Làvia, Gabriele

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Attore e regista italiano (n. Milano 1942). Dotato di non comuni mezzi vocali, si è imposto come interprete di personaggi classici (Edgardo nel Re Lear, 1973, regia di G. Strehler, e nell'Amleto, 1978, di Shakespeare; I masnadieri di F. Schiller, 1982; Il principe di Homburg di H. von Kleist, 1982; Don Carlos di F. Schiller, 1983). Dal 1975 si è impegnato anche in un'intensa attività di regista. Tra i suoi spettacoli, caratterizzati da un forte senso del grottesco e della deformazione, ricordiamo: Otello di Shakespeare (1975); Il nipote di Rameau di D. Diderot (1977); Il divorzio di V. Alfieri (1980); Il padre (1980) e Il pellicano (1981) di A. Strindberg; Riccardo III (1989) di Shakespeare; L'uomo, la bestia e la virtù (1992) e Il giuoco delle parti di L. Pirandello (1996); Dopo la prova di I. Bergman (2000); La storia immortale dello stesso L. (2002); Chi ha paura di Virginia Woolf? di E. Albee (2005); Misura per misura di W. Shakespeare (2007); I Masnadieri di F. Schiller (2011); Attila di G. Verdi (2012); Cavalleria rusticana di P. Mascagni (2018); nel 2021, le Favole di O. Wilde e Le leggi della gravità di J. Teulé. Ha lavorato anche nel cinema come attore (Il sospetto di F. Maselli, 1975; Profondo rosso di D. Argento, 1975; La leggenda del pianista sull'oceano, nel 1998, e Baarìa, nel 2009, di G. Tornatore; Non ho sonno di Argento, 2001; Ricordati di me di G. Muccino, 2003; Salvatore - Questa è la vita di G.P. Cugno, 2006; Iago di V. De Biasi, 2009; Quota 16  di A. Ravizza, 2011; La quattordicesima domenica del tempo ordinario di P. Avati, 2023) e come regista (Il principe di Homburg, 1983; La Lupa, 1996).

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