - metropoli - conurbazione - megalopoli - regione urbana - continente urbanizzato - ecumenopoli.

A questo primo approccio si debbono importanti ricadute di natura pratica nel campo dell'orientamento e in quello più generale del comportamento spaziale del cittadino (A. Pred).

Una seconda direzione importante di studio, che si lega al capitolo della percezione dello spazio urbano, è quella che indaga sulle relazioni tra la mappa mentale, che ciascuno si fa dell'ambiente vissuto, visitato o anche solo percorso, e i caratteri di personalità e socioeconomici del cittadino o del visitatore che aiutano a spiegarla.

L'approccio di geografi e urbanisti fa largo ricorso, in questo caso, ai questionari, ai disegni e all'elaborazione statistica di un elevato numero di variabili capaci di rappresentare la condizione psicologica e quella socio-economica degli intervistati. Gli psicologi preferiscono ricorrere a interviste di tipo clinico per indagare più profondamente sulla personalità e sulla storia individuale.

Il terzo filone di studi e ricerche è il più aperto a prospettive di sviluppo, anche se finora appare quello meno sistematizzato. Vi si comprendono infatti tutti i tipi di ricerche che tentano di portare alla luce sia i valori emotivi sia quelli simbolici che i cittadini attribuiscono allo spazio urbano. Oltre a spiegare la formazione delle mappe mentali cognitive con cui si rappresenta lo spazio urbano, la scoperta del valore emotivo e di quello simbolico degli edifici, delle strade, dei monumenti, dei quartieri e delle città appare ricca di ricadute di natura pratica ai fini della progettazione dell'ambiente urbano (architettura), dell'arredo urbano, della pianificazione della città e della sua stessa amministrazione con il più elevato grado di partecipazione dei cittadini, ma anche ai fini del significato che viene attributo dalla gente alle diverse posizioni e ai singoli quartieri (geografia sociale soggettiva dello spazio urbano).

I metodi in questo campo non sono solo quelli fondati sull'intervista, perché anche l'esame della letteratura, della pittura, della percezione turistica, della pubblicità stradale appare destinato a fornire un'ampia messe di informazioni. Interessanti appaiono infine gli studi rivolti a indagare la percezione del rischio ambientale, particolarmente utili oggi per le politiche ambientalistiche, anche nel caso della città e dei suoi rischi ambientali.

Prospettive. - La prospettiva aperta dalla riflessione di J. Gottmann è di tipo epocale. A conclusione dell'opera che lo ha reso celebre in tutto il mondo, egli prospetta infatti il processo di urbanizzazione, che si è verificato nel Nord-Est degli Stati Uniti (Megalopoli), come il capofila e il modello di una trasformazione che coinvolgerà nel futuro il modo stesso di essere degli uomini sulla Terra.

Di fatto, megalopoli e processi megalopolitani sono in corso di formazione o assai avanzati in varie parti del mondo: nella regione dei Grandi Laghi, al confine tra Stati Uniti e Canada, nel Giappone centrale, in continuazione di Tokyo, nel Sud-Est dell'Inghilterra e nell'Europa occidentale. E ancora in Brasile, tra San Paolo e Rio de Janeiro, nell'Italia settentrionale, e, al di là delle Alpi, in Provenza (Megalopoli mediterranea), così come sulla costa occidentale degli Stati Uniti tra Los Angeles e San Francisco (ma processi analoghi sembrano in corso anche nell'India settentrionale, in Cina e nella Russia europea, incernierati su Mosca).

L'urbanizzazione a cui assistiamo da due secoli a questa parte non ha nulla da spartire con quella del passato, sostiene Gottmann, perché risponde a processi sociali e a caratteri del tutto nuovi. Benché quel che è avvenuto nel Nord-Est degli Stati Uniti debba essere inquadrato nella storia stessa del nuovo dinamismo europeo al di là dell'oceano, sorretto profondamente da una tensione morale e da uno spirito di frontiera che sarebbe difficile attribuire alle altre megalopoli, il processo presenta caratteri generali.

Dappertutto nel mondo, a seguito di un crescente bisogno di centralità che risulta dalla tendenza alla moltiplicazione all'infinito delle specializzazioni e della divisione del lavoro, la popolazione tende a concentrarsi in spazi ristretti: un 5÷10% della superficie territoriale finisce per raccogliere il 30÷40% e anche più della popolazione di un paese (Gottmann parla di una popolazione minima di 25 milioni di abitanti). Dentro a quest'area, la struttura territoriale tende a essere policentrica (o a nebulosa), nel senso che vi si ritrovano numerose grandi aree metropolitane, talora di antica origine (come la Grande Boston, la Grande New York, Washington, Filadelfia nel caso della megalopoli del Nord-Est americano), tra cui s'interpongono immensi spazi non costruiti, coperti talora anche da rilievi e da boschi, o coltivati in vario modo, ma intrisi della stessa cultura urbana e coinvolti nella fitta trama di relazioni che, dentro alla megalopoli, s'intrecciano tra i diversi poli urbani.

Altro carattere dell'urbanizzazione contemporanea, dentro le megalopoli, è la funzione di cerniera che, con strutture materiali come porti, aeroporti, ecc., o con strutture immateriali (mercati finanziari, borse, sistemi di comunicazione, performance megalopolitana), queste grandi concentrazioni di umanità e di funzioni svolgono tra l'intero mondo e il retroterra spesso assai vasto che alle megalopoli mette capo. In ogni caso, in un mondo in cui confini e territori hanno perduto ogni funzione difensiva per assumere il carattere prevalente di risorse locali, la città resta l'unico punto fermo di riferimento, l'ancora di una realtà caratterizzata da un dinamismo prima sconosciuto.

Molti sono i problemi e le difficoltà con cui si confronta il processo di urbanizzazione che ha preso avvio in questi tempi, e un grosso sforzo di studio e di ricerca dovrà essere dispiegato per capirne a fondo modalità e caratteri. Rispetto a essi, la tecnologia resta sostanzialmente neutrale, trattandosi di uno strumento che può essere impiegato in vario modo, mentre gli sforzi per indurre il decentramento o le teorie della fine dell'urbanizzazione sono svianti, in quanto non consentono di capire che il bisogno di centralità del mondo contemporaneo è crescente. Oltre che nello studio, nella ricerca e nella crescente partecipazione dei suoi abitanti, la soluzione più credibile a difficoltà e problemi connessi all'urbanizzazione di carattere megalopolitano risiede nell'adozione di nuovi comportamenti e di nuove regole della convivenza urbana: l'umanità deve soprattutto imparare, conclude Gottmann, a vivere alle alte densità.

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