FITZGERALD, Francis Scott

Enciclopedia del Cinema (2003)

Fitzgerald, Francis Scott

Arnaldo Colasanti

Scrittore e sceneggiatore statunitense, nato a Saint Paul (Minnesota) il 24 settembre 1896 e morto a Hollywood il 21 dicembre 1940. F. è stato il maggiore interprete della cosiddetta età del jazz, ovvero di quella generazione degli anni Venti (fino alla crisi economica del 1929, che segnò una terribile cesura) che si riconobbe nel fascino della dissipazione. Capolavori letterari come This side of Paradise (1920; trad. it. 1952), The great Gatsby (1925; trad. it. 1936), Tender is the night (1934; trad. it. 1949) sono modelli non solo per la letteratura americana, ma per molta narrativa mondiale novecentesca. Il suo incontro con il cinema e con l'industria di Hollywood fu fondamentale, non tanto dal punto di vista della produzione (F. rimase uno sceneggiatore modesto e deluso), ma perché coinvolse il carattere stesso della sua opera letteraria. Se il suo tema dominante era il fallimento (confrontandosi con l'amico-nemico E. Hemingway scriveva: "Io parlo con l'autorità dei fiaschi [...] Ernest con l'autorità dei successi", The notebooks of F. Scott Fitzgerald, 1978; trad. it. 1980, nr. 1915, p. 329), la sua esperienza di sceneggiatore lo portò a vivere e a rendere leggendaria l'ossessione di quel motivo. Il cinema fu per F. la prova del fuoco di un'intelligenza narrativa assai flessibile, capace di cristallizzare attraverso tale esperienza la ricerca di verità, che per lo scrittore corrispondeva in ultima analisi all'ambigua autorità del fallimento.

Nato nel Middle West da madre di origine irlandese e cattolica e padre di una famiglia aristocratica del Sud, sentì sempre il segno ambiguo di questa eredità, unendo un tagliente moralismo al fascino delle classi elevate americane. Formatosi a Princeton (dove ebbe per compagno Edmund Wilson, la sua 'coscienza intellettuale'), volontario nella Prima guerra mondiale (anche se non varcò l'Oceano), raccolse nelle prime opere, nell'incontro con Zelda Sayre (che poi sposò il 3 aprile 1920), nell'alcool, nei debiti, in una vita tanto dispendiosa quanto folle e irresponsabile, nei viaggi in Europa (il primo fu nel 1920, con puntate a Parigi, sulla Costa Azzurra, a Roma e Capri) le tessere di ciò che sarà l'età del jazz, soprattutto la leggenda di 'Scott e Zelda', nella quale va inclusa la figlia Frances (nata nel 1921).

L'arrivo a Hollywood avvenne nel 1927, quando la sua fama era ancora notevole. Tuttavia l'opera dello sceneggiatore sembrò non soddisfare la produzione: nessun lavoro di F. venne realizzato sullo schermo. L'anno dopo F. ripartì per Parigi, perpetuando quell'esistenza di ubriacature, litigi e follie economiche. In Zelda, intanto, cominciarono a manifestarsi i primi segni di squilibrio psichico. La crisi economica del 1929 rese tutto più complesso e disperato. Nel 1931 F. tornò a lavorare a Hollywood per la Metro Goldwyn Mayer, ma fu un altro insuccesso. L'incontro con il cinema e il fallimento del suo lavoro di scrittore furono assimilati da F. e diventarono un altro tassello della leggenda di un'opera consacrata all'autopunizione; scrisse infatti in una prospettiva spietata, tragica, moralisticamente autoironica: "Gli sceneggiatori scribacchini avevano tolto tutta la vita alla storia, sostituendola con la puzza della vita, una battuta stanca, una sporca pagliacciata. Come ci riescono" (The notebooks; trad. it. 1980, nr. 1395, p. 221). La tragedia di Zelda era ormai alla fine (sarebbe poi morta nel 1948) e anche per F. cominciò il declino di uomo e di scrittore. Nel 1937 venne chiamato nuovamente dalla MGM per un contratto di sei mesi: sembrò un buon momento e l'aiuto della giornalista Sheila Graham parve ridargli una certa serenità. Ma ancora una volta le sue sceneggiature non piacquero e il contratto non venne rinnovato. Il romanzo The last tycoon, ispirato alle sue esperienze hollywoodiane (come del resto, molti racconti della serie The pat hobby stories, uscita postuma nel 1962), restò incompiuto e fu pubblicato solo nel 1941 (trad. it. 1959). Una definitiva crisi cardiaca uccise l'uomo, ormai solo e abbandonato, ma lasciò perfetta e inattaccabile la leggenda dello scrittore.

Bibliografia

A. Mizener, The far side of Paradise: a biography of F. Scott Fitzgerald, Boston 1951; A. Latham, Crazy Sundays: F. Scott Fitzgerald in Hollywood, New York 1971; R. Corliss, Talking pictures: screenwriters in the American cinema, 1927-1973, Woodstock 1974, passim.

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