Galvano da Bologna

Enciclopedia Dantesca (1970)

Galvano da Bologna

Mario Saccenti

Amanuense bolognese, contemporaneo dei primi commentatori di D.; a lui ci conduce un codice membranaceo trecentesco della Commedia commentata da Iacopo della Lana (chiose su due colonne inquadranti il testo dantesco, iniziali dei canti miniate con figurazioni allusive alla materia del canto), rimasto diviso tra la Biblioteca Riccardiana (1005) e la Biblioteca Braidense (AG XII 2): la sezione riccardiana (187 CC. in 20 quadd.) contiene l'Inferno e il Purgatorio, quella braidense (100 CC. in 10 quadd.) il Paradiso. Alla fine del codice braidense, cioè alla 100a carta del Paradiso, la sottoscrizione in due versi del copista: " Maestro Galuano scrissel testo e la ghiosa / mercé de quella uergene gloriosa ". Subito prima, sempre di G., uno sbilenco sonetto, il quale a sua volta termina ringraziando umilmente " quella pia che pur sta attenta / E secorre on om che se lamenta ".

In verità maestro G., che si rivela bolognese nell'ortografia e nella scrittura (una scrittura ‛ calligrafica ' e serrata, affine a quelle di certi codici di decretali e statuti bolognesi verso o intorno alla metà del Trecento), amava - ed era amore per le pagine piene e le colonne simmetriche - concedersi licenze nel suo delicato lavoro di copista, ripetendo terzine e chiose, infilando sparsamente strofe della canzone Tre donne intorno al cor mi son venute (non senza avvertimenti del genere: " e qui e finida la ioxa de questa prexente pagina, ma perchel regado no romagna uacuo rempierollo a mie spexe "), addirittura spiegando in goffi versi interpolati a quelli di D. i suoi errori di misura e le sue lotte con gli spazi. Sono residui vivaci e quasi patetici di un personaggio del quale sappiamo ben poco. Ci è noto il suo testamento, steso a Bologna il 28 marzo 1347 e conservato nell'Archivio di Stato, tra gli Istrumenti del convento di S. Domenico, che comincia: " Magister Galvanus condam Raynaldi de Vigo, scriptor " (Vigo è una borgata dell'Appennino bolognese, nei pressi di Castiglione de' Pepoli); e incontriamo sparse testimonianze intorno alla sua copiosa clientela e alla sua varia attività di amanuense.

Bibl. - F. Carta, Codici, corali e libri a stampa miniati della Biblioteca Nazionale di Milano, Roma 1891, 18-19; S. Morpurgo, I codici Riccardiani della D.C., in " Bull. " XIII-XIV (1893) 31-37; G. Livi, D., suoi primi cultori, sua gente in Bologna, Bologna 1918, 51-52; ID., D. e Bologna. Nuovi studi e documenti, ibid. 1921, 41-43 e passim.