Augusto, Gaio Giulio Cesare
Vita e attivitàFiglio di Gaio Ottavio e di Azia (nipote di Cesare), nacque in Roma il 23 sett. 63 a. C. e fu adottato da Cesare nel 45; da Apollonia (ove si trovava quando Cesare fu assassinato) venne a Roma nel maggio del 44, rivendicando i diritti di figlio ed erede del dittatore. Il rifiuto di Marco Antonio a consegnargli la sottratta eredità fece sì che intorno alla sua persona si riunissero tutte le forze che, alla morte di Cesare, volevano riprendere le antiche posizioni e che speravano di poter dominare meglio col giovanetto Ottaviano che non col potentissimo Antonio. In tal modo si creò la singolare situazione per cui egli ebbe al suo seguito veterani di Cesare e insieme il gruppo senatorio già avversario di Cesare. Ne sorse di conseguenza il conflitto con Antonio, il quale fu vinto in due battaglie a
Divenuto padrone dell'impero, dovette risolvere il problema costituzionale: egli inserì la sostanza monarchica del nuovo regime nell'ambito delle forme repubblicane. A ciò servì non tanto il consolato (rivestito consecutivamente dal 31 al 23), quanto l'imperio proconsolare, che gli dava il comando militare, e la potestà tribunicia (assunta nel 23), che gli conferiva, col diritto di veto, una posizione dominante fra le altre magistrature; fu conservato anche il titolo di imperator, generale vittorioso; la sua posizione predominante si rifletteva nel titolo di Augusto, col suo significato di onore e venerazione (non di culto), del quale il senato lo insignì nel 27. Nel 12 a. C. fu fatto pontefice massimo, nel 2 a. C. ebbe il titolo di
Al tempo stesso A. dovette provvedere alla tranquillità delle province periferiche: negli anni 27-24 furono condotte azioni vittoriose contro i Cantabri; i popoli alpini furono sottomessi dopo ripetute azioni; i rapporti coi popoli dell'Oriente furono regolati, in gran parte per merito di Agrippa, con vantaggiosi accordi: Erode, re di Giudea, divenne vassallo dei Romani; i Parti restituirono nel 20 le insegne perdute da Crasso e da Antonio. Nel 19 la
Augusto scrittore. A. fu scrittore puro ed elegante. Scolaro per l'eloquenza latina del retore Marco Epidio, per la cultura greca di Apollodoro di Pergamo, fu sempre studioso di eloquenza, ma con prevalente interesse politico e moralistico. Per prudenza politica scrisse sempre i suoi discorsi; anzi si dice che preparasse per iscritto memoriali per i colloqui più importanti, per non dire di più o di meno di quel che doveva. E dai numerosi frammenti delle epistole ai famigliari e di quelle ufficiali si vede com'egli fosse lontano dal turgido preziosismo asiano ma anche dal voluto arcaismo; né, colto com'era di greco, evitava parole ed espressioni greche. Scrisse: Rescripta Bruto de Catone, risposta al panegirico di Catone fatto da Bruto; esortazioni alla filosofia (Hortationes ad philosophiam); le proprie memorie in 13 libri (Commentarii de vita sua) fino alla fine della guerra cantabrica (24 a. C.); una Descriptio Italiae, opera geografica in cui si valse del materiale lasciato da Agrippa; una Vita di Druso; un poemetto in esametri, Sicilia; un libro di epigrammi (ne restano due di scarso valore letterario); aveva cominciato una tragedia Aiax, che poi, malcontento della forma, distrusse. Resta invece l'Index rerum a se gestarum, elenco delle sue imprese, da A. redatto poco prima di morire, e affidato alla custodia delle Vestali perché alla sua morte fosse inciso su tavole di bronzo davanti al suo mausoleo. Di esso furono fatte numerose copie, una delle quali quasi integra è il cosiddetto Monumentum Ancyranum.
Iconografia di Augusto. Oltre alle belle effigie su monete, si conservano di A. più di 140 ritratti in scultura (dall'Italia e dalle varie provìnce) che lo riproducono dalla giovinezza alla maturità. Notevoli soprattutto le teste marmoree del Museo Capitolino, di