GENZIANA

Enciclopedia Italiana (1932)

GENZIANA (dal lat. gentiana, dal nome del re illirico Genzio)

Fabrizio Cortesi

Con questo nome s'indicano le piante del genere Gentiana (Linneo, 1737) della famiglia omonima, ricco di specie (500) delle regioni temperate e delle montagne tropicali eccetto l'Africa. La genziana più adoperata è la Gentiana lutea L. (volg. genziana gialla o maggiore; fr. gentiane jaune; sp. genciana; ted. gelber Enzian; inglese great gentian). - È una pianta vivace con grossa radice ramosa, fusto eretto semplice alto oltre 1 m.; foglie basali ovali, ellittiche acute disposte a rosetta e picciolate, le caulinari più ovali, gradualmente divengono sessili, e sono integerrime, glabre, verde-giallastre con 5-7 nervature longitudinali, piegate lungo le nervature. Le brattee sono simili alle foglie, e all'ascella portano i fiori numerosi disposti in cime simulanti falsi verticilli di color giallo vivace, generalmente pentameri, talora polimeri. Il frutto è una capsula ovoide acuminata, bivalve, con numerosi semi ovali, compressi, alati. Questa pianta è abbondante nei monti dell'Europa centrale e meridionale: è frequente sulle catene delle Alpi e degli Appennini e sulle montagne della Sardegna.

La droga è costituita dalla radice (radix Gentianae) lunga fino a m. 1,20, cespitosa; si trova in commercio in pezzi, bruni esternamente e muniti di striature longitudinali e trasversali e di creste trasversali, internamente rosso-bruni, di odore grato caratteristico e di sapore amarissimo ma gradevole. Contiene il glucoside amaro, genziopicrina; è rimedio conosciuto da tempi molto antichi. Si usa, oltre che in medicina, anche nell'industria dei vini e dei liquori per preparare bevande amare. Vi è anche un trisaccaride fermentabile, il genzianosio. Insieme o al posto di questa specie si usano anche le radici di G. pannonica Scop. delle Alpi Orientali; G. punctata L. delle Alpi, degli Appennini, dei Sudeti, dei Carpazî e dei Balcani; G. purpurea L. della Germania, Svizzera, Italia, Svezia e Camciatca che sono tutte piante perenni. Nelle Alpi i montanari usano anche distillare le radici di queste genziane per farne un'acquavite, a cui essi attribuiscono virtù medicinali. In Giappone si usano le radici di G. scabra Bunge, come in Italia è usata la genziana gialla.

Questa pianta manca in Teofrasto, non veniva usata da Ippocrate; la genziana cretica di Eraclide doveva essere un'altra pianta: era però conosciuta da Dioscoride e da Plinio.

La Farmacopea italiana (1929) prescrive l'estratto, la tintura e la tintura tonico amara. La genziana ha proprietà febbrifughe.