MONGE, Gaspard

Enciclopedia Italiana (1934)

MONGE, Gaspard

Giovanni GIORGI
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Matematico, nato a Beaune il 10 maggio 1746, morto a Parigi il 28 luglio 1818. Aveva appena sedici anni, quando gli oratoriani, di cui aveva frequentato le scuole nella città natale, gli affidarono l'insegnamento della fisica nel loro collegio di Lione. Un rilievo topografico di Beaune, da lui compiuto nelle vacanze, gli aprì le porte della scuola per ufficiali del genio di Mézières, dove tuttavia, per le tradizioni aristocratiche di quell'istituto, l'umile sua condizione di famiglia non gli consentì di essere ammesso se non come disegnatore nella sezione tecnicopratica. Ma ben presto vi si distinse in guisa che, diciannovenne, fu nominato supplente del professore di matematica abate C. Bossut (1730-1814) e, quando questi nel 1768 fu chiamato a Parigi a collaborare col D'Alembert alla parte matematica dell'Encyclopédie, ne assunse la cattedra, cui tre anni dopo fu aggiunta anche quella di fisica. Fu quello per il M. il periodo di più intensa e feconda attività scientifica. Agli studî matematici egli avvicendava ricerche sperimentali di fisica e di chimica, fra cui va ricordata quella sulla composizione dell'acqua, che egli ottenne, indipendentemente dal Cavendish, per combustione dell'idrogeno. Ma di ben più grande importanza furono i suoi contributi matematici. Dal suo stesso insegnamento trasse l'impulso a raccogliere, con sintesi geniale, in una teoria scientifica, completa e armonica, gli sparsi e incoerenti metodi empirici, che sino allora, soprattutto nel taglio delle pietre e nella progettazione delle fortificazioni, si erano usati per la rappresentazione grafica. Nacque così, in quella forma che ancora oggi conserva sostanzialmente immutata, la geometria descrittiva. Ma dal comando della scuola di Mézières, che esigeva il più scrupoloso segreto sui metodi insegnati, ebbe il divieto di farne oggetto di qualsiasi pubblicazione. Pubblicò invece varî lavori di applicazione dell'analisi alla geometria, destinati a divenire celebri e che subito richiamarono su di lui l'attenzione dei matematici di Parigi, in particolare del D'Alembert. Così nel 1780 ebbe, pressoché simultaneamente, la cattedra d'idraulica, istituita dal Turgot al Louvre, e la nomina a membro dell'Académie des sciences; e a Parigi si aprì, per la vita del M. una seconda fase, altrettanto turbinosa, quanto la prima era stata tranquilla e raccolta. Temperamento appassionatamente politico, il M. aderì e partecipò alla rivoluzione con entusiastico fervore; e, dopo il 10 agosto 1792, dapprima come ministro della Marina, poi come membro del comitato di salute pubblica, contribuì con febbrile energia, con multiforme genialità di iniziative alla difesa della Francia, soprattutto nell'organizzazione di fabbriche di cannoni e di polveri. Denunciato al tribunale rivoluzionario, come partigiano della legge agraria, si salvò celandosi; ma, dopo il 9 termidoro, tornò all'insegnamento nell'École normale, riorganizzata dalla Convenzione, poi anche nell'École centrale des travaux publics, chiamata più tardi l'École polytechnique, che egli, più d'ogni altro, aveva contribuito a fondare e organizzare; e ivi poté professare, ormai pubblicamente, la sua geometria descrittiva. Nel 1796 fu dal direttorio mandato in Italia, col chimico C.-L. Berthollet e un gruppo di artisti, per la requisizione delle opere d'arte, che le città italiane erano state costrette a cedere alla Francia; e in Italia tornò due anni dopo, con lo stesso Berthollet, in missione politica presso l'effimera repubblica romana. Seguì poi in Egitto e in Siria il Bonaparte, alla tesia della schiera di scienziati, che partecipò a quelle spedizioni. Legatosi a Napoleone di profonda, devota amicizia, fu da lui, sotto l'impero, colmato di onori, che gli furono da taluno acerbamente rimproverati, come contrastanti col suo passato repubblicano e rivoluzionario. Il tragico tramonto della fortuna di Napoleone lo accasciò, e di poco sopravvisse alla Restaurazione che lo aveva privato d'ogni ufficio e d'ogni onore.

Il M. è passato alla storia come creatore della geometria descrittiva; ma non è questo se non un aspetto - e forse non il più importante - della sua opera scientifica, che, caratterizzata da un'elevata visione dei rapporti fra scienza e tecnica e da un assiduo sforzo di fondere in armonica unità i varî indirizzi delle matematiche pure e applicate, ebbe pari alla ricchezza dei risultati positivi la fecondità d'impulsi e di suggestioni sui matematici posteriori. M. Chasles ebbe a dire che, come Cartesio aveva fatto della geometria con l'algebra, così il M. faceva dell'algebra con la geometria; e qui va inteso non già l'algebra in senso stretto, bensì l'analisi, anzi, più precisamente, la teoria delle equazioni alle derivate parziali. Invero spetta al M. il merito di avere posto, attraverso vedute geometriche espressive e feconde, le prime basi di codesta teoria. D'altro canto egli, dopo Eulero e prima ancora del Gauss, si può considerare come il fondatore della geometria differenziale. I suoi metodi costruttivi e sintetici, quasi in parallelo con i procedimenti più sistematici e analitici del Gaussi, hanno ispirato le ricerche di tutta una scuola francese di geometri, che ha avuto il suo maggiore rappresentante in G. Darboux; e, fuori dei confini della Francia, si può, sotto qualche aspetto, ricollegare alle vedute del M. l'opera di S. Lie, creatore delle teorie delle trasformazioni di contatto e dei gruppi continui di trasformazioni.

Opere Principali: Traité élémentaire de statique, Parigi 1786; 8a edizione, 1845; Leçom de géométrie descriptive, Parigi 1794, Application de l'analyse à la géometrie des surfaces du premier et du deuxième degré, Parigi 1809 (la 1ª ed. era apparsa nel 1794 sotto il titolo Feuilles d'analyse appliqué à la géométrie).

Bibl.: F. Areago, Oeuvres complètes, II, Parigi 1854, pp. 427-592.