CECCARELLI, Galeno

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 23 (1979)

CECCARELLI, Galeno

Mario Crespi

Nacque il 26 febbr. 1889 a Gerfalco (Grosseto) da Camillo, medico condotto e da Teresita Vecchioni. Compiuti i primi studi nel paese natio e poi a Grosseto, frequentò il liceo a Pisa: in questa città partecipò all'attività di gruppi giovanili anticlericali e si segnalò tra gli studenti autori della contestazione nei riguardi dell'arcivescovo P. Maffi, nominato cardinale. Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Firenze, iniziò presto gli esercizi di medicina pratica al letto del malato a Gerfalco, ove spesso seguiva nella quotidiana fatica il padre, che morì tuttavia quando egli era ancora studente. Dopo aver conseguito la laurea, il 15 luglio 1913, il C. divenne medico condotto interno a Belforte di Siena e successivamente a Montieri, un piccolo paese della Maremma vicino a Gerfalco. La chirurgia, però, cominciava ad attrarlo, così che dopo poco tempo, nel febbraio del 1915, divenne aiuto chirurgo nell'ospedale di Pontedera.

Proseguiva, intanto, la sua partecipazione alla vita politica: presentatosi nel luglio del '14 candidato indipendente di parte socialista, insieme a Bernardino Lotti, fu eletto consigliere provinciale di Grosseto; più tardi, in occasione della settimana rossa, pronunciò un discorso a Boccheggiano, nel comune di Montieri, ove lavoravano e vivevano numerosi minatori. Tuttavia, l'inaspettata dichiarazione a favore dell'intervento in guerra dell'Italia pronunciata in una adunanza del Consiglio provinciale fu causa dell'attacco violento che contro di lui scagliarono i socialisti, ed egli fu costretto a dimettersi.

Allo scoppio delle ostilità il C. fu chiamato alle armi e inviato in zona di operazione. Aggregato alla direzione di sanità del XX corpo d'armata a Enego, fu destinato al 111°ospedale da campo, allogato in una scuola di Cismon, in Valsugana; fu poi destinato al 128º reparto someggiato della 28ª sezione di sanità, operante sull'altopiano di Asiago, sulle pendici del monte Zebio e del Colombara; infine, venne inquadrato nel 112ºreggimento fanteria, brigata Piacenza. Fu in prima linea sul Carso e sul Piave, guadagnandosi la croce di guerra, e dopo un breve periodo trascorso in Albania fu congedato, nell'ottobre del 1919, e poté tornare al suo lavoro.

Riprese quindi il posto di aiuto chirurgo nell'ospedale di Pontedera, acquisendo preziosa esperienza e progredendo nella tecnica operatoria; mantenne tuttavia stretti legami col mondo universitario grazie agli assidui contatti con l'ateneo di Pisa, ove frequentava principalmente gli istituti di patologia generale e di patologia chirurgica. Nel 1923 vinse una borsa di studio per un posto di perfezionamento all'estero e si recò a Vienna, presso l'istituto di anatomia patologica diretto da C. Stemberg, quindi nella clinica chirurgica di A. F. von Eiselsberg, infine nella clinica urologica del Sophienspital, ove operava il celebre V. Blum: tuttavia, il contatto con quelle rinomate scuole chirurgiche, come narrerà poi nella sua autobiografia, non destò in lui particolare entusiasmo. Nel luglio dello stesso anno, C. Righetti, che lo aveva conosciuto e apprezzato, gli offrì il posto di aiuto nella clinica chirurgica dell'università di Perugia, da lui diretta. Sotto la guida del valente maestro il C. poté completare la propria formazione chirurgica, intraprendendo anche quella che sarebbe diventata una luminosa carriera universitaria. Nel '29, sempre con la qualifica di aiuto, seguì il Righetti che era stato chiamato a dirigere l'istituto di clinica chirurgica di Bari; due anni dopo gli fu affidata la direzione della cattedra di patologia chirurgica di quell'università, che già lo aveva incaricato dell'insegnamento di tale disciplina dal '29 al '31,e nel 1934 fu confermato ordinario. Nel 1935 fu chiamato all'università di Perugia, a dirigervi la cattedra di clinica chirurgica: in tale sede rimase quattro anni, divenendo anche preside della facoltà di medicina e chirurgia. Infine, nel 1939 fu chiamato a dirigere l'istituto di clinica chirurgica dell'università di Padova, e mantenne tale incarico fino al termine dell'insegnamento.

Il C. fu un valente chirurgo, di ottima formazione teorica e dotato di tecnica raffinata. Abile e sicuro in tutti i campi della medicina operatoria, intuì il valore delle nuove branche chirurgiche il cui sviluppo favorì attivamente: dette un notevole impulso all'anestesiologia, di cui fondò la scuola; fu uno dei pionieri nei vari rami della chirurgia toracica; nel 1949 inviò l'allievo C. A. Carlon negli Stati Uniti a perfezionarsi nella tecnica degli interventi cardiovascolari, ponendo in tal modo le basi per i futuri lavori della sua scuola nel campo della cardiochirurgia in circolazione extracorporea e in ipotermia di superficie.

Nella chirurgia addominale si segnalò per le tecniche originali di resezione gastrica nell'ulcera gastroduodenale, per l'impiego della vagotomia nel trattamento dell'ulcera peptica, per la cura del megaesofago e del megacolon; una particolare menzione in tale campò merita la sua incisione laparatomica a forma di S per aggredire la milza (Chirurgia della milza, in R. Alessandri-L. Torraca, Trattato di tecnica operatoria, IV, Milano 1949, pp. 217-239). Nella chirurgia toracica fu tra i primi a operare la exeresi nella cura della tubercolosi polmonare (Sulla exeresi nellatubercolosi polmonare, in Omaggio a R. Paolucci, a cura di G. Bendandi, Roma s.d., pp. 372-382), ricevendo per questo la medaglia d'argento dell'Associazione veneta per la lotta contro la tubercolosi. Recò i suoi contributi praticamente in tutti i settori della chirurgia, dall'urologia alla neurochirurgia, all'ortopedia, alla traumatologia. Autore di numerosi lavori clinici e sperimentali, pubblicò nel 1957, a Milano, in due volumi, il Trattato di diagnostica chirurgica e diresse il Trattato italiano dipatologia chirurgica, edito a Padova nel 1964 in 5 volumi: in quest'ultima, opera fu autore, con C. A. Carlon, del capitolo Malattie cardiovascolari acquisite (I, pp. 1-13). Oltre al già citato Chirurgia della milza, redasse importanti capitoli nel Trattato italiano di tecnica operatoria: Chirurgia della cute e delsottocutaneo (I, Milano 1944, pp. 175-201); Chirurgia dei vasi (ibid., pp. 201-222); Chirurgia dei nervi periferici (ibid., pp. 222-233). Nel 1944 fondò la rivista Acta chirurgica Patavina, che mutò poi titolo divenendo Acta chirurgica Italica, e nel 1949 Acta anaesthesiologica.

Durante l'occupazione nazista di Padova il C. prestò aiuto ad alcuni prigiomeri iugoslavi: più tardi, il 13 maggio 1961, il presidente dell'Associazione combattenti iugoslava Belivić lo gratificherà, per questo, di un attestato di benemerenza. Sospeso l'insegnamento per raggiunti limiti di età, venne posto fuori ruolo e nominato professore emerito di clinica chirurgica. Assunse allora la direzione del Contro per lo studio e la cura dei tumori e fu nominato presidente onorario della Società italiana di cancerologia. Medaglia d'oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte, ricevette anche la medaglia d'oro dall'università di Padova per i venti anni d'insegnamento e dall'Ordine dei medici di Padova per i cinquanta anni di professione. Appartenne a quasi tutte le società di chirurgia italiane e straniere e fondò la Società triveneta di chirurgia; fu anche membro dell'Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova. Proprio nell'anno della sua morte vide la luce a Padova un suo scritto autobiografico: La sutura.

Morì a Padova il 30 settembre 1970.

Bibl.: D. Giordano, Chirurgia, I-II, Torino 1938, ad Indicem; Il nuovo clinico chirurgico di Padova, in Policlinico, sezione pratica, XLVI (1939), pp. 1065 s.; C. A. Carlon, Gli ottant'anni di un maestro: G. C., in Padova e la suaprov.,giugno 1969, pp. 3-6; L. Bucciante, G. C., in Atti e mem. d. Acc. di sc., lett. e arti inPadova, LXXXVI (1973-74), pp. 57 s.

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