Gelosia

Universo del Corpo (1999)

Gelosia

Carlamaria Del Miglio

La gelosia (dall'aggettivo geloso, derivato dal latino medievale zelosus, "pieno di zelo") costituisce un'emozione complessa, un sentimento e una passione; la psicoanalisi la interpreta come una pulsione. Esaminando la gelosia nell'unità d'analisi costituita dalla famiglia, è possibile metterne in rilievo le due forme principali: la gelosia del bambino e quella dell'adulto. Esempio paradigmatico della prima sono le reazioni del bambino alla nascita di un fratellino. La seconda, detta anche gelosia sessuale, può essere di tre tipi: preventiva, reattiva e retrograda; in alcuni casi essa può assumere le forme patologiche di un vero e proprio disturbo psichiatrico.

Caratteri generali

Collocata tra i fattori psicologici che motivano il comportamento umano e lo connotano affettivamente, la gelosia è al tempo stesso un'emozione, un sentimento e una passione. In quanto emozione - complessa rispetto ad altre più semplici e primitive, come la rabbia e la paura - produce il cosiddetto lampo di gelosia: una reazione affettiva intensa che insorge al momento della scoperta dell'evento che la scatena, si esaurisce in un breve arco di tempo e comporta alterazioni somatiche, vegetative e psichiche. Le alterazioni psichiche del lampo di gelosia consistono nella riduzione o nella perdita dell'autocontrollo e della capacità di articolare logicamente azioni e riflessioni. La gelosia intesa come sentimento corrisponde a uno stato d'ansia, più o meno continuativo o ricorrente, che assilla e tormenta chi teme che un altro gli possa togliere l'amore della persona amata. Quando raggiunge un'intensità tale che il soggetto ne è ossessionato e il suo comportamento abituale subisce delle alterazioni importanti, si parla di passione, che può anche sconfinare nella patologia. Nell'esistenza dell'individuo geloso l'emozione, il sentimento e la passione possono intrecciarsi variamente a seconda delle caratteristiche di personalità, della capacità di autocontrollo-sublimazione e delle circostanze.

Comunque tutti, anche coloro che possono tranquillamente definirsi non gelosi, sono soggetti a sporadici lampi di gelosia che insorgono all'improvviso e si esauriscono rapidamente. Così, se non è la totale assenza di ogni moto di gelosia a discriminare le persone psicologicamente mature e perfettamente integrate da quelle che non lo sono, lo diventa il fatto di ammettere qualche lampo di gelosia o di negarlo con ostinazione persino a sé stessi. Solo attraverso l'autosservazione (l'esame il più possibile oggettivo di sé, diverso dall'introspezione, che invece consiste nella ricerca a sfondo narcisistico della propria interiorità) è possibile cogliere la vera natura di queste accensioni, altrimenti registrate come un rapido cambiamento di umore senza causa precisa o in chiave di pura e semplice antipatia nei confronti di chi invece a livello profondo viene vissuto come un rivale.

In ambito psicoanalitico, la distinzione tra emozione, sentimento e passione, per quanto utile ai fini dell'osservazione di sé stessi e degli altri, perde molto della sua rilevanza, perché la gelosia viene interpretata in chiave di pulsione, vale a dire di un'eccitazione interna profondamente radicata nell'inconscio alla quale non ci si può sottrarre: la si può solo scaricare in vario modo ed eventualmente sublimare. Secondo un'autorevole scuola psicoanalitica (Klein 1957), la gelosia deriva dall'invidia, ma è diversa da questa per due fondamentali caratteristiche: coinvolge almeno due altre persone e riguarda ciò che si ha e non si vuole perdere, mentre l'invidia riguarda ciò che si vorrebbe avere e non si ha.

Anche se attiene principalmente al rapporto di coppia, è possibile distinguere diverse forme di gelosia. Una variante indotta culturalmente e attualmente in declino, almeno per quanto riguarda i paesi europei del Mediterraneo, è tipica delle società 'dell'onore e della vergogna' (Van Sommers 1988), presso le quali la donna viene assimilata a un oggetto sessuale, la cui custodia gelosa è dapprima una prerogativa del padre, dei fratelli e dei cugini e in seguito del marito. L'unità classica di analisi della gelosia non è comunque rappresentata dalla società, dall'individuo o dalla coppia, bensì dalla famiglia nucleare, che peraltro consente un tipo di approccio grazie al quale la gelosia può essere ricondotta a due forme principali: una relativa al bambino, l'altra relativa all'adulto.

La gelosia del bambino

Una forma paradigmatica di gelosia infantile è quella suscitata nel primogenito dall'arrivo di un nuovo nato in famiglia. Nella misura in cui si ritiene che essa dipenda dal comportamento dei genitori, si cerca di prevenirla o di arginarla preparando il bambino all'evento, coinvolgendolo nelle pratiche di allevamento del neonato, rassicurandolo spesso con manifestazioni di affetto, premure e incoraggiamenti. Ciò nonostante, possono verificarsi episodi di aggressione del primogenito ai danni dell''intruso', colpevole di monopolizzare l'attenzione dei genitori. Certe volte il bambino regredisce a stadi di sviluppo già superati, soffre d'insonnia e di enuresi, ha incubi, mangia solo se viene imboccato, perde interesse per il gioco. Le diverse reazioni del primogenito, che non si escludono a vicenda e spesso caratterizzano le fasi successive di un periodo critico, possono essere schematizzate nel modo seguente: 1) aggressività di tipo sadico diretta contro il neonato; 2) atteggiamento di estrema compiacenza nei suoi confronti, come difesa contro le azioni aggressive fantasticate e temute; 3) regressione alla situazione neonatale in competizione con il neonato; 4) negazione dell'esistenza del fratello, come esito di fantasie omicide non arginate o non scaricate diversamente; 5) accettazione del neonato e superamento dell'ostilità nei suoi confronti, al prezzo di una perdita d'autostima che solo successivamente potrà essere recuperata. Se non capita a tutti i bambini di affrontare l'evento di una nascita in famiglia, secondo Freud (1923, 1924) nessuno sfugge a quel particolare conflitto della gelosia che regola lo sviluppo psicosessuale di ogni individuo. Si tratta del complesso di Edipo: un insieme organizzato di desideri amorosi e ostili verso i genitori che il bambino vive durante le prime fasi di risveglio della sessualità e che raggiunge il suo culmine verso i 4-5 anni. Può presentarsi in tre forme diverse: 1) positiva, in cui il bambino desidera la morte del genitore del suo sesso e il possesso dell'altro genitore; 2) negativa, in cui il bambino desidera la morte del genitore di sesso diverso dal suo e il possesso del genitore del suo stesso sesso; 3) completa e tale che le precedenti forme siano presenti in grado diverso. Dal superamento del complesso di Edipo dipende il futuro profilo psicologico dell'individuo, mentre il triangolo sessuale costituito dalla madre, dal padre e dal bambino esprime simbolicamente il dramma della rivalità, dell'odio, dell'ambivalenza e del senso di colpa che caratterizza la gelosia.

La gelosia dell'adulto

Considerata comunemente un segno di immaturità psicologica o la conseguenza di uno sviluppo psicoaffettivo distorto, la gelosia nel rapporto di coppia è detta anche gelosia sessuale, ma impropriamente, perché secondo la psicoanalisi ogni tipo di gelosia affonda le sue radici nel triangolo edipico, che prende forma nella mente del bambino nel corso del primo anno di vita (Klein 1921). La svalutazione sociale della gelosia, da un lato, svolge l'importante funzione di sollecitare gli individui a reprimerla o a sublimarla, dall'altro, spiega perché costituisca il segreto tormento di molti individui che cercano in tutti i modi di dissimularla e persino di negarla a sé stessi. Il nesso fra amore di coppia e gelosia sembrerebbe chiarito dalla distinzione fra 'amore-bisogno' e 'amore-essere' (Maslow 1954), nel senso che il primo tenderebbe a strumentalizzare il partner e a rivendicarne il possesso esclusivo, mentre l'amore-essere escluderebbe la gelosia, in quanto fondato sul dare o almeno sul condividere. È comunque inadeguato affrontare il problema della gelosia nel rapporto di coppia in chiave di psicologia individuale, perché ogni qualvolta occorre valutare l'equilibrio o lo squilibrio della relazione bisogna ricorrere a un approccio più specifico e complesso che assuma l'intreccio di almeno tre dimensioni: sessualità, intimità e dedizione.

La gelosia sessuale normale, cioè quella contenuta entro limiti accettabili non solo dal partner, ma anche dal buon senso comune, è di tre tipi: preventiva, reattiva e retrograda. Quest'ultima è abbastanza singolare, perché riguarda il passato e si basa sulla pretesa irrazionale di riscrivere la storia del proprio partner per fare di sé stessi l'unico oggetto di passione della sua vita. La gelosia preventiva comporta un certo isolamento imposto al partner con diverse strategie, che riducono più o meno drasticamente i suoi rapporti sociali e quindi le occasioni di infedeltà. In questo caso, venendo meno le relazioni di appoggio, il rischio è che prima o poi anche un rapporto coniugale istituzionalizzato si deteriori e il partner 'soffocato' dalla gelosia scelga la separazione. La gelosia reattiva, non sempre proporzionata alle circostanze che la provocano, spesso comporta una percezione del 'terzo incomodo' distorta e conforme alla tradizionale asimmetria uomo-donna. Se il partner maschile è infedele, la moglie sarà poco incline ad accusarlo ed esagererà le arti subdole della rivale. Invece, se è infedele la moglie, il marito non esiterà a incolparla.

Per quanto riguarda infine la gelosia patologica o 'delirio di gelosia', si tratta di un vero e proprio disturbo psichiatrico caratterizzato dalla convinzione, di solito del tutto gratuita, dell'infedeltà del partner. L'affannosa ricerca di indizi che comprovino la fondatezza dei sospetti si manifesta con pedinamenti, ricerche, interrogatori serrati, interpretazioni deliranti e falsi ricordi. Il delirio a sfondo paranoico può essere sistematizzato, associandosi o meno ad altri disturbi psichici e in particolare all'alcolismo cronico, non a caso caratterizzato dalla perdita dell'autostima e dall'impotenza sessuale. Forme di gelosia dell'adulto diverse da quella coniugale, che peraltro riguarda anche le coppie omosessuali, sono sempre riconducibili alle relazioni duale (madre-bambino), triadica (padre-madre-bambino) e fraterna, che contraddistinguono la struttura della famiglia nucleare: così la rivalità fra suocera e nuora nel litigarsi l'amore e le attenzioni del rispettivo figlio e marito, così la competizione tra compagni di studio o di lavoro nel contendersi, al di là del successo personale, la considerazione del loro insegnante o diretto superiore, inconsciamente vissuto come un padre autorevole e più o meno severo.

Bibliografia

S. Freud, Das Ich und das Es, Wien, Internationaler Psychoanalytischer Verlag, 1923 (trad. it. in id., Opere, 9° vol., Torino, Boringhieri, 1977, pp. 475-520).

Id., Der Untergang des Oedipuskomplexes, "Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse", 1924, 13, pp. 295-401 (trad. it. in Id., Opere, 10° vol., Torino, Boringhieri, 1978, pp. 27-33).

M. Klein, Eine Kinderentwicklung, "Imago", 1921, 9, pp. 251-309 (trad. it. in Id., Scritti 1921-1958, Torino, Boringhieri, 1978, pp. 13-73).

Id., Envy and gratitude, London, Tavistock, 1957 (trad. it. Firenze, Martinelli, 1969).

J. Kristeva, Les nouvelles maladies de l'âme, Paris, Fayard, 1993.

A.H. Maslow, Motivation and personality, New York, Harper & Row, 1954 (trad. it. Roma, Armando, 1973).

Storia delle passioni, a cura di S. Vegetti Finzi, Roma-Bari, Laterza, 1995.

P. Van Sommers, Jealousy, London-New York, Penguin Books, 1988 (trad. it. Roma-Bari, Laterza, 1991).

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