ANTONICELLI, Franco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

ANTONICELLI, Franco

Giuseppe Sircana

Nacque a Voghera il 15 nov. 1902 da Donato, ufficiale di carriera dell'esercito, e da Maria Balladore, appartenente ad una famiglia di antica nobiltà. Dopo aver vissuto la prima infanzia presso i parenti paterni a Gioia del Colle (Bari), si trasferì, all'età di sei anni, a Torino. In questa città compì i suoi studi frequentando il liceo "D'Azeglio", dove ebbe come insegnante Umberto Cosmo. All'università scelse il corso di lettere laureandosi con una tesi su Rutebeuf. Intenzionato ad intraprendere la carriera diplomatica l'A. nel 1931 conseguì anche la laurea in legge, discutendo con Gioele Solari una tesi sulle teorie del Paruta.

Negli anni dei suoi studi la scena culturale e politica torinese era animata da figure di grande rilievo, tra le quali P. Gobetti, A. Gramsci e L. Einaudi. Pur circondato da tanto fervore intellettuale e politico il giovane A. se ne mantenne ai margini. In una pagina di diario del 1973 - pubblicata da Corrado Stajano - egli stesso si rammaricava di aver trascorso una "giovinezza in fondo pigra e velleitaria". Durante gli anni universitari l'A. si dedicò per un breve periodo all'insegnamento; fu supplente presso lo stesso liceo "D'Azeglio", dove ebbe tra i suoi allievi Leone Ginzburg. Fu anche istitutore nella casa dei marchesi Tornielli a Sizzano (Novara).

La frequentazione dell'ambiente studentesco ed universitario e di quello che spontaneamente si raccolse intorno ad Augusto Monti, di cui facevano parte, tra gli altri, C. Pavese, M. Mila, N. Bobbio, L. Ginzburg, contribuì a sviluppare nell'A. un sia pur generico atteggiamento di ripulsa morale del fascismo. Un momento importante di questa maturazione fu rappresentato dalla lettera di solidarietà a Benedetto Croce inviata e sottoscritta dall'A. insieme con Mila, L. Geymonat, Cosmo ed altri.

Il filosofo, che nel maggio 1929 era intervenuto in Senato contro la ratifica del concordato, era stato per questo tacciato da Mussolini di essere un "imboscato della storia". L'omaggio reso a Croce veniva dunque ad essere un atto di ostilità nei confronti del regime ed infatti, dopo il sequestro delle copie della lettera diffuse tra gli studenti, i firmatari furono colpiti dalle misure di polizia.

L'A. venne arrestato il 31 maggio 1929 e trattenuto in carcere per circa un mese. Condannato a tre anni di confino, ottenne la commutazione della pena in due mesi di ammonizione con diffida a "non dar luogo a sospetti specialmente di indole politica". L'A. fu ancora supplente al "D'Azeglio" nel 1933 ma, essendo ormai segnalato come antifascista e pertanto nella impossibilità di entrare in ruolo, si risolse ad abbandonare la scuola pubblica. Per breve tempo si dedicò all'insegnamento privato e fu precettore di Giovanni Agnelli. Dal 1932 al 1935 l'A. diresse per il tipografo-editore Carlo Frassinelli la "Biblioteca europea", collana che tese a rinnovare il panorama letterario pubblicando per la prima volta in Italia opere di Kafka, Melville (Moby Dick nella celebre versione pavesiana), Joyce, Babel, O'Neill, Twain. L'A. stesso tradusse e curò (con lo pseudonimo di Antony) la prima edizione italiana dei cartoons di Walt Disney. Nello stesso periodo l'A. frequentava il gruppo che aveva dato vita alla rivista Cultura, pubblicata dall'editore Einaudi, in gran parte formato da esponenti del movimento Giustizia e Libertà.

Il 15 maggio 1935, in seguito ad una delazione, tutto il gruppo venne arrestato. L'A., rinchiuso nelle carceri Nuove e quindi trasferito a Roma, fu accusato, insieme con C. Levi e C. Pavese, di aver "esplicato una subdola azione di fiancheggiamento del movimento di "Giustizia e Libertà"" e di aver frequentato ambienti "dove notoriamente convenivano elementi avversi al regime". Il 15 luglio 1935 fu condannato a tre anni di confino da trascorrere ad Agropoli (Salerno).

Al confino l'A. proseguì nel lavoro di collaboratore editoriale e di traduttore, raccogliendo anche dalla gente del posto le diverse espressioni (proverbi, filastrocche) della cultura popolare.

Nel marzo 1936 fu disposta, con largo anticipo, la sua liberazione. Potendo godere di una relativa libertà, dopo aver viaggiato molto per l'Italia, riprese le consuete occupazioni a Torino: lo studio, il lavoro editoriale e l'insegnamento saltuario presso il liceo dei rosminiani. In questo periodo l'A. ebbe dimestichezza con B. Croce, Luigi e Alberto Albertini, Alessandro Casati e Giovanni Laterza. Collaborò al Dizionario delle opere e dei personaggi dell'editore Valentino Bompiani e quindi, nel 1942, diede vita ad una casa editrice, la Francesco De Silva, prosecuzione ideale della "Biblioteca europea", che si segnalò per un'azione culturale di grande novità.

Più direttamente impegnata sul terreno storico-politico, la nuova casa editrice prendeva il nome da un noto tipografo piemontese del XV secolo. Le edizioni De Silva (che non riportavano, come era d'obbligo, le date dell'era fascista sul frontespizio) pubblicarono nel 1943-1944 il saggio di Salvatorelli, Leggenda e realtà di Napoleone, La Germania della De Staël, I maestri di un tempo di E. Fromentin, e seguitarono il lavoro di promozione culturale fino al 1949, sempre sotto la direzione dell'Antonicelli.

La devozione verso Croce non influenzò solo le scelte culturali, ma fu anche decisiva nella formazione politica dell'Antonicelli. Croce ed altri prestigiosi esponenti liberali, amici di famiglia, lo indirizzarono verso un preciso e concreto impegno politico. Nel 1942, insieme con l'amico Antonio Dante Coda stabilì i primi contatti politici con esponenti liberali come Casati e I. Bonomi, oltre naturalmente a Croce, per la riorganizzazione del Partito liberale nell'Alta Italia. Mentre restava affettivamente legato ai suoi vecchi amici di Giustizia e Libertà, confluiti nel Partito d'azione, l'A. intensificò i rapporti, alla vigilia della caduta del fascismo, anche con esponenti socialisti e comunisti.

Il 26 luglio 1943, come rappresentante liberale in seno al Comitato interpartitico, fu lui a stendere la prima dichiarazione dei partiti antifascisti. L'8 settembre l'A. s'impegnò invano per convincere gli alti comandi militari a sostenere la popolazione torinese nella comune resistenza ai Tedeschi.

Si trasferì quindi a Roma, dove il 6 nov. 1943 fu arrestato dai nazisti e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, dove ritrovò l'amico L. Ginzburg. Nel febbraio 1944 fu trasferito nel carcere di Castelfranco Emilia, da dove uscì il 18 aprile dello stesso anno. Rientrato a Torino, iniziò l'attività clandestina quale membro del Comitato di liberazione nazionale (CLN) del Piemonte. Fu animatore della stampa clandestina antifascista: diresse l'edizione piemontese di Risorgimento liberale (che raggiunse le diecimila copie di tiratura), divenuto dal 1945 L'Opinione, organo piemontese del partito liberale, collaborò a Risorgimento e Il Patriota, giornali delle formazioni partigiane di ispirazione liberale. Alla vigilia della liberazione l'A. fu nominato presidente del CLN piemontese.

Dopo la Liberazione, come direttore dell'Opinione, divenutointanto quotidiano, continuò ad ispirarsi ad una linea di apertura verso le altre correnti ideali e politiche nello spirito dell'unità antifascista. Per questo atteggiamento entrò ben presto in conflitto con la linea del suo partito orientato per il superamento della politica del CLN e per la scelta istituzionale monarchica. Tenace sostenitore dell'idea repubblicana e del rinnovamento dello Stato, l'A. nell'aprile 1946, con altri esponenti della sinistra liberale uscì dal partito, confluendo, insieme con alcuni ex azionisti guidati da F. Parri ed U. La Malfa, nel movimento di Concentrazione democratica repubblicana, impegnato a sostegno dell'opzione repubblicana nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946. Questo gruppo confluì quindi nel partito repubblicano, nella cui direzione l'A. venne eletto nel 1948 al congresso di Napoli. Ma proprio in quell'anno, dopo le elezioni del 18 aprile, che avevano visto radicalizzarsi lo scontro politico ed i repubblicani schierarsi a fianco della Democrazia cristiana, l'A. abbandonò il partito.

Iniziò per lui un periodo di relativo distacco dall'attività politica e di maggiore impegno culturale. Dopo aver chiuso la sua piccola casa editrice, iniziò a collaborare al quotidiano torinese La Stampa con articoli per la terza pagina ed alla RAI, si occupò in particolare della letteratura francese e del decadentismo italiano con studi su Pascoli, D'Annunzio e Gozzano. Svolse inoltre un'intensa attività di organizzatore di cultura promuovendo o partecipando alla costituzione del Circolo della Resistenza, del Centro studi P. Gobetti, dell'Istituto storico della Resistenza e come presidente dell'Unione culturale a Torino.

Fu la battaglia elettorale sulla legge maggioritaria del 1953 a richiamarlo ad un impegno politico diretto. L'A. cercò di unire in una sola formazione politica quei liberali, socialdemocratici e repubblicani, che avevano abbandonato i rispettivi partiti non condividendo il sostegno a tale legge; fallito questo tentativo di unificazione, aderì all'Alleanza democratica nazionale, guidata da E. Corbino.

Negli anni Cinquanta fu attivo nella solidarietà agli operai torinesi vittime di discriminazioni politiche. Alla fine del 1957 fu promotore, assieme con N. Bobbio, Alessandro e Carlo Galante Garrone, L. Geymonat e Ada Gobetti di un convegno sulla libertà nelle fabbriche. Nel 1960 l'A. fu ancora in prima fila nello schieramento antifascista contro il governo Tambroni.

Proprio nell'aprile del 1960 l'A. aveva inaugurato un ciclo di lezioni su "Trent'anni di storia italiana 1915-1945", allo scopo di trasmettere ai giovani, attraverso le testimonianze dei protagonisti, i valori della democrazia e dell'antifascismo.

Nel luglio 1960 prese parte attiva alle manifestazioni di Genova contro lo svolgimento in quella città del congresso del Movimento sociale italiano ed avendo poi, in un discorso a Bologna, esaltato il significato di quella protesta fu incriminato per apologia di reato.

Si avvicinò quindi alle posizioni del partito comunista, che nel 1963 gli offrì la candidatura in Parlamento nell'ambito di un progetto per la costituzione di un gruppo di "indipendenti di sinistra", progetto rimasto in quell'occasione sulla carta, ma che si realizzò nella successiva tornata elettorale del 1968, allorché l'A. venne eletto nella lista PCI-PSIUP per il Senato nei collegi di Alessandria-Tortona e Torino-Mirafiori (era stato candidato anche a Cuneo-Saluzzo), optando per il primo. Al Senato fece appunto parte del nuovo gruppo della Sinistra indipendente, presieduto da F. Parri, e fa membro della commissione Pubblica Istruzione e Belle Arti, occupandosi dei problemi della cultura, della scuola, della tutela del patrimonio artistico e soprattutto del servizio pubblico radio-televisivo. Nel 1972 l'A. fu nuovamente eletto nelle liste PCI-PSIUP nel collegio senatoriale di Susa. Fu vicepresidente della commissione Difesa.

L'A. morì a Torino il 6 nov. 1974.

Opere: la grandissima parte degli scritti dell'A. è costituita da prefazioni, introduzioni, trascrizioni da discorsi e lezioni pubbliche. Tra le sue opere, saggi e libri nonché raccolte, quasi tutte postume, di scritti e discorsi citiamo: Europa unita, in La resistenza al fascismo, Milano 1955, pp. 214-224; Ilsoldato di Lambessa, Roma 1956; Festa grande d'aprile, Torino 1964; Le parole turchine, ibid. 1973; Resistenza, cultura e classe operaia, ibid. 1975; Dall'antifascismo alla resistenza. Trent'anni di storia italiana (1915-1945), a cura di F. Antonicelli, ibid. 1975; La pratica della libertà. Documenti discorsi, scritti politici 1929-1974 (con un ritratto critico di C. Stajano), ibid. 1976; Cifu un tempo. Ricordi fotografici di F. A. 1926-1945, ibid. 1977. Sue lettere ad Anita Rho del 1929-1944, relative soprattutto all'attività editoriale, sono edite in Lettere di antifascisti dal carcere e dal confino, Roma 1962, pp. 28-42. Per una bibliografia vedi Un baule pieno di carte. Bibliografia degli scritti di F. A., a cura di G. Barbarisi-P. Lupi-P. Pellegrini, Livorno 1980 (Quaderno n. 1 della Fondazione F. Antonicelli di Livorno).

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 158, ad nomen; Atti parlamentari, Senato della Repubblica, V-VI legislatura, ad Indicem; B. Allason, Memorie di un'antifascista 1919-1940, Firenze s.d. (ma 1946), pp. 46, 76, 135, 151, 159; C. L. Ragghianti, Disegno della liberazione italiana, Pisa 1954, p. 277; M. Giovana, La Resistenza in Piemonte. Storia del CLN regionale, Milano 1962, pp. 11, 15 s., 18, 21, 31, 209, 228; G. Vaccarino-C. Gobetti-R. Gobbi, L'insurrezione di Torino, pref. di F. Antonicelli, Parma 1968; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, I, Milano 1968, ad vocem (C. Gobetti Nosenzo); II, ibid. 1971, ad vocem De Silva, casa editrice (Id.); E. Sogno, Guerra senza bandiera. Cronache della "Franchi" nella Resistenza, Milano 1970, pp. 38 s., 294 s.; S. Zavoli, Nascita di una dittatura, Torino 1973, pp. 152, 154, 157, 200, 222; G. Quazza, Saluto a F. A., in Italia contemporanea, XXVI (1974), n. 117, pp. 145 s.; Uno storico del presente: F. A., a cura di M. Revelli - A. Gobetti, n. spec. di Resistenza (Torino 1975); Scritti di Bobbio, Galante Garrone, Quazza, Sapegno su A., a cura del Centro studi Piero Gobetti, Torino 1975; F. Parri, Scritti 1915-1975, a cura di E. Collotti-G. Rochat-G. Solaro Pelazza-P. Speziale, Milano 1976, pp. 29, 36 s.; G. Quazza, Resistenza e storia d'Italia. Problemi e ipotesi di ricerca, Milano 1976, pp. 17, 115, 185, 198, 308; S. Turone, Storia del sindacato in Italia, Bari 1976, p. 330; R. Cadorna, La riscossa, Torino 1977, p. 129; N. Bobbio, Trent'anni di storia della cultura a Torino (1920-1950), Torino 1977, pp. 9-11, 32, 36, 47, 60-63, 65, 67 s., 91-93, 118-120; V. Castronovo, Il Piemonte, Torino 1977, pp. 462-464, 698 s., 704 s.; S. Setta, Croce, il liberalismo e l'Italia post-fascista, Roma 1979, pp. 147 s., 242, 253; N. Torcellan, La Resistenza, in La stampa italiana dalla Resistenza agli anni Sessanta, a cura di V. Castronovo-N. Tranfaglia, Roma-Bari 1980, pp. 142-144; Storia del movimento operaio, del socialismo e delle lotte sociali in Piemonte, diretta da A. Agosti-G. M. Bravo, III, Gli anni del fascismo, l'antifascismo e la Resistenza, Bari 1980, pp. 227-229, 242, 244; IV, Dalla ricostruzione ai giorni nostri, ibid. 1981, pp. 132, 416, 528, 532, 625, 670, 675, 687-689, 708, 714; N. Bobbio, Le ideologie e il potere in crisi, Firenze 1981, pp. 197 s., 200; G. Spadolini, Italia di minoranza, Firenze 1983, pp. 42, 44, 47, 98, 281.

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