ONORATI, Gaetano Niccola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ONORATI, Gaetano Niccola

Renata De Lorenzo

ONORATI, Gaetano Niccola (Columella). – Nacque a Craco (Basilicata) il 26 agosto 1754 da Francesco Antonio, agricoltore, e da Vittoria Mormando.

Avviato alla vita religiosa, apprese giovanissimo le lingue latina e greca, le scienze matematiche e fisiche, i principi di medicina, la giurisprudenza, la storia sacra e profana. Nel 1774 entrò nell’Ordine francescano dei minori osservanti e svolse il noviziato a Bologna. Divenuto a 26 anni lettore di filosofia, nel 1780 pubblicò Logices elementa mathematica methodo disposita. Rientrato in provincia, fu lettore di teologia del suo Ordine. Spostatosi a Napoli, ricoprì la cattedra di filosofia scotistica nell’Università (1780-82). Seguì i corsi di medicina sotto la guida di Niccolò Andria, che lo introdusse alla chimica, e fu lettore di filosofia nel Collegio militare della Nunziatella (1782-88).

In questi anni scrisse opere moraleggianti o scientifiche per vari eventi, testimonianza dei suoi interessi poliedrici e del suo impegno pedagogico, edite tutte a Napoli: Riflessioni sulla privata felicità (1782); Dizionario di voci dubbie italiane con la dichiarazione storica, e militare antica e moderna di alcune di esse… (1783); Dissertazione sul tremuoto di Messina e di Calabria avvenuto il di 5 e 7 febbraio del corrente anno (1783); Saggio di una difesa della divina rivelazione di Lionardo Euler tradotto dall’idioma tedesco (1787). Tali studi lo misero al centro del dibattito scientifico così da dover difendere alcune delle sue idee nella Lettera parenetica dell’abate d. Onofrio Galeota a messer Cimabue Tuttosalle. Giornalista di Vicenza (1784), che pubblicò con uno pseudonimo.

Nominato nel 1785 da Pio VI exprovinciale dell’Ordine, dal 1788 professore di agricoltura e di diritto naturale nelle Regie Scuole di Salerno, fu uno dei protagonisti del clima culturale attento alla sperimentazione in agricoltura, nell’ambito dell’insegnamento genovesiano, facendo dialogare arte e scienza, capitale e province. Iniziò le lezioni il 4 novembre 1788 con un’orazione (Dei pregi dell’agricoltura…, Napoli 1789) in cui sottolineò l’importanza dell’ agricoltura nell’economia dello Stato. Durante il soggiorno salernitano pubblicò Primi esperimenti della moltiplicazione delle biade (ibid. 1789), manualetto scritto all’insegna della massima «seminar poco e raccoglier molto», e collaborò per un breve periodo con il Magazzino enciclopedico salernitano, sensibile alle idee illuministe.

Furono queste le fasi preparatorie del fondamentale lavoro Delle cose rustiche. Tomo primo che contiene l’agricoltura teorica (ibid. 1791);Tomo secondo che contiene l’agricoltura pratica (1793); Tomo terzo che contiene la Pastorizia e medicina veterinaria (1795).

Il suo metodo, frutto di lunghi esperimenti e della pratica, all’insegna della ‘nuova agricoltura’ e dell’uso della chimica, auspicava l’integrazione fra agricoltura e pastorizia, l’abolizione del regime del Tavoliere e la messa a coltura di quelle terre, con ridotte porzioni, su cui far pascolare piccole mandrie; dava inoltre dettagliate descrizioni di salari, addetti, composizione delle greggi, si soffermava sull’allevamento delle api e dei bachi per la seta, sulla medicina veterinaria, ‘arte’ che aveva bisogno di altre scienze (fisiologia, igiene, patologia ecc…). Nello spirito dell’opera maggiore seguirono gli interventi degli anni Novanta, pubblicati sul Giornale letterario di Napoli: Del tempo di seminare il frumento… (1794); Lettere sui fichi secchi e sul giulebbe… (1798); Sul Calabrice, o sui nocciuoli delle sue bacche, che servir possono per caffè… (1798). Nel 1796 curò la ristampa dell’opera di Antonio Sanfelice, De origine et situ Campania, che dal Cinquecento aveva avuto numerose edizioni, preceduta dal saggio Le memorie della vita e degli studi dell’erudito francescano padre Plinio.

Coinvolto nelle indagini sulla congiura giacobina del 1794, fu prosciolto nel 1797 dalla Giunta Inquisitoria di Stato e poté continuare la sua attività, aggiungendo al suo nome quello di Columella, preso in prestito dall’autore latino. Nel 1798, soppressa la cattedra di agricoltura, si recò a Napoli nel convento dell’Ospedaletto ed ebbe all’Università l’insegnamento di agricoltura e scienze veterinarie, poi quello di diritto naturale e di teologia scotistica. Poco prima della rivoluzione del 1799 scrisse un sonetto All’Italia, in onore di Ferdinando, impegnato nella campagna romana contro i francesi invasori.

Durante la repubblica fu «alieno da coinvolgimenti rivoluzionari» (De Lorenzo, 2002, pp. 157 s.) ma col ritorno dei Borboni fu sospettato e gli venne sospesa la pensione di cui godeva per il lavoro svolto a Salerno. Riuscì poi a dimostrare la sua innocenza e nel 1804 ebbe dal governo un contributo di 10 ducati al mese per incoraggiamento alle sue ricerche (Marafioti, 1967, p. 154). Nominato professore di storia e geografia all’Accademia militare dell’Annunziata, si dedicò allo studio ma anche a viaggi scientifici (Saggio filosofico georgico fatto nell’anno 1802 da Napoli fino a Taranto…, in Memorie su l’economia…, 1818, pp. 369-421).

Segno del clima mutato è la seconda edizione (1803-06) – in 10 volumi – della sua opera principale che dava ora esplicitamente spazio alla chimica (Delle cose rustiche ovvero Dell’agricoltura… trattata coi principj della chimica moderna) e sollevò un ampio dibattito per il suo carattere pratico e divulgativo. Le nuove tecniche agricole da lui sperimentate vennero divulgate anche tramite corrispondenze sul Giornale letterario di Napoli.

Vi si profilava una figura dell’agricoltore più rispondente ai cambiamenti politici che orientavano la legislazione verso un ridimensionamento della grande proprietà a favore di una figura media di operatore agricolo, con più spiccate competenze tecniche. Sono di quello stesso periodo le dissertazioni su settori soggetti a pratiche innovative nell’alimentazione umana (Della coltura e dell’uso economico de’ pomi di terra detti volgarmente patate, Napoli 1803), che risentono anche del passaggio dal pedagogismo settecentesco a quello ottocentesco: l’agronomo aveva un profilo più professionale, richiesto dallo Stato amministrativo introdotto con le riforme del Decennio francese sotto Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat (1806-15).

Scrisse Il compendio della gramatica [sic] italiana per uso delle pubbliche scuole gratuite di Napoli e del Regno (Napoli 1807) e la prefazione ai Saggi su le scienze naturali ed economiche della Real Società d’Incoraggiamento di Napoli per l’anno 1807, istituzione in cui fu cooptato; fece parte di varie commissioni come quella per un regime delle acque del regno (1807). Si riconobbe sempre più nel ruolo di funzionario al servizio dello Stato: ispettore generale delle scuole normali (1808); da docente (1808-11) della cattedra di agricoltura presso l’Università di Napoli e poi rettore della chiesa dello Spedale (1811), grazie alle sue conoscenze. L’intellettuale ‘organico’, docente di agricoltura, scrisse la Memoria sul miglioramento de’ vini napoletani (ibid. 1808) e la Memoria sul coltivamento, e su l’industria della bambagia… (ibid. 1810), poiché il cotone ebbe nel decennio una fase economicamente favorevole.

La dimensione della rinnovata partecipazione alla vita dello Stato si ritrova nei tre saggi-manuali di economia campestre editi sempre a Napoli tra il 1809 e il 1811 (Saggio di economia campestre e domestica per gli XII mesi dell’anno ad uso degli Agricoltori… e – con eguale titolo – per il 1811 e per l’anno bisestile 1812. Essi vennero variamenti riproposti con il titolo Dell’agricoltura pratica, e della pastorizia e di molte altre dottrine, che riguardano la medicina veterinaria, e l’economia domestica per gli XII mesi dell’anno (1813) e con titoli simili. Si tratta di un vademecum del contadino, con una raccolta di detti e proverbi popolari, che ebbe continue edizioni fino al 1859. Onorati vi prospettava una pluriattività conciliabile con le occupazioni urbane, grazie a poderi vicini alla città, invitava a diversificare le coltivazioni per sopravvivere alle crisi e si diffondeva sui doveri del padre di famiglia e delle donne, complementari nell’economia familiare. Nel terzo volume affrontava il problema della ricchezza: con diffidenza guardava sia alla mercatura sia all’usura e non dava rilievo all’arricchimento legato all’attività impiegatizia in un mondo che andava incrementando le burocrazie. Pur nell’impianto religioso-tradizionalista, mostrava una sensibilità scientifica, statistica, proiettata sul bene della nazione, grazie a opportune conoscenze. Tali idee andarono di pari passo col suo impegno nella divulgazione della chimica così che nel 1815 fu promotore della pubblicazione dell’opera di Humpry Davy, Elements of agricultural chemistry (1813), tradotta da Antonio Targioni Tozzetti.

Durante la Restaurazione, grazie alla politica dell’‘amalgamaportata avanti dai Borboni, ebbe un ruolo pubblico nel Regio Istituto di Incoraggiamento e ottenne la cattedra di agricoltura presso l’Università di Napoli.

Ripropose allora l’importanza economica delle patate (Delle patate, loro coltura, uso economico e maniera di farne il pane…, Ancona 1816, Milano 1817), della seta e dell’olio. L’incontro-scontro con Vincenzo Dandolo, alla cui opera fece alcune critiche, tese a valorizzare la produzione e la lavorazione meridionale della seta e diede luogo a una polemica dai toni aspri (Dell’educazione de’ bachi da seta per animarne l’industria nel regno di Napoli e di Sicilia, Napoli 1817; Dell’educazione de’ bachi da seta… preceduta dal giudizio… su l’opera del conte Dandolo..., Milano 1819; cfr. De Lorenzo, 1998, p. 191 s.) che coinvolse la sua figura di scienziato e di religioso anche sulla Biblioteca italiana (Lettera del Padre N.C. O. … al signor compilatore della Biblioteca italiana…, Napoli 1820). Il contrasto, che riguardava anche la primazia di alcune scoperte, lo emarginava rispetto a contesti italiani ed europei, più attenti ai meccanismi del commercio. Il problema fu affrontato anche nel caso dell’olio: l’efficacia degli esperimenti di Onorati, attestata da testimoni, non fu validata dal perito dell’Istituto di Incoraggiamento (De vinacciuoli e del modo di estrarne l’olio…, Napoli 1818). Era un’ulteriore prova del clima polemico che lo circondò e che denunziò ne L’olio de’ vinaccioli vendicato (ibid. 1819).

Nelle Memorie su l’economia campestre e domestica che possono servire di supplemento all’opera Delle cose rustiche… (Napoli 1818) continuò il suo percorso raccogliendo vecchi e nuovi interventi, tra cui la descrizione degli strumenti rustici e un catalogo ragionato degli scrittori di agricoltura, pastorizia e medicina veterinaria del Regno di Napoli e Sicilia.

Anche gli Opuscoli georgici (ibid. 1820) comprendevano interventi già pubblicati e quattro inediti, che diedero luogo a ulteriori polemiche contro chimici ritenuti ignoranti; gli ultimi due, sull’epidemia di schiavina manifestatasi nel 1807 e sulla malattia dei porci, erano impostati come istruzioni pratiche.

Onorati fu citato in giornali, dizionari e enciclopedie italiani ed europei, nei calendari agrari, nelle rassegne bibliografiche, che si occupavano del mondo rurale ma anche di arti, letteratura, scoperte, e fu membro di importanti accademie e società agrarie (De Lorenzo, 1998, p. 162 n.).

Assalito nella sua cella del monastero francescano di S. Maria la Nova da due ladri, terziari francescani del suo convento, trovò la morte l’11 gennaio 1822 , pochi giorni dopo essere stato nominato dal re direttore dell’Orto botanico di Napoli.

Opere:Scrisse oltre 40 opere a stampa di vario argomento, prefazioni a opere altrui, sonetti ecc. Vanno segnalate Le orazioni (Napoli 1821), tra cui le orazioni funebri per Carlo III (1789) e per Maria Clementina arciduchessa d’Austria, prima moglie dell’erede Francesco di Borbone (1801). Suoi sintetici profili di uomini illustri, santi, vescovi, si ritrovano in Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli (Napoli 1814-22).

Fonti e Bibl.: Una raccolta di fonti è in atto da parte di un discendente, Pasquale Mauro Maria Onorati, tra le quali una corrispondenza di 16 lettere del 1783-94, indirizzate al bibliotecario presso la Bibl. Palatina di Parma. Per un’analisi articolata cfr. R. De Lorenzo, Eroi involontari, interlocutori di un professore di agricoltura. Lettori e fruitori dell’opera di N. Columella O., in Id. Società economiche e istruzione agraria nell’Ottocento meridionale, Milano 1998, pp. 159-197; Id., Tradizione-innovazione: «uomini di scienza» e rivoluzione in Terra di Bari e Basilicata, in Patrioti e insorgenti in provincia: il 1799 in Terra di Bari e Basilicata, a cura di A. Massafra, Bari 2002, pp. 157 s. I biografi di Onorati ne hanno riconosciuto il ruolo di divulgatore e pedagogo, oppure ne hanno sottolineato la fisionomia di intellettuale europeo come professore di economia rurale e membro o corrispondente di accademie. Oltre le necrologie di rito a ridosso della morte citate in De Lorenzo, 1998, p. 162, cfr. C. de Rosa, marchese di Villarosa, Ritratti poetici di alcuni uomini di lettere antichi e moderni del regno di Napoli, I, Napoli 1834, pp. 249-254;F. Cioffi, Padre N. O.Columella, in Miscellanea Francescana, XXXVI (1936), pp. 112-118; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, pp. 244, 371, 384, 408; G. Donno, P. N. ColumellaO. regio professore emerito di agricoltura e bibliografo, in Annali della Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, XXIX (1977), pp. 405-441; G. Donno, N. O. «Columella» … (1754-1822) studioso di agricoltura, in Miscellanea Francescana, LXXVIII (1978), pp. 564-593; Id., Sulla attività francescana e sugli scritti di agricoltura di P. N. Columella O., in Rivista di Storia dell’agricoltura, XIX (1979), 1, pp. 26-72; 3, pp. 97-138. Fanno riferimento a Onorati molte storie dell’agricoltura dalla fine del Settecento e le ricognizioni di fonti sul tema. Cfr. per esempio Problemi di storia delle campagne meridionali nell’età moderna e contemporanea, a cura di A. Massafra, Bari 1981, ad ind.;  A. Saltini, Storia delle scienze agrarie dalle origini al rinascimento, Bologna 1984, pp- 51-62 e passim; Le conoscenze agrarie e la loro diffusione in Italia nell’Ottocento, a cura di S. Zaninelli, Torino 1990, pp. 1-16; Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea, a cura di P. Bevilacqua, Venezia 1991, I, pp. 286, 661, III, p. 346; G. Fumi, Fonti per la Storia dell’ agricoltura italiana (1800 - 1849), Milano 2003, passim. Altri riferimenti si trovano in opere di ricostruzione generale della fase compresa tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento: M. Berengo, Le origini settecentesche della Storia dell’agronomia italiana, in L’ età dei lumi: studi storici sul Settecento europeo in onore di Franco Venturi, II, a cura di R. Ajello et al., Napoli 1985, p. 863-90; M. Ambrosoli, Scienziati, contadini e proprietari. Botanica e agricoltura nell’Europa occidentale, 1350-1850, Torino 1992. Per singoli aspetti del suo impegno: G. Donno, Sul viaggio filosofico-georgico fatto dal Padre N. Columella O. da Napoli a Taranto nel 1802, inRivista di Storia dell’agricoltura, XVII (1977), 2, pp. 55-67; A. Placanica, Il filosofo e la catastrofe. Un terremoto del Settecento, Torino 1985, pp. 70, 90 s. e passim. Sull’istruzione: G. Marafioti, L’istruzione nel reame di Napoli durante il decennio dei Napoleonidi (1806-1815)…, Cosenza 1967, pp. 54, 75 s., 83; A. Zazo, L’istruzione pubblica e privata nel Napoletano (1767-1860), Città di Castello 1927, p. 47; D. Cosimato, L’agricoltura nel Mezzogiorno e le prime cattedre di agronomia alla fine del secolo XVIII, in Il Picentino, XVII (1973), 2, pp. 16-26.

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