Modali, frasi

Enciclopedia dell'Italiano (2011)

modali, frasi

Marco Mazzoleni

Definizione

Si chiamano frasi modali le dipendenti circostanziali (➔ subordinate, frasi) introdotte dalla congiunzione subordinante relativa-modale come. Queste frasi esprimono la maniera in cui si realizza il contenuto della reggente (es. 1), e possono essere utilizzate anche per compiere un paragone qualitativo nella cosiddetta comparazione di analogia (Agostini 1978: 396-398; Serianni 1988: cap. XIV, §§ 215-225; Mazzoleni 2007b; ➔ comparazione), dove il contenuto della frase reggente costituisce il primo termine di paragone e quello della dipendente il secondo (es. 2) (➔ secondo termine di paragone):

(1) Tutti noi che giriamo in posti affollati e molto fotografati abbiamo questa disponibilità totale a fotografare gli altri, a inquadrarli come [= nel modo in cui] vogliono loro (Francesco Piccolo, L’Italia spensierata, p. 137)

(2) Ma tornava anche per prendere sulle ginocchia il piccolino, come [= nel(lo stesso) modo in cui] a suo tempo aveva fatto con gli altri (Francesco Guccini & Loriano Macchiavelli, Lo Spirito e altri briganti, p. 252).

Posizione dei costituenti

Di solito la frase dipendente segue la reggente (2), ma può anche precederla (3) oppure interromperla in modo incidentale (4) (➔ incidentali, frasi); nella lingua scritta, quando è posposta può essere preceduta da un segno interpuntivo ‘forte’, come, ad es., il ➔ punto e virgola, che la isola rendendola autonoma e mettendola così in rilievo (5):

(3) Non avevo una risposta, e come succede nel gioco della torre (chi vuoi buttare giù? Tuo padre o tua madre? Tuo figlio o tua figlia?) ho cominciato a dire che forse c’era una via di mezzo tra dodici persone e milioni di persone. Prendevo tempo e non riuscivo a rispondere (Piccolo, cit., p. 182)

(4) Il maresciallo e Bleblè avevano appena perduto il secondo tresette e si stavano accusando a vicenda, come accade sempre, di aver sbagliato la giocata (Guccini & Macchiavelli, cit., p. 20)

(5) A poco valsero, nel corso dei secoli, le «grida» che spesero a favore dei pellegrini, per garantirli, le autorità ecclesiastiche; come poco contarono quegli altri e diversi mòniti che sporadicamente si levavano a ricordare al cristiano che la salvezza eterna andava ricercata «per mezzo di una vita santa, non di luoghi santi» (Fabrizio D’Amico, Un soldo per l’anno santo, «La Repubblica», 1985)

La reggente può essere accompagnata da un avverbio di collegamento (Prandi 2007: 89), che insieme alla congiunzione subordinante come – eventualmente preceduta da così (7) – forma una struttura correlativa ipotattica (➔ correlative, strutture); il primo connettore preavverte il destinatario del rapporto semantico tra le due frasi, svolgendo il ruolo di «anticipatore cataforico» (➔ catafora), mentre il secondo lo ribadisce, assumendo la funzione di «ripresa anaforica» (➔ anafora):

(6) Come non è necessario essere grandi fotografi per fare una foto alla propria ragazza (basta una macchina da quattro soldi), così [= allo stesso modo] non era certo necessario essere ‘poveti’ [poeti] per improvvisare uno stornello. Per questo gli autori degli stornelli sono inevitabilmente anonimi (Paolo Mauri, Fior di limone, «La Repubblica» 8 febbraio 1985)

(7) Si potrebbe aggiungere che, così come [= nel(lo stesso) modo in cui] per la maggior parte dei mammiferi, funziona il trucco dei feromoni […], analogamente per gli esseri umani funziona il trucco dell’innamoramento […], per far sì che due persone si attraggano irresistibilmente e generino un’altra vita (Piero Angela, Ti amerò per sempre, pp. 26 seg.)

Quando la frase dipendente è posposta, l’avverbio di collegamento così compare alla fine della reggente e si trova subito prima di come (8); se poi la dipendente è anche isolata e messa in rilievo – cfr. sopra l’es. (5) –, così finisce col farne parte come se fosse un modificatore della congiunzione subordinante (9):

(8) E la Bestia uscì da dietro la tenda.

Ligera era stato bravo e l’aveva disegnata così come Santovito se la trovò dinanzi (Guccini & Macchiavelli, cit., p. 58)

(9) Dino Risi ama i suoi personaggi anche quando sono imperfetti o addirittura sgradevoli […]. Così come ama il tempo in cui vive anche se ha intuito, prima di altri, l’imbarbarimento dei costumi e delle emozioni (Mariapia Comand, Dino Risi. Il sorpasso, p. 3)

Una frase dipendente introdotta da come può servire a esporre un commento incidentale del mittente (10), che può anche compiere un rimando intertestuale specifico (11) o generico (12), oppure un rimando metatestuale, «logodeittico» (Conte 1992), a una parte precedente (13) o successiva (14) del suo testo:

(10) Giudicare ‘senza importanza’ queste piccole cose (come spesso avviene) è un errore madornale (Angela, cit., pp. 194 seg.)

(11) Se mai vi accade di andare a Roma, non dimenticate di visitare via Giulia: via Julia, come spesso la ricorda Benvenuto Cellini nella sua vita (Alfredo Panzini, Scritti scelti, p. 178)

(12) l’inverno era esploso a febbraio, come diceva un vecchio proverbio (Giovanni Nadiani, Spiccioli. Kurzprosa, p. 119)

(13) Come le ho detto, il fatto è accaduto in tempo di guerra (Guccini & Macchiavelli, cit., p. 124)

(14) Per cui il danno è più grave, in quanto incide pesantemente, come vedremo, sul piano concettuale (Ornella Castellani Polidori, Due errori tenaci nella tradizione testuale di Pinocchio, p. 10).

Tipi del secondo termine di paragone

In una comparazione di analogia il primo termine di paragone può essere un singolo elemento della reggente (15), e in questo caso (Herczeg 1978: 320 segg.) la dipendente può essere priva di verbo (16); il secondo termine di paragone nominale può anche avere una struttura interna complessa (17), ed essere sia un soggetto, come in (16) e (17), che un complemento (18):

(15) Ma a Beirut è l’inferno. […]. Per gli adolescenti che vivono lì la guerra con la sua adrenalina è una droga, come lo è [come] l’hashish o il sesso che si fa per dimenticare l’orrore (Darina al-Joundi & Mohamed Kacimi, Quando Nina Simone ha smesso di cantare, dalla 2a di copertina)

(16) … un’altra fascia [di popolazione] più larga ha a disposizione un mezzo linguistico spesso approssimativo, ma che certo non la isola più dal contesto generale, come [la isolava] un tempo l’uso esclusivo del singolarissimo dialetto (Francesco Sabatini, La lingua nei fatti e nella coscienza degli italiani, p. 10)

(17) Di mano in mano che salivamo le giravolte del monte […], vedevamo la terra abbassare come [la vede] chi [= qualcuno che] prende quota in aeroplano (Panzini, Scritti scelti, p. 10)

(18) Nella morfologia dell’italiano coesistono spesso più soluzioni per la formazione del plurale così come [coesistono più soluzioni], ad esempio, per la derivazione dei generi (Raffaella Setti, Quesiti e risposte 3, p. 12)

Quando il secondo termine di paragone è un pronome personale, nell’italiano moderno assume la forma obliqua anche se è soggetto (19), come se la congiunzione subordinante come che lo precede immediatamente fosse una preposizione (Colombo 1991); invece nell’italiano delle origini conserva la forma diretta (20), come nello spagnolo e nel portoghese moderni (Patota 2008):

(19) … e io non volevo dirti che anch’io ero come te [= come eri tu].

– Proprio come me [= come ero io]? Si misero a ridere (Federigo Tozzi, La stessa donna, pp. 25-26)

(20) alla cotal festa l’altre donne, che non sono sì belle com’ [sono bella] io, erano sguardate; e io no, per mia laida cotta (Novellino XXV, 13-14).

Cenni diacronici

Nell’italiano delle origini (Mazzoleni 2010), invece di come si può trovare la congiunzione subordinante composta secondo che, testimoniata ancora, ad es., in Leopardi (Mazzoleni 2006: § 4.1):

(21) terra: Cara Luna, io so che tu puoi parlare e rispondere; per essere una persona, secondo che [= come] ho inteso molte volte da’ poeti […]. Io vorrei sapere se veramente, secondo che [= come] scrive l’Ariosto, tutto quello che ciascun uomo va perdendo […] sale e si raguna costà (Giacomo Leopardi, “Dialogo della Terra e della Luna”, in Operette morali, pp. 45 e 49)

Fino ai primi decenni dell’Ottocento la congiunzione subordinante siccome (esito della fusione di sì come; Mazzoleni 2007a: § 2.3) compare non solo con il più recente valore causale derivato (22) ma anche con quello modale-comparativo originario (23), anche in correlazione con l’avverbio di collegamento così nella reggente (24):

(22) la morte dev’essere accompagnata da felici augurj, siccome quella, che [= poiché] ci apre la via a più fortunati destini (Isabella Teotochi Albrizzi, Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova, p. 32)

(23) una lingua nella sua primitiva origine non si forma che dall’accozzamento di varj idiomi, siccome [= nello stesso modo in cui] un popolo non si forma che dalla riunione di varie e disperse tribù (Melchiorre Cesarotti, Saggio sulla filosofia delle lingue, parte I, § I, 1)

(24) Ei fu. Siccome [= nel(lo stesso) modo in cui] immobile,

dato il mortal sospiro,

stette la spoglia immemore,

orba di tanto spiro,

così [= allo stesso modo] percossa, attonita

la terra al nunzio sta (Alessandro Manzoni, «Il cinque maggio», vv. 1-6).

Forme del verbo

La congiunzione subordinante composta come se introduce frasi dipendenti comparative ipotetiche, con il verbo al congiuntivo (25); nell’italiano substandard (‘mimato’ in questo caso in un brano letterario) il verbo può essere invece (Mazzoleni 2002: § 2) all’imperfetto indicativo ipotetico (26):

(25) Il fantasma […] mi guardò a lungo, come se attendesse un gesto da me (Stefano Benni, Baol. Una tranquilla notte di regime, p. 58)

(26) quelle ore del martedì avrei pagato perché non finivano [= finissero] mai. Però intanto passavano, sembrava che era appena arrivato e già era come se stava [= stesse] per partire, già cominciava a mancarmi (Andrej Longo, Dieci, p. 50)

Come la protasi di un periodo ipotetico al congiuntivo e condizionale può comparire senza la congiunzione subordinante ipotetico-condizionale se (➔ periodo ipotetico), analogamente le dipendenti comparative ipotetiche possono essere introdotte soltanto da come (27). Quando poi manca anche il verbo (di solito essere), la congiunzione subordinante relativa-modale precede immediatamente il complemento nominale (28) o preposizionale (29):

(27) Sul più bello delle nostre conversazioni, […] il Pasini mi vide d’un tratto scomparire in una nube di polvere come [se] fossi stato una deità omerica (Panzini, cit., p. 250)

(28) C’è addirittura chi ha proposto una formula di matrimonio “a tempo determinato”, cioè un matrimonio che decada automaticamente dopo cinque anni, come [se fosse] un contratto d’affitto. Rinnovabile (Angela, cit., p. 190)

(29) tutte quelle volte che aveva scritto come [se fosse] in trance, il corpo tremante, le dita sudaticce e gelide, il groppo alla gola (Nadiani, cit., p. 108)

Il verbo delle dipendenti comparative ipotetiche può essere anche di modo non finito, al ➔ gerundio (30), oppure all’infinito presente preceduto dalla preposizione a (o per) (➔ infinitive, frasi), ed in questo caso emerge un senso finale (31):

(30) Ei si nomò: due secoli,

l’un contro l’altro armato,

sommessi a lui si volsero,

come aspettando [= come se aspettassero] il fato (Manzoni, cit., vv. 49-52)

(31) Bleblè si piegò in avanti, come a [= se volesse / per] dare più forza al discorso (Guccini & Macchiavelli, cit., p. 20).

Fonti

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Benni, Stefano (1990), Baol. Una tranquilla notte di regime, Milano, Feltrinelli, 1990 (poi Milano, CDE, 1991).

Cesarotti, Melchiorre (1960), Saggio sulla filosofia delle lingue, a cura di E. Bigi, in Dal Muratori al Cesarotti, Milano - Napoli, Ricciardi, 5 voll., vol. 4° (Critici e storici della poesia e delle arti nel secondo Settecento) (1a ed. 1800).

Comand, Mariapia (2002), Dino Risi. Il sorpasso, Torino, Lindau.

Guccini, Francesco & Macchiavelli, Loriano (2002), Lo Spirito e altri briganti, Milano, Mondadori.

Il Novellino (1970), testo critico, introduzione e note a cura di G. Favati, Genova, Bozzi.

al- Joundi, Darina & Kacimi, Mohamed (2009), Quando Nina Simone ha smesso di cantare, Torino, Einaudi (ed. orig. Le jour où Nina Simone a cessé de chanter, Arles, Actes Sud, 2008).

Leopardi, Giacomo (1956), Operette morali, a cura di S. Solmi, in Id., Opere, Milano - Napoli, Ricciardi, 2 voll., vol. 1º, pp. 455-691 (poi Torino, Einaudi, 1976).

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Longo, Andrej (2007), Dieci, Milano, Adelphi.

Manzoni, Alessandro (1973), Il cinque maggio [17-19 luglio 1821], in Opere, a cura di R. Bacchelli, Milano - Napoli, Ricciardi.

Nadiani, Giovanni (2009), Spiccioli. Kurzprosa, Faenza, Mobydick.

Panzini, Alfredo (1958), Scritti scelti, Milano, Mondadori.

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Studi

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Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.

Setti, Raffaella (2008), Quesiti e risposte 3, «La Crusca per voi» 37, pp. 12-13.

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Secondo termine di paragone

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