Gallia (lat. Gallia) Denominazione latina della regione comprendente l’Italia settentrionale (G. Cisalpina) e in particolare la vasta area dell’Europa centrale delimitata dal
Tra il 700 circa e il 400 a.C. una serie di migrazioni portò nella G. i Celti, che fondarono, sulla base di una fondamentale unità etnica, una grande nazione da una parte e dall’altra del Reno e si espansero scontrandosi con l’elemento iberico nel sud-ovest e quello ligure nel sud-est. I Celti portarono l’uso del ferro; la loro prima civiltà prende il nome di
Questi popoli si suddividevano in cantoni territoriali (pagi); il
2. Campagne di conquista e romanizzazione
I contatti fra Galli transalpini e Romani cominciarono alla metà del 2° sec. a.C., quando la colonia greca di
La penetrazione romana s’appoggiò sull’alleanza con Marsiglia e con gli Edui, e fu consolidata dall’opera di negotiatores italici che si installarono nella provincia, pur dovendo far fronte a rivolte di Salluvi (grave l’ultima, del 77 a.C., incoraggiata dalla rivolta spagnola di Sertorio e domata da Pompeo) e Allobrogi (62). Dalla provincia Narbonese il dominio romano si estese su tutta la G. con la campagna condotta da Cesare, che, iniziata come una guerra di difesa della provincia minacciata dagli Elvezi, si estese sfruttando le rivalità tra i popoli gallici. La prima conquista fu compiuta in soli due anni (58-56), cui seguirono le repressioni contro le rivolte, particolarmente impegnative nel 52; la resistenza cessò con l’espugnazione di Alesia e la cattura di
A questo regime provvisorio, Augusto, nel 27 e 16 a.C., dette una sistemazione definitiva dividendo la Narbonese dalla Comata, in cui furono costituite tre province (tres/">tres Galliae):
3. La formazione di regni autonomi
Nel corso del 3° sec. l’assetto della G. fu turbato dall’intentificarsi delle incursioni di popolazioni germaniche, respinte da Gallieno attraverso i generali Aureliano e Postumo. Con la ribellione di Postumo si creò l’impero delle Gallie (258-73), che ebbe per effetto un consolidamento della regione, e apparve originato da necessità di autonomia, tanto più impellente quanto più il governo centrale si mostrava debole. La riorganizzazione amministrativa e militare di Diocleziano assicurò ancora un periodo di prosperità ma la pressione e infiltrazione dei Barbari, specialmente dei Franchi, nel 4° sec. (particolarmente grave quella del 355, respinta da Giuliano l’Apostata) si fecero incontenibili dal 406. La grande invasione dei popoli germanici, portò, nel corso del 5° sec., alla costituzione dei regni autonomi dei Franchi, Burgundi e Visigoti. Il dominio romano si restrinse sempre più: l’ultimo territorio fedele a Roma fu il regno di Siagrio, fra la Senna e la
Nell’età del Bronzo e del Ferro compaiono figurine antropomorfe e zoomorfe incise, scolpite nella pietra o dipinte, di tendenza naturalistica, e statue-menhir intagliate con profilo umano, talvolta con pugnale triangolare o con un’ascia immanicata; nell’epoca di Hallstatt, quelle della necropoli di Mouriès, presso
L’espansione territoriale dei Galli nella pianura padana, nella penisola iberica e in alcune regioni danubiane contribuì in notevole misura/">misura nel 4° sec. a.C. a estendere largamente gli aspetti culturali gallici, che si svolsero progressivamente in varie fasi, fino alla conquista romana. Ma già da secoli si erano andati introducendo influssi greci ed etrusco-italici. Le prime opere plastiche (a Marsiglia, colonia greca) sono edicolette con statua di Artemide seduta, di tipo ionico-asiatico. L’influsso di Marsiglia ellenizzata si irradiò soprattutto lungo la costa, creando una corrente artistica (dal 4° al 2° sec. a.C.) che ebbe rapporti con l’arte italica ed etrusca (Entremont,
La monetazione gallica anteriore all’impero riflette le varie correnti di civiltà; le prime monete furono coniate da o per la colonia di Marsiglia. Alle monete d’argento delle città dell’Asia Minore, in corso a Marsiglia nel 5° sec. a.C., successero gli oboli (con testa di Apollo e ruota) e le dracme (con testa di Artemide e leone), imitanti tipi siracusani e di Velia. Le monete galliche, fuse o coniate, erano di bronzo, d’argento, d’oro di leghe varie. Come sistemi monetali, i Galli furono debitori dei Greci e dei Romani. I tipi imitavano: gli stateri d’oro di Filippo e quelli tarantini (Anfitrite e
La ceramica di tradizione hallstattiana, rugosa, con ornamenti incisi geometrici, perdurò fino alla romanizzazione. Sul litorale mediterraneo venne importata la ceramica grigia d’Eolide e quella dipinta ionica, corinzia, attica, laconica; in seguito, dal 4° sec. a.C., quella a vernice nera etrusco-campana dalla
Nel campo della toreutica, i Galli eccellevano in decorazioni policrome: i loro lavori prelusero agli smalti medievali (regioni del Reno e della
La fondazione/">fondazione di Aix e quella di Narbona (122-118 a.C.) segnarono già una trasformazione artistica dell’arte gallica e una romanizzazione che si sarebbe ampliata con la conquista di Cesare. Le città della G. Narbonese assunsero l’impianto urbanistico romano, con cardine e decumano; già al tempo di Augusto sorsero archi onorari, templi, teatri, anfiteatri, terme, basiliche, horrea/">horrea (Arles, Narbona,
La ceramica, all’inizio del 1° sec., imitava quella aretina nelle fabbriche della Graufesenque (Aveyron), di Montans (Tarn), Banassac (Lozère), poi di Lezoux, largamente esportate nel 2° sec. nelle regioni del Reno. Mentre le fabbriche del Sud cessarono nel 2° sec. di imitare la ceramica a rilievi aretina, realizzando quella rosata unita, la fabbrica di Lezoux nel 3° sec. produceva vasi incisi imitanti i vetri (à la barbotine, a rilievi applicati); le fabbriche della valle del Rodano (Vienne) diffusero vasi globulari con medaglioni a rilievo applicati, con teste di imperatori, di divinità, scene del circo, del teatro, erotiche. Nel 4° sec., nel Sud si ebbe la ceramica con vernice metallica, grandi piatti stampigliati con palmette e animali. Fabbriche di vetri si stabilirono dal 1° sec. nella G. Narbonese, nella valle del Reno e nel Nord, imitando i prodotti romani e della
Ogni tentativo di ricostruzione della religione degli antichi Galli trova un limite nel fatto che i documenti risalgono per lo più all’età della G. in via di romanizzazione o romanizzata; essi testimoniano dunque un sincretismo religioso gallo-romano più che l’autentica religione del paese. Tuttavia, ricorrendo anche alla documentazione indiretta delle testimonianze classiche sui Celti, è possibile ricavare nozioni relativamente sicure intorno a idee religiose e figure divine della G. preromana.
Innanzitutto appare che i G. conservavano l’antica nozione indoeuropea del divino articolantesi in una pluralità di dei differenziati e soprattutto che disponevano di una classe sacerdotale, i druidi, i quali erano detentori delle dottrine religiose, sovrintendevano la vita religiosa delle comunità ed erano sovraordinati alla classe dei guerrieri. Dalla testimonianza di Lucano emergono le figure divine di Taranis, Teutates, Esus. Gli scoliasti di Lucano identificano in vario modo queste divinità con quelle descritte da Cesare nel suo excursus sulla religione dei Galli (De bello gallico VI), che non ne fornisce mai il nome gallico ma le interpreta come Mercurio, Apollo, Minerva ecc. A un insieme di divinità ben differenziate si accompagnavano divinità locali, minori e figure che non possono essere definite propriamente ‘dei’. In epoca gallo-romana alcune di queste figure (semplici demoni o spiriti locali) vennero interpretate come divinità da parte dei coloni romani.
Sulle origini del cristianesimo in G. (a parte le tarde leggende che le farebbero risalire agli Apostoli, con
La lingua dei Galli, del gruppo celtico (➔ Celti), è documentata da iscrizioni, glosse di antichi autori, prestiti nel latino e residui sopravvissuti in lingue moderne; il gallico, che si sovrappose a parlate preindoeuropee e fu poi sopraffatto dal latino, ebbe un millennio di vita, dal 5° sec. a.C. al 5° d.C.