FRATI MINORI o francescani

Enciclopedia Italiana (1932)

FRATI MINORI o francescani (Ordo fratrum minorum)

Fredegando D'ANVERSA
Aniceto CHIAPPINI

Sono tutti i religiosi del primo ordine istituito da S. Francesco d'Assisi nel 1209, che nel 1517 si divise in frati minori semplicemente detti (o frati minori osservanti), e in frati minori conventuali. A questo seguono nel 1528 i frati minori cappuccini. Per il secondo ordine v. clarisse; per il terzo v. terziarî.

Storia dell'ordine. - Si traccerà qui una breve storia dell'ordine francescano in genere fino al 1517, data della prima formale divisione fra monaci osservanti e conventuali; le tre famiglie saranno poi considerate separatamente.

L'ordine francescano fino al 1517. - Per S. Francesco; per il carattere del primitivo movimento francescano; per le vicende di esso durante la vita del Santo; per le tre regole del 1209 (o 1210), 1221, 1223, v. francesco d'assisi. Basti qui ricordare che i minori festeggiano annualmente la data del 16 aprile 1209 (o 1210) alla quale si suole riportare l'approvazione verbale da parte d'Innocenzo III della prima regola francescana.

Alla morte del Santo (che ancora vivente aveva rimesso la direzione effettiva dell'ordine nelle mani di Pietro Cattani prima, di frate Elia poi) si ebbe presto a delineare in seno all'ordine un vivace contrasto fra l'elemento laico, prevalente fra i primi compagni di S. Francesco, e l'elemento clericale che era andato sempre più aumentando quando il movimento si era definitivamente inserito nell'organizzazione regolare della Chiesa. A questo dissidio va ricondotta la vicenda di frate Elia, esponente del partito laico, che dopo aver contrastato il generale Giovanni Parenti, fu eletto lui stesso al generalato (1232) per l'appoggio del suo protettore, il papa Gregorio IX (v. eia, Frate). S'inserisce, ma non s'identifica, con questo contrasto quello sulla questione della povertà acuito dalle necessità create all'ordine dalla sua grande diffusione e dai compiti sempre più vasti ad esso assegnati; necessità e compiti non tutti previsti dalla regola e, secondo alcuni rigoristi, quasi avversati dalla stessa e più dal Testamento (vedi francesco d'assisi: Fonti). Questo disagio, sperimentato già prima che morisse il fondatore, obbligava l'ordine a degli adattamenti, non senza risentimento dei più zelanti. Per questo il Capitolo generale d'Assisi del 1230 spedì legati a Gregorio IX tra cui S. Antonio di Padova, favorevole ad una transazione, perché appianasse la questione. Con la bolla Quo elongati del 28 settembre Gregorio IX dichiarò che il Testamento non obbliga; che i frati erano tenuti all'osservanza dei soli consigli evangelici espressi nella regola; che la pecunia, pur restando vietata ai religiosi, potesse venire accettata e amministrata per i loro bisogni da appositi nunzî apostolici a nome degli offerenti, e che delle altre cose necessarie (conventi, libri e suppellettili) potessero essi stessi aver l'uso. Nel 1242 fu provocata una consultazione ufficiale sulla regola che fu redatta da quattro dottori dell'università di Parigi (Alessandro di Hales, Giovanni de la Rochelle, Roberto di Bastia e Riccardo) ed è nota col nome di Esposizione dei quattro maestri. In aggiunta alle disposizioni di Gregorio IX, il 14 novembre 1245 con la bolla Ordinem vestrum, Innocenzo IV permise inoltre di poter ricorrere al nunzio apostolico anche per le comodità dei frati, dichiarando proprietà della Santa Sede tutti i loro beni.

Agli zelanti dell'osservanza della regola ad litteram et sine glossa, specie Marchigiani, che già avevano protestato sotto il generalato di Crescenzio da Iesi, spiaceva questo adattamento conciliativo della maggioranza dell'ordine; e quando intesero che il concilio di Lione (1274) intendeva di concedere la proprietà agli ordini mendicanti, protestarono anche contro di esso. Fu la corrente di minoranza francescana degli "zelanti" o "spirituali", capeggiati specialmente da fra Angelo Clareno prima, e da fra Ubertino da Casale poi, che tanto fecero e scrissero contro la comunità dei confratelli (fratres de communitate); sennonché, rimasti infruttuosi i mezzi conciliativi tentati dai papi, segnatamente con le costituzioni Exiit qui seminat di Nicolò III (14 agosto 1279), ed Exivi de Paradiso di Clemente V (6 maggio 1312), che garantivano i migliori mezzi per provvedere ai bisogni senza infrangere la povertà, Giovanni XXII nel 1317 procedette con varie bolle contro di loro per obbligarli alla soggezione ai loro superiori; ma non tutti obbedirono. Non va trascurato il fatto che la questione si era singolarmente complicata con l'affermarsi in seno agli spirituali francescani di correnti gioachimite che, col gioachimita Giovanni da Parma, generale dell'ordine dal 1247 al 1257, ebbero nell'ordine una grande prevalenza (v., per la questione gioachimita: angelo clareno; francescanesimo; gerardo da borgo s. donnino; gioacchino da fiore; olivi, pietro giovanni; spirituali; ubertino da casale; ugo di digne). Singolare disagio recavano anche le molte sette e gruppi mendicanti, quali gli apostolici di Gherardo Segarelli, i saccati, i fraticelli, ecc., che si erano sviluppati quasi in concorrenza.

S'era appena sedata la questione sulla povertà pratica che sorse quella sulla povertà teoretica, cioè "se Cristo e gli Apostoli avessero posseduto qualche cosa in comune o in privato". Mentre Giovanni XXII, residente in Avignone, domandava in proposito il parere dei teologi, il capitolo generale dei francescani riunito in Perugia l'anno seguente sotto il generale Michele da Cesena (v.) sentenziò che di fatto Cristo e gli Apostoli, come ora i frati minori, nulla avessero posseduto di proprio, né in comune né in particolare. Il papa in risposta, con la bolla Ad conditorem canonum dell'8 dicembre 1322, rifiutava ogni dominio di cui detti frati avessero l'uso; e con l'altra del 12 novembre 1323 Cum inter nonnullos, condannava d'eresia l'opinione loro. Non mancarono delle appellazioni contro queste decisioni pontificie, in cui Giovanni XXII è trattato da eretico, specie dopo la sua particolare opinione sulla "visione beatifica". Frattanto mentre alcuni frati si accomodavano a possedere, altri si diedero a favoreggiare Ludovico il Bavaro, che il 12 maggio 1328, occupata Roma, elesse per antipapa il minorita Pietro Rinalducci del Corvaro. Per ovviare allo scisma tuttavia crescente, Giovanni XXII il 6 giugno dell'anno stesso, depose dal generalato il da Cesena, nominando in sua vece vicario generale dell'ordine il cardinale francescano Bertrando de Turre, il quale nel successivo capitolo di Parigi si adoperò a che venisse eletto ministro dell'ordine Gerardo Eudes (1329-1342), amico del papa e che valse a ristabilire l'armonia tra l'ordine e la Santa Sede.

Frattanto si erano venuti delineando in seno all'ordine minoritico i germi di una divisione. Innocenzo IV aveva il 2 aprile 1250 (bolla Cum tamquam) dichiarate le chiese dei minori "conventuali" come quelle che erano pertinenti ai conventi. A poco a poco il termine passò a designare quella parte dell'ordine che viveva in conventi per distinguerla dall'altra che, per desiderio di un genere di vita più rigida, viveva nei romitorî.

A poco a poco in questi ambienti si andò delineando in Italia, Francia, Spagna e altrove, la corrente riformatrice detta della Regolare Osservanza. I frati della Regolare Osservanza, cominciarono col raccogliersi in alcuni conventi solitarî e poveri detti di "recollezione", e crebbero tanto da ottenere man mano dalla S. Sede un'organizzazione a parte, con custodie, case di noviziato, con celebrazione delle loro congregazioni, sia particolari sia generali, e con un loro vicario generale che in dipendenza del ministro generale di tutto l'ordine ne dirigeva il governo a norma di peculiari e rigidi statuti. In Italia questa Regolare Osservanza venne promossa specialmente da Paolo Vagnozzi della nobile famiglia dei Trinci (1368) e dal beato Giovanni da Stroncone; ad essa S. Bernardino da Siena, che ne fu il primo commissario generale (1438), diede grande diffusione, e S. Giovanni da Capistrano, successo nello stesso ufficio (1443), la portò all'indipendenza quasi completa dai conventuali, i quali preferirono di continuare a vivere la vita comune giustificata da dispense apostoliche. L'Osservanza italiana si propagò presto anche in Austria, Ungheria, Germania, Polonia, Bosnia, ecc. L'Osservanza di Francia, sorta nel 1388, venne formalmente approvata dal concilio di Costanza nel 1415. Dell'Osservanza spagnola e portoghese si fece iniziatore nel 1392 fra Gonsalvo Marini. Nel 1493 l'intera famiglia di tutti gli osservanti (Fratres defamilia) contava 22.400 religiosi e 2000 case.

Accanto a questa grande osservanza altre ne sorgono di minor conto. In Italia rivivono gli antichi clareni e cominciano gli amedeiti di Amedeo Pietro Giovanni Manesio (morto nel 1482); nella Spagna si afferma tra le altre la Congregazione del Vangelo o della Cappucciola; in Francia e nelle provincie di Sassonia e di Colonia si trovano gli osservanti o riformati dipendenti dai superiori conventuali (sub ministris), detti più comunemente coletani, i quali si riportavano probabilmente all'influsso riformativo di S. Coleta di Corbie (morta nel 1447), e osservavano, a differenza degli altri conventuali, le costituzioni martiniane redatte nel capitolo generale di Assisi l'anno 1430.

Per riparare all'unità dell'ordine vennero più volte redatti concordati e celebrati capitoli generali come quello di Assisi (1430), di Padova (1443) e di Roma (1506), senza però raggiungere lo scopo, né tra le varie riforme degli osservanti, né tra questi e i conventuali; ché anzi il rispettivo antagonismo prendeva spesso apparati clamorosi e poco edificanti dai pergami, sulle piazze e dinnanzi alle corti civili; per cui finalmente l'imperatore Massimiliano I d'Austria con altri regnanti, vescovi e municipî, chiese al papa d'intervenire energicamente. Leone X col breve Romanum Pontificem, dell'11 luglio 1516, indisse a tale scopo per la Pentecoste dell'anno seguente il generalissimo capitolo romano, con l'obbligo di comparirvi a tutti i vocali (cioè: delegati: v. oltre) tanto osservanti quanto conventuali, e due vocali per ciascuna provincia delle riforme minori (amedeiti, clareni, ecc.). Gli osservanti convenuti nel convento di Aracoeli, chiesero al papa di non costringerli all'unione con i conventuali qualora non volessero questi accettare la loro disciplina regolare, e di permettere che il generale da eleggersi venisse scelto tra gli osservanti. Fatto ciò noto ai conventuali, questi risposero di voler rimanere piuttosto separati, vivendo a norma delle dispense avute legittimamente. Allora Leone X diede ai soli vocali riformati delle varie osservanze il diritto di celebrare il capitolo e di eleggersi il nuovo ministro generale, che fu poi Cristoforo Numai da Forlì. In seno al capitolo stesso il card. Domenico Grimani, delegato pontificio, produsse la famosa bolla del 29 maggio 1517, Ite et vos in vineam meam, con la quale il papa divise i conventuali non riformati dagli osservanti, dichiarò questi l'Ordine dei Frati minori e il loro capo Ministro generale dei Frati minori, e a costui fu pure devoluto l'antico sigillo dell'ordine, col diritto di precedenza sopra il superiore dei conventuali, che avrebbe dovuto indi chiamarsi Maestro generale. Tutto ciò venne riconfermato con la bolla successiva Omnipotens Deus, del 14 giugno 1517, e negli Articoli di concordia indi stipulati tra i frati minori (osservanti) e i frati minori conventuali.

Prima di procedere nella storia dei due rami della famiglia francescana, si darà un breve cenno statistico sulla sua diffusione in questo primo periodo e sui principî costituzionali dell'ordine che si erano venuti frattanto elaborando, fondamento degli ordinamenti odierni (per i quali v. più oltre). La prima ripartizione dell'ordine in 13 provincie madri con le relative custodie (circoscrizioni subordinate alla provincia) fatta vivente S. Francesco è la seguente: 1. Toscana e Umbria; 2. Marche; 3. Lombardia ed Emilia; 4. Terra di Lavoro; 5. Puglie; 6. Calabria; 7. Alemagna; 8. Francia; 9. Provenza; 10. Spagna e Portogallo; 11. Terra Santa o Provincia di Siria; 12. Aquitania; 13. Inghilterra. Sotto il generalato di S. Bonaventura (1257-1274) l'ordine fu diviso in 34 provincie, distinte in cismontane e ultramontane, con un numero di custodie e conventi in continuo aumento. Questa distribuzione in provincie rimase in vigore fino al secolo XV: i territorî di nuovo acquisto erano organizzati in vicarie. Statistica del 1270: custodie 104, conventi 651; del 1290: custodie 188, conventi 1180; del 1316: custodie 197, conventi 1408; del 1334: provincie 34, custodie 211, vicarie 5, conventi 1422. Tra il 1385 e il 1390 Bartolomeo da Pisa descrive provincie 34, custodie 226, vicarie 7, conventi 1531. Si calcola che l'ordine nel sec. XIII reclutasse dai 30.000 ai 40.000 religiosi, e sull'inizio del sec. XVI circa 50.000.

La costituzione interna dell'ordine è determinata, oltreché dalla regola, dalle costituzioni redatte nei capitoli. Fra queste, fondamentali sono quelle del capitolo di Narbona (1260) attribuite a S. Bonaventura, che riepilogano le costituzioni antecedenti e gettano salde basi per le future. Secondo la regola del 1223 il capo unico e assoluto dell'ordine è il ministro generale: i ministri provinciali sono eletti da lui e, riuniti in capitolo, possono deporre il generale solo se lo ritengano inabile. La maniera alquanto tirannica con cui Elia esercitò il suo potere, fece sì che l'ordine dal 1239 si desse una costituzione sempre più democratica (gl'inferiori eleggono i superiori) aumentando il potere del capitolo a tutto scapito di quello del generale: da allora il capitolo, che si riunisce di regola a Pentecoste ogni tre anni (da principio si riuniva due volte l'anno) elegge i ministri generali; i ministri provinciali sono alla loro volta eletti dai capitoli provinciali. Da ricordare altresì che nel 1240 fu stabilito che i frati laici fossero per sempre esclusi dal governo dell'ordine, delle provincie, delle custodie e dei conventi. Anche questo provvedimento va posto in relazione con la disgrazia di Elia che, come si è detto, era laico e si serviva di fratelli laici come visitatori nelle provincie. La durata in carica del generale solo nel 1506 è fissata a tre anni. Leone X nel 1517 portò il termine a sei anni. Da principio il generale esercita il suo ufficio con quei collaboratori che desidera. Nel 1337 gli sono assegnati due collaboratori di ufficio da lui nominati, previo consenso del capitolo. A questi due socii fu in seguito aggiunto uno scriptor. In caso di morte del generale subentra nel governo un vicario generale eletto dalla Santa Sede. L'ufficio del procuratore generale, che rappresenta gl'interessi dell'ordine presso la Santa Sede, sorge assai presto: forse fin dal sec. XIII: il capitolo del 1379 stabilì, in difetto di norme precise, che il procuratore fosse nominato dal ministro generale. Col progredire dell'ordine si fa sempre più strada il concetto di limitare e regolare il diritto di partecipazione al capitolo generale che è convocato per l'elezione del generale e per le questioni d'interesse generale. Nel 1239 si stabilì che, accanto ai cosiddetti soprannumerarî, potessero partecipare de iure al capitolo solo tre frati (vocales) per ogni provincia: il ministro provinciale, il custode e un terzo delegato eletto dal capitolo provinciale. Di questi tre solo i primi due potevano partecipare all'elezione del generale. Il terzo delegato, definitore o discreto o consigliere, aveva potere, limitato al solo periodo del capitolo, per le questioni di minore importanza. Fin dal 1260 il capitolo delibera a maggioranza. Come si è accennato, il progressivo distacco dell'Osservanza dal resto dell'ordine ebbe per conseguenza la progressiva formazione di una gerarchia e di un ordinamento autonomi.

I Minori osservanti dal 1517 ad oggi. - Nonostante l'unione decretata da Leone X, le varie Osservanze nazionali continuarono a vivere più o meno indipendentemente l'una dall'altra benché sotto lo stesso generale. Avendo poi la Riforma protestante apportato gravi danni alla disciplina degli ordini religiosi sorsero nuovi bisogni di riforme in essi. Così, oltre ai cappuccini (v. più oltre), in seno alla stessa Osservanza rivissero nella Spagna e in Portogallo i discalciati di Giovanni Puebla e Giovanni di Guadalupe per opera di Giovanni Pasqual, detti perciò pure pasqualini, e anche alcantarini da S. Pietro d'Alcantara, che, presto unitosi con loro, ne divenne superiore e promotore: alla fine del Cinquecento si trapiantarono altresì in Italia, capeggiati da Giovanni Battista da Pesaro; nel secolo seguente riuscirono a fondare due provincie nel regno di Napoli. In tutto il resto d'Italia sorsero i frati della più stretta osservanza o riformati per iniziativa di Stefano Molina, i quali, favoriti dal generale Paolo Pisotti (1529) e da Clemente VII, si organizzarono e propagarono anche in Austria, Baviera e Polonia; nel 1639 tutte le loro custodie vengono dichiarate provincie, e il loro numero, almeno in Italia, eguagliò quello degli osservanti. I riformati di Francia, sorti nel 1570, prendono nome di recolletti, dalla primitiva loro casa di ritiro o di recollezione in Cluys, e si propagano tosto anche nel Belgio e nella Germania inferiore: intorno al 1680 essi contano 20 provincie, 420 case e 9000 frati.

Sebbene fosse apprezzabile questo sforzo dei minori per la rigida osservanza della regola specie in fatto di povertà, le suddette riforme costituivano tuttavia altrettanti attentati all'unità dell'ordine stesso, con minaccia continua di ulteriori variazioni di abito, di legislazione e di privilegi apostolici, pur essendo tutti sotto lo stesso ministro generale. In considerazione di ciò, i padri vocali di tutto l'Ordine dei minori, convenuti al capitolo generale della Porziuncola (1895) sotto il padre Luigi da Parma, decisero la riunione, anzi la fusione assoluta dell'ordine medesimo, dichiarando di voler tutti vivere sotto l'obbedienza del ministro generale, vestire alla stessa maniera, e obbligarsi alle stesse costituzioni redatte a bella posta. Questa unione fu sancita da Leone XIII con la bolla Felicitate quadam, del 4 ottobre 1897, con cui, come già Leone X, ordinava che i religiosi così riuniti, deposto ogni altro appellativo, dovessero chiamarsi l'Ordine dei frati minori. Le statistiche ufficiali dei frati minori offrono queste cifre: provincie 103, conventi 902, ospizî o residenze 1008, religiosi 22.004. Le missioni al 31 dicembre 1928 erano 63 e i missionarî 3098, i quali (coadiuvati da terziarî, sacerdoti secolari e suore) hanno in cura di 7.070.645 cattolici e 104.365.324 acattolici, di 7145 cristianità, 3339 scuole con 1.888.561 alunni e 550 parrocchie.

Conventuali. - Leone X, decretando nel 1517 la separazione degli osservanti dai conventuali, aveva stabilito, come si è visto, che solo al generale dei primi spettasse il titolo di ministro generale dell'ordine, mentre il generale dei secondi, detto maestro, dovesse essere confermato dal generale degli osservanti. Questa disposizione feriva profondamente i conventuali, i quali sostenevano di essere il tronco primitivo dell'ordine, e perciò aspiravano a una completa indipendenza giurisdizionale. Ciò nonostante il passaggio di numerosi conventi e d'intere provincie all'Osservanza recò grave danno ai conventuali. Il Concilio di Trento decretando il possesso in comune per tutti gli ordini mendicanti, fatta eccezione per i cappuccini e gli osservanti, regolarizzò la posizione dei conventuali dal punto di vista della povertà. Sotto Pio IV furono pubblicate (17 settembre 1565) le Constitutiones Pianae; l'ordine fu quindi definitivamente regolato da Urbano VIII che approvò le Constitutiones Urbanae, le quali sono ancora oggi base della legislazione dei conventuali. Sotto lo stesso papa furono soppressi (6 febbraio 1626) i conventuali riformati. Nuovi conventi dell'ordine furono soppressi nei paesi riformati e altri in seguito a un provvedimento, di carattere generale, di Innocenzo X (15 ottobre 1652). L'ordine vide poi crescere le sue file per il passaggio al conventualismo degli osservanti di Francia. La Rivoluzione, più che gli altri rami della famiglia francescana, danneggiò i conventuali in quanto li spogliò dei loro beni. Oggi sono diffusi soprattutto in Italia. In Francia non sono stati più ristabiliti. I conventi dell'ordine erano 952 nel 1682, 1272 nel 1773, solo 200 nel 1908. Oggi i conventuali hanno quasi 250 conventi in 24 provincie con circa 4000 frati; hanno fiorenti missioni in tutto il litorale dell'Oriente europeo, in Africa, in Cina e nel Giappone. Essi hanno la basilica di Assisi e quella di S. Antonio a Padova; hanno le chiese francescane più grandi e più belle d' Italia, come S. Maria Gloriosa a Venezia, S. Francesco a Bologna, a Ferrara, ad Arezzo, a Siena, a Palermo, a Messina, S. Croce a Firenze, S. Lorenzo a Napoli.

Frati minori cappuccini. - L'ultima delle tre famiglie autonome del primo ordine di S. Francesco deve la sua origine e il suo sviluppo all'ambiente favorevole che le prepararono sul principio del Cinquecento il crescente desiderio di riforma che travagliava l'ordine dell'Osservanza in Italia, e tutta in generale l'opera della rinnovazione cattolica. Quando Clemente VII, per intervento della duchessa Caterina Cibo, pubblicò il 3 luglio 1528 la bolla Religiosis zelus, con la quale veniva canonicamente eretta la congregazione dei frati minori della vita eremitica, questa contava solo tre membri. Ma verso di essa alfflluirono ben presto quei frati zelanti che volevano ricondurre la vita francescana al suo primitivo fervore e che disperavano di vedere una radicale riforma instaurata nel seno del proprio ordine: tra costoro furono gli osservanti della marca di Ancona, attratti dagli esempî di Matteo da Bascio e dall'audace iniziativa di Ludovico da Fossombrone, i colletti di Calabria, penitenti isolati come Paolo da Chioggia, i promotori disingannati della riforma nell'Italia centrale, Bernardino d'Asti, Francesco da Iesi e Giovanni da Fano, e uomini illustri come Francesco Titelmans, Giacomo da Molfetta, Girolamo da Pistoia. Mercé il valore di queste primizie, la congregazione eremitica crebbe al punto che dieci anni dopo i cappuccini erano 702, e cinquant'anni dopo oltrepassavano i 5000, disseminati in più di 400 luoghi. Appena Gregorio XIII permise loro di varcare le Alpi (6 maggio 1574), si propagarono rapidamente, e alla fine del Cinquecento, contavano già sei provincie in Francia, una in Spagna, una nei Paesi Bassi e tre nei paesi meridionali di lingua tedesca. Alla metà del sec. XVIII i cappuccini erano 33.000. disseminati in 63 provincie con 1715 conventi e ospizî, oltre le residenze missionarie. A questo periodo di prosperità succedette un tempo di prova durante il quale i cappuccini diminuirono notevolmente di numero e di attività in seguito alle soppressioni che colpirono anche le altre due famiglie francescane. Ma fin dal primo quarto del sec. XIX cominciava la ricostruzione: nel 1932 l'ordine dei frati minori cappuccini si compone di 56 provincie e commissariati, con 12.500 religiosi. Di questi 12.000 circa sono sparsi in 48 missioni loro affidate, dove, sopra un insieme di 109 milioni di abitanti, 1.700.000 sono cattolici.

Poco dopo la loro approvazione, cioè nell'aprile 1529, i primi cappuccini si adunavano già in capitolo ad Albacina e vi promulgavano i loro primi statuti. Ma fu il capitolo seguente, celebrato in Roma negli anni 1535-1536, che fissò le costituzioni elaborate da Bernardino d'Asti, coadiuvato da Francesco da Iesi e Giovanni da Fano. Con esse l'ordine fu stabilito sulla base di una profonda vita interiore, di un'abnegazione estrema e di un apostolato senza limiti; e, salvo poche modificazioni suggerite dalla Santa Sede o dai tempi, quelle costituzioni sono rimaste fino ad oggi immutate.

Situazione attuale. - Con tre successive lettere apostoliche (Septimo iam pleno, 4 ottobre 1909; Paucis ante diebus, 1 novembre 1909; Seraphici Patriarchae, 15 settembre 1910) Pio X, a eliminare i motivi di dissenso fra le tre famiglie francescane, sciolse giuridicamente la questione di precedenza, formulò alcune regole per i rapporti reciproci e stabilì che i tre generali dovessero chiamarsi ugualmente ministri e considerarsi legittimi successori di S. Francesco; che indulgenze e privilegi accordati a una famiglia valessero anche per l'altra e che la Santa Vergine fosse ugualmente invocata dalle tre famiglie come Regina ordinis minorum.

Il governo dell'ordine è oggi costituito a un dipresso ugualmente nelle tre famiglie francescane. A capo sta il ministro generale assistito da sei definitori generali (cappuccini e osservanti) o da quattro assistenti generali (conventuali). Il procuratore generale rappresenta gl'interessi dell'ordine presso la S. Sede. Ogni sei anni si aduna il capitolo generale per procedere all'elezione di questi superiori maggiori: ad esso partecipano i delegati delle singole provincie. Queste sono governate da ministri provinciali eletti dai capitoli provinciali. Il capitolo provinciale nomina i superiori locali, il maestro dei novizî e i lettori, regola l'economia, la vita spirituale e l'attività della sua provincia e provvede allo sviluppo delle missioni ad essa affidate.

Attività esterna. - L'Ordine dei frati minori si rese grandemente benemerito della Chiesa e della civiltà cristiana, sia prima della divisione fra osservanti e conventuali, sia successivamente in questi due rami e in quello dei cappuccini. Già nel primo secolo di vita risultano costituiti in dignità ecclesiastiche 162 frati minori, tra cui il papa Nicolò IV; da allora ai nostri tempi la cifra sale a gran numero di cardinali e ad oltre 2500 tra vescovi, arcivescovi e patriarchi. Conventuali erano i papi Sisto V e Clemente XIV. La grande famiglia minoritica (osservanti, conventuali e cappuccini) vanta, senza contare quelli usciti dal secondo e terzo ordine, oltre cinquanta santi e circa cento beati. Molti frati assolsero legazioni importantissime sia presso le corti, sia per la riunione delle chiese orientali con la latina, come quella di Giovanni da Parma nel concilio di Lione (1274), e di Alberto da Sarteano in quello di Firenze (1439).

Predicazione. - Tra i predicatori di maggior grido ricordiamo S. Antonio da Padova, Ugo di Digne (1256), Bertoldo da Ratisbona (1272), Bernardino da Siena, Bernardino da Busti (1500), Ercolano da Piagaro, Enrico da Werl (1463), Simone da Lipnica (1482), Ladislao da Gielnow (1505), Tommaso Illirico (1529), Alfonso di Castro, Diego Estella (1575), Bartolomeo da Saluzzo (1630), e il contemporaneo Agostino da Montefeltro. Particolare attività dedicarono alla predicazione i cappuccini. Tra questi, nel Cinquecento, meritano speciale rilievo gl'italiani Giacomo da Molfetta; Bernardino da Balbano; Giuseppe da Fermo e Francesco da Soriano; lo spagnolo Alonso Lobo; Girolamo Finucci da Pistoia, che fu uno dei principali consiglieri di S. Pio V nella costituzione della lega contro i Turchi. Dopo di aver dato parecchi valenti predicatori alla corte pontificia, all'ordine cappuccino fu affidato per sempre questo incarico da Benedetto XIV (1743); tra quelli che lo assolsero si può citare Ludovico Micara da Frascati, promosso poi al cardinalato. All'estero si distinsero nella predicazione: Honoré de Cannes e Marie-Antoine da Tolosa in Francia, Giuseppe da Carabantes e il beato Diego da Cadice in Spagna, S. Lorenzo da Brindisi in Boemia, Valeriano Magno in Polonia, Procopio da Templin e Martino da Cochem in Germania, Arturo O'Leary in Inghilterra e Celestino da Wervicq nel Belgio.

Attività sociali, liturgiche, devozionali. - Molti degli antichi oratori francescani istaurarono sacre rappresentazioni, come Timoteo da Verona nel Quattrocento; altri iniziarono o propagarono l'istituzione dei Monti di Pietà, come Giovanni di Calvi, Michele Carcano (1462) e Bernardino da Feltre; altri fondarono ospedali, lebbrosarî e brefotrofî, come Giovanni di Diest e Teodorico Coelde, e quasi tutti attesero alla pacificazione dei popoli e dei municipî discordi. Con pari fervore coadiuvarono il clero secolare e spesse volte ressero parrocchie, iniziando belle istituzioni liturgiche e popolari; tali il Presepio per opera di S. Francesco; la Via Crucis, eretta da S. Leonardo da Porto Maurizio anche nel Colosseo; la Corona dei sette gaudî di Maria Vergine, praticata fin dal 1422; i pellegrinaggi in Palestina; le rappresentazioni scultorie di Gerusalemme e della Passione, come quelle del ven. Bernardino Caimi nel Monte Varallo; le cappelle erette dai cappuccini (1591) sul Serafico Monte di Orta, a glorificazione della Madonna; le sequenze Stabat Mater (v.) e Dies irae (v.), introdotte nel messale; l'Angelus o Ave Maria con i relativi tocchi di campana, di cui si fa autore S. Bonaventura; e mentre S. Bernardino da Siena diventa il corifeo della divozione al Nome di Gesù, S. Pasquale Baylon viene dichiarato protettore di tutte le associazioni eucaristiche presenti e future. L'intero breviario deve molto del suo sviluppo ai minoriti Aimone di Faversham sotto Gregorio X, Francesco de Angelis card. Quiñones sotto Clemente VII, e Luca Wadding sotto Gregorio XV e Urbano VIII. Notevole l'attività sociale dei cappuccini. Già nel 1527 i compagni di Ludovico da Fossombrone assistono gli appestati di Camerino; nel 1529 i cappuccini assumono la direzione di S. Giacomo degl'Incurabili a Roma; a Genova entrano nel 1530 negli ospedali di Pammatone e dei Cronici. Il loro contegno nelle epidemie del 1576, del 1630 e del 1720 fu eroico. Si distinsero anche nell'assistenza spirituale dei soldati, specie durante le spedizioni contro i Saraceni e i Turchi, a Lepanto, ad Albareale con S. Lorenzo da Brindisi (1601), sotto le mura di Vienna con Marco d'Aviano (1683). Durante la guerra mondiale 220 cappuccini hanno prestato servizio nell'esercito italiano come cappellani militari e della Croce Rossa.

Missioni. - Sono il vanto maggiore dell'ordine minoritico. Le missioni all'estero sono già prescritte dal fondatore al cap. XII della regola: egli stesso le iniziò nel 1219 predicando in Egitto alla presenza del sultano. Il 16 gennaio dell'anno stesso si ebbero i protomartiri dell'ordine spediti al Marocco: Bernardo, Pietro Accursio, Adiuto e Otone. Dal 1230 i francescani si trovano in Palestina. Di là i missionarî si estesero presto all'intero Oriente, e dal Marocco penetrano nell'Africa del Nord fino all'Etiopia. Giovanni di Pian del Carpine (v.) nel 1247 attraversò la Mongolia, e poco dopo Guglielmo di Rubruck (v.) visitò la Tartaria e il Tibet. Nel Trecento Odorico da Pordenone (v.) giunse agli estremi della Cina, incontrando a Cambalek, oggi Pechino, Giovanni da Montecorvino (v.); pervenuto poi alle Indie trovò gli avanzi del beato Tomaso da Tolentino e compagni, colà martirizzati. Più tardi evangelizzeranno pure le Filippine e il Giappone, dove nel 1597 subiscono il martirio Pierbattista e soci. Scoperta l'America, i minori di Spagna, che avevano protetto Cristoforo Colombo nella sua spedizione, sono i primi a portarvi la fede cristiana. Giunti al Messico nel 1519, ne divengono missionarî e storiografi, Turibio Motolinia, Andrea Olmos, Bernardino di Sahagun, Gerolamo Mendieta, Diego de Landa, Giovanni di Torquemada, Agostino di Vittancurt, e Giovanni Zumárraga, il protettore degl'Indiani, primo arcivescovo della città del Messico, dove impianta la prima tipografia. Restano altresì celebri Alfonso di Benavides, Giovanni da S. Filiberto (1527) e Lodovico Zapata nella Columbia, Marco di Nizza e Jodoco Ryke (1534) nel Perù, Martino da Roboeleda e Cristoforo da Ravanera nel Chile, Lodovico Bolaños (1629) nel Paraguay, Bernardino Guzmán nell'Uraguay, Pietro a Palacios (morto nel 1570) nel Brasile, Francesco Solano nel Tucumán (morto nel 1610), Francesco del Pilar e Andrea Herrero in Bolivia, Francesco Pareya e compagni nella Florida, Alfonso Martinez e Giovanni de Escana nel Nuovo Messico, Ginepro Sefra e Francesco Lasuen in California, Gabriele Sagard e Nicola Viel nel Canada. I cappuccini si dedicarono anche fin da principio alla conversione degl'infedeli. Lungo la costa africana, dal Marocco all'Egitto, cooperarono all'assistenza religiosa e alla redenzione degli schiavi cristiani. A tale scopo nel 1587 S. Giuseppe da Leonessa si recava a Costantinopoli insieme con tre altri cappuccini, nel 1611 quattro francesi partivano per il Marañón e nel 1618 cappuccini spagnoli facevano i primi preparativi in vista della missione nel Congo. Eretta la congregazione di Propaganda Fide nel 1622, i cappuccini allargarono notevolmente il loro campo missionario. I padri Giuseppe da Parigi e Pacifico da Provins stabilirono in Oriente stazioni fiorenti, da Costantinopoli a Smirne e dal Cairo a Madras, passando per Beyrūt, Baghdād, Iṣfahān e Surat. Dal 1707 al 1745, i cappuccini italiani furono i primi ad evangelizzare il Tibet propriamente detto, eressero una chiesa a Lhasa, emigrarono poi nei regni vicini di Nepal, Patna e Bettiah, distinguendosi per la loro profonda conoscenza della lingua tibetana e dei libri sacri del buddhismo; basti qui ricordare l'opera dei padri Francesco Orazio da Pennabilli, Giuseppe Maria Bernini da Gargnano e Marco della Tomba. In Tunisia, i cappuccini risiedettero dal 1624 al 1890; nel Congo (regni di Angola, Benin e Cazanza), dal 1645 al 1835, per ritornare poi nell'Ubanghi belga nel 1910. In Abissinia, l'Ordine conta due martiri, i beati Agatangelo e Cassiano. Altri si recarono in Guinea, al Senegal e al Capo Verde. Dal 1611 fino ai giorni nostri, le partenze di cappuccini per l'America si seguono a breve distanza, con destinazione ad Acadia, Luisiana, Antille, Brasile, Venezuela e Columbia. Nel 1846, Guglielmo Massaia (v.) iniziò la sua celebre missione tra i Galla.

Sono anche da ricordare le missioni promosse dai cappuccini presso i protestanti di Francia, di Germania e dei Paesi Bassi; l'opera diplomatica svolta per l'unione dei principi cattolici durante le guerre di religione del sec. XVII, nella quale si distinsero S. Lorenzo da Brindisi e Giacinto da Casale. Anche dalle altre famiglie francescane vennero organizzate missioni fra gli eretici: missioni di questo genere furono inviate dai conventuali e dagli osservanti nei Balcani e nella Bosnia, Valacchia, Prussia, Livonia. Infine, si afferma che dal 1520 al 1620 siano stati martirizzati dai protestanti 500 francescani, quali avversarî della Riforma. In questa lotta si segnalano i tedeschi Giovanni Findling, Giovanni Winzler, Gerolamo di Lamberg, Gaspare Schatzgeyer (1527), Fedele di Sigmaringen (1622); i francesi Francesco Feuardent (1610) e Bonaventura Ambianense (1629); gli olandesi Nicola Piek e compagni martirizzati a Gorkum nel 1572; gli scozzesi Giovanni Patrizio ed Alessandro Arbuchell; gl'irlandesi Ugo di Burgo e Patrizio Hegartino; gl'inglesi Giovanni Forest, Ugo Rich e Goffredo Jones; gl'italiani Bonaventura da Palazzolo, Salvatore da Offida e Paolo da Mantova, apostoli tra i Grigioni.

Studî e arti. - Sebbene S. Francesco non avesse di mira lo studio, tuttavia l'ordine dei minori anche nel campo della scienza si avanzò rapidamente e largamente. Le università più famose del sec. XIII, come quelle di Bologna, Parigi, Oxford e Cambridge, aggregarono a sé cattedre e professori francescani, mentre i loro studî provinciali e conventuali diventarono anche scuole del clero secolare e del laicato. Nel 1238 Alessandro di Hales e Giovanni de la Rochelle insegnano all'università di Parigi, frequentata sulla fine del Duecento da circa 350 alunni dell'ordine. Da qui la grande lotta di Guglielmo di S. Amore contro gli ordini mendicanti. Oltre ai due predetti, lasciarono un nome immortale S. Bonaventura, Giovanni Duns Scoto, Ruggero Bacone, Adamo di Marisco, Guglielmo Occam, Riccardo da Mediavilla, Niccolò di Lyra, ecc. Tra gli scrittori e artisti francescani vanno rilevati, oltre allo stesso S. Francesco, Tommaso da Celano, Giuliano da Spira, Pacifico "resc versuum", Giacomino da Verona, Giovanni Bertoldo da Serravalle traduttore della Divina Commedia in versi latini, Iacopo Torriti autore dell'antico mosaico Lateranese, l'alluminatore Antonio da Monza, il cantore fra Vito di Lucca, il musico Ludovico Grossi da Viadana, l'organaro Corrado Rottenburger, i pittori cappuccini Cosimo Piazza e fra Semplice, pittore dei duchi di Parma e di Mantova (1654). Un gran centro di studî ebbero i conventuali nel collegio di S. Bonaventura a Roma, fondato da Sisto V, da cui uscirono celebri maestri della scuola francescana e il padre Lorenzo Ganganelli, poi papa Clemente XIV.

In tema di cultura musicale occorre rammentare le cappelle musicali dei conventuali, famose tra le altre quelle di Bologna, di Padova e di Assisi che diedero oltre 300 maestri: molti di essi ebbero fama europea, come i padri Porta, Vallotti, Martini, Mattei, ai quali ultimi devono la loro formazione i più grandi ingegni musicali italiani della fine del '700 e del principio dell'800 (basti nominare il Donizzetti e il Rossini), nonché il Liceo musicale di Bologna (che oggi porta il nome del P. Martini), il cui archivio di musica è tra i più ricchi del mondo.

Durante il periodo dell'Osservanza, S. Bernardino da Siena eresse a Perugia la cattedra teologica, S. Giovanni da Capistrano scrisse la circolare De studio promovendo in seno ad essa, e S. Giacomo delle Marche costituì la famosa biblioteca di Monteprandone. Nei secoli XVII-XVIII vennero stabiliti gli studî generali di Napoli, Firenze, Lovanio, Vienna, Praga, Cracovia, Coimbra, Salamanca, Parigi, e i collegi missionarî di Aracoeli, di S. Pietro in Montorio e S. Isidoro in Roma, resi illustri da Mario da Calascio, Tomaso da Novara, Luca Wadding, Giovanni de la Haye e altri. Ai nostri giorni godono grande reputazione il Seminario interdiocesano di S. Bonaventura in Alleghany (Stati Uniti), il Collegio editoriale di S. Bonaventura a Quaracchi presso Firenze, e il Collegio internazionale dell'università degli studî di S. Antonio a Roma.

Seguendo la tradizione francescana primitiva, i cappuccini hanno mantenuto gli studî in una relazione quasi esclusiva con l'apostolato e l'orazione. Fra i teologi si possono citare: Girolamo Finucci da Pistoia (1570), Pietro Trigoso (1593), Carlo Tricassino (1681), Bartolomeo de Barberiis e Tommaso da Charmes (1765). Si distinsero nell'esegesi Bernardino da Picquigny (1709), come moralista Giacomo da Corella (1699); fra gli autori ascetici Mattia Bellintani da Salò (1611); Benedetto da Canfeld, la cui Regola di Perfezione (1609) fu coinvolta nella condanna del Quietismo (1689), Ivo da Parigi (1679), Costantino da Brabançon, Martino da Cochem, Ambrogio da Lombez e Gaetano da Bergamo.

Fonti: per la storia dell'ordine (oltre quelle citate a francesco d'assisi: Fonti): Analecta franciscana sive Chronica aliaque varia documenta ad historiam FF. Minorum spectantia, Quaracchi 1885 segg., 10 voll.; L. Lemmens, Documenta antiqua franciscana, in 3 parti, Quaracchi 1901-2; P. Sabatier (e altri), Collection d'études et de documents sur l'hist. religieuse et littér. du Moyen âge, voll. 7, Parigi 1898-1909; id., Opuscules de critique historique, fasc. 17, in 2 voll., Parigi 1903-1910; British Society of Franc. Studies, 18 voll., Oxford 1908-1930; J. S. Brewer e R. Howlett, Monumenta Franciscana (in Anglia), 2 voll., Londra 1858-1882; Monumenta Ordinis Minorum, Salamanca 1506-1511, edito con vario titolo Speculum e Firmamenta ord. Min., Rouen 1509, Parigi 1512; H. Sbaralea (e altri), Bullarium Ord. Fr. Min., Roma-Quaracchi, 1759-1931, voll. 8 (continua); Bullarium Discalceatorum a Franc. Matritensi, voll. 5, Madrid 1744-49. Compilazioni generali: Fr. Gonzaga, De origine Seraphicae Religionis, ecc., Roma 1587; L. Wadding, Annales Minorum, voll. 25 (ann. 1208-1622), è in corso la 3ª ed., di Quaracchi, 1931 segg., e relativa continuazione; Michelangelo da Napoli (e altri), Chronologia historico-legalis Seraphici Ordinis Min., voll. 5, Napoli 1650 segg.; D. De Gubernatis, Orbis Seraphici ordinis Min., voll. 6, Lione 1682; P. Van den Haute, Breviarium Hist. ord. Min., Roma 1777; R. F. Marczic, Apologia per l'Ordine dei Frati Minori, voll. 3, Lucca 1748-50; C. Rapine, Histoire générale de l'origine et progrès des Frères Min., ecc., Parigi 1630; H. Holzapfel, Manuale historiae O. F. Minorum, Friburgo 1909; Gratien, Histoire de la fondation et de l'évolution de l'ordre de S. François au XIIIe siècle, Parigi 1929.

Bibl.: Opere speciali per le missioni: Marcellino da Civezza, Storia Universale delle Missioni Francescane, 11 voll., Roma-Prato-Firenze 1857 segg.; id., Cronica delle Miss. Franc. (contin. col tit. La Palestina, e le Missioni francescane, ecc.), Roma-Firenze 1860-66, 1890-97; G. Goubovich (e altri), Biblioteca Biobibliografia della Terra Santa e dell'Oriente Serafico, 14 voll., in 3 serie, Quaracchi 1906 e segg.; A. Van den Wyngaert, Sinica Franciscana, vol. I, Quaracchi 1929; L. Lemmens, Gesch. d. Franziskanermissionen, Münster 1929 (manuale).

Per l'agiografia: Arturus a Monasterio, Martyrologium Franciscanum, Parigi 1648, 1653; Fr. Hueber, Menologium Sanctorum, Beatorum, etc. Fr. Minorum, Monaco 1698; Marco da Lisbona, Cronache degli Ordini istituiti dal P. S. Francesco, traduz. dal portoghese, Napoli 1680 segg.; B. Mazzara, Leggendario Francescano, ed. diverse; Le palmier séraphique ou vie de Saints des Ord. de Saint François, 12 voll., Bar-le-Duc 1874 segg.

Varie: Didacus a Lequile, Hierarchia Franciscana, Roma 1647; Pietrantonio da Venezia, Gloriose memorie delli Sommi Pontifici e Cardinali del Serafico Ordine, Treviso 1703; Sigismondo da Venezia, Biografia Serafica, Venezia 1846; L. Wadding, Scriptore Ordinis Minorum, Roma 1650, e nuovamente 1806-906 segg., unito al Supplementum et castigatio ad Scriptores Waddingi, ecc., di H. Sbaralea; Marcellino da Civezza, Saggio di Bibliografia... Sanfrancescana, Prato 1879; H. Felder, Geschichte der wissenschaftlichen Studien im Franziskanerorden, Friburgo in B. 1904, traduz. italiana Siena 1911; K. Hefele, Der hl. Bernhardin von Siena, ecc., Friburgo in B. 1912; H. Thode, Franz von Assisi und die Anfänge der Kunst der Renaissance in Italien, Berlino 1885; L. Bracaloni, L'Arte francescana, Todi 1924; F. Ozanam (traduz. P. Fanfani), I poeti francescani in Italia, Prato 1854.

Per i conventuali in particolare v.: Rodolfo da Tossignano, Historiarum Ser. Religionis libri tres, Venezia 1586; A. Pucci, Ragioni storiche ... in favore dei M. C., Napoli 1740; F. Benoffi, Compendio di Storia Minoritica, Pesaro 1829; id., Lettere Apologetiche in favore dei M. C., Napoli 1740; L. Palomes, Dei Frati Minori e delle loro denominazioni, Palermo 1897; G. Franchini, Biblisofia e memorie istoriche di scrittori M. C., Modena 1693; D. Sparacio, Frammenti Biobibliografici di scrittori ed autori M. C., Assisi 1931; L. Busi, Il P. G. B. Martini, Bologna 1891; G. Abate, Missioni Francescane italiane in Oriente, in Rassegna Italiana del Mediterraneo, XXXI, 1923; Miscellanea Francescana, I-XIV, Foligno 1895-1913; XV-XXX, Assisi 1914-1930; XXXI-XXXII, Roma 1931-1932; Commentarium Ordinis Fratrum Minorum Conventualium, Roma 1904-1931; G. Abate, Series Episcoporum ex O. F. M. C. assumptorum ab. a. 1541, in Miscellanea Francescana, XXXI-XXXII (1931-1932); G. Abate, Procuratori generali per le Missioni dei F. M. C. (1707-1930), in Miscellanea Francescana, XXX, p. 118; N. Papini, Scriptores O. M. C. ab a. 1650 ad a. 1830, ivi; id., Lectores publici O. M. C. a saec. XIII ad saec. XVIII, ivi.

Per i cappuccini in particolare v.: Zaccaria Boverio da Saluzzo, Annalium Ord. Min. S. F. Cappuccinorum, I-II, Lione 1632-1639; espongono la storia dell'Ordine fino al 1612, e furono continuati fino al 1634 da Marcellino da Pisa e Silvestro Draghetta da Milano; Michele da Zug, Bullarium Ord. Fr. Min. S. Francisci Capuccinorum, VIII, Roma 1740-1752, continuato da Pierdamiano da Münster, VIII-X, Innsbruck 1882-1884; Bernardo da Bologna, Bibliotheca Ord. Minorum S. Francisci Capuccinorum, Venezia 1747, continuata fino al 1852 da Giovanni M. da Ratisbona; Edoardo da Alençon, Bibliotheca Mariana Ord. Min. Capuccinorum, Roma 1910; Liber Memorialis O. M. Cap. quarto jam pleno saeculo ab Ordine condito (1528-1928), Roma 1928; Descriptio geographica et statistica Provinciarum et Missionum O. M. Cap. in XXXVIII tabulis, Roma 1929; Rocco Cocchia da Cesinale, Storia delle Missioni dei Cappuccini, 3 voll., Parigi-Roma 1867-1873; Clemente da Terzorio, Le Missioni dei Minori Cappuccini, sunto storico, 7 voll., Roma 1913-1925; Manuale historicum Missionum O. M. Cap., isola del Liri 1926; Martin de Barcelona, Introducción a la Historia Capuchina, nel suo Estudio crítico de las fuentes históricas de S. Francisco Y S. Clara, Barcellona 1921; Giuseppe da Monterotondo, Gli inizi dell'Ordine Cappuccino e della Provincia Romana, Roma 1910; F. Cuthbert, I Cappuccini contributo alla storia della controriforma, Faenza 1930.

Riviste: Acta Ordinis Fratrum Minorum (ufficiale), Quaracchi 1882 segg.; Antonianum (Periodicum Professorum Collegii S. Antonii de Urbe), Roma 1926 segg.; Archivio Ibero-Americano (dei francescani spagnoli), Madrid 1914 segg.; Archivum Franciscanum Historicum, Quaracchi 1908 segg.; Estudis Franciscans (prima Rivista de Estudios Franciscanos), Barcellona 1907 segg.; Franziskanische Studien, Münster 1914; L'Oriente Serafico, S. Maria degli Angeli 1889 segg.; La France Franciscaine, Lilla 1912 segg.; Neerlandia Franciscana, Iseghem 1914-24; Revue d'Hist. Francisc., Parigi 1924; Studi francescani (già La Verna), Firenze 1903 segg.; Frate Francesco (Rivista di cultura francescana), Assisi e Milano 1924 segg.; Analecta Ordinis Minorum Capuccinorum, rivista ufficiale dell'ordine cappuccino, Roma 1885 segg.; Études Franciscaines, Parigi 1899; L'Italia francescana, Rivista dedicata soprattutto alla storia dei cappuccini in Italia, Roma 1926 segg.; Le missioni francescane, Roma 1923 segg.; Collectanea Franciscana, Assisi 1931; Miscell. Franc., n. s., Roma 1932; Bollettino francescano storico-bibliogr., Reggio Emilia 1930 segg.

TAG

Congregazione di propaganda fide

Leonardo da porto maurizio

Cristoforo numai da forlì

Giovanni da montecorvino

Massimiliano i d'austria