Gemelli

Universo del Corpo (1999)

Gemelli

Paolo Parisi

Dal latino gemellus, diminutivo di geminus, "doppio", il termine indica i nati da un medesimo parto. Le modalità attraverso le quali due o più individui possono derivare da un unico evento riproduttivo si definiscono come poliembrionia, quando l'evento ha origine dal medesimo uovo fecondato, per divisione dello zigote a uno stadio molto precoce, e poliovulazione, quando ha origine da un'ovulazione multipla: nel primo caso, i gemelli si dicono monovulari o monozigotici e risultano geneticamente identici; nel secondo caso, si dicono biovulari o dizigotici, non sono identici, ma tendono a somigliarsi come comuni fratelli. La frequenza dei parti gemellari è influenzata da fattori sia ereditari sia ambientali e varia da popolazione a popolazione e nel tempo anche all'interno della stessa popolazione. La relativa eccezionalità nella specie umana della gemellarità e l'ambiguità che a essa si accompagna hanno fatto sì che le culture tradizionali l'abbiano sempre considerata come un fenomeno innaturale o soprannaturale, circondando i gemelli di severi tabu, oppure attribuendo loro origini divine e facoltà sovrumane.

La dimensione numerica della prole

Lo sviluppo di più individui da uno stesso evento riproduttivo è un fatto piuttosto eccezionale nella specie umana, dove si ha in media un parto multiplo ogni 100, ma è tutt'altro che raro in natura. Infatti, il successo evolutivo di una specie, cioè il grado in cui essa riesce ad affermarsi nell'ambiente, dipende essenzialmente dal potenziale riproduttivo degli individui che la compongono, cioè dal numero di organismi, a loro volta in grado di riprodursi, che essi riescono a generare. La strategia riproduttiva di gran lunga più semplice e diffusa è basata su grandi numeri di partenza. Le Conifere disperdono milioni di granuli pollinici, il merluzzo e altre specie di Pesci depongono milioni di uova, e il riccio di mare anche 10 milioni di uova in una stagione, affinché almeno alcune di queste strutture riproduttive, sostanzialmente indifese, possano superare l'aspro filtro della selezione naturale e produrre nuovi organismi in numero sufficientemente ampio perché ne restino comunque abbastanza capaci di sopravvivere fino a riprodursi.

Nei Briozoi, animaletti acquatici filtratori, l'uovo fecondato si sdoppia regolarmente più volte fino a dar luogo a un centinaio di embrioni. Questo fenomeno, detto di poliembrionia, si verifica regolarmente in molte piante e molti altri tipi di animali, quali, per es., i Celenterati (Idrozoi), gli Anellidi (lombrico), gli Imenotteri (vespa), dove uno stesso uovo può dar luogo anche a 1000-2000 individui, ed è anche tipico di Mammiferi come l'armadillo (Dasypus novemcinctus), le cui uova fecondate si dividono regolarmente a formare 4-12 embrioni. Negli animali superiori, la strategia basata sul numero è man mano integrata, e infine sostituita, da meccanismi di protezione che sempre più accrescono il tasso di sopravvivenza, consentendo una riduzione dei numeri di partenza: uova più grandi, protette da un guscio, deposte in ambienti adatti al loro sviluppo, nascoste o difese; fecondazione non più esterna, nell'acqua, ma interna, e poi sviluppo dell'embrione nell'organismo materno; cure parentali ai piccoli nelle prime fasi dello sviluppo.

Questi meccanismi si affermano nei Vertebrati omeotermi, che alla fecondazione interna fanno seguire la deposizione, protezione e cova delle uova fecondate (Uccelli) o il loro sviluppo interno (Mammiferi), per poi assicurare alla prole cure parentali man mano più evolute e prolungate. Nella maggior parte di questi organismi si ha una riduzione del numero della prole, fino al minimo di un figlio per volta, il che è anche in relazione alle ovvie restrizioni legate allo sviluppo interno e alle esigenze dell'allattamento. In molti Mammiferi di piccole dimensioni, e anche in alcuni di quelli più grandi, la norma è che si abbiano figliate relativamente numerose (6-12 nel criceto, 4-12 nel coniglio, 3-8 nel cane e nel gatto, 10-20 e oltre nei suini ecc.), ma i nuovi nati poi crescono rapidamente e le cure parentali sono piuttosto scarse. I Mammiferi acquatici, e in genere i Mammiferi più grandi e più esposti ai rischi ambientali, hanno di norma un figlio per volta. Questo vale anche per i Primati, particolarmente le scimmie antropomorfe che giungono a occuparsi dei propri piccoli per alcuni anni, e a maggior ragione per l'uomo.

Tipi di gemelli e loro origine

Diversi sono i modi in cui da un singolo evento riproduttivo si possono originare più individui. In natura si riconoscono fondamentalmente gemelli di due tipi: quelli prodotti per poliembrionia, chiamati monovulari o monozigotici (MZ) in quanto derivanti da un solo uovo fecondato (zigote), e quelli prodotti a seguito di poliovulazione (ovvero ovulazione multipla), chiamati biovulari o dizigotici (DZ) in quanto derivanti da due diversi zigoti. Le gemellazioni superiori (trigemini ecc.) possono derivare sia da un solo zigote, per successive divisioni, sia da due, tre o più zigoti.

a) Gemelli monozigotici. La poliembrionia si verifica quando, in una fase precoce dello sviluppo, il prodotto del concepimento si scinde in due parti, dando luogo a due embrioni distinti (o a quattro, otto ecc., se il processo si ripete più volte). Nella specie umana, il fenomeno è piuttosto raro. I gemelli che ne risultano, derivando dall'unione di uno stesso spermatozoo e una stessa cellula uovo, e avendo perciò ricevuto i medesimi geni da parte sia paterna sia materna, sono geneticamente identici. Essi sono dello stesso sesso e in genere si somigliano a tal punto che perfino i genitori possono avere difficoltà a distinguerli. La loro frequenza alla nascita (circa 3-5 parti ogni 1000) risulta relativamente costante nelle diverse popolazioni umane e nel tempo, e non si conoscono fattori che la influenzino in maniera rilevante. Il fenomeno resta sostanzialmente incompreso ed è forse collegabile a qualche disturbo dello sviluppo di natura accidentale e mediamente costante nella specie. Potrebbe trattarsi di una risposta di adattamento a una situazione di sofferenza oppure di minaccia, volta a suddividere il rischio, come indicherebbe il fatto che la frequenza di scissioni aumenta in zigoti di vertebrato a seguito dell'induzione sperimentale di condizioni di anossia (Bulmer 1970). Nei gemelli MZ, in effetti, si ha un notevole aumento della frequenza di malformazioni congenite, che sembra essere tanto più rilevante quanto più tardiva è stata la scissione. Il momento della scissione può essere dedotto dall'esame delle membrane fetali: i gemelli sono contenuti in corion distinti, se la scissione è stata precoce, e in un unico corion, se la separazione è stata tardiva. Si calcola che nei gemelli dicoriali (che sono circa un terzo di tutti i gemelli MZ) la scissione si sia verificata entro 3-4 giorni dalla fecondazione, e nei gemelli monocoriali (circa due terzi) entro 5-7 giorni. Nei rari casi (2-3%) di gemelli monocoriali contenuti anche in un unico amnio (monoamniotici), si presume che la scissione si sia verificata dopo l'8° giorno dalla fecondazione. Una scissione più vicina all'epoca dell'impianto (seconda settimana di sviluppo) dà luogo a una separazione variamente incompleta. I risultanti gemelli (comunemente chiamati siamesi, dai famosi Chang ed Eng che nell'Ottocento girarono il mondo esibendosi) sono il più delle volte completamente formati ma congiunti in qualche regione del corpo: nel torace (toracopagi), nel sacro (pigopagi), nel cranio (craniopagi) ecc. In rari casi (forse l'1%) si ha una duplicitas incompleta, e uno dei due gemelli, spesso parassita del primo, è più piccolo e meno formato. Oltre il 70% dei gemelli congiunti sono di sesso femminile, e ciò è presumibilmente dovuto alla maggiore mortalità prenatale dei maschi.

b) Gemelli dizigotici. La gemellazione dizigotica si verifica quando, a seguito di una poliovulazione (evento frequente in natura, e nella donna forse meno raro di quanto si ritenga), si ha una fecondazione doppia, o anche multipla, e dunque lo sviluppo di due o più embrioni. I risultanti gemelli non saranno identici, ma tenderanno a somigliarsi come comuni fratelli, avendo, come questi, una probabilità di geni identici pari in media al 50%, e potranno essere di sesso uguale o diverso. La loro frequenza alla nascita varia notevolmente nelle diverse popolazioni umane: circa da 5 a 40 parti per ogni 1000. Sono anche possibili delle varianti del meccanismo dizigotico, la cui effettiva incidenza è tuttavia di difficile valutazione. In particolare, può accadere che gli ovociti rilasciati più o meno simultaneamente siano fecondati in momenti diversi (superfecondazione), oppure che, quando la gravidanza è già iniziata, si abbia una nuova ovulazione con successiva fecondazione (superfetazione). In quest'ultimo caso i gemelli possono nascere a una certa distanza l'uno dall'altro, o uno vivo e l'altro morto, o con età gestazionali diverse. In ambedue queste evenienze, essendo diversi gli atti fecondativi, i due gemelli possono anche essere di padri diversi. È infine possibile che esista un terzo tipo di gemelli, che secondo alcuni sarebbero più simili tra loro dei gemelli DZ, pur non essendo identici. Potrebbe accadere che, per un errore nella meiosi - la divisione cellulare che dà luogo ai gameti, le cellule riproduttive - non maturi solo un ovocita, ma anche un globulo polare, che è un prodotto solitamente abortivo della meiosi nella donna, di norma finalizzata alla messa in gioco di un solo gamete per volta. Si avrebbero allora due gameti femminili, più simili tra loro perché provenienti dalla stessa divisione cellulare, la cui simultanea fecondazione darebbe luogo a gemelli geneticamente intermedi tra MZ e DZ. Benché spesso ipotizzato, questo evento sembra essere piuttosto raro, almeno nell'uomo, e comunque, considerato il rimescolamento genetico che si verifica nel corso della meiosi, è dubbio che ne derivino gemelli sostanzialmente diversi dai comuni DZ.

c) Gemellanze superiori. Il concepimento di tre o più gemelli può verificarsi con l'uno o l'altro dei due meccanismi fondamentali sopra descritti, o anche con una combinazione dei due, tenendo presente che quelli che nascono sono spesso i sopravvissuti di un numero di gemelli inizialmente maggiore. Così, per es., dei trigemini possono derivare: da tre diversi zigoti; da due zigoti, uno dei quali si sia poi sdoppiato (per cui due dei trigemini sono tra loro MZ); o ancora da un solo zigote, essendo in tal caso gli unici sopravvissuti di una poliembrionia superiore, derivante da due o più sdoppiamenti. Molte sono le combinazioni possibili e non è escluso che meccanismi come la superfetazione o la superfecondazione svolgano anch'essi un ruolo. Nella specie umana, queste gemellanze sono di norma tanto più rare quanto maggiore è il numero di nati che esse comportano. Con una regola empirica, che riassume bene, anche se con una certa approssimazione, ciò che si verifica in condizioni naturali, si calcola che, se la frequenza di parti gemellari sul totale dei parti è di circa 1 su 80, come è grosso modo in Italia, quella dei trigemini si approssima a 1 su 802 (cioè 1 su 6500 parti circa), quella dei quadrigemini a 1 su 803 (1 su 500.000), quella dei pentagemini a 1 su 804 (1 su 40 milioni) e così via. È da notare tuttavia che, con la diffusione delle terapie ormonali dell'infertilità e delle moderne tecniche di procreazione assistita, le gemellanze superiori sono divenute più frequenti e si sono verificati anche parti di 8 (octogemini) e 9 (nonagemini). I farmaci follicolostimolanti, infatti, comportano una maggiore probabilità di poliovulazione, mentre la fecondazione in vitro (FIV) o il trasferimento di gameti (GIFT) puntano in genere già in partenza su più embrioni, per garantirne lo sviluppo di almeno uno. In generale, quella gemellare è una gravidanza a rischio, e quanto maggiore è il numero di gemelli tanto minori sono le probabilità di sopravvivenza. Nelle gemellanze superiori, al di là dell'elevata abortività, è frequente che almeno alcuni dei gemelli nascano morti o muoiano poco dopo la nascita, anche se le cure attuali sono in grado di far sopravvivere cinque o più gemelli. Negli ultimi anni sono state introdotte discusse tecniche di aborto selettivo, volte a lasciar sviluppare solo uno dei gemelli, sia per una malattia o malformazione grave diagnosticata nell'altro (o altri), sia nell'intento di ridurre il numero di figli di una gravidanza plurima indesiderata.

Frequenza del fenomeno e fattori d'influenza

Il fenomeno gemellare, nella specie umana, è influenzato da fattori sia genetici sia ambientali di varia natura. La sua frequenza è molto diversa tra i grandi raggruppamenti etnici e anche all'interno di una stessa popolazione si riscontrano diversità di predisposizione, familiare e individuale, e variazioni nel tempo. Questa variabilità è in larga misura ristretta alla componente DZ, la cui frequenza, come si è visto precedentemente, può andare circa da 5 a 40 parti per 1000, mentre quella dei gemelli MZ è sostanzialmente stabile intorno a 3-5 parti per 1000. Il fenomeno è influenzato da fattori familiari (soprattutto relativi al ramo materno) e molto rilevante è la predisposizione individuale: si calcola che la probabilità di avere gemelli DZ possa aumentare di 4 volte in donne che abbiano già avuto gemelli DZ, e di 9 volte in donne che abbiano avuto trigemini trizigotici (escludendo effetti terapeutici). La frequenza di gemelli DZ aumenta notevolmente con l'età materna, e in minor misura con il numero di gravidanze (indipendentemente dall'età): l'aumento è di 3-6 volte passando dalle giovani primipare alle multipare di 35-39 anni, dopo di che subentra un brusco calo. Questo andamento si accompagna a modifiche nei livelli dell'ormone follicolostimolante, che aumenta gradualmente con l'età, per poi ridursi con l'approssimarsi della menopausa. Un ruolo importante sembrano svolgere anche fattori di carattere farmacologico, nutrizionale, socioeconomico e forse anche psicologico, presumibilmente attraverso una mediazione endocrina. Fino ad anni recenti, la frequenza dei parti gemellari nella popolazione generale appariva stabile nel tempo, con valori di circa 12 per 1000 in Italia e in genere nelle popolazioni caucasoidi (cioè quelle europee e derivate), di 6 per 1000 nelle popolazioni mongoloidi, e da 20 a 40 per 1000 in quelle negroidi. Negli ultimi decenni del 20° secolo, tuttavia, la frequenza si è andata progressivamente riducendo in tutti i paesi industrializzati, limitatamente ai parti di gemelli DZ, che in Italia sono passati da circa 9 per 1000, negli anni Cinquanta, a circa 5 per 1000 alla fine degli anni Settanta. Il declino è in larga misura indipendente dall'aumento dell'età materna verificatosi più recentemente e dal calo della natalità generale, e nelle regioni più sviluppate è iniziato già alla fine dell'Ottocento, accompagnandosi ai processi di industrializzazione e urbanizzazione (Parisi 1989). Tra i fattori chiamati in causa vi sono l'inquinamento, la riduzione del numero medio di spermatozoi, l'intervento di fattori psicoendocrini ecc. A partire dagli anni Ottanta, la frequenza dei parti plurimi è risalita, a causa dei già discussi fattori iatrogeni, con un incremento che ha toccato soprattutto le gemellanze superiori (statisticamente più sensibili, dati i numeri più bassi), che in Italia, alla metà degli anni Novanta, risultano aumentate di circa 4 volte, mentre i parti gemellari DZ sono aumentati circa del 20%, pur restando ancora inferiori ai valori medi della prima parte del secolo.

La gravidanza gemellare è soggetta a un'elevata pressione selettiva, come indica il fenomeno del vanishing twin, cioè la scomparsa di uno degli embrioni registrata da successivi controlli ecografici, ed è possibile che tale pressione sia modulata anche in funzione della percezione delle condizioni esterne, o che comunque si abbiano variazioni nel tasso di abortività (precoce, e dunque raramente rilevata). Questo spiegherebbe sia il declino di questo tipo di gravidanze che ha accompagnato il processo di industrializzazione, sia alcuni curiosi sbalzi che si osservano nella frequenza delle nascite di gemelli DZ in particolari situazioni individuali o sociali, per es. certi incrementi di frequenza dopo le guerre. Comunque, sembra ormai acquisito che la gemellazione sia un fenomeno meno raro di quanto comunemente si creda, essendo la frequenza dei parti notevolmente inferiore a quella dei concepimenti. Già negli anni Sessanta alcuni studiosi stimavano la propensione alla gravidanza gemellare in una percentuale compresa tra l'11% e il 27% di tutte le donne. Stime più recenti calcolano per le gravidanze gemellari una frequenza iniziale di forse 1 su 8; di queste solo il 2% scarso giungerebbe a termine come tale (Bocklage 1995). Poco meno di una persona su 10 potrebbe dunque essere il sopravvissuto di una gravidanza gemellare. Dal momento che le anomalie dello sviluppo legate alla simmetria laterale sono molto frequenti nei gemelli (particolarmente in quelli monozigotici), si pensa che i possibili 'superstiti' si trovino soprattutto tra gli individui mancini.

Gravidanza e sviluppo

Quale che sia la loro effettiva frequenza all'origine, i concepimenti gemellari subiscono una fortissima pressione selettiva che sembra esplicarsi soprattutto nelle prime fasi di sviluppo, determinando un'elevata abortività che, come si è accennato, la maggior parte delle volte è così precoce da essere inavvertita. Ma anche dopo le prime settimane, la gravidanza continua a rimanere problematica. Un grave rischio, al quale vanno soggetti in particolar modo i gemelli monocoriali, è costituito dalla cosiddetta trasfusione feto-fetale: questa consiste nella formazione di anastomosi placentari, cioè di congiungimenti di vasi sanguigni che modificano il percorso circolatorio, in modo tale che l'afflusso di sangue arterioso viene spostato verso un gemello a scapito dell'altro. Il risultato, quando non si verifica un aborto, si manifesta in quadri clinici vari e, tipicamente, in una forte differenza di peso alla nascita tra i due gemelli, che si presentano in questo caso uno anemico e l'altro pletorico. Più in generale, la gravidanza gemellare, rispetto a quella semplice, presenta un maggior rischio di complicazioni e dura in media circa 20 giorni in meno; per questa ragione oltre il 50% dei gemelli nascono immaturi, con un peso inferiore a 2500 grammi. La nascita prima del termine è il principale fattore di rischio, soprattutto perché i bambini gravemente prematuri, nati tra 26 e 30 settimane, sono 10 volte più frequenti tra i gemelli che tra i nati singoli.

Più della metà dei gemelli, inoltre, si presenta al parto in posizione anomala: presentazioni come quella podalica o quella trasversa sono circa 10 volte più frequenti che nelle gravidanze semplici e maggiore è anche la frequenza di traumi. Per questo insieme di motivi, la mortalità perinatale è ancora oggi, e anche nei paesi più sviluppati, almeno 5 volte più elevata nei gemelli che nei nati singoli. Anche le complicazioni neonatali sono più frequenti. Il diffondersi delle tecniche ecografiche di diagnosi precoce e controllo periodico della gravidanza svolge un ruolo fondamentale ai fini della riduzione di questi rischi. Lo sviluppo postnatale dei gemelli risente di questi problemi. Il basso peso alla nascita è necessariamente seguito da un forte ritardo di crescita staturoponderale rispetto alle medie generali per l'età, che cure adeguate consentono, tuttavia, di superare in larga misura già nel corso del primo anno di vita e poi del tutto tra i 6 e gli 8 anni (Wilson 1979). Anche lo sviluppo mentale, dopo un iniziale ritardo nel primo anno di vita, che può essere collegato agli effetti dell'immaturità fisica, rientra gradualmente nella norma a partire dai 2-3 anni. I test di intelligenza danno valori mediamente più bassi, ma in genere soltanto per le misure di tipo verbale. In effetti, i gemelli hanno spesso difficoltà di linguaggio e di lettura che si riflettono anche sul rendimento scolastico. Si tratta di problemi connessi alla nascita prematura, alle implicazioni neurofisiologiche del ritardo di maturazione fisica, talora alle conseguenze di un trauma da parto, e frequentemente anche a problemi psicologici specifici della condizione gemellare. Il ruolo della famiglia e della scuola nel rilevare per tempo l'insorgere di tali problemi, facendo eventualmente ricorso a un aiuto specialistico, è di fondamentale importanza per prevenirne gli sviluppi.

Il metodo gemellare

Oltre che oggetto di studio in quanto tali, i gemelli costituiscono anche un importante test per ricerche di interesse generale. Fu F. Galton, in un articolo del 1885, a porre le basi di un impiego dei gemelli come metodo di ricerca, proponendosi di valutare quanto l'ambiente fosse in grado di rendere diversi gemelli inizialmente simili, o viceversa di rendere simili gemelli inizialmente diversi. Da tale intuizione doveva emergere, mezzo secolo più tardi, con i primi sviluppi della genetica, quello che fu chiamato il metodo gemellare. Nelle sue linee essenziali, il metodo si basa sulla seguente considerazione: poiché due gemelli MZ sono geneticamente identici, qualunque differenza essi presentino deve necessariamente riflettere l'effetto di fattori non genetici, cioè legati all'ambiente. D'altra parte, dal momento che la loro somiglianza può anche derivare dal semplice fatto di essere cresciuti insieme, nello stesso ambiente ecc., si prendono in esame anche i gemelli DZ, i quali, avendo pure essi in comune questi fattori ambientali, rappresentano un controllo ideale. Così, data una qualsiasi caratteristica - sia morfologica, sia funzionale, sia comportamentale - o una qualsiasi malattia, il metodo presuppone che la misura in cui i gemelli MZ si somigliano tra loro più di quanto non si somiglino i gemelli DZ riflette l'entità del condizionamento genetico sulla variabile in esame. In pratica, si identificano con appositi metodi due campioni di gemelli, uno di MZ e uno di DZ, e si confrontano, rispetto alla caratteristica che si intende studiare, i gemelli di ciascuna coppia tra loro. Le misure di somiglianza (percentuali di concordanza, correlazioni intracoppia ecc.), calcolate separatamente nei due campioni, sono riversate in apposite formulazioni logico-matematiche, che consentono di stimare in quale misura la variabile in questione sia determinata da fattori genetici. Tali stime di ereditarietà, molto impiegate in passato, ma poi criticate per la loro approssimazione, sono oggi integrate da più complessi metodi di analisi genetico-biometrica che consentono di superare la contrapposizione un po' semplicistica eredità/ambiente (Parisi 1980). Questo ha richiesto l'integrazione del metodo gemellare con altri approcci: studio di bambini adottati e loro somiglianza ai genitori adottivi e a quelli naturali, studio di gemelli MZ separati alla nascita, misure di somiglianza tra i vari tipi di parenti ecc. (Eaves-Eysenck-Martin 1989).

Lo studio dei gemelli può essere anche efficacemente utilizzato per la verifica sperimentale del reale effetto di una qualsiasi variabile: una terapia, un tipo di istruzione o allenamento, l'esposizione a determinate condizioni di vita, l'assunzione di sostanze come fumo e alcol ecc. Il metodo consiste nel confronto di gemelli MZ, uno esposto alla variabile in esame e l'altro no: essendo i due gemelli identici per tutto salvo che per la variabile sperimentale, l'effetto di quest'ultima appare in maniera inequivocabile. Inizialmente impiegato in psicologia, in particolare per gli studi sull'ereditarietà dell'intelligenza e delle psicopatologie, il metodo si impose per la sua capacità di ovviare all'impossibilità di sperimentare sull'uomo ed effettuare incroci come in campo animale o vegetale. Tra la metà degli anni Venti e gli anni Cinquanta del 20° secolo, lo studio dei gemelli fu applicato all'analisi delle più diverse caratteristiche e condizioni, contribuendo allo sviluppo della genetica umana e divenendone il metodo di elezione (Gedda 1951). Purtroppo, esso suscitò anche particolare interesse nella Germania nazista, dove l'ossessione per i problemi della razza stimolò ricerche sulla genetica, e in particolare sul processo di gemellazione, con teorizzazioni improprie e applicazioni scientificamente sterili. A partire dagli anni Cinquanta, la reazione a questo genere di applicazioni contribuì a una caduta d'interesse per il metodo gemellare, peraltro determinata anche da alcune sue debolezze teoriche e metodologiche e, soprattutto, dall'emergere di tecniche genetiche che consentivano di portare l'analisi direttamente sul materiale genetico: i cromosomi e infine lo stesso DNA.

Una successiva revisione, iniziata con gli anni Settanta, ha portato a un perfezionamento metodologico e ad applicazioni innovative, che hanno reso lo studio dei gemelli nuovamente attuale: per es., per chiarire la natura genetica di caratteri e malattie che per la loro complessità non consentono ancora un'analisi diretta, per stabilire il meccanismo di trasmissione più probabile e il peso specifico dei singoli fattori causali. Esso costituisce un metodo di elezione in genetica del comportamento e dello sviluppo (Plomin-De Fries-McClearn 1990), con importanti applicazioni nei settori dell'epidemiologia e della prevenzione, nella sperimentazione clinica e farmacologica e in numerosi altri ambiti della biomedicina e della psicologia. In molti paesi, organizzazioni di gemelli o delle loro famiglie collaborano con i centri di ricerca, mentre si diffondono appositi registri demografici nazionali o regionali.

L'individuo e la coppia

L'interesse che i gemelli suscitano e le effettive particolarità della loro condizione tendono a far considerare l'individuo, più che in quanto tale, in quanto membro di una coppia. Due gemelli possono essere fisicamente identici 'come due gocce d'acqua' ed essere facilmente scambiati l'uno per l'altro e presentare impressionanti somiglianze anche in termini fisiologici e comportamentali. Questo si vede perfino in gemelli separati alla nascita e vissuti in famiglie e ambienti diversi, che da adulti possono mostrare concordanze che lasciano interdetti: non soltanto nell'aspetto fisico, ma anche nei tracciati dell'attività cerebrale o di quella cardiaca, nel modo di scrivere, nell'intelligenza e nei più diversi test psicologici, cosi come nelle abitudini di vita ecc. (Farber 1981). Naturalmente questo vale per i gemelli MZ, e non sempre, anche se l'analisi ponderata di una trentina di studi diversi consente di riscontrare una somiglianza media, tra gemelli MZ, superiore al 50% per le più diverse caratteristiche della personalità. Al di là della effettiva somiglianza, la condizione gemellare, con il suo elevato grado di simultaneità e condivisione dei più diversi aspetti dell'esistenza, implica comunque, come accennato, uno spostamento dell'attenzione, propria e degli altri, portando l'esistenza dell'individuo in qualche modo a sfumarsi in funzione della coppia. Questo si rispecchia in comportamenti, interazioni, modalità percettive e di funzionamento psicologico, che, se caratterizzano principalmente i gemelli identici, si applicano in certa misura a tutti i gemelli, e forse a ogni tipo di coppia, come ha teorizzato R. Zazzo (1960). La coppia tende spesso a divenire un universo a sé stante, in cui l'identità individuale stenta a emergere, e si stinge, quando non si perde, nell'unicità di una realtà profondamente condivisa. Il vissuto del singolo può essere armonico o conflittuale nei riguardi di questa realtà biunivoca e dell'altro che vi si trova immerso, ma il legame, con tutta l'ambivalenza che sovente lo caratterizza, non è per questo meno forte. Il legame di coppia può essere tale che i gemelli, ma non solo loro, possono ridurre la comunicazione con il mondo esterno fino a sviluppare da piccoli un linguaggio speciale (criptofasia), inaccessibile a tutti salvo che a loro, con un meccanismo di complicità che facilmente si ritrova nelle coppie in genere. Tendono a essere molto solidali tra loro e a rinforzarsi a vicenda, anche con suddivisioni di ruolo. Crescendo, soprattutto se simili, spesso si divertono a sottolineare la loro somiglianza, a utilizzarla in vario modo, a prendersi gioco degli altri, di un mondo esterno visto come altro da sé, e talora contrapposto. Possono essere così fortemente legati tra loro da avere poi grande difficoltà a separarsi, ad avere rapporti indipendenti, a innamorarsi. Questo quadro emerge da molteplici analisi psicologiche, dallo studio e dall'esperienza di chi direttamente o indirettamente vive la condizione gemellare e trova pure profonde suggestioni culturali, artistiche e letterarie. Il rapporto tra gemelli presenta spesso anche fenomeni di dominanza, che sono talora armonici, nel più ampio quadro di una suddivisione di ruoli, ma altre volte appaiono più o meno apertamente sofferti, tali da rendere il legame squilibrato, fonte di ambivalenza e conflittualità. È questo un tema ricorrente, al quale Zazzo ha dato il nome di sindrome di Rebecca, dalla narrazione biblica del conflitto tra Esaù e Giacobbe, che si scontravano già nel seno della madre Rebecca, per poi contendersi al momento del parto, e infine da adulti, la primogenitura.

La conflittualità tra gemelli o fratelli, se spesso segna la reale esperienza di chi la vive all'interno della coppia, possiede però anche più ampie connotazioni simboliche che affondano nell'inconscio collettivo. Si tratta di un tema archetipico che si ritrova in alcuni miti di creazione, come quello dei dogon del Sudan, in cui uno dei gemelli contenuti nell'uovo cosmico che racchiude i germi della genesi, ansioso di dominare il mondo, rompe l'uovo, infrangendo così l'armonia e dando origine al male e alla ambiguità delle cose. L'esperienza dei gemelli, e per certi versi la vita di coppia in genere, è spesso segnata da un legame profondo e misterioso, che viaggia lungo i canali sottili dell'intuito, dell'emozione e spesso sfida la comprensione razionale delle cose. Sull'argomento esiste una ricca aneddotica, con osservazioni che vanno dalla comunicazione a distanza o in sogno alle singolari convergenze di comportamenti, scelte di vita, destino, anche di gemelli separati alla nascita, ai casi di morte simultanea o di suicidio a distanza ecc. (Gedda 1951; Gaddis-Gaddis 1972). È un tema caro alla letteratura, che spesso si sofferma sul legame misterioso che unisce i gemelli, attirandoli uno verso l'altro anche se ignari di esser tali, anche, e forse soprattutto, se di sesso opposto.

L'immagine del doppio

In molte culture i gemelli sono considerati una benedizione del cielo, ma altre li considerano una maledizione. L'usanza di metterne a morte uno è stata praticata fino in epoca moderna dai popoli più diversi: dagli ainu del Giappone agli aborigeni australiani, agli eschimesi, ai gruppi amerindi, africani, del Borneo, della Melanesia ecc. A volte l'uccisione riguardava entrambi i gemelli, o anche la loro madre, oppure essi potevano essere scacciati. Uccisioni rituali erano forse praticate in epoca preistorica in Europa, dove ancora nel Medioevo i gemelli erano oggetto di ostracismo. Si associano in questi atteggiamenti emozioni profonde e credenze diverse: dal vedere il parto multiplo come manifestazione più animale che umana, al considerarlo esito di un adulterio della donna o di una sua penetrazione da parte di un animale o di un demone. E un ruolo può anche svolgere il timore dei problemi che l'evento comporta in un'economia di sussistenza. L'elemento principale, tuttavia, è che in questi casi i gemelli sono associati a forze malefiche. Essi sono visti con terrore, oltre che con ripugnanza: la loro nascita rappresenta un evento da esorcizzare perché premonitore di sventure, e l'uccisione o il bando sono accompagnati da riti di purificazione.

Molti altri popoli accolgono invece i gemelli con gioia, considerandoli apportatori di abbondanza, capaci del dominio degli elementi e di altri poteri sciamanici. I mohave del Nordamerica, per es., li consideravano come esseri immortali, discendenti di tanto in tanto dalla loro celeste dimora per portare benedizioni sulla Terra. In Nigeria, gli yoruba hanno un culto generalizzato dei gemelli, cui attribuiscono una sola anima, che raffigurano in statuine in legno che chiamano Ibeji. Sculture analoghe si ritrovano in una trentina di popolazioni africane, tra le circa duecento che accolgono i gemelli con gioia, e in numerose aree dell'America centromeridionale. I ganda, una popolazione bantu dell'Uganda, espongono in una cappella il cordone ombelicale del sovrano, considerato il suo gemello. Questa usanza presenta una forte analogia con l'adorazione della placenta del faraone presso gli antichi egizi, che in essa vedevano la materializzazione del Ka ('doppio eterico' o 'corpo astrale'), una specie di gemello occulto che gli egizi attribuivano a ogni individuo, che al proprio Ka era legato da un particolare fluido, analogo a quello esistente tra gemelli veri e propri. Il culto di divinità gemelle è peraltro presente nella maggior parte delle civiltà storiche. Quello dei Dioscuri, Castore e Polluce, è solo uno dei tanti miti di semidei o eroi gemelli che fanno da mediatori tra cielo e Terra, portando doni e proteggendo l'umanità. A essi corrispondono in India i gemelli Asvin, celebrati in numerosi inni del Rgveda, così come Baldur e Hodur presso Celti e Germani, e tanti altri. Romolo e Remo sono solo il caso più noto di gemelli associati a miti di fondazione di antiche città. Come ha indicato J.R. Harris (1913), il mito di gemelli protettori e guide dell'umanità è talmente attestato in tutta l'area indoeuropea da far pensare a un culto generalizzato ('dioscurismo'). Questi atteggiamenti così sorprendentemente diversi possono forse spiegarsi quando si consideri che il dualismo, di cui i gemelli rappresentano un'immediata metafora, può essere visto in due modi, per l'appunto opposti. In molti miti cosmogonici, il principio indifferenziato in cui il creatore si manifesta (acque primordiali, uovo cosmico, androgino) si suddivide in due metà complementari (per es., Cielo e Terra o, come esplicita la metafisica induista, Purusa e Prakrti), due principi ontologici da cui origina la diversità delle forme manifeste, talora per successivi sdoppiamenti o per l'azione di principi complementari, come lo Yin e lo Yang, che nella metafisica cinese esprimono tutte le possibili coppie di opposti che coesistono in ogni cosa. Il doppio rappresenta il momento immediatamente successivo allo stato principiale di perfezione, quello in cui i due principi si polarizzano per dar luogo ai successivi eventi della creazione. Ma con il succedersi degli sdoppiamenti, quella che inizialmente è una polarizzazione in enti armonicamente complementari si trasforma sempre più in un'opposizione, e lo stato primordiale di perfezione in frammentarietà. Il doppio rappresenta allora l'allontanamento progressivo dal principio, la scissione, la caduta. L'atto del dividere (nel senso del latino divisare, "stabilire, ordinare") è attributo intrinseco della divinità, ma diviene progressivamente fonte di disgregazione, conflitto, falsità, doppiezza, e dunque attributo del diavolo, il cui nome indica infatti 'colui che allontana', 'l'oppositore'. In molti miti di creazione, l'edificazione del mondo appare come l'opera di due creatori, spesso due gemelli, tra i quali può esservi collaborazione, rivalità oppure conflitto: uno può divenire il creatore dell'ordine e delle cose buone, l'altro del disordine e delle cose cattive. Tuttavia ha anch'esso una parte nella creazione, e il conflitto è essenzialmente strumentale. L'ambiguità è il carattere distintivo del doppio, che esprime allo stesso tempo la purezza dello stato originario, in mille forme ricercata, e la caduta nel disordine, nel conflitto, nell'angoscia e nel dolore dell'esistenza. Immagine vivente del doppio, i gemelli possono allora essere visti con terrore, come forze malefiche di disgregazione da eliminare ed esorcizzare. Tuttavia permane sempre un'ambiguità di fondo, come quando i gemelli sono uccisi o banditi ma diventano poi oggetto di culto, o sono uccisi perché tornino in cielo. Perché, invertendo la prospettiva, essi possono anche esser visti come mediatori tra umano e divino, come simbolo di riunificazione, di ritorno all'unità da cui tutto origina. Nel cielo li posero infatti babilonesi e assiri, a essi intitolando una delle dodici costellazioni dello zodiaco, quella sotto il cui regno ogni opposizione si riassorbe nella tensione creatrice.

Bibliografia

C.E. Bocklage, The frequency and survival probability of natural twin conceptions, in Multiple pregnancy. Epidemiology, gestation and perinatal outcome, ed. L.G. Keith et al., New York-London, Parthenon, 1995.

M.G. Bulmer, The biology of twinning in man, Oxford, Clarendon Press, 1970.

L.J. Eaves, H.J. Eysenck, N.G. Martin, Genes, culture and personality. An empirical approach, London-San Diego, Academic Press, 1989.

S.L. Farber, Identical twins reared apart. A reanalysis, New York, Basic Books, 1981.

V. Gaddis, M. Gaddis, The curious world of twins, New York, Hawthorn Books, 1972.

L. Gedda, Studio dei gemelli, Roma, Orizzonte Medico, 1951.

J.R. Harris, Boanerges, Cambridge, Cambridge University Press, 1913.

P. Parisi, Methodology of twin studies: a general introduction, in Human physical growth and maturation. Methodologies and factors, ed. F.E. Johnston, A.F. Roche, C. Susanne, New York-London, Plenum Press, 1980.

Id., Biology of twinning, in Handbook of human growth and developmental biology, ed. E. Meisami, P. Timiras, Boca Raton (FL), CRC Press, 1989.

R. Plomin, J.C.. de Fries, G.E. Mcclearn, Behavioral genetics. A primer, New York, Freeman, 19902.

R.S. Wilson, Twin growth: initial deficit, recovery, and trends in concordance from birth to nine years, "Annals of Human Biology", 1979, 6, p. 205.

R. Zazzo, Les jumeaux, le couple et la personne, Paris, PUF, 1960.

CATEGORIE
TAG

Ormone follicolostimolante

Aborigeni australiani

Fecondazione in vitro

Scimmie antropomorfe

Industrializzazione