Genesi

Enciclopedia Dantesca (1970)

Genesi

Guy Dominique Sixdenier

Primo libro della Bibbia, chiamato dagli Ebrei berêšit (che è la prima parola del testo: " nel principio "). Il titolo italiano deriva dalla traduzione greca della Legge (ebraico: tôrâh) o Pentateuco, di cui esso è la prima delle cinque parti, e in cui la parola sembra abbia il semplice significato di " storia ". D. dice ‛ lo ' Genesi, sottintendendo ‛ libro '; ma l'uso moderno preferisce il femminile.

Per quanto riguarda il contenuto, si distinguono i capitoli 1-11, ossia racconti della creazione del mondo e dell'umanità (primitiva), 12-25 storia di Abramo, 26-36 storia d'Isacco e di Giacobbe, 37-50 storia di Giuseppe. Dal punto di vista della composizione e origine, la critica, da quasi due secoli, ha riconosciuto all'interno di una medesima biografia diversi strati di redazione, provenienti da ambienti, epoche, preoccupazioni culturali molto diversi. Prima della fissazione per iscritto, infatti, leggende autoctone e altre derivate da miti e letterature mesopotamiche ed egiziache hanno circolato a lungo, cosicché le apparenze favolose o puerili di fiaba possono destare, al primo contatto, scandalo e disprezzo.

Però le tre più grandi religioni monoteistiche dell'umanità, l'israelitica, la cristiana e la mussulmana, si sono sempre abbeverate a questa storia delle origini come a una fonte sublime di profonda saggezza e senza equivalente per l'intelligenza del mondo e del nostro destino. Rimane vero che, per essere corrette e utili, la lettura e l'esegesi o interpretazione della G. richiedono un atteggiamento e preparazione spirituali, un'intelligenza colta e una formazione tecnica.

Come tutti i cristiani ben istruiti, D. conosceva e amava la G.; al di là delle nature individuali, If XI 107 si riferisce, possiamo dire, alle leggi di natura (Gen. 2, 19-20); Pd XXIX 21 ricorda lo discorrer di Dio sovra quest'acque (Gen. 1, 2). Ma questi due passi precisi sono meno significativi dell'intero canto di Pd XXIX, in cui si discute l'origine e preesistenza al cosmo, degli angeli. D. sta e si mantiene all'interno del sistema della fede; egli sa che non serve a nulla richiamarsi alla scienza positiva (il che è la tentazione o l'atteggiamento spontaneo dell'uomo di oggi). Egli sa perfettamente ponderare, analizzare e sfruttare la nuda parola di Gen. 1, 1 " In principio creavit Deus coelum et terram ", per contraddire s. Girolamo. Gli angeli, invisibili, sono inclusi nella parola " cielo ", come sotto la parola " terra " sono incluse tutte le creature materiali extraterrene: l'origine di queste come di quelli fu, Per D., simultanea (opinione che tuttora il magistero ecclesiastico non ha né condannata né imposta). In VE I IV 1, chiedendosi cui hominum primum locutio data sit, D. cita l'inizio della Genesi (3, 2-3), ubi de primordio mundi sacratissima Scriptura pertractat (§ 2), e si sforza di dimostrare, con argomenti invero un po' troppo sottili, che Adamo parlò prima di Eva, in contrasto con quanto affermato nella Scrittura.

In Mn III IV 2 D. respinge gli argomenti addotti da coloro che per dimostrare la soggezione del potere temporale all'autorità della Chiesa si appoggiano a Gen. 1, 14 ss., l'avere Dio creato " duo luminaria magna: luminare maius... et luminare minus ".

Bibl. - L'esegesi patristica e medievale della G. viene analizzata nella densa introduzione di H. De Lubac a Origène, homélies sur la Genèse, Parigi 1944, 5-62. G. Vinay, Interpretazione della " Monarchia " di D., Firenze 1962; G. Von Rad, Das erste Buch Mose, Gottinga 1964, 384; E.A. Speiser, Genesis, New York 1964, 76 e 379; J.J. Goldstain, Création et péché, Parigi 1968, 268.

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