GALLICANISMO

Enciclopedia Italiana (1932)

GALLICANISMO

Arturo Carlo Jemolo

. Nella terminologia storico-teologica per gallicanismo s'intende un insieme di tendenze dottrinali e di atteggiamenti pratici in favore per un certo tempo in Francia (ecclesia gallicana) che riguardavano sia l'estensione d'autorità del capo supremo della Chiesa cattolica, sia le relazioni di questa con l'autorita politica francese. A seconda che i suoi seguaci erano ecclesiastici o magistrati, esso assume colorito più spiccatamente teologico o giuridico, ma sempre su una base pratica nazionalistica. Il gallicanismo infatti più che come un corpo organico di dottrine merita d'essere considerato come uno stato d'animo delle classi dirigenti francesi, protrattosi per più secoli. Caratteristiche di questo stato d'animo: il desiderio di costituire un corpo separato nell'universalità cristiana, desiderio che ha alla base un alto senso della nazione francese e delle sue benemerenze di fronte alla Chiesa; l'aspirazione a una strettissima compenetrazione della Chiesa nello Stato, a una reviviscenza nel re cristianissimo della figura e dei poteri dei primi imperatori cristiani. Già le polemiche che accompagnano la lotta tra Filippo il Bello e Bonifacio VIII mostrano lo spirito gallicano, e la prammatica di Bourges del 1438, le resistenze che incontra ogni sua attenuazione, l'opera e gli scritti del cancelliere Gerson, ne sono chiari indizî. Ma il gallicanismo è in fiore soprattutto nella seconda metà del sec. XVI e nel XVII.

Il maggior teorico del gallicanismo, Pierre Pithou, scrive che tutte le libertà della chiesa gallicana discendono da due principî: "... que les Papes ne peuvent rien commander ny ordonner, soit en général ou en particulier de ce qui concerne les choses temporelles ès pays et terres de l'obéyssance et souveraineté du Roy très-chrestien; et s'ils y commandent ou statuent quelques choses, les sujets du Roy, encores qu'ils fussent clercs, ne sons tenus leur obeyr pour ce regard", e "qu'encores que le Pape soit reconnu pour suzerain ès choses spirituelles: toutesfois en France la puissance absolue et infinie n'a point de lieu, mais est retenue et bornée par les canons et règles des anciens Conciles de l'Eglise reçeus en ce Royaume". Ed elenca in varî articoli queste libertà: i re possono convocare sinodi e concilî; non possono essere inviati legati pontifici in Francia se non col consenso del re, e i legati debbono giurare al re di astenersi dall'usare delle loro facoltà appena il re lo esiga; i prelati non possono uscire dallo stato senza il consenso del re; senza l'autorità del re e il consenso del clero il papa non può prelevare somme in Francia. Nessuna scomunica può alterare i doveri dei sudditi; gli ufficiali del re non possono essere scomunicati per ciò che concerne l'esercizio dei loro uffici; il papa non può giudicare dei diritti, privilegi e preminenze della corona di Francia; non può commutare ultime volontà, non avocare a sé in primo grado cause ecclesiastiche sottraendole ai tribunali diocesani. Gl'inquisitori non possono effettuare arresti se non a mezzo del braccio secolare; quando alcuno colpito dal monitorio di un prelato appelli comme d'abus, la magistratura può costringere il prelato ad assolvere ad cautelam l'appellante. Questi i principali articoli del lungo elenco.

Oltre a Pierre Pithou (1538-96) autore di Les libertés de l'Église gallicane (1594), i maggiori teorici del gallicanismo furono Charles du Molin (1500-66), Jacques Lechassier (1550-1625), Pierre Dupuy (1582-1651) autore del Traiié des droits et des libertés de l'Église gallicane (1639), raccolta di materiale diverso, Pietro de Marca (1594-1662), che nel De concordia sacerdotii et imperii seu de libertatibus Ecclesiae gallicanae (1641) volle conciliare i diritti del papa e le libertà gallicane, Jean Launoy (1603-78).

Successo più noto del gallicanismo furono i quattro articoli votati nell'assemblea del clero del 1681.

Col Settecento il gallicanismo decade: la sconfitta del giansenismo, con l'umiliazione dei parlamenti che erano compenetrati di spirito gallicano e con il prevalere dello spirito gesuitico, l'atteggiamento dei re, più attaccati all'ortodossia, più lontani dalle tradizioni della monarchia dei secoli XV-XVII, segnano il suo tramonto. Nel 1747 Vittorio Amedeo Suardi poteva pubblicare un libro ch'ebbe ampia eco, De suprema Romani Pontificis auctoritate ex hodierna Ecclesiae Gallicanae doctrina, a mostrare il trionfo in Francia dell'ortodossia. Ma in seno al clero, particolarmente al clero minore, e in una parte del laicato colto lo spirito gallicano aveva lasciato ampie tracce. La costituzione civile del clero del 1790, gli articoli organici, la resistenza dell'opinione pubblica al concordato di Luigi XVIII, sono indizî di queste sopravvivenze gallicane: e tutta la storia dell'Ottocento religioso francese ci mostra il protrarsi di resistenze (sempre meno intense, e costantemente vinte) all'opera unificatrice voluta da Roma, la quale col Concilio Vaticano segnò, si può dire, la disfatta definitiva del gallicanismo. Queste resistenze non impediscono la completa unificazione liturgica, proseguita da Pio IX e Leone XIII. Ai nostri giorni ultime tracce di spirito gallicano si palesano nella questione della pronuncia del latino liturgico, alla francese o all'italiana.

Bibl.: J.-B. Bossuet, Defensio declarationis celeberrimae quam de potestate ecclesiastica sanxit clerus gallicanus, Lussemburgo 1730; J. Longueval, Histoire de l'Église gallicane, 4ª ed., Parigi 1821; M.-M. Tabaraud, Histoire critique de l'assemblée générale du clergé de France en 1682, Parigi 1826; A.-M.-J. Dupin, Les libertés de l'Église gallicaine, Parigi 1824; J. de Maistre, De l'Église gallicane dans son rapport avec le Souverain Pontife, Lione 1854; G. Hanotaux, Recueil des instructions aux ambassadeurs de France (Introduzione: Essai sur les libertés de l'Église gallicane), Parigi 1888; J.-A. At, Histoire du droit canon. gallican, Parigi 1904; L. Serbat, Les assemblées du clergé de France, 1561-1615, Parigi 1906; M. Dubruel e H.-X. Arquillière, in Dict. apolog., II, Parigi 1911, pp. 193-273; M. Dubruel, in Dict. théol. cath., VI, Parigi 1915, coll. 1096-1137; E. Sevestre, Les idées gallicanes et royalistes du haut clergé à la fin de l'ancien régime, Parigi 1917; V. Martin, Le gallicanisme et la réforme catholique, Parigi 1920.

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