GABI

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

GABI

Maria Fenelli

(Gabii, XVI, p. 236)

Indicativi di uno specifico patrimonio culturale della città di G. sono l'esistenza di un ager Gabinus nella disciplina augurale e il cinctus Gabinus; un ruolo di preminenza culturale, cui non sarebbero estranei apporti greci, sarebbe adombrato, secondo alcuni, dalla leggenda di Romolo e Remo inviativi per esservi educati.

Posizione geografica e controllo esercitato su importanti vie di comunicazione, in particolare il percorso interno per la Campania, determinanti per l'ascesa politica ed economica di G., furono probabile causa dei conflitti con Roma, attestati indirettamente da un'antica formula di devotio, dalla tradizione di incursioni gabine in zone di Roma e dal cinctus Gabinus, secondo una delle interpretazioni proposte. Lo stato di guerra tra le due città è ascritto dalle fonti al regno di Tarquinio il Superbo: inattendibile il racconto della conquista con l'inganno a opera di Sesto Tarquinio, mentre valore storico è attribuito dalla critica, con divergenza circa la cronologia, alla notizia del foedus con Roma, il cui testo era conservato, iscritto su uno scudo di cuoio, nel tempio di Semo Sancus sul Quirinale. Ricordata tra le città che prendevano parte alle feriae latinae, è dubbia la presenza nella lega che, in guerra contro Roma, fu sconfitta al Lago Regillo (496 a. C.). Origine da G. vantava la gens Antistia.

Alleata di Roma, il suo territorio subì devastazioni nella guerra tra Romani, Equi e Volsci (462 a. C.), e incursioni dei Prenestini nel 382 e 380 a. C.; fu attraversato dall'esercito di Annibale in marcia contro Roma (211 a. C.). È ricordata dalle fonti per prodigi avvenuti nel 214, nel 176 e 163 a. C. Municipio dopo la guerra sociale (90 a. C.), il territorio fu distribuito a veterani in età sillana. Lo stato di abbandono e decadenza, anche demografica, in cui versava la città, ridotta a un tranquillo borgo gravitante sulla via Prenestina, luogo di cava di ottimo materiale da costruzione (saxum Gabinum), è sottolineato da fonti della tarda repubblica e del primo impero. Un acquedotto e altre opere pubbliche eseguite, o restaurate, sotto Adriano, ludi scenici e gladiatorii sono menzionati in documenti epigrafici. Attestati i culti di Giunone, Apollo, Venus Vera Felix Gabina, Fortuna. Nel Medioevo nell'area urbana, presso la via Prenestina, sorsero la chiesa e il monastero di San Primitivo, mentre un castrum s'insediò nella parte più elevata del rilievo.

La corretta localizzazione di G. risale al Settecento, ma solo in epoca recente la ricerca archeologica ha consentito di definirne estensione e fasi di sviluppo. La città occupava il settore orientale e meridionale della cinta craterica di Castiglione, estendendosi verso sud oltre la via Prenestina fino a una zona paludosa (Pantano Borghese); è probabile che la parte settentrionale, sconvolta dalle cave, costituisse l'acropoli. L'insediamento più antico, individuato presso la riva orientale del lago, ora prosciugato, risale all'età del Bronzo. Il processo di formazione della città si sviluppa nel corso delle fasi del Ferro, documentate anche dalle necropoli coeve (9°-8° secolo a. C.), una delle quali, ubicata nell'area sudoccidentale del cratere (osteria dell'Osa), è oggetto di scavi sistematici dal 1971. In età arcaica G., difesa da una cinta di mura in opera quadrata, è per estensione una delle più grandi città del Lazio. A questa fase è pertinente il santuario extramurano, sorto alla fine del 7° secolo lungo la via per Tivoli, parzialmente scavato negli anni 1976-77. Dedicato a una divinità femminile protettrice delle nascite, per la quale è stata proposta in via ipotetica l'identificazione con Giunone, verrà abbandonato nel corso del 2° secolo a. C. Archeologicamente tangibile già in età mediorepubblicana la contrazione del centro urbano, sintomo di un processo di decadenza iniziato probabilmente nel corso del 5° secolo a. C. Dal 2° secolo a. C. vaste aree vengono progressivamente cancellate dall'avanzare dei fronti di cava e l'abitato si restringe lungo la via Prenestina. Alla metà del 2° secolo a. C. è datata la costruzione, in prossimità di questo asse, del più noto monumento di G.: il tempio detto ''di Giunone'', inserito in un'area porticata con tabernae e antistante gradinata a emiciclo, esplorato sistematicamente dalla Scuola spagnola (1956-67). Accanto all'attribuzione tradizionale, accolta nell'edizione scientifica dello scavo, è da ricordare l'ipotesi dell'identificazione con il tempio di Apollo.

All'età imperiale risalgono edifici termali e il complesso di carattere pubblico (identificato con il Foro), riportati alla luce, tra il santuario e la chiesa di San Primitivo, in scavi settecenteschi (1792) e ora non più visibili. Passato dalla collezione Borghese al Louvre, o in parte disperso, il ricchissimo complesso di sculture, che comprende anche statue e ritratti della famiglia imperiale, e il materiale epigrafico.

Oltre agli interventi di scavo citati, da ricordare la scoperta (1977, 1982) di tombe a camera di età arcaica ed ellenistica nel costone opposto a oriente alla città e le recentissime indagini, che hanno interessato un sepolcro lungo la Prenestina e l'area circostante la torre di Castiglione. Vedi tav. f.t.

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