Galeno Claudio

Enciclopedia Dantesca (1970)

Galeno Claudio (Galieno)

Enzo Volpini

Nato a Pergamo nel 129-130 d.C. e morto nel 200 circa, G. è considerato, dopo Ippocrate, il medico più illustre dell'antichità.

Accurato anatomista e fisiologo di valore, G. ebbe il merito di raccogliere e unificare le conoscenze mediche, teoriche e pratiche, fino allora acquisite. Scienziato dai molteplici interessi e dalla vastissima attività, G. ben meritò il titolo di fondatore della medicina sistematica e passò al Medioevo come l'‛ autore ' medico per eccellenza, assieme a Ippocrate.

In D. il nome di G. compare tre volte: nella Commedia (If IV 143) tra gli spiriti magni del Limbo insieme ad Avicenna e Ippocrate; nel Convivio (I VIII 5) quale autore della Τέχνη ἰατρική (Ars Medica) ovvero li Tegni di Galieno (v. TEGNI) e nella Monarchia (I XIII 6) a corroborare, con una citazione tratta dal De Cognoscendis curandisque animi morbis (c. 10), un'opinione dantesca. L'omaggio di D. a G. non si discosta dalla tradizionale venerazione per l'autore che più di ogni altro incarnava, con la sua imponente summa, il vasto campo del sapere medico.

Nel primo Medioevo la conoscenza e la fortuna di G. fu poca cosa rispetto a quella preponderante d'Ippocrate, e ciò in ragione della netta predilezione " per le riduzioni di carattere pratico e di poca mole, anche se di scarso valore scientifico " (A. Beccaria, I codici di medicina del periodo presalernitano (secoli IX, X e XI), Roma 1956, 24). Del VI secolo è la traduzione dell'opera di G. Ad Glauconem De medendi methodo, menzionata da Cassiodoro nell'elenco di libri medici della biblioteca di Vivarium (Institutiones, ediz. R. A. B. Mynors, I XXXI 2). In epoca carolingia, per controbilanciare la fortuna d'Ippocrate, in questo nucleo originario della Terapeutica a Glaucone vennero inseriti il De Pulsibus et urinis e altri brevi testi, ma senza fortuna; una contemporanea iniziativa, nata come ampliamento della Terapeutica a Glaucone mediante l'aggiunta di vari capitoli (il cosiddetto Liber tertius) e poi integrata con estratti da Teodoro Prisciano (Euporiston, 1. II), col Liber Aurelii e col Liber Esculapii, trovò invece larga accoglienza nei secoli IX-X (A. Beccaria, op. cit., p. 35; P. Courcelle, Les lettres grecques en Occident de Macrobe à Cassiodore, Parigi 1948, 382-388). Ma il contributo capitale per la conoscenza di G. fu degli Arabi. Nella seconda metà del IX secolo, Hunain ibn Ishāq (latinizzato in Ioannitius), coadiuvato dalla sua scuola, tradusse dal greco in arabo gran parte del corpus galenico e compose un'introduzione all'Ars parva (Isagoge Iohannitii ad Tegni Galeni) che, nella versione latina di Costantino Africano, servì di avviamento agli aspiranti medici. Lo stesso Costantino nell'XI secolo tradusse la Τέχνη ἰατρική (detta anche Ars parva, Tegni o Microtegni) e la contrappose alla Therapeutica sive megatechni. Nella seconda metà del XII secolo, Gerardo da Cremona tradusse dall'arabo in latino diversi scritti galenici e pseudo-galenici, e così pure Marco da Toledo. Nel XIII secolo si ebbero traduzioni di Armengaud Blasius e Arnaldo di Villanova. Tradussero direttamente dal greco in latino, nel XII secolo Burgundio da Pisa, nel XIII Guglielmo di Moerbeke e nel XIV secolo infine Niccolò da Reggio e Pietro d'Abano (L. Thorndike, Translations of works of G. from the Greek by Niccolo da Reggio (c. 1308-1345), in " Byzantina Metabyzantina " I [1946] 213-235; id., Translations of works of G. from the Greek by Peter of Abano, in " Isis " XXXIII [1942] 649-653).

Bibl. - L. Leclerc, Médecine arabe, I, Parigi 1876, 242-252; M. Neuburger, Geschichte der Medizin, i, Stoccarda 1906, 351-402; L. Thorndike, A History of Magic and Experimental Science, I, Nuova York 1923, 117-181; G. Bergstrosser, Hunain ibn Ishāq über die syrischen und arabyschen Galen-Übersetzungen, Lipsia 1925; D. Campbell, Arabian Medicine and its Influente on the Middle Ages, Londra 1926, vol. II; G. Sarton, Introduction to the History of Science, I, Baltimora 1927, 301-307.

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