VISCONTI, Gasparo Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 (2020)

VISCONTI, Gasparo Giuseppe

Michael Talbot

Nacque a Cremona il 10 gennaio 1683, figlio del conte Giulio Cesare e di Annunciata Ferrari. I Visconti cremonesi erano una famiglia nobile d’alto lignaggio, residente nell’attuale via Ruggero Manna dirimpetto alla chiesa dei Ss. Omobono ed Egidio, ch’essi patrocinavano: lì fu battezzato Gasparo Giuseppe.

Nel 1705 affermò d’aver studiato violino per un quinquennio con Arcangelo Corelli (Smith, 1948, p. 58). Può darsi che abbia esagerato la durata della discepolanza, ma gli Stati delle anime del 1700 e 1701 (Barbieri - Talbot, 2012) lo collocano in Roma, dove fu ospite del cardinal Benedetto Pamphili, già protettore di Corelli. Le fonti coeve sono bensì unanimi nell’elogiare la bravura di Visconti nel violino, sebbene nessuna esalti in lui qualità specifiche della sua perizia. A fine 1702, seguendo le orme dei musicisti romani Nicola Francesco Haym e Nicola Cosimi, che lo precedettero di un anno, partì per Londra, dove si gettò prontamente nella mischia di una vita musicale esuberante. In Italia, stante il rango nobiliare, Visconti non avrebbe avuto molte occasioni per prodursi in pubblico come violinista: il viaggio per Londra dev’essergli dunque parso una chance da non perdere. Il che spiegherebbe perché egli abbia poi protratto il soggiorno al di là delle aspettative sia sue, sia della famiglia.

Nel 1705 Visconti alloggiava in Fetter Lane, a Holborn, in casa di un tale Mr Hoskins, dove dava concerti privati (Barbieri - Barbieri, 2012). Il cespite primario della sua attività londinese gli derivava dall’essere a capo dell’orchestra del teatro di Drury Lane, che gli forniva altresì frequenti occasioni di prodursi come solista in sonate di violino. Ma si esibì in una miriade di sedi, in Londra e nei dintorni (Avery - Scouten, 1948; Tilmouth, 1961; Lindgren, 2007), spesso in compagnia di musicisti di spicco, in particolare James Paisible, virtuoso di flauto diritto. In Inghilterra fu noto perlopiù col soprannome ‘Gasparini’ o ‘Gasperini’, secondo l’uso del Paese di designare i musicisti italiani più in vista col diminutivo del loro nome di battesimo. Insegnò e compose. Ai primi del 1703 l’editore musicale Estienne Roger, di Amsterdam, pubblicò la sua opera I, una muta di sei sonate assolo per violino e basso continuo, che nel giro di pochi mesi, col consenso dell’autore, fu ristampata anche dal londinese John Walsh. Visconti dedicò entrambe le edizioni a William Cavendish, duca del Devonshire. Costui frequentava il teatro di Drury Lane, dove di quando in quando Mary Campion, una famosa cantante e ballerina che fu poi la sua amante, accompagnava Visconti al cembalo. Più tardi nel corso dell’anno Walsh, sotto il titolo Ayres, pubblicò una muta di duetti per flauti diritti, e nel 1704 una muta di preludi per violino solo, entrambe senza basso. Ma la composizione più famosa di Visconti fu una sonata per violino, flauto diritto e basso continuo ch’egli suonò, con Paisible, nel novembre 1703 al Drury Lane: fu pubblicata da Walsh nel 1706, e poco dopo che Visconti fu ripartito per l’Italia divenne il pezzo di parata dei fratelli Baston, il violinista Thomas e il flautista John. Sebbene la musica di Visconti non sia rimasta a lungo in uso in Inghilterra, il buon ricordo ch’egli vi ebbe lasciato fu duraturo. John Gay, nel suo ditirambo in lode del vino (1708), lo invoca come il violinista per antonomasia («Gasperini’s hand the trembling string should touch»), mentre nel 1741, nelle sue memorie, l’organista gallese James Parry ricorda di aver «studiato alcune sonate di Gasperini».

Risulta che già a metà del 1703 Visconti intendesse ritornare a Cremona: l’annuncio di una sua beneficiata del 15 maggio 1703 dice che «gli resta poco tempo da trascorrere in Inghilterra» (Tilmouth, 1961, p. 49). Gli eventi tuttavia cospirarono per trattenerlo sull’isola. Il 22 aprile 1704, nella chiesa anglicana di St Antholin in Budge Row (Chester - Armytage, 1883), sposò Ebenezer Steffkin (o Steffkins). Il suocero, Christian Steffkin, era uno di due fratelli tedeschi acclamati a Londra come suonatori di basso di viola, strumento che la stessa Ebenezer padroneggiava. Era di poco più giovane di Visconti: stando alla registrazione del suo battesimo, che il 19 dicembre 1698, nella chiesa di St Ann in Blackfriars, le dà 13 o 14 anni d’età, doveva essere nata nel 1684 o 1685. Non a caso Visconti, il 3 luglio 1705, accompagnò i fratelli Steffkin quando, al cospetto della Royal Society di Londra, diedero una dimostrazione pratica della nuova disposizione dei tasti sul manico della viola ideata da Thomas Salmon (Salmon, 1706, p. 2073). Il primogenito della coppia, Annunciata Maria, fu battezzato il 14 settembre 1706 a St Martin in the Fields, Westminster.

Visconti dev’essere ritornato dai suoi a Cremona di lì a poco. Il primo indizio della sua presenza in città riguarda Antonio Stradivari, che nel 1707 produsse un basso di viola per la moglie, convertitasi nel frattempo alla fede cattolica e ribattezzata Cristina in onore del padre (Herzog, 2004, pp. 189-191). Cristina diede alla luce svariati altri figli (Monterosso, 1951, p. 71). Visconti non prese parte a concerti pubblici, ma continuò a comporre sonate e anche concerti per violino, e a insegnare. Risulta ch’egli fu presente a Venezia, nel 1717, al famoso incontro tra Francesco Maria Veracini e Giuseppe Tartini (Corniani, 1833), in un concerto promosso da Federico Augusto, principe di Sassonia e Polonia: la notizia è plausibile, alla luce dell’amicizia e ammirazione che Tartini avrebbe nutrito per Visconti (Gamba, 2005, pp. 26 s.), ed è corroborata dal fatto che Johann Georg Pisendel, il virtuoso tedesco di violino che accompagnò il principe nel viaggio in Italia, possedeva tre sonate e tre concerti suoi. Una relazione personale ancor più fruttuosa ebbe col violinista e compositore Carlo Zuccari di Casalmaggiore, che a Cremona studiò con Visconti per un certo tempo prima di mettersi in viaggio, diciannovenne, per Vienna nel 1723 (Romani, 1830, pp. 516 s.). I concerti di Visconti già in possesso del cardinal Pietro Ottoboni in Roma, oggi conservati a Manchester, lasciano indovinare una rete di relazioni anche più ampia. Eppure, a quanto pare, non puntò a pubblicare i propri concerti: i sei usciti nel 1727 ad Amsterdam da Michel-Charles Le Cène sotto doppio nome come ‘Libro terzo’ dell’opera I di Tartini sono di dubbia attribuzione (Viverit, 2015); e un altro concerto pubblicato ad Amsterdam (1735) in un’antologia compilata dall’editore Gerhard Fredrik Witvogel risulta essere stato attinto da un manoscritto molto divulgato.

Morì a Cremona il 7 dicembre 1731 (Lindgren, 2007, p. 429).

La qualità artistica delle composizioni di Visconti è alterna. Le sue sonate del periodo londinese sono francamente epigoniche, ricalcano materiali e strutture tipiche del di lui maestro Corelli. Sovente, se si discostano dall’augusto modello, lo fanno in maniera erratica, acerba. Le sue composizioni seriori, rappresentate sostanzialmente dalle sonate ricopiate da Pisendel (oggi a Dresda) e dai concerti di Dresda e Manchester, sfoggiano una perizia tecnica ben maggiore e un’impronta stilistica personale assai più nitida. Le parti per violino solista abbondano di ornamentazioni scritte per esteso. Un interesse particolare riveste la sonata in Fa maggiore, databile forse agli anni Venti, che sfrutta il registro sovracuto e contiene un esempio precoce di un movimento conclusivo in forma di minuetto variato, d’un tipo che rimase poi in voga per il resto del secolo.

Fonti e bibliografia

London, Metropolitan Archives, Saint Ann, Blackfriars, City of London, Baptisms, 1560-1700; London, St Martin in the Fields, Westminster, registro battesimale trascritto nel database England, Select births and christenings, 1538-1975 (accessibile attraverso il sito FamilySearch, https://www.familysearch.org/, 7 ag. 2020); T. Salmon, The theory of music reduced to arithmetical and geometrical proportions, in Philosophical transactions, XXIV (1704-05), pp. 2072-2077; J. Gay, Wine: a poem, London 1708; J. Parry, The true anti-Pamela, Dublin 1741. G. Romani, Storia di Casalmaggiore, X, Memorie degli uomini illustri di Casalmaggiore, Casalmaggiore 1830; G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento … continuato fino all’età presente da Stefano Ticozzi, II, Milano 1833, p. 330; The parish registers of St Antholin, Budge row, London, a cura di J.L. Chester - G.J. Armytage, London 1883, p. 117; E.L. Avery - A.H. Scouten, A tentative catalogue of daily theatrical performances in London, 1700-1701 to 1704-1705, in Proceedings of the Modern language association, LXIII (1948), pp. 124-168, passim sub voce ‘Gasparini/Gasperini’; W.C. Smith, A bibliography of the musical works published by John Walsh during the years 1695-1720, Oxford 1948; Mostra bibliografica dei musicisti cremonesi: catalogo storico-critico degli autori, a cura di R. Monterosso, Cremona 1951; M. Tilmouth, A calendar of references to music in newspapers published in London and the provinces (1660-1719), in Royal Musical Association research chronicle, I (1961), pp. 45-56, 58, 59, 61-64, 66, 71, 83; R. Monterosso, G. V., violinista cremonese del secolo XVIII, in Studien zur Musikwissenschaft, XXV (1962), pp. 378-388; M. Herzog, Stradivari’s viols, in The Galpin Society journal, LVII (2004), pp. 186 s., 189, 190, 193; G. Gamba, I concerti per violino di G. V., in Studi vivaldiani, V (2005), pp. 23-44; L.E. Lindgren, The great influx of Italians and their instrumental music into London, 1701-1710, in Arcangelo Corelli fra mito e realtà storica, a cura di G. Barnett - A. D’Ovidio - S. La Via, Firenze 2007, pp. 428-433, 460-478 passim; P. Barbieri - M. Talbot, A gentleman in exile: life and background of the composer John Ravenscroft, in Early music history, XXXI (2012), p. 5; G. Viverit, Problemi di attribuzione conflittuale nella musica strumentale veneta del Settecento, diss., Università di Padova, 2015, pp. 109-112.

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