FRINE

Enciclopedia Italiana (1932)

FRINE (Φρύνη, Phryne)

Giuseppe Favaro

Cortigiana greca, vissuta nel sec. IV a. C. Era nativa di Tespie in Beozia e il suo vero nome era Mnesarete: sembra che il soprannome di Frine "rospo" le sia stato dato per il suo colorito pallido. Verosimilmente venne ad Atene poco prima del 370, dopo la distruzione di Tespie da parte dei Tebani: doveva essere allora giovanissima. Verso il 365 si pone la sua relazione con Prassitele; l'artista la ritrasse in due statue, delle quali una era nel santuario di Apollo a Delfi, l'altra a Tespie accanto all'Afrodite e all'Eros pure di Prassitele; F. stessa aveva donato questa ultima statua alla sua città natale, dopo averla astutamente ottenuta dall'artista. Ha tutta l'apparenza di una leggenda la notizia secondo cui F. sarebbe servita di modello per l'Afrodite Cnidia, e così pure quella per cui avrebbe ispirato anche l'Afrodite Anadiomene di Apelle. Il fatto più famoso della sua vita è il processo in cui fu difesa da Iperide: verso il 347 (secondo una probabile congettura di P. Girard) fu accusata di aver costituito un'associazione illecita di uomini e di donne per il culto di una nuova divinità (Isodaite). La causa d'empietà svoltasi davanti agli Eliasti si chiuse con un ben noto episodio: Iperide - secondo altri l'atto sarebbe stato compiuto da F. stessa - vedendo che le sue parole non erano sufficienti a commuovere l'animo dei giudici, denudò il corpo della sua cliente, ottenendone così l'assoluzione. Questa tradizione è stata giustamente revocata in dubbio dal Girard.

Bibl.: L. Cantarelli, Osservazioni sul proc. di F., in Riv. di filol. class., XIII (1885), pp. 465-482; P. Foucart, Des associations relig. chez les Grecs, Parigi 1873, pp. 81-82, 135-136 e in Revue de philol., XXVI, pp. 216-218; P. Girard, Hypéride et le procès de Phryné, Parigi 1911.

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