ZACCHIROLI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZACCHIROLI, Francesco. –

Alessandra Mita Ferraro

Nacque, verosimilmente nel 1748, a Longiano, nel territorio di Cesenatico, dove il padre Giambattista, originario di Castel Guelfo, era medico. Della madre Paola non si conosce il nome di famiglia. Ebbe una sorella e cinque fratelli: Giacomo (sacerdote), Stefano (matematico), Matteo (medico e collaboratore delle Memorie enciclopediche di Giuseppe Compagnoni e Giovanni Battista Ristori), Luigi (avvocato) e Filippo.

Nonostante la gracile costituzione, compì giovanissimo gli studi al collegio Trisi di Lugo di Romagna sotto la guida di due zii sacerdoti. Frequentò le lezioni di filosofia del conventuale Bartolomeo Baldrati e successivamente studiò teologia presso la Scuola Emaldiana sotto la guida del domenicano Luigi Ballapani, ottenendo per due anni consecutivi la medaglia d’oro come miglior studente (Raccolta..., 1769, p. 5). In questi anni strinse amicizia sincera e profonda con Compagnoni, cui rimase legato per tutta la vita e che fu il suo primo biografo. Poco interessato alla carriera ecclesiastica, presi i voti di abate, convinse il padre a iscriverlo a Bologna, dove nel 1769 si laureò in utroque iure sotto la guida di Filippo Maria Antonio Vernici e dove fino al 1772 ricoprì una delle cattedre straordinarie dell’Università (Guerrini, 2005, p. 715). Ma altri erano i suoi interessi. Il suo temperamento vivo e versatile lo mise in contatto con il mondo letterario della città: conobbe Giuseppe Antonio Taruffi, Isidoro Bianchi e, soprattutto, Francesco Albergati Capacelli, con cui condivise l’interesse per il teatro e la recitazione e con il quale scrisse una delle sue opere migliori, i due volumi delle Lettere capricciose (Venezia 1780, 1781) dove mostrava una chiara assimilazione dei grandi temi sviluppati dagli illuministi francesi e delle posizioni di Cesare Beccaria, con cui si schierava contro ogni privilegio nobiliare in sede giuridica. Nel 1772, sul modello della Frusta letteraria di Giuseppe Baretti, fondò il suo primo giornale, il Giovenale Spazzacampagna, di cui uscirono solo due numeri poiché i suoi pungenti versi contro il mondo accademico lo costrinsero a lasciare la città.

Ebbe inizio così il peregrinare di questa inquieta personalità di poeta, saggista, politico e soprattutto giornalista, che seppe ben interpretare – anche se non sempre coerentemente – il ruolo del poligrafo avventuriero settecentesco, attento e partecipe degli avvenimenti contemporanei alla continua ricerca di una tranquillità economica e di una autoaffermazione letteraria.

Trasferitosi a Roma, il 5 maggio 1774 Zacchiroli fu accolto nell’Arcadia con il nome di Euripilo Naricio nella Colonia Sebezia e di Adonio Anfioneo nella Colonia Ferrarese. Dopo un breve soggiorno a Malta come segretario del nunzio apostolico Antonio Lante Montefeltro Della Rovere, a fine anno si trovò a Napoli, bibliotecario del principe di Cariati, e attivo nel circolo latomico dei fratelli Antonio e Domenico De Gennaro a Mergellina. Nel 1775 nella città partenopea pubblicò il suo primo poema di impronta pariniana, L’inoculazione, in cui si scagliò contro ogni forma di superstizione. Incarcerato per una intricata storia d’amore con una donna sposata, che gli costò oltre due mesi di reclusione (di cui fece memoria in La mia prigione ed altre poesie, Losanna [ma Livorno] 1776), espulso dalla città, riparò in Toscana.

A Firenze dal 1776 all’autunno del 1779, salvo un lungo soggiorno a Venezia e a Zola Predosa nella villa dell’amico Albergati, entrò in contatto con Luigi Semplici, Vincenzo Piombi, Giovanni Fabbroni, Giuseppe Bencivenni Pelli e soprattutto, collaborando alla Gazzetta universale, conobbe Aurelio Bertola, suo conterraneo, cui lo legò una profonda amicizia. Fu lui a sceglierlo come successore nella direzione del Giornale letterario di Siena. Si trattò di un’esperienza importante, ricoperta dal 1776 al 1777, in cui Zacchiroli mostrò tutte le sue doti pubblicistiche. Lo stimolante ambiente fiorentino e la pensione concessagli da Pietro Leopoldo nel 1778 non riuscirono, tuttavia, a trattenerlo in città. Dall’ottobre del 1779 ai primi mesi del 1780 visse a Milano, dove fu apprezzato da Pietro Verri e conobbe Giuseppe Parini e Carlo Firmian.

Tornato in Romagna per prendere possesso di un’eredità familiare, ritiratosi a Tossignano, scrisse le Ricerche sulla sensibilità (Venezia 1781) in cui, influenzato da Étienne Bonnot de Condillac, rifletteva sul destino dell’uomo. Nel 1781 si spostò nuovamente a Firenze, dove accolse l’incarico affidatogli da Bencivenni Pelli, direttore della galleria degli Uffizi, di redigere una descrizione della galleria in lingua francese per uso dei forestieri. La Description de la Galerie Royale de Florence uscì per i tipi di Allegrini nel 1783. L’opera, che Pelli giudicò priva di un’adeguata «erudizione» e a tratti «burlesca», aveva comunque, per stessa ammissione del direttore, un certo estro e fantasia (Firenze, Biblioteca nazionale, Pelli, Efemeridi, cc. 2009r e 2020rv). Attivo nelle Accademie cittadine dove recitò più volte (Archivio di Stato di Firenze, Carte Pelli, 12 febbraio 1780, 13 giugno e 22 maggio 1783), negli stessi mesi lavorò anche a traduzioni di opere di Voltaire e ai primi due volumi del Decline and fall of the Roman Empire di Edward Gibbon.

Al 1783, mentre era a Siena, risale la sua polemica con Vittorio Alfieri, che in risposta a una sua pungente critica scrisse il noto epigramma «Fosco, losco e non tosco / Ben ti conosco: / Se pan tu avessi / non avresti tòsco» (Alfieri, 1963, pp. 166 s.), richiamato anche da Ugo Foscolo molti anni dopo (Foscolo, 1970, pp. 250 s.).

Irrequieto e alla ricerca continua di nuovi stimoli, nel 1784 Zacchiroli svolse l’incarico di segretario del marchese Antici Mattei a Roma, dove riprese un’intensa attività letteraria, entrando anche in polemica con Vincenzo Monti, e pubblicistica. Nel 1788, infatti, fondò e diresse le Notizie politiche, primo esempio di «giornalismo politico moderno» (Alvazzi Del Frate, 1990, p. 416) in cui sfidando la censura dedicò ampi articoli alle notizie francesi, palesando la sua simpatia per le idee e le azioni rivoluzionarie. Nel 1789 sposò Maria Anna Guidetti, una giovane «piena di cuore e d’ingegno» (Milano, Biblioteca Ambrosiana, T. 137 sup., c. 121) e nello stesso anno ebbe il suo primo figlio, mentre il secondo nacque a Imola, dove nel frattempo si era trasferito e dove rimase fino al 1793. Senza grande coerenza rispetto alle idee repubblicane abbracciate a Roma, accettò la nomina di direttore della tipografia del seminario. Dal marzo del 1790 al dicembre del 1793 diresse Lo spirito de’ giornali ecclesiastici che si limitava a una selezione di articoli tratti dal Giornale ecclesiastico di Roma.

L’arrivo in Italia dei francesi aprì la stagione politica di Zacchiroli che iniziò nel 1797 con la carica di Segretario generale della amministrazione cispadana. Ricoprì, in diverse città, vari incarichi durante il Triennio repubblicano e nell’amministrazione napoleonica e concluse la carriera politica come viceprefetto del Dipartimento del Tagliamento a Conegliano, dove visse dal 1807 al 1813.

Con la Restaurazione si ritirò a Bologna, dove si concluse la vita avventurosa di uno «dei personaggi più estrosi dell’Italia del Settecento» (Pasta, 1978, p. 111): superstite di un’epoca oramai conclusa, morì – dopo aver trascorso gli ultimi anni infermo e cieco – il 7 dicembre 1826 e pochi mesi dopo l’amico Compagnoni ne scrisse l’elogio funebre.

Opere. Per l’elenco delle opere di Zacchiroli, in versi e in prosa, 66 titoli, oltre a 150 proclami, editti e manifesti firmati in qualità di Segretario generale della Repubblica Cispadana, si rinvia a Fabrizi (2009, pp. 158-160). A esse sono da aggiungere una scherzosa composizione Ad una Signora che gli augurò la morte (Lugo, Biblioteca comunale Fabrizio Trisi, Manoscritti, b. I, armadio XI A 1) e A Napoleone I. Sonetto allusivo allo Statuto Costituzionale de’ 17 Marzo 1805, in Corriere delle dame, 1805, n. 41, p. 369.

Fonti e Bibl.: Per i carteggi inediti o parzialmente editi e per la letteratura secondaria si rinvia a Fabrizi (2009, pp. 162-167). Per notizie inerenti ai dati biografici si veda inoltre: Lugo, Biblioteca comunale Fabrizio Trisi, Manoscritti, I. XIII A, b. 2, 436; Castel Guelfo, Parrocchia di Castel Guelfo, Status Animarum 1748-1753, vol. G, p. 5; Imola, Archivio storico del Comune, Anno 1827 Titolo III, Rub. V; Bologna, Biblioteca comunale dell’Achiginnasio, Coll. Aut. LXXIII, 20225, c. 169, 20226, c. 170, 20229, 20246; Coll. Tognetti, F.S. IV; Archivio di Stato di Firenze, Pelli Bencivenni Giuseppe, Carte Pelli, 288, bobina 42; Reggenza 625, ins. 37, 626, ins. 48, 627, inss. 87, 197; Segreteria di Stato, Serie Affari, cod. P. 33 n. 39 S; Firenze, Biblioteca nazionale, Nuovi Acquisti 1050, Efemeridi; Roma, Biblioteca Angelica, Biblioteca dell’Arcadia, Cataloghi degli Arcadi 8, c. 208v; Parigi, Bibliothèque nationale de France, Mss. Italiens 1544, cc. 245-246, e 1566, cc. 224, 238; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Korrespondenz, Autogr. 42/49-1.

Raccolta di poetici applausi di alquanti eruditi Lughesi dedicati da Gaspare Valvasssori [...] all’Ill.mo Sig. ab. F.Z., Faenza 1769; Antico Ligofilo [Giuseppe Compagnoni], Brevi cenni sopra la vita e gli scritti di F. Z. morto in Bologna il dì VII dicembre MDCCCXXVI, in Il nuovo raccoglitore, 1827, n. 28, pp. 282-302 (edito anche come fascicolo autonomo dal quale si cita, Milano 1827); P. Guerra, Castel Guelfo di Bologna, Imola 1929, pp. 140-143; R. Galli, Paolo Galeati e la tradizione bodoniana a Imola, Imola 1940, pp. 52-59, 65-75; S. Rotta, Il viaggio in Italia di Gibbon, in Rivista storica italiana, LXXIV (1962), 2, pp. 324-355; V. Alfieri, Epistolario, a cura di L. Caretti, I, Asti 1963, pp. 166 s.; U. Foscolo, Epistolario, VII, a cura di M. Scotti, Firenze 1970, pp. 250 s.; R. Pasta, Il «Giornale letterario» di Siena (1776-1777) e i suoi compilatori, in Rassegna storica toscana, XXIV (1978), pp. 93-135 (in partic. pp. 100-110); Un abate «libertino». Le memorie autobiografiche e altri scritti di Giuseppe Compagnoni, Lugo 1988, pp. 148-153; M.A. Morelli Timpanaro, Su alcuni ‘semi-letterati’ fiorentini nel secolo XVIII, in Critica storica, XXVI (1989), 2-3, pp. 236-323; P. Alvazzi Del Frate, Rivoluzione e giornalismo politico nello Stato pontificio, in Mélanges de l’ècole française de Rome, 1990, vol. 102, n. 2, pp. 411-422; M. Calore, I corrispondenti romagnoli di Francesco Albergati Capacelli, in Studi romagnoli, XLII (1991), pp. 598-614; M.A. Morelli Timpanaro, Su Francesco Becattini (1743-1813), di professione poligrafo, in Archivio Storico Italiano, CXLIX (1991), 2, pp. 279-374; A. Di Benedetto, Il declino della fortuna d’Orazio nel Settecento: Orazio in Alfieri, in Giornale storico della letteratura italiana, CLXXI (1994), pp. 161-182 (nuova ed. riv., Le passioni e il limite. Un’interpretazione di Vittorio Alfieri, Napoli 1994, pp. 173-198); A. Battistini, Un europeo del Settecento: Aurelio de’ Giorgi Bertola riminese, Ravenna 2000, ad ind.; Alfieri in Toscana, Atti del Convegno internazionale di studi... 2002, II, Firenze 2002, pp. 659, 694; M.T. Guerrini, “Qui voluerit in iure promoveri...”. I dottori in diritto nello Studio di Bologna (1501-1796), Bologna 2005; S. Capecchi, Biblioteca Galante, in Giornali di donne in Toscanai, a cura di S. Franchini - M. Pacini - S. Soldani, I, Firenze 2007, p. 104; S. Franchini - R. Pasta, Giornale di Mode e di Aneddoti, ibid., p. 124; A. Cristiani, Il dibattito scientifico nelle ‘Memorie enciclopediche’, in Giornali del Settecento fra Granducato e Legazioni, a cura di S. Capecchi, Roma 2008, pp. 212-243 e ad ind.; A. Fabrizi, Cultura degli scrittori. Da Petrarca a Montale, Firenze 2009, pp. 127-167; G. Pagliero, La “sociabilité” e l’immaginario nella cornice dei lumi. Le “Ricerche sulla sensibilità” di F. Z., in Lumi inquieti. Amicizie, passioni, viaggi di letterati nel Settecento, Torino 2012, pp. 141-153; C. Viola, Epistolari italiani del Settecento. Repertorio bibliografico. Secondo supplemento, con la collaborazione di V. Gallo, Verona 2015, ad ind.; Donne e giornalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere, a cura di S. Franchini - S. Soldani, Milano 2015, p. 314, 316n; E. Mattioda, Francesco Albergati Capacelli e le raccolte di lettere fittizie con Zacchiroli, Compagnoni e Bertazzoli, in Le carte false. Epistolario fittizia nel Settecento italiano, a cura di F. Forner et al., Roma 2017, pp. 187-197; G. Delogu, La poetica della virtù. Comunicazione e rappresentazione del potere in Italia tra Sette e Ottocento, Milano 2017, pp. 98-104 e ad ind.; G. Zagonel, La vita avventurosa del letterato e poligrafo F. Z., in Archivio storico Cenedese, IV (2018), pp. 115-137; C. Reid, “Twenty Magnificent Temples of the Arts”. Geographic schools in the Uffizi Gallery, in Florence after the Medici. Tuscan enlightenment, 1737-1790, a cura di C. Tazzara - P. Findlen - J. Soll, New York 2020, p. 315.

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