STANCARO, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STANCARO, Francesco

Dorota Gregorowicz

Nacque a Mantova nel 1501, figlio di Michele, alfiere. Non si conosce l'identità della madre.

Ebbe un'educazione umanistica, in cui prestò particolare attenzione alle lingue orientali: greco ed ebraico. Fu ordinato sacerdote a Mantova il 22 novembre del 1526. Intorno al 1530, a Venezia, pubblicò il suo primo trattato sull’ebraico (De modo legendi Hebraice istitutionem brevissimam, s.n.). Negli anni Trenta del XVI secolo soggiornò a Padova, dove fu docente universitario. Partecipò alle discussioni teologiche dell'ambiente padovano, abbandonando, intorno al 1540, il sacerdozio. Nell'autunno del 1539 si trasferì a Spilimbergo, vicino Pordenone, dove rimase fino al 1542, insegnando ebraico e predicando le idee protestanti. A causa delle sue opinioni, sempre nel 1542 fu imprigionato dall'Inquisizione veneziana, rimanendo in carcere per circa un anno. Il processo di Stancaro si concluse con l’atto di abiura del giudicato.

Nel 1544 Stancaro lasciò definitivamente l'Italia e ottenne la cattedra di studi ebraici a Vienna che presto, di nuovo accusato di eresia, abbandonò. A dicembre di quell’anno prese parte alla disputa teologica svoltasi a Ratisbona, dove incontrò Bernardino Ochino. In seguito si recò ad Augusta, dove insegnò lingue, sopravvivendo alla guerra di Smalcalda. Proseguì per Zurigo, dove fece la conoscenza di Heinrich Bullinger. Nel 1547 si recò a Basilea, dove incontrò di nuovo Ochino e Celio Secondo Curione. Tutti e tre si iscrissero all'università di Basilea, dove Stancaro conseguì il dottorato in medicina (e forse anche in teologia), sviluppando una attività editoriale che concerné libri di grammatica ebraica, commenti di S. Giacomo, oltre a l'Opera nuova della riformatione, sì della dottrina christiana, come della vera intelligentia de i sacramenti: con matura consideratione et fondamento della scrittura santa, et consiglio de santi Padri: non solamente utile, ma necessaria a ogni stato et conditione di persone (In Basilea, s.n., 1547), che sembra costituire una raccolta delle sue precedenti pubblicazioni. Da Basilea Stancaro si recò a Chiavenna, dove discusse con i sostenitori della dottrina antitrinitaria, tra cui Camillo Renato. Probabilmente allora sposò Magdalena da Piur.

Alla fine del 1548, Stancaro partì per la Transilvania, dove nei mesi successivi insegnò l'ebraico e diresse un’intensa propaganda religiosa, ottenendo il favore di Isabella Jagellone. Nello stesso anno, il vescovo di Cracovia, Samuel Maciejowski, finanziò la pubblicazione della grammatica ebraica di Stancaro (Ebreae grammaticae compendium, Basilea, Kündig, 1547; Ebreae grammaticae institutio, Basilea, excudebat Iac. Parcus, 1547) il quale, munito di lettere di raccomandazione di Isabella, individuò allora nella Polonia il luogo della sua futura attività di riformatore. Nel 1549 giunse a Cracovia, dove fu nominato professore universitario di studi ebraici.

Stancaro si sposò due volte; in Polonia giunse insieme ai bambini e alla moglie Magdalena da Piur, ma poi divorziò e, in data imprecisata, si risposò con Magdalena Łosiówna; dal secondo matrimonio ebbe altri due figli, Francesco e Giovanni Ambrogio, e due figlie, Anna e Paulina.

Stancaro considerava il proprio lavoro un'opportunità per la sua azione di proselitismo protestante. La dissidenza del nuovo docente sollevò la preoccupazione delle autorità accademiche, intensificatasi dopo la presentazione del suo trattato di Adversus novos Arianos (Basilea, s.n., s.d., ora perduto). Quest’opera era diretta contro le idee antitrinitarie, ma, nello stesso tempo, esprimeva un punto di vista non ortodosso sulla natura di Cristo. Essa suscitò polemiche da parte di Marcin Kromer, il quale non esitò di accusare Stancaro di eresia. Le lezioni di Stancaro furono confutate anche da una parte degli studenti, tra cui Piotr di Goniądz. Come reazione a queste contestazioni, Stancaro denunciò nell'aprile del 1550 gli avversari a Maciejowski, respingendo le accuse di eresia, chiedendo la mediazione del vescovo e il permesso per stampare il trattato. Maciejowski non si lasciò persuadere, e sotto l’influenza di Stanisław Hozjusz, a giugno 1550 ordinò di imprigionare Stancaro a Lipowiec. Durante  la prigionia, che durò oltre due mesi, Stancaro preparò una prima bozza dei Canones reformationis Ecclesiarum Polonicarum. In settembre, con l'aiuto di diversi sostenitori (Stanisław Lasocki, Stanisław Mateusz Stadnicki, Krzysztof Gliński, Andrzej Trzecieski), riuscì a fuggire dal carcere vescovile.

Dopo la fuga, nonostante la pubblicazione del mandato d'arresto da parte di Sigismondo Augusto (14 settembre 1550), Stancaro si rifugiò da Stadnicki a Dubieck, e in seguito da Mikołaj Oleśnicki a Pińczów. Nell'ottobre di quell'anno partecipò al primo sinodo dei protestanti della Polonia Minore. Questa intensa attività religiosa di Stancaro fu interrotta dalla sua condanna all'esilio per volere di Sigismondo Augusto (12 dicembre 1550). Egli lasciò allora Pińczów, rifugiandosi dal voivoda di Poznań Andrzej Górka. Nel febbraio 1551 partì per Königsberg, dove, per l'intercessione di Górka, gli fu conferita da Alberto di Hohenzollern la cattedra di studi ebraici. Tuttavia, l'attitudine polemica di Stancaro e la mancata conoscenza del tedesco fecero sì che egli non si fermasse a Königsberg a lungo. Già nell'agosto, insieme ad alcuni altri teologi (tra cui Friedrich Staphylus) si diresse verso Elbinga, Danzica, Stettino e Kostrzyn, raggiungendo Francoforte sull'Oder, dove intraprese le lezioni presso l'Accademia Viadrina, continuando le controversie con osiandristi e luterani. A maggio 1552 andò a Poznań e fece visita ai protettori del protestantesimo nella Polonia Maggiore (Górka e Jakub Ostroróg); probabilmente grazie al loro sostegno finanziario pubblicò i Canones (Francoforte ad Viadrum, Eichhorn, 1552). Il trattato, riguardante i principi più importanti della Riforma, fu pensato per soddisfare le esigenze degli innovatori religiosi polacchi. Nel 1553 fu pubblicata a Cracovia la versione ampliata dei Canones, che mirava ad avvicinare il manifesto religioso di Stancaro alla realtà polacca. Stancaro ne supervisionò la traduzione personalmente, soggiornando in quel periodo a Krzcięcice, da Hieronim Filipowski, il quale finanziò la stampa dell’opera.

Nel 1553, a Francoforte, Stancaro attaccò Melantone, accusandolo di arianesimo. Di fronte alle crescenti difficoltà che egli incontrava in quell'ambiente, prima del 16 aprile di quell'anno si diresse in Transilvania e in Valacchia. Il 25 novembre 1554, al sinodo di Słomniki, la traduzione dei Canones (Porządek naprawienia w kościelech naszych, Cracovia, Filipowski, 1553) fu presentata come una proposta per la riorganizzazione della Chiesa protestante della Polonia Minore; non riuscì, tuttavia, a ottenere l’approvazione dell’assemblea. Stancaro abbandonò quindi di nuovo la Polonia e tornò in Transilvania, dove continuò a partecipare a numerose dispute teologiche. Per un periodo ricoprì il ruolo di insegnante e medico presso la corte di Péter Petrovics ma dopo la condanna, nel 1556, della sua teoria su Gesù-Mediatore da parte del sinodo di Ovár, fu allontanato dalla corte. Allora egli si stabilì a Sibiu, da dove fu però presto bandito. Si trasferì a Kolozsvár e lì, alla fine del 1557, fu convocato a una discussione tra teologi protestanti. Stancaro uscì perdente dalla disputa e non esitò a rivolgersi a Isabella Jagellone affinché condannasse in quanto eretici i suoi avversari. Questi ultimi risposero con la pubblicazione dell'opera Apologia adversus malidicentiam et calumnias Francisci Stancari (Claudiopoli, s.n., 1558),  in seguito alla quale Stancaro decise di lasciare definitivamente Kolozsvár nel 1559.

Tornato in Polonia nel maggio 1559, Stancaro pubblicò a Pińczów Collatio doctrinae Arii et Philippi Melanchthonis (s.n., 1559) opera che destabilizzò ulteriormente la complicata situazione confessionale della Polonia. I dirigenti della Chiesa riformata si impegnarono infatti ad impedirgli ulteriori iniziative di proselitismo e a portare a fondo la disputa. Il confronto diretto tra i ministri protestanti della Polonia Minore (con Jan Łaski a capo) e Stancaro ebbe luogo ad agosto, durante il sinodo di Pińczów. Nel corso dell’assemblea, quest’ultimo fu accusato di giudaismo, nestorianesimo e islamismo, fu condannata la sua tesi de Mediatore, postulata la distruzione della Collatio e fatta richiesta che Oleśnicki negasse a Stancaro il diritto di soggiorno a Pińczów (questi, però, glielo concesse fino ad autunno inoltrato). Dopo aver lasciato Pińczów, alla fine dell'anno, Stancaro ritrovò un protettore in Stadnicki e si stabilì ancora una volta a Dubieck, intraprendendo il lavoro di maestro presso una scuola locale, insegnando probabilmente teologia, ebraico e greco. I protestanti della Polonia Minore cominciarono ad appellarsi contro Stancaro ai riformatori occidentali.

Nel 1560, Calvino lo denunciò nella propria opera Responsum ad fratres Polonos quomodo mediator sit Christus, ad refutandum Stancari errorem (Genevae, Excudebat Conr. Badius, 1561)Egli fu condannato anche in Polonia durante alcuni sinodi: nel gennaio 1560 a Pińczów, nel settembre dello stesso anno a Książ e nel gennaio 1561 nuovamente a Pińczów. Tuttavia, tra i nobili partecipanti a queste assemblee non mancarono i sostenitori di Stancaro, che ne presero le difese (Stadnicki, Hieronim Ossoliński, Stanisław Drohojowski, Marcin Lubelczyk, la famiglia Zborowski). Le idee di Stancaro coincidevano con il punto di vista di Andrzej Frycz Modrzewski, il quale, su ordine di alcuni protestanti polacchi, scrisse De Mediatore libri III (Basileae, Oporinus, 1562), in cui cercò di conciliare il calvinismo con le opinioni stancariste.

Si discusse molto di Stancaro durante il sinodo a Włodzisław nel settembre 1561, decidendo di scomunicare gli stancaristi. Nella lotta contro le idee di Stancaro furono coinvolti soprattutto Francesco Lismanin, Stanisław Sarnicki, Andrzej Prasmovius, Jakub Sylvius, Grzegorz Paweł di Brzeziny e Piotr Statorius. Stancaro ebbe dei forti avversari anche da parte cattolica, nonostante il 23 luglio 1560, a Cracovia, avesse presentato la proposta del nuovo credo al nunzio apostolico Berardo Bongiovanni, ottenendo il riconoscimento della sua conformità con gli insegnamenti della Chiesa cattolica riguardo a quasi tutti gli articoli. Particolare notorietà guadagnò un opuscolo di Stanisław Orzechowski Roxolani Chimera sive de Stancari funesta Regno Poloniae secta (Coloniae, apud Maternum Cholinum, 1563).

Stancaro intraprese ulteriori dispute polemiche nel giugno 1560 a Przemyśl con Orzechowski e a Niedźwiedź con Sarnicki, nell’agosto a Stobnica con i rappresentanti dell’ambiente di Pińczów: presentò allora la sua Examinatio Pinczovianorum super confessionem fidei eorum, (Pińczów, s.n., 1559) – critica della loro Confessio de Mediatore del 1559). A febbraio 1561, Stancaro inviò presso Calvino Krzysztof da Leopoli, ma il riformatore da Ginevra continuò a schierarsi contro di lui, pubblicando a marzo di quell’anno Ministrorum ecclesiae Genevenisis responsio ad nobiles Polonos et Franciscum Stancarum mantuanum de controversia mediatoris (Genevæ, s.n., 1561). Durante il soggiorno a Pińczów e a Dubieck, Stancaro preparò nuovi scritti polemici, pubblicati a Cracovia nel 1562, in una raccolta De Trinitate et Mediatore Domino nostro Jesu Christo, adversus Henricum Bullingerum et reliquos Tigurinae ac Genevensis ecclesiae Ministros (Cracovia, Szarfenberger, 1562). Dopo la morte di Stadnicki nel 1563, Stancaro lasciò Dubieck. Si fermò brevemente a Żochow, dove incontrò Giovanni Valentino Gentile e ebbe colloqui con Sylvius e Alexander Witrelin a Goźlice, e con Jan Tarnowski a Rzemień. In seguito, Stancaro si diresse verso i territori danubiani nell'intento di propagare le sue idee religiose nella Moldova.

Alla fine del 1565, Stancaro ritornò in Polonia. Si stabilì a Stobnica, approfittando del protettorato del voivoda di Poznań Marcin Zborowski e di suo figlio Piotr, castellano di Biecz, e rimanendo lì fino alla morte. Nonostante l’età avanzata e la parziale paralisi, egli continuò a cercare di influenzare il mondo protestante con i propri scritti. Nel 1567 terminò il trattato De trinitate et unitate Dei, deque incarnatione et mediatione domini nostri Jesu Christi adversus Trideitas, Arianos, Eutychianos, Macarianos, Cerinthianos, Ebionitas et Photinianos libri quatuor (Cracovia, Wirzbięta, 1567) diretto contro gli antitrinitari. A dicembre soggiornò a Kock. Probabilmente grazie all'intercessione dei propri patroni, il 5 agosto 1569, durante la dieta di Lublino, ottenne la nobilitazione. Nel 1570 pubblicò a Cracovia il proprio credo Summa confessionis fidei Francisci Stancari Mantuani et quorundam discipulorum suorum, triginta octo Articulis comprehensa (Cracovia, Wirzbięta, 1570), indicando chiaramente l'intento di creare una nuova confessione. L'anno dopo uscì il trattato Tria papistarum fundamenta, seu asyla praecipua, pro suo ficto missifico sacrificio tuendo, demoliuntur (Cracovia, Wirzbięta, 1571), il quale spiegava la posizione di Stancaro sui sacramenti, riconoscendone solo due, sostenendo il consenso cattolico-luterano sulla presenza reale di Cristo nell'Eucaristia.

Nei suoi scritti Stancaro sostenne che Cristo ricopriva il ruolo di Mediatore solo nella sua natura umana; poiché se avesse mediato in quanto Dio, avrebbe dovuto essere inferiore al Dio Padre, ipotesi che avrebbe negato l'integrità della Santa Trinità. Nonostante tenesse a distinguersi dall’arianesimo fu inevitabilmente spesso scambiato per promotore dell’antitrinitarismo.

Oltre a quelle già citate, Stancaro pubblicò numerose altre opere: Opera utilissima intitolata Dottrina uecchia et nuova (Milano, s.n., 1545); Ispositione de la epistola canonica di S. Giacobo vescouo di Gierusaleme, pia, dotta et diligente: ornata de molti luoghi comuni a utilita grande de la chiefa catholica, et massime de presenti tempi (Basilea, Kündig, 1547); Conciliatio Christi et Mosis de divortio (Basilea, Parcus, 1547); Explanatio epistolae divi Jacobi et conciliationes quorundam locorum scripturae (Basilea, Parcus, 1547); Autentica testimonia fidei christianae hebraice nunc primum aedita (Basilea, Parcus, 1547); De Decem captivitatibus Judaeorum, et sanguine Zachariae. Ex ebraeo vertit Fr. Stancarus (Basilea, Parcus, 1547); Conciliationes quorundam locorum Scripturae. Postea de Locustis et de vocabulis Chaldaicis novi Testamenti (Basilea, Kündig, 1547); Francisci Stancari Mantvani libri duo: qvorvm primus est Apologia aduersus eos, qui eum et morositatis et iracundi[a]e accusant, quiq[ue] eum, quod concordiam in religione cum Haereticis renuat, nec cum illis Ecclesiam aedificet, damnant: alter de vera et recta inter Stanislaum Sarnicium Polonum cum sequacibus, et Franciscum Stancarum Mantuanum ineund[a]e concordi[a]e in Fide ratione: ad omnes, qui pie et syncere Deum colunt, in quouis loco vel gente (Cracovia, Szarfenberger, 1568).

Alla fine della propria vita, durante l’assemblea di Oleśnica, per il bene dei propri figli, Stancaro avrebbe rinunciato all'eresia, unendosi alla Chiesa calvinista.

Morì a Stobnica il 12 novembre 1574, abbandonato dai propri sostenitori. Venne sepolto a Pińczów.

Fonti e bibliografia

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