BONELLI, Franco Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONELLI, Franco Andrea

Baccio Baccetti
Pietro Omodeo

Nacque a Cuneo l'11 nov. 1784, dodicesimo figlio di Tommaso e Veronica Boschis. Studiò dapprima a Cuneo, poi a Torino ove la famiglia nel frattempo si era trasferita, senza giungere però agli studi universitari. Si dilettò dapprima di meccanica e di disegno, poi, conosciuto il medico naturalista torinese Rubinetti, si appassionò all'entomologia. Nel 1808 dette alle stampe un primo lavoro: Specimen faunae subalpinae. Nel 1809 cominciò a pubblicare una classificazione metodica dei Carabidi.

L'eccellente metodo usato bastò ad attirare su di lui l'attenzione prima della Reale Accademia delle scienze di Torino, che lo chiamò a coprire il posto resosi vacante per la morte del Giorna; G. Cuvier, che nel 1810 si trovava a Torino, volle conoscerlo. La morte del Giorna aveva lasciato vacante anche la cattedra di zoologia dell'università di Torino: il B., d'accordo col Cuvier, si recò a Parigi per un lungo soggiorno, onde completare la propria preparazione ai lumi degli insegnamenti del Lamarck, di E. Geoffroy-Saint-Hilaire, di A. Dumeril, di G. Cuvier, di G. E. Olivier, di L. A. Bosc, ecc. Il 15 marzò del 1811 ottenne dal gran maestro dell'Impero, residente a Parigi, la nomina alla cattedra torinese, grazie soprattutto alle sollecitazioni del Cuvier. Rimase a Parigi altri sei mesi per acquistare materiale didattico, poi rientrò a Torino dove dette inizio alle lezioni e all'organizzazione del Museo zoologico.

Periodicamente dette alle stampe poche e brevi memorie di sistematica, impeccabilmente redatte secondo i più moderni criteri, ma soprattutto si dedicò all'incremento delle collezioni del museo ed alla preparazione delle lezioni universitarie: furono queste attività che gli assicurarono un degno posto tra i più grandi naturalisti italiani di tutti i tempi. Per le collezioni compì e fece compiere, grazie agli abbondanti fondi che i Savoia gli assicurarono, accuratissime raccolte di ogni classe di animali viventi sulle Alpi, in Liguria e in Sardegna, svolgendo un'attività tale da portare in dieci anni il Museo zoologico di Torino, prima di scarso rilievo, al livello di quello di Pavia, primo d'Italia. Per i suoi corsi universitari meditò, sviluppò ed arricchì con osservazioni originali quelle idee evoluzionistiche che aveva intuito e che il Lamarck gli aveva chiaramente definito all'epoca del suo soggiorno parigino. È da credere che i suoi corsi fossero, nell'Italia di allora, estremamente rivoluzionari.

Morì l'11 giugno 1830, dopo una lenta malattia cominciata a manifestarsi fino dall'epoca del suo matrimonio con Ferdinanda Dancona, avvenuto nel 1815.

Dalle commemorazioni ufficiali che ne fecero i contemporanei, e soprattutto G. Gené (seguace del Cuvier e quindi antievoluzionista) il B. risulta solo un sistematico descrittivo, ed anche scarsamente fecondo, tanto che non si coglie un rapporto tra la sua vasta fama e le sue scarse pubblicazioni. In realtà il B. ha meriti eccezionali soprattutto per essere stato uno dei più intelligenti interpreti e sviluppatori del pensiero lamarckiano. Purtroppo le sue intenzioni e teorie furono pressoché sconosciute ai contemporanei perché i suoi scritti rimasero inediti per quasi un secolo finché Lorenzo Camerano ne curò la pubblicazione in varie note e memorie comparse tra il 1902 e il 1910.

L'evoluzionismo bonelliano, come quello del Lamarck, è imperniato sulle modificazioni imposte ai viventi dalle circostanze ambientali e sulla loro ereditarietà. Viene inoltre ammessa una innata tendenza della specie alla trasformazione, del tutto simile alla tendenza per cui l'embrione si trasforma in individuo adulto. Il sistema prescinde - o intende prescindere - da qualsiasi intervento di fattori soprannaturali.

Il B. pone molta più attenzione all'aspetto filogenetico dell'evoluzionismo che non al problema della speciazione. Egli ammette in più luoghi un moderato polifiletismo del regno animale che ritiene divisibile in quattro grossi alberi genealogici folti di ramificazioni: quello dei Radiati, quello dei Vertebrati (alla base del quale sono gli Anellidi), quello degli Articolati e quello dei Molluschi, In ciò il B. si distacca dal Lamarck che fornisce in più luoghi alberi rigorosamente monofiletici, si riavvicina però al precursore e maestro là dove avanza la supposizione che i capostipiti dei quattro alberi siano nati (e continuino a nascere) per generazione "spontanea". Su questo argomento il B. fu tuttavia cauto, e ci rimangono infatti molti passi in cui egli esamina o prospetta ricerche tendenti a stabilire se questa generazione sussista veramente.

Il pensiero evoluzionistico del B. ci appare più consapevolmente critico di quello del Lamarck: si spoglia infatti di quel complicato psicologismo che appesantisce la Philosophie Zoologique e le opere successive del naturalista francese; e per di più la filogenesi di alcuni gruppi zoologici viene ricostruita dal B. sfruttando a fondo le conoscenze anatomo-comparative e paleontologiche intorno ad essi. Tale procedura si è evidentemente avvantaggiata dell'insegnamento cuvieriano. Il B. non esita ad ammettere, nel ricostruire gli alberi genealogici, parentele remote tra forme non molto distanti: in un passo, ad esempio, suppone che Mammiferi ed Uccelli abbiano come primo progenitore comune una qualche forma acquatica. Tale ipotesi, insieme a quella concernente una forza evolutiva spontanea simile alle forze responsabili delle trasformazioni embrionali, permette un interessante accostamento con la Ologenesi di Daniele Rosa, formatosi alla scuola di Torino circa mezzo secolo dopo la morte del Bonelli.

Anche per l'uomo il B. ammise l'evoluzione dai bruti e dedicò al problema un saggio acuto e, per quei tempi, libero da pregiudizi: si proponeva una singolare interpretazione del noto crescite et multiplicamini contenuto nella Genesi: multiplicamini è evidentemente l'ordine di riprodursi dato agli animali, ma crescite non può venir tradotto "crescete", dato che gli animali erano stati creati adulti, né lo si può tradurre "riproducetevi", sia perché sarebbe pleonastico sia perché si forzerebbe troppo il senso della parola: crescite è piuttosto da tradursi: "trasformatevi coll'andare delle generazioni".

Il discorso, dettato forse in origine da autentica pietà, divenne poi un espediente per contrabbandare la teoria evoluzionistica nell'unico lavoro preparato per le stampe. I tempi erano però assai poco propizi a dottrine eterodosse (era il momento della Restaurazione e della Santa Alleanza) ed il B. edulcorò le proprie idee fino a travisarle completamente; in un secondo ripensamento tolse inoltre ogni riferimento all'uomo. Ma nemmeno così il lavoro fu reputato presentabile o accettabile; non vide perciò la luce come tutti gli studi che l'avevano preceduto e che lo seguirono.

Opere: Specimen Faunae Subalpinae, Torino 1807; Catalogue desoiseaux du Piémont, in Ann. Observ.Acad. Turin, 1811, 24 pp. (non numerate); Observations entomologiques,Première partie, in Mém. de l'Accadépn. Imp.des Sciences,Litt. et Beaux-Arts deTurin, cl. physique et mathem., XVIII (1811), pp. 21-78; Observ. entomologiques,Deuxième partie,ibid., XXI (1813), pp. 433-484; Mémoire sur l'Eurychile,nouveau genre d'insectede la famille desCincidilès, in Mem. della R. Acc.delle Scienze di Torino, cl. sc. fis. e matem., XXIII (1818), pp. 236-258; Description d'unenouvelle espècede poisson dela Méditerranée,appartenant au genreTrachyptère, avec des observationssur les caractères de cemême genre, in Mem. della R. Acc.delle Sc. di Torino, XXIV (1820), pp. 485-494; Sopra un Ippopotamo di recente acquisto del museodi Torino,ibid., XXIX (1825), pp. 243-250; Descrizione di seinuove specie d'Insetti dell'Ordinedei Lepidotteri diurni,raccolte inSardegna dal Sig. Cavaliere Alberto della Marmora, in Mem.della R. Acc. di Sc. di Torino, XXX (1826), pp. 171-188.

Bibl.: M. Lessona, F. A. B., in Naturalisti italiani, Roma 1884, pp. 29-35; G. Gené, Elogio storico di F.A.B., in Mem. d. R. Acc.delle Sc. di Torino, XXXVII (1834), pp. 126-151. Per le opere edite e inedite del B. vedi L. Camerano, Contributo alla storiadelle teorie lamarckiane in Italia (vi è pubblicato Il corso dizoologia di F.A.B.), in Atti della R. Acc. delle Sc. di Torino, cl. sc. fis. e mat., XXXVII (1902), pp. 455-464; I manoscritti di F. A. B., in Atti del Congr. Int. di Sc. Stor., (Roma 1903), XII, sez. VIII, Roma 1904; Materiali per la storia della zoologia in Italianella prima metà del sec. XIX, in Boll. del Museo di zool. e anat.comp. dell'Univ. di Torino, XXI (1906), n. 535; XXIII (1907), n. 579; XXIII (1908), nn. 586, 591; XXIV (1909), nn. 601, 606; L. Camerano, F. A. B. ed i suoi concetti evoluzionistici(1812-1830), in Mem. della R. Acc. delle Scienze di Torino, s. 2, LX (1910), pp. 409-476.

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