GRILLPARZER, Franz

Enciclopedia Italiana (1933)

GRILLPARZER, Franz

Giovanni A. AIfero

Poeta tragico austriaco, nato a Vienna il 15 gennaio 1791, morto pure a Vienna il 21 gennaio 1872. Dopo un'adolescenza priva di luce, conobbe presto la sventura: mortogli il padre nel 1809, egli, che aveva intrapreso gli studî giuridici, fu costretto a provvedere alla famiglia prima con lezioni private e come istitutore, poi, dal 1813, come impiegato nell'amministrazione delle Finanze. Provato da altre sventure familiari (la madre si uccise nel 1819 e molti dolori gli arrecarono i fratelli, di cui uno si affogò e un altro diede segni di pazzia), a disagio nell'atmosfera dell'Austria conservatrice e reazionaria, amareggiato per la lentezza della sua ostacolata carriera (dal 1833 direttore degli archivî al Ministero delle finanze), cedette alla malinconia, spesso tormentosa, e chiuse in sé la sua passionalità, rinunciando a formarsi una famiglia, vivendo solitario tra gli obblighi dell'impiego e il conforto della poesia, trovando al suo congedo (1856) rifugio e assistenza presso le sorelle Fröhlich, di cui una, Kathy, la sua "ewige Braut", a lui legata da amore fin dalla giovinezza, gli votò la propria vita e gli chiuse infine gli occhi. Priva di notevoli vicende esteriori, l'esistenza del poeta trascorse tutta a Vienna, con la sola interruzione di alcuni viaggi all'estero (in Italia nel 1819, a Venezia, Firenze e Roma; nel 1826 in Germania, dove conobbe il Goethe; nel 1836 in Francia e Inghilterra; nel 1843 in Turchia e in Grecia) e di frequenti soggiorni in luoghi di cura. Dedicò la sua attività letteraria soprattutto al teatro, affermandosi rapidamente e ottenendo notevoli successi, fin quando, caduta nel 1838 la sua commedia Weh' dem, der lügt, non volle per lungo tempo rappresentata alcuna sua opera nuova. Osteggiato spesso dalla polizia e dalla censura per i suoi sentimenti liberali, fu circondato dopo il 1848, in più liberi tempi, di ampio riconoscimento e onori, mentre i suoi drammi, per opera di H. Laube, godevano di una felice ripresa sulla scena.

Legato nei suoi primi precoci tentativi drammatici allo Schiller (Blanka von Kastilien, 1807-9), aperto poi all'influsso del Goethe, dello Shakespeare, dei romantici, che per altro avversa, e del dramma classico spagnolo, letto e studiato sempre con passione, esordisce pubblicamente nel 1817 col dramma Die Ahnfrau, in cui, in un'intricata vicenda di spettri, di masnadieri, di amore e di morte, una colpa antica si espia nella rovina di una famiglia. Il dramma, scritto in pochi giorni, tutto rapidità di azione, foga e fluidità di lingua e di verso, ebbe un grande successo, ma fu anche aspramente criticato, come "tragedia fatalistica" e accomunato nella condanna di questa, a cui si era invero appressato, specie attraverso alle modificazioni e aggiunte suggerite da J. Schreyvogel, segretario del Hofburgtheater. A più limpida e pura materia e forma volge il G. nella Sappho (1818), riallacciandosi ai drammi classici del Goethe, ponendo nell'infelice poetessa il dramma del genio, sublime sulla terra, ma anche negato alle gioie terrene. E armonia di linee unita con intensità di passioni, modernità di conflitti, diventa obiettivo anche dei drammi successivi del poeta, che traggono gli spunti ora dal mito o dalla leggenda, ora dalla storia, in cui va, peraltro, grado grado accentuandosi la tendenza al realismo, né sempre è evitata la ricerca dell'effetto. Nella trilogia Das goldene Vliess (1822; I, Der Gastfreund; II, Die Argonauten; III, Medea) la maledizione legata al vello d'oro è simbolo della maledizione legata alla cupidigia di beni terreni; a questo motivo s'intrecciano il contrasto fra stato di natura e civiltà, il motivo dell'ineluttabile espiazione di ogni infedeltà alla propria legge, quello del disincantamento dell'amore. In König Ottokars Glück und Ende (1825) si erge di fronte a Ottocaro, al dominatore disumano che non conosce che la propria ambizione di potere e le proprie passioni, il sovrano giusto, Rodolfo d'Asburgo, che s'immedesima con la legge dell'impero e dell'umanità; e nella vicenda di quello riecheggia la vicenda di Napoleone. In Ein treuer Diener seines Herrn (1828) il senso del dovere, imperativo kantianamente categorico, al di sopra di ogni proprio affetto, s'incorpora in Bancban, dipinto con tratti naturalistici, che chiude gli orecchi al dileggio, soffoca il suo tormento e si volge contro i suoi e sé stesso per tener fede al suo re. In Des Meeres und der Liebe Wellen (1831), per molti il capolavoro del G., la leggenda di Ero e Leandro si approfondisce nella tragedia dell'amore, che, contro ogni violazione della legge di natura, esplode irresistibile e si inebria di sé, ma ha bisogno di libertà per fiorire felice, o porta rovina ove dovrebbe apportar vita: un dramma, in cui l'esiguità dell'azione esteriore è compensata dall'intensità della vita interiore delle persone. Nel dramma fiabesco Der Traum, ein Leben (1834), costruito con freschezza, briosità d'invenzione e sicurezza di tecnica, ritorna il motivo della seduzione pericolosa delle brame terrene, espresso nella vicenda del giovane Rustan, che, in procinto di essere sviato da folle desiderio di avventura e di fortuna, vive nell'incubo di un sogno, dal quale si sveglia guarito della propria follia, per adattarsi pago alla modesta felicità che ha a portata di mano. Nella commedia Weh' dem, der lügt (1838), un aneddoto tratto da Gregorio di Tours, porge al poeta l'occasione per una gustosa pittura del giovane sguattero Leon, che riesce accortamente a liberare dalla prigionia il nipote del vescovo di Châlons, suo signore, senza venir meno al comando impostogli di dir sempre il vero. Nel dramma Esther (1863), rimasto frammentario, ma racchiudente nel dialogo tra il re Assuero e la bella umile fanciulla ebrea una delle scene più efficaci composte dal poeta, doveva forse la protagonista, assurta al trono, smarrirsi e indurirsi nella vanità e nel potere, e il re espiare il ripudio della prima moglie. Il motivo della seduzione pericolosa della bellezza, che è solo in parte argomento di Esther, trova il suo sviluppo nel dramma ispirato al G., come l'Esther, da Lope de Vega, Die Jüdin von Toledo, apparso postumo, come le due tragedie seguenti, nel quale l'amore sensuale per una bellissima ebrea stacca Alfonso di Spagna dalla moglie, lo smemora, né lo lascia libero se non quando la fanciulla è uccisa e la visione del suo cadavere bruttato gli cancella l'immagine della sua bellezza. In Ein Bruderwist im Hause Habsburg è soprattutto un magnifico ritratto di Rodolfo II di Absburgo, che il poeta difende dall'accusa d'inerzia, mettendo in rilievo la sua umanità, opponendole le dannose ambizioni dei suoi successori. In Libussa, infine, il G., svolgendo un motivo leggendario sull'origine di Praga e della dinastia dei Přemyslidi, esprime, attraverso a un'allegoria un po' forzata, la sua concezione della vita e della storia, il contrasto fra natura e civiltà, fra contemplazione e azione, la sua visione d'una futura era migliore, in cui i contrasti si plachino in una superiore armonia e fiorisca una più alta umanità. Ché se per il suo temperamento, per la sua formazione. per il suo stesso tormento interiore, il G. trova accenti più caldi a cantare la serenità contenta del poco e il pericolo delle ambizioni e delle brame, egli è ben lontano dal predicare, come si volle da qualcuno, un rassegnato quietismo, bensì concepisce la vita come dovere e, se comprende il valore di ciò che è tradizione, sente non meno il valore e il dovere dell'attività. Ogni suo dramma si forma, adunque, intorno a un nucleo ideale, ma non sorge da questo, né l'idea fa violenza alla fantasia, né gl'impedisce di creare figure complesse e ricche di umanità, in un approfondimento psicologico che prelude ai moderni.

Minor rilievo hanno le sue liriche, di cui alcune scaturiscono dalle sue esperienze (Tristia ex Ponto), altre riflettono impressioni italiane (una sulle Rovine del Campo Vaccino in Roma gli suscitò contro fiere proteste dei cattolici e difficoltà da parte della polizia), altre sono di carattere politico (celebre quella dedicata a Radetzky), altre di carattere epigrammatico. Più notevoli sono le due novelle Das Kloster bei Sendomir (1828), in cui, pur entro la cella di un chiostro, un'antica passione si ridesta e fiammeggia ancora nel protagonista, incapace di dimenticare e superarla, e Der arme Spielmann (1848), nel cui protagonista, povero, oscuro, solitario, eppur felice nella sua rassegnazione e nell'oblio che gli dà il suo vecchio violino, si volle vedere molto dello stesso poeta. Il G. lasciò anche un'autobiografia, arieggiante la goethiana Dichtung und Wahrheit, notevole per la conoscenza del suo sviluppo interiore.

Tra le numerose edizioni delle opere, va ricordata la prima completa (voll. 10, Stoccarda 1871, curata nella 5ª ed. da A. Sauer, Stoccarda 1892-94, voll. 20); quelle di St. Hock (Berlino 1911 segg., nuova ed., ivi 1927 segg.), di M. Necker (Lipsia 1903), di E. Castle (Vienna 1924), tutte superate dalla grande Historisch-kritische Gesamtausgabe, curata dal Sauer stesso e continuata da R. Backmann (Vienna 1909 segg.), comprendente anche i diarî, gli abbozzi, i documenti varî, le lettere del poeta e al poeta, e quanto si riferisce alla sua attività di uomo, di scrittore e perfino di burocrata. Al Sauer è pure dovuta la raccolta dei dialoghi del G.: Gr.s Gespräche und Charakteristiken seiner Persönlichkeit durch die Zeitgenossen (Vienna 1904-16) nonché la pubblicazione delle notizie e dei documenti lasciati dal poeta a Kathy Fröhlich, il cui mistero è stato rivelato soltanto pochi anni or sono: Gr.s Geheimschriften (Vienna-Lipsia 1922). Versioni in italiano: Saffo, trad. di V. Errante, Lanciano 1920; Il vello d'oro, trad. di V. Errante, ivi 1920; Il povero suonatore, trad. di S. Filippon, Milano.

Bibl.: Ricchissima la bibliografia sul G., specialmente studiato in Austria, ove è sorta fin dal 1890 una Gr. Gesellschaft, che pubblica un Jahrbuch, dedicato al poeta. Tra le principali opere critiche sul poeta, ricordiamo: J. Volkelt, Fr. Gr. als Dichter des Tragischen, Nördling 1888; S. Friedmann, Il dramma tedesco del nostro secolo, III, Milano 1893; E. Lange, Gr. sein Leben, Dichten u. Denken, Gütersloh 1894; A. Farinelli, Gr. u. Lope de Vega, Berlino 1894; E. Reich, Fr. Gr.s Dramen, Dresda 1894, 3ª ed. 1909; A. Ehrhard, Fr. Gr., Parigi 1900; O. E. Lessing, Gr. u. d. neue Drama, Monaco 1905; Fr. Strich, Gr.s Ästhetik, Monaco 1905; W. Bücher, Gr.s Verhältnis zur Politik s. Zeit, Marburgo 1913; G. Gabetti, I riflessi del viaggio in Italia nell'attività poetica del Gr., Roma 1914; H. Geissler, Gr. u. Schopenhauer (Diss.), Monaco 1915; I. Maione, Il dramma di Gr., Torino 1928; E. Alker, Fr. Gr., Marburgo 1930.