Gange

Enciclopedia Dantesca (1970)

Gange

Adolfo Cecilia

Fiume sacro dell'India; svolge il suo corso, di oltre 2.500 Km, dal settore di sud est della catena imalaiana fino all'estremo nord del golfo del Bengala, ove sfocia con un ampio delta, nella cui zona si unisce con il Brahamaputra; con questo condivide la foce. Le notizie riguardanti il G. sono state piuttosto confuse non soltanto nell'antichità (le prime notizie dirette le fornì Megastene il quale, nel IV sec. a.C., vide il fiume e ne scrisse, per mandato del re Seleuco Nicatore), ma anche in epoche recenti. In atlanti del 1700 il fiume è ancora rappresentato con un lungo tratto sotterraneo, svolgentesi sotto la catena imalaiana, e terminante a sud della catena stessa.

La foce del G., sulla scorta dei classici (Alfragano, ad es.), era considerata, dai geografi medievali e quindi da D., come uno dei punti estremi, nel senso della longitudine, della terra emersa, la gran secca (If XXXIV 113): il punto più orientale, 90° a est di Gerusalemme, 180° dalle isole di Gade, in senso lato dallo stretto di Gibilterra, dov'Ercule segnò li suoi riguardi (XXVI 108). E D. stesso che illustra l'opinione, sua e dei geografi del suo tempo, e che ci indica, in Orosio, la sua fonte piùsrecente, in Quaestio 54 Nam, ut comuniter ab omnibus habetur, haec habilitabilis extenditur per lineam longitudinis a Gadibus, quae supra terminos occidentales ab Hercule positos ponitur, usque ad hostia fluminis Ganges, ut scribit Orosius. Quae quidem longitudo tanta est, ut occidente sole in aequinoctiali existente illis qui sunt in altero terminorum, oritur illis qui sunt in altero, sicut per eclipsim lunae compertum est ab astrologis. Igitur oportet terminos praedictae longitudinis distare per CLXXX gradus, quae est dimidia distantia totius circumferentiae.

Il Revelli, il quale non crede all'autenticità della Quaestio, sostenendo (Italia 33) che non fanno fede sicura i dati offerti dal trattato, riprende (p. 50) il discorso attorno alla foce del G., facendo notare come nel planisfero del Vesconte siano illustrate quasi tutte le principali concezioni geografiche di D., esclusa quella relativa alla foce stessa, intesa come estremo limite orientale dell'abitabile; nel planisfero, infatti, la foce del fiume, che non è nominato ma che si può identificare nell'India ‛ maggiore ' a levante dell'area indicata con la dicitura " hic elephantes nascuntur ", è relativamente lontana dall'estremo limite orientale dell'abitabile.

Ma delle convinzioni di D. riguardo la foce del G. non testimonia soltanto il passo della Quaestio; da tre citazioni della Commedia balza evidente l'importanza che egli conferisce alla foce del fiume, luogo essenziale della ‛ sua ' geografia.

In Pg II 5 Già era 'l sole a l'orizzonte giunto / lo cui meridian cerchio coverchia / Ierusalèm col suo più alto punto; / e la notte, che opposita a lui cerchia, / uscia di Gange fuor con le Bilance, / che le caggion di man quando soverchia, D., al quale interessa dire che nel Purgatorio sta sorgendo il sole (vv. 7-9), indica, con una perifrasi, che esso è giunto all'orizzonte di Gerusalemme; ma il sole è all'orizzonte sia all'alba che al tramonto, perciò egli aggiunge che la notte usciva dal G., a puntualizzare che a Gerusalemme era il tramonto. La foce del G. era quindi, per D., il punto orientale dell'orizzonte di Gerusalemme.

In Pg XXVII 4 Si come quando i primi raggi vibra / là dove il suo fattor lo sangue sparse, / cadendo Ibero sotto l'alta Libra, / e l'onde in Gange da nona riarse, / sì stava il sole; onde 'l giorno sen giva, / come l'angel di Dio lieto ci apparse, D. fornisce un'altra indicazione temporale, nella quale è coinvolto anche l'Ebro: se a Gerusalemme il sole vibra i primi raggi, alla foce del G., che è 900 a oriente, è mezzogiorno (per l'ora di nona cfr. Cv IV XXIII 15-16; G. Villani XI 100), e al Purgatorio, che è antipode, è il tramonto. E se il sole, che si trova in Ariete, è alla foce del G., la notte, che si trova nella costellazione diametralmente opposta, è alle sorgenti dell'Ebro.

Il nome del fiume ricorre anche in Pd XI 51 Di questa costa, là dov'ella frange / più sua rattezza, nacque al mondo un sole, / come fa questo talvolta di Gange: da questa costa, ove essa interrompe di più la sua ripidezza, nacque al mondo un sole (s. Francesco) come nasce questo talvolta dal Gange. Essendo Gerusalemme considerata al centro del mondo, il suo orizzonte è il più rappresentativo; e dal suo orizzonte orientale, dalla foce del G. cioè, il sole sorge nell'equinozio di primavera o in quello di autunno (da ciò il talvolta). Ma D. allude all'equinozio di primavera, come stagione a cui è associata tutta la visione. Da ricordare, infine, che nelle Chiose Vernon, a commento di Pg XXVII 4, si legge: " ‛ Gangie ' Frison [forse un errato richiamo al biblico Fison] si è un fiume in oriente ".

Bibl. - G. Buti-R. Bertagni, Commento astronomico della D.C., Firenze 1966, 27, 30-31, 111, 143, 152, 169-170; O. Baldacci, Alcuni problemi geografici di esegesi dantesca, in " Boll. Soc. Geogr. Ital. " s. 9, VII (1966) 567, 569, 571.

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