ORSINI, Gentile

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ORSINI, Gentile

Piero Gualtieri

ORSINI, Gentile. – Figlio di Bertoldo di Gentile e di una certa Filippa, nacque con ogni probabilità a Roma negli anni Quaranta del Duecento.

Ebbe tre mogli: una non meglio precisata Simonetta; Belladonna, figlia di Pietro II Ruffo conte di Catanzaro e, infine, la romana Giacoma Stefaneschi. Ebbe tre figli maschi (Romano, futuro conte di Pitigliano; Latino, cappellano di re Roberto d’Angiò, premorto al padre; Francorso, morto adolescente nel 1328) e sette femmine (Margherita, Orsina, Angela, Costanza, Mabilia, Perna e Tommasa, andate in sposa a uomini della nobiltà romagnola e a rampolli del baronato romano).

Membro del ramo familiare discendente da Matteo Rosso I, legato allo schieramento guelfo, partecipò attivamente alle vicende del lignaggio e fu personaggio politico di rilievo a Roma, dove ricoprì più volte l’incarico di senatore, così come nell’Italia centrosettentrionale e nel Regno di Napoli. Fu anche un valente condottiero.

Il suo esordio sulla scena politica avvenne a fianco del padre Bertoldo, inviato in Romagna dallo zio di questi, papa Niccolò III, nel settembre 1278 quale generalis rector in temporalibus a fianco del paciaro cardinale Latino Malabranca. Caduto malato Bertoldo nell’ottobre di quello stesso anno, Gentile venne chiamato a sostituirlo, ricevendo quindi in vece del padre le sottomissioni di Imola, Cesena, Faenza, Ravenna, Forlì (e quasi sicuramente anche di Forlimpopoli e Bertinoro). Alla fine di novembre Bertoldo si era tuttavia già ristabilito e Gentile venne nominato podestà di Imola per i mesi finali del 1278 e per il successivo anno 1279.

Scaduto il mandato in Romagna, rientrò a Roma, dove venne eletto senatore per il secondo semestre del 1280. Era ancora in carica nel marzo dell’anno successivo quando insieme al collega Pietro Conti cedette il «regimen Senatus Urbis» a papa Martino IV, preludio della nomina di Carlo d’Angiò a senatore a vita. Il legame diretto con gli ambienti curiali (grazie soprattutto alla presenza dello zio Matteo Rosso, cardinale di S. Maria in Portico) e la vicinanza dimostrata alla dinastia angioina si tradussero quindi per Gentile in una serie di incarichi politici di rilievo, sia nella zona di influenza pontificia sia in Toscana.

Nel primo semestre del 1287 fu podestà di Todi (dopo aver rinunciato a un primo incarico conferito nel luglio del 1286). Nel 1288 succedette al padre nella podesteria di Orvieto, ottenendo quindi anche il Capitanato del popolo; entrambe le cariche gli furono confermate anche per il 1289. Nella primavera del 1292 venne ingaggiato come capitano della Taglia Guelfa toscana. In giugno, alla testa di un esercito forte di più di 20.000 unità, mosse contro Pisa e le truppe di Federico da Montefeltro, facendo correre un palio sotto le mura della città e devastando la vicina badia di S. Savino. Tale successo gli valse la nomina a podestà di Firenze per il secondo semestre di quello stesso 1292. In tale veste venne quindi inviato nel settembre con alcuni ambasciatori fiorentini a Bologna, Faenza e Rimini per trattare la pacificazione fra le fazioni di quelle città, senza però ottenere successo.

Rientrato a Roma, con il sostegno decisivo dello zio cardinale Matteo Rosso, combinò nella primavera del 1293 il matrimonio fra il figlio Romano e Anastasia, figlia di Guy di Montfort e di Margherita Aldobrandeschi, ponendo in tal modo le premesse per il duraturo radicamento del proprio ramo familiare in Maremma e nel Regno di Napoli. Il consenso al matrimonio (e soprattutto alla futura trasmissione al novello sposo dei possedimenti di Anastasia) concesso da Carlo II fu in questo senso la prima testimonianza tangibile di un legame politico e familiare destinato a rafforzarsi (qualificato come consiliarius et familiaris noster, fu capitano giustiziere dell’Abruzzo per il 1297).

Nel 1299 era di nuovo a Roma, dove per il secondo semestre di quell’anno (e almeno per il primo del successivo 1300) fu ancora una volta senatore.

Il divampare dello scontro fra Bonifacio VIII e Margherita Aldobrandeschi gli valse quindi un nuovo incarico militare: nell’autunno del 1300, assieme allo zio Orso, venne infatti inviato dal papa a comandare le truppe pontificie in Maremma. Vi rimase di fatto (con la parziale parentesi del 1301 quale podestà di Orvieto) fino ai primi del 1303, quando assieme alla sconfitta Margherita ricevette la sottomissione di Sovana, Pitigliano e di altri castelli.

Fu ancora senatore nel primo semestre del 1304 e nel secondo del 1306. L’anno successivo venne nominato podestà di Terracina, ma il vicario da lui designato venne cacciato anzitempo dalla cittadina.

Nel giugno 1310 fu assoldato dai perugini quale capitano di guerra: fra luglio e agosto sconfisse in successione spoletini e tudertini, meritandosi la riconferma nell’incarico anche per l’anno successivo. Il 1311 lo vide così impegnato in una serie di operazioni militari contro Todi e il suo contado.

L’anno successivo, con l’arrivo a Roma dell’imperatore Enrico VII, Gentile fu in prima fila nell’organizzare la difesa delle case degli Orsini e, quindi, nell’impedire a Enrico – grazie anche all’aiuto di truppe appositamente inviate da Firenze – l’accesso a S. Pietro per l’incoronazione. Anche in virtù di tali azioni Roberto d’Angiò lo inviò due anni dopo come proprio vicario a Firenze. Il suo nuovo mandato fiorentino si svolse dai primi di febbraio alla metà di settembre 1314, ed egli si trovò a gestire, negli ultimi mesi, la fase concitata conseguente alla conquista di Lucca da parte di Uguccione della Faggiuola.

Dopo la sua partenza da Firenze non si hanno più sue notizie, ma dovette rientrare a Roma. Nel 1318 dettò il proprio testamento. Morì probabilmente poco tempo dopo.

Fonti e Bibl.: Archivio storico Capitolino, Archivio Orsini, II.A.XLII, 478b, cc. 5-95 passim; Archivio di Stato di Roma, Pergamene, cass. 59, n. 31, a. 1290; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Lat. 12632, c. 169; Ibid., Archivio del Capitolo di S. Pietro, 61, 392; Sez. di Archivio di Stato di Orvieto, Archivio storico del Comune di Orvieto, Rif. 1301, cc. 81v-88, 151v-152v; Rif. 1312, cc. 220v, 253-255v, 270; Archivio di Stato di Firenze, Capponi, 159, nn. 3-4, 7, 9; Provv. Reg., 3, cc. 96v-98; Provv. Prot., 3, c. 138; Provv. Prot., 5, c. 8; F. Bonaini, Acta Henrici VII Romanorum imperatoris, II, Firenze 1877, n. 123 (1312, 1° giugno), n. 135 (1312, 18 giugno); Les registres de Boniface VIII (1294-1303), Parigi, 1884-1939, nn. 3906, 3909, 3912-3914; G. Pardi, Serie dei supremi magistrati e reggitori di Orvieto, in Bollettino della Regia Deputazione di storia patria per l’Umbria, I (1895), p. 345; P. Savignoni, L’Archivio storico del Comune di Viterbo, in Archivio della Società romana di storia patria, XIX (1896), pp. 248 s., a. 1320; Le Consulte della Repubblica fiorentina dall’anno MCCLXXX al MCCXCVIII, a cura di A. Gherardi, Firenze, 1896-98, II, p. 266 s.; R. Davidsohn, Forschungen zur alteren Geschichte von Florenz, Berlino 1896-1908, II, pp. 1806 s.; IV, p. 544 s.; G. Ceci, Podestà, capitani e giudici di Todi nel secolo XII, in Bollettino della Regia Deputazione di storia patria per l’Umbria, III (1897), p. 314; A. Salimei, Cronologia dei senatori di Roma, in Id., Senatori e statuti di Roma nel Medioevo. I. I senatori. Cronologia e bibliografia dal 1144 al 1447, Roma 1935, pp. 48-109, pp. 85, 90 s.; F. Scandone, Documenti sulle relazioni fra la corte angioina di Napoli, papa Bonifacio VIII e i Colonna, in Archivio Storico per le provincie napoletane, XLI (1961), p. 225, a. 1297; A. Vasina, I romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell’età di Dante, Firenze 1965, pp. 82-87, 93, 115, 237, 410 s.; R. Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze 1972, III, pp. 499, 528 s., 532-534, IV, pp. 647-653, 773; D. Waley, Orvieto medievale: storia politica di una Città-Stato Italiana (1157-1334), Roma 1985, pp. 99-103; G. Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, I, Parma 1990, p. 627; S. Carocci, Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento, Roma 1993, pp. 396 s.; A. Zorzi, I rettori di Firenze. Reclutamento, flussi, scambi (1193-1313), in I Podestà dell’Italia comunale, I. Reclutamento e circolazione degli ufficiali forestieri (fine XII sec.-metà XIV sec.), a cura di J.-C. Maire-Vigueur, Roma 2000, I, p. 567; M.T. Caciorgna, Ufficiali forestieri nel Lazio, ibid., II, p. 836, n. 61; S. Carocci, Barone e Podestà. L’aristocrazia romana e gli uffici comunali nel Due-Trecento, ibid., II, p. 872.