PESCUCCI, Gabriella

Enciclopedia del Cinema (2004)

Pescucci, Gabriella

Melania G. Mazzucco

Costumista cinematografica, nata a Rosignano Marittimo (Livorno) il 17 gennaio 1943. Ha prediletto sempre il film in costume lavorando con registi come Martin Scorsese e Sergio Leone con i quali ha ricostruito le varie epoche basandosi su una puntigliosa documentazione, ma è anche riuscita a dar forma al mondo fantastico e onirico di Federico Fellini e alle 'follie' di Terry Gilliam traendo ispirazione dall'arte figurativa. Nel 1989 per The adventures of Baron Munchausen (1988; Le avventure del barone di Munchausen) di Gilliam ha ottenuto una nomination all'Oscar che ha poi vinto nel 1994 per The age of innocence (1993; L'età dell'innocenza) di Scorsese. È stata anche premiata con quattro Nastri d'argento e due David di Donatello.

Dopo aver studiato all'Istituto statale d'arte di Porta Romana, a Firenze, si trasferì a Roma, dove lavorò come assistente per Pier Luigi Pizzi, Enzo Frigerio e Piero Tosi, del quale divenne una delle allieve più promettenti collaborando a grandi progetti come Medea (1969) di Pier Paolo Pasolini e Morte a Venezia (1971) di Luchino Visconti. Nel 1971, disegnò gli sfarzosi costumi di Addio, fratello crudele di Giuseppe Patroni Griffi, tratto dal dramma elisabettiano Tis pity she's a whore (1633) di J. Ford, ispirandosi, negli accostamenti coloristici, alla tradizione della pittura italiana del Rinascimento, e nella scelta dei tessuti, alle realizzazioni teatrali di Tosi e di Visconti. Sempre per Patroni Griffi vestì i perversi aristocratici di Divina creatura (1975), ambientato nella Roma degli anni Venti. Dopo la cupa e statica galleria di borghesi romani d'età umbertina in L'eredità Ferramonti (1976) di Mauro Bolognini, la P. sembrava destinata alla creazione di figurini di mode tramontate per film in costume calligrafici quando la chiamò Fellini, dapprima per Prova d'orchestra (1979), poi per realizzare le oniriche fantasie incarnate nei sensuali corpi femminili in La città delle donne (1980). Con Passione d'amore (1981), ambientato nell'Ottocento, ha iniziato una duratura collaborazione con Ettore Scola, che l'ha poi chiamata per alcuni dei suoi film corali più riusciti, da Il mondo nuovo, noto anche come La nuit de Varennes (1982) a La famiglia (1987), fino ai due film con Massimo Troisi, Splendor (1989) e Che ora è? (1989). Con Leone in Once upon a time in America (1984; C'era una volta in America) ha contribuito a ricostruire il mondo degli immigrati e dei gangster ebrei di New York, in chiave più fantastica che non realistica, seguendoli dalla miseria del primo Novecento ai fasti dell'età del proibizionismo. Con la regia di Jean Jacques Annaud ha vestito i frati e le streghe nel Medioevo ruvido e barbarico in Der Name der Rose (1986; Il nome della rosa) utilizzando stoffe grezze, colori naturali nei toni della terra, ottenendo l'effetto di un minimalismo spoglio, senza nessuna concessione estetizzante. Ormai affermata erede della migliore tradizione artigianale italiana è stata chiamata in grandi produzioni internazionali, passando dal mondo colorato e visionario di The adventures of Baron Munchausen, per il quale si è ispirata all'immaginario delle fiabe e delle illustrazioni per bambini, all'oleografico e rarefatto ambiente coloniale di Indochine (1992; Indocina) di Régis Wargnier, per il quale ha collaborato con il costumista francese Pierre-Yves Gayraud. Per The age of innocence ha ricostruito con passione del dettaglio e capacità simbolica nell'accostamento dei colori, non solo i costumi, ma anche le oppressioni (basti pensare ai bustini che soffocano i desideri del personaggio impersonato da Michelle Pfeiffer) di un mondo ostile alla felicità dell'individuo come quello dell'alta società americana nella New York del 1870. Negli anni successivi, le sono stati ancora proposti film in costume, ma di minor spessore, come The scarlet letter, (1995; La lettera scarlatta) di Roland Joffé, Cousin Bette (1996; La cugina Bette) di Des McAnuff, Dangerous beauty, (1998; Padrona del suo destino) di Marshall Herskovitz, William Shakespeare's a midsummer night's dream (1999; Sogno di una notte di mezza estate) di Michael Hoffman, Le temps retrouvé (1999; Il tempo ritrovato) di Raoul Ruiz. Intensa anche l'attività di costumista teatrale, fra le sue creazioni: Norma (1972) di Mauro Bolognini, per il Teatro alla Scala, della quale ha firmato anche le scenografie, Manon Lescaut (1973) di Luchino Visconti, per il Festival dei due mondi di Spoleto, e Jenufa (1993) di Liliana Cavani.

Bibliografia

S. Masi, Costumisti e scenografi del cinema italiano, 2° vol., L'Aquila 1990, pp. 15-26.

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