NEGRI, Francesco Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NEGRI, Francesco Vincenzo

Michele Gottardi

NEGRI, Francesco Vincenzo. – Nacque a Venezia il 6 febbraio 1769 da Giuseppe e da Maddalena Monticano, nel palazzo di famiglia a S. Martino, nei pressi dell’Arsenale.

Unico maschio tra sette sorelle, dopo l’avvio agli studi in un collegio privato, mutuò la passione per le lettere dallo zio paterno, l’ex gesuita Girolamo, mentre un altro zio, anch’egli ex gesuita, Giuseppe Marsili, lo istruì nella lingua greca e nelle scienze. Terminato il percorso di formazione attorno ai vent’anni, poté dar spazio alla sua inclinazione agli studi, anche grazie alla prosperità economica della famiglia e all’assenza di imposizioni da parte del padre che, cogliendone l’indole tutt’altro che sociale, non lo spinse verso la tradizionale carriera nelle magistrature pubbliche.

Le sue prime esperienze intellettuali si rivolsero alla poesia, ma presto si accostò alla filologia: «ebbe l’ingegno, più che pronto, impetuoso; ma la riflessione venne per tempo a rintuzzare quell’impeto, e tanto e’ lasciolla signoreggiare, che giunse quasi a soffocare l’ingegno» (De Tipaldo, 1835A, p. 9). Nonostante «il gusto universale di que’ dì piegasse molto alle vivacità oltramontane […] Negri fece suo tesoro la lettura degli Antichi che non abbandonò mai», senza darne troppa pubblicità, quasi per «tema di trarne dileggio» (ibid.). Iniziò così ad attendere alle Lettere di Alcifrone, pubblicate a Milano nel 1806.

I testi dell’autore greco del II-III secolo d.C.– che aveva scelto di far parlare alcune particolari categorie come pescatori, contadini, parassiti e cortigiane per trattare argomenti reali, bizzari quanto scabrosi – vennero tradotte per intero, integrando le edizioni precedenti, a partire dall’aldina del 1499 (Epistulae diversorum philosophorum) e dalle due tedesche, entrambe edite a Lipsia, nel 1715 e 1798: le Lettere ebbero un successo immediato, grazie alla «nitida ed elegante versione pubblicata» (Moschini, 1806-08, II, p. 259).

Alle Lettere di Alcifrone fece seguito la Vita di Apostolo Zeno, la cui stesura iniziò quasi contemporaneamente all’uscita dell’opera precedente, tanto che Giannantonio Moschini già nel 1806 poteva scrivere che «nella dispiacenza di non avere ancora una vita di Appostolo [sic], che ce lo faccia conoscere in tutte le letterarie di lui vicende, abbiamo almeno il conforto che il signor Francesco Negri veneziano fra poco appagherà con le stampe i comuni desideri» (ibid., p. 159).

Uscita a Venezia solo nel 1816, per la Tipografia d’Alvisopoli di cui era direttore l’amico Bartolomeo Gamba, la Vitadivenne la sua opera più famosa, grazie alla dotta ricostruzione della biografia e dell’azione letteraria di Zeno, densa di particolari, di giudizi decisi e di aneddoti, in parte desunti dal Diario di Marco Forcellini, letterato veneto già editore delle Lettere zeniane (Venezia 1752) e le cui carte – memorie inedite in forma di diario della vita di Zeno, spesso raccolte dalla testimonianza diretta dell’autore – erano pervenute a Giulio Bernardino Tomitano e da questi trasmesse a Negri, a condizione che se ne avvalesse per la biografia di Zeno.

All’inizio degli anni Venti Negri venne coinvolto da Gamba in una nuova iniziativa editoriale, una rassegna biografica di personaggi veneziani famosi del secolo appena trascorso (Galleria dei letterati ed artisti illustri delle province veneziane nel secolo decimottavo, Venezia 1822-24), fatta con il preciso intento di rilanciare – in un momento di crisi sociale ed economica e di declino culturale della città e del suo territorio – la centralità istituzionale e intellettuale di Venezia e della Serenissima: in questo senso si spiega la dedica alle «Società letterarie delle Province venete».

Le biografie – uscite mensilmente tra l’agosto 1822 e il giugno 1824, ognuna con la relativa incisione – racchiuse nello spazio di una pagina, a fianco dell’immagine del biografato, raggiunsero infine il numero di 150, opera, 50 per ognuno, di Negri, dell’abate Angelo Zendrini e dello stesso Gamba.

Il successo di questi lavori – per lui, «postosi in animo di passar muta la vita tra la folla confuso» (De Tipaldo, 1835A, p. 10)– comportò un mutamento nelle sue condizioni di vita, al punto che – giunto a cinquant’anni – «cominciò a sentire il peso della fama» (ibid.), di cui cercò di mitigare le conseguenze vivendo spesso appartato.

Anche per questo lasciò molti manoscritti inediti, che donò a Emmanuele Antonio Cicogna (ora a Venezia, Bibl. Museo Correr), il quale, per riconoscenza, alla sua morte dettò due iscrizioni, una apposta sulla facciata di palazzo Negri, l’altra da mettere sulla tomba di Pederobba.

Continuò a occuparsi di traduzioni dal greco, pubblicando anche alcune composizioni poetiche, epigrammi, epigrafi – come quelle in morte del patriarca Francesco Milesi (1819) e di Antonio Canova (1822) – intrattenendo relazioni con molti letterati, al punto da mostrare di prediligere più il ruolo di sostegno ad amici e colleghi, che quello di autore e scrittore. In questa chiave si spiegano le molte lettere con personaggi noti e meno noti, da Vincenzo Monti a Ippolito Pindemonte, da Andrea Mustoxidi a Giustina Renier Michiel, da Guglielmo Manzi a Jacopo Vittorelli, da Giulio Bernardino Tomitano a Jacopo Morelli.

A tutti diede attenzione: si trattasse dell’Origine delle festeveneziane di Renier Michiel (che gli fece leggere l’opera, uscita poi nel 1829), dei dubbi filologici di Tomitano o di qualche componimento di Pindemonte o Mustoxidi o di richieste di letterati meno noti, che spesso gli si rivolsero per consigli o gli diedero in lettura le proprie opere prima della pubblicazione per un parere. A ognuno rispose, ampliando in questo modo la già fitta rete di corrispondenti. Particolarmente importante fu il suo legame con De Tipaldo, il quale – greco d’origine e attento, tra i suoi molti interessi, alla valorizzazione della cultura ellenica – fu particolarmente attratto dall’attività di grecista di Negri e ne fece un breve encomio all’Ateneo veneto già nel luglio 1828 per rievocarne poi solennemente la figura il 24 febbraio 1834 (sempre all’Ateneo), affidando quindi alle stampe il profilo biografico (1835), e pubblicando, infine, in occasione di nozze, diversi inediti di Negri, tra il 1840 e il 1843.

Nella vita civile, pur essendo socio di molte accademie – dagli Intrigati di Pirano ai Poliglotti di Castelfranco, dall’Ateneo di Treviso alla Società aretina di scienze, lettere ed arti – non vi ebbe parte attiva. L’unica eccezione, a parte un paio di interventi pubblicati nelle Memorie scientifiche e letterarie dell’Ateneo di Treviso, fu la partecipazione all’Ateneo veneto, nel quale confluì sin dalla fondazione, essendo già socio delle due Accademie – la veneta letteraria e quella dei Filareti – che assieme alla Società di medicina, vi diedero vita nel 1812.

Qui presentò in tre occasioni delle memorie, tutte di ambito letterario e culturale legate alla Grecia antica: nel 1813 (Illustrazione di un monumento greco letterario riportato nei marmi arundelliani), nel 1817 (Sulla Yinge magica degli antichi, in Esercitazioni scientifiche e letterarie dell’Ateneo di Venezia [poi Ateneo Veneto], I [1827], pp. 77-88) e nel 1826 quando, ormai socio onorario, ripresentò il tema di nove anni prima, ampliato e approfondito, affidandolo poi alla pubblicazione nella rivista dell’Ateneo.

Pur coinvolto più volte dal liceo di S. Caterina per assistere agli esami finali e ricevendo molte richieste di dettare testi per lapidi e iscrizioni, disdegnò onori e simposi pubblici prediligendo invece «un bosco selvatico, una solinga campagna» (De Tipaldo, 1835A, p. 11), al punto da ritirarsi a Pederobba (Alto Trevigiano), in una sua tenuta. Negli ultimi anni di vita sposò una giovane vedova senza grandi fortune.

Morì a Venezia il 15 ottobre 1827 e fu sepolto a Pederobba.

Opere:Illustrazione istorica di una greca iscrizione. Dissertazione, Venezia 1814; Osservazioniintorno ad un’iscrizione greca del Museo veronese, in Memorie scientifiche e letterarie dell’Ateneo di Treviso, II (1819), pp. 224-240; Il sesto libro dell’Eneide di Virgilio ridotto in ottava rima, ibid., III (1824), pp. 363-406; Due novelle di F. N. veneziano (nozze Bongi-Ranalli), Venezia 1868; Due novelle di F. N. e di Luigi Carrer, ibid. 1868 (la composizione risale al 1822 [De Tipaldo, 1835A, p. 57]); Il cacciatore dell’Eubea, racconto di Dione Grisostomo volgarizzato da F. N., ibid. 1824; Notizie intorno alla persona e all’opere di Tommaso Temanza, architetto veneziano, ibid. 1830; Epigrammi volgarizzati da F. N. (nozze Papadopoli-Mosconi), Padova 1831; Sull’uso degli antichi di sparger le noci, nell’ occasione di nozze (nozze Asquini-Ottolio), Venezia 1835; Lettere erotiche cavate da un manoscritto greco e tradotte da F. N. (nozze Persico-Papadopoli), ibid. 1835; Il Moreto, idillio attribuito a Virgilio, volgarizzato da F. N., Udine 1836; Vite riprodotte di cinque friulani illustri nelle scienze e nelle lettere (Bernardo M. De Rubeis, Filippo Del Torre, Gian Domenico Bertoli, Daniele Concina, Giov. Gius. directi), Udine 1837; Guida per lo mondo di Dionisio Periegete. Volgarizzamento ed illustrazione inediti di F. N. veneziano, Venezia 1838 (altra ed., ibid. 1840); L’eccidio di Troja, poema di Trifiodoro egiziano, tradotto da F. N, s.l. né d. [ma circa 1840]; A Giuseppe Degli Orefici che si sposa ad Angiolina Marcello questa inedita traduzione di dotto e desiderato scrittore intitola E. De Tipaldo. Quattro lettere di Aristeneto nella trad. di F. N., Venezia 1841; Sei lettere di Aristeneto, tratte dal volgarizzamento di F. N. (nozze Milan Massari-Comello), ibid. 1843; Le calzette. Anacreontica (nozze Sacerdoti-Trieste), ibid. 1843; Epigrammi tradotti dal greco da F. N. veneziano (nozze Milan Massari-Comello), ibid. 1843; Lettere due apologetiche sull’Ermesianatte e prolegomeni ad Esiodo, di F. N. veneziano, Andrea Mustoxidi, Emilio De Tipaldo, ibid. 1843, Dodici lettere filologiche di Giulio Bernardino Tomitano scritte a Bartolommeo Gamba ed a F. N., ibid. 1846: Lettere dirette a Giovanni Prosdocimo Zabeo di Antonio Diedo, F. N., Placido Zuela, pubblicate da Vincenzo Zabeo (nozze Caotorta-Albrizzi), Padova 1855, Lettera di mes. Francesco Petrarca, volgarizzata da F. N. veneziano … (nozze Squeraroli-Pasetti), Treviso 1856; Lettera latina di Francesco Petrarca a Marquado vescovo di Augusta, volgarizzata da F. N. (nozze Rocchi-De Leiss), Venezia 1856.

Fonti e Bibl.: Venezia, Arch. dell’Ateneo veneto, Società veneta di medicina e altre Accademie letterarie, b. 3 e A.S. de Kiriaki, Prospetto cronologico delle letture, conferenze e memorie dal 1812, ad datam 1813, 1817, 1826; notizie sulle letture, in Esercitazioni scientifiche e letterarie dell’Ateneo di Venezia, 1814: 30 maggio 1813, pp. 26-29; 1817: 26 novembre 1815, pp. 113 s.; la gran parte degli inediti regalati a Cicogna sono confluiti in Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna: per il testamento (25 febbraio 1825) con il lascito dei mss. cfr. ivi,Cod. Cicogna 3115/73; G. Moschini, Della letteratura veneziana dal secolo XVIII fino a’ nostri giorni, II, Venezia 1806-08, pp. 159 e 259; C. [E. A. Cicogna], N., F., in Biografia universale antica e moderna, a cura di G.B. Missiaglia, XL, Venezia 1827, pp. 218-220; G.J. Fontana, Elogio di F. N. scritto dal nobile Gian-Jacopo Fontana viniziano e letto nell’Ateneo di Venezia il dì 11 dicembre 1828 con l’elenco delle opere edite ed inedite, Venezia 1829; E. De Tipaldo, Della vita e delle opere di F. N. veneziano, Venezia 1835A (con ritratto di Eugenio Bosa inciso nell’antiporta), cui si rimanda per la bibliografia completa anche degli scritti inediti; L’Editore [E. De Tipaldo], N., F.V., in Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII e de’ contemporanei, a cura di E. De Tipaldo, II, Venezia 1835B, pp. 290-294; Lettere di Andrea Mustoxidi e di Ippolito Pindemonte a F. N., a cura di S. Veludo, Venezia 1864 (nozze Comello-De Totto, le lettere risalgono al periodo 1808-28); N. Vianello, La tipografia di Alvisopoli e gli annali delle sue pubblicazioni, Firenze 1967, p. 127; C. Franco, Sullo studio di epigrafi antiche in Venezia austriaca, in Atti dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, CXLVIII (1989-90), pp. 139 s.; C. Viola, Epistolari italiani del Settecento. Repertorio bibliografico, Verona 2004, pp. 433 s.; Id., Epistolari italiani del Settecento. Repertorio bibliografico. Primo Supplemento, Verona 2008, ad vocem, pp. 136 (cui si rimanda per altre lettere); per i rapporti tra Tomitano e F.N., e sull’importanza del Diario di M. Forcellini nella Vita di Apostolo Zeno, cfr. M. Forcellini, Diario zeniano (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashb. 1502), a cura di C. Viola, Pisa-Roma 2012.

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