NEGRI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NEGRI, Francesco

Enrico Alleva

– Nacque a Tromello in Lomellina, in provincia di Pavia, il 18 dicembre 1841, da Angelo Maria e da Maria Magnaghi, figlio unico di un’agiata famiglia.

Frequentò il liceo a Vigevano, ospite dello zio materno Santo Magnaghi, vicario generale della diocesi, quindi si trasferì a Torino, dove conseguì la laurea in giurisprudenza nel 1861. L’anno successivo si stabilì a Casale Monferrato, per esercitare l’avvocatura. Nel 1863 sposò la novarese Giulia Ravizza, già vedova, figlia dell’avvocato Giuseppe, inventore nel 1855 del cembalo scrivano, prototipo di macchina da scrivere. Dalla moglie, che morì nel 1922, ebbe cinque figli (Riccardo, Ettore, Federico, Ulrico e Umberto), che intrapresero tutti la carriera giuridica, divenendo alti funzionari statali.

Dopo il matrimonio, i coniugi Negri presero residenza in via Benvenuto Sangiorgio, nel palazzo dei marchesi Della Rovere e lo resero un luogo di ritrovo per studiosi provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa. Fatta pratica forense presso lo studio dell’avvocato Bernardino Guida, Negri ottenne l’iscrizione all’albo degli avvocati di Casale nel 1865 e continuò l’attività di civilista fino al 1896, anno in cui affidò lo studio al figlio Federico, avvocato, oltre che noto grecista e pittore. Nel 1876 succedette a Guida come avvocato erariale delegato presso il Tribunale e la Corte d’appello di Casale, carica che mantenne fino alla sua soppressione, nel 1920.

Nel 1863 fu eletto consigliere comunale, fu assessore e vicesindaco dal 1878 al 1881, anno in cui – su proposta dell’ex presidente del Consiglio dei ministri e suo concittadino Giovanni Lanza – fu nominato sindaco di Casale, incarico che mantenne fino al 22 gennaio 1888.

Durante il suo mandato furono progettate e iniziate importanti opere pubbliche, tra cui la ferrovia Casale-Chivasso, l’inizio dell’abbattimento delle mura difensive che isolavano la città dal fiume Po, il cimitero israelitico, il teatro Politeama, la sistemazione dei giardini pubblici.

Negri non fu solo un competente avvocato e amministratore pubblico: notevoli furono le sue ricerche botaniche e la sua produzione nel campo della fotografia scientifica e dell’innovazione tecnologica fotografica.

La passione per le scienze naturali nacque dall’amicizia col direttore dell’Orto botanico dell’Università di Napoli Vincenzo Cesati – che gli dedicò una varietà di Xanthium, pianta erbacea trovata da Negri a Castello di Apertole, nel Vercellese – e con l’abate Antonio Stoppani, padre della geologia italiana, che ne Il bel paese a proposito di una gita che i tre svolsero nella valle alpina della Toce, ricordò Negri come «altro distinto botanico» (ed. 1915, p. 140). Compì studi sulle malattie di alcune piante, che pubblicò nell’arco di dieci anni, a partire dal 1868, rendendo note le sue scoperte circa due parassiti del riso coltivato, il Thrips oryzophaga e il Tarsonemus oryzae. Tra il 1869 e il 1879 diresse il gabinetto di crittogamia del Giornale vinicolo italiano, interessandosi delle malattie della vite ed entrando in contatto con importanti ricercatori internazionali del settore, come il botanico e micologo tedesco Felix von Thümen, scopritore del micromicete responsabile della patologia della vite detta ‘giallume’, che denominò Phoma negriana in suo onore. Partecipò al Congresso internazionale botanico e fu membro del giurì dell’Esposizione internazionale d’orticultura e floricultura tenuto a Firenze nel maggio 1874.

Soprattutto fu uno dei più importanti fotografi italiani dell’Ottocento: sperimentò nuove tecniche, inventò strumenti fotografici e praticò sia la fotografia artistica sia quella scientifica.

Le sue conoscenze di ottica gli permisero di applicare la fotografia alla microscopia e di divenire uno dei pionieri italiani della microfotografia. Iniziò a dedicarsi a queste sperimentazioni nel 1866, con Prima prova micrografica/Gamba di ragno (scritta riportata sul retro della lastra), e le accompagnò a significativi studi di fitopatologia e batteriologia, testimoniati da una serie di articoli comparsi sulla rivista fiorentina Lo Sperimentale e scritti in collaborazione con il medico Francesco Pinolini. Uno di questi, Lo studio dei bacilli speciali della tubercolosi (agosto 1882) costituì l’occasione di un primo contatto con il medico tedesco Robert Koch, che nel marzo dello stesso anno aveva presentato la sua scoperta alla società fisiologica di Berlino. Nei tre anni successivi Negri condusse un’intensa sperimentazione per la messa a punto di opportune metodiche di colorazione dei preparati destinati a essere fotografati, inviatigli dal patologo torinese Edoardo Perroncito e dallo stesso Koch che, dopo aver isolato l’agente patogeno della tubercolosi, nel 1883 scoprì quello del colera. Negri si avvalse anche di campioni raccolti personalmente durante l’epidemia che colpì i due piccoli centri casalesi di Pontestura e Vialarda (Contribuzione allo studio della genesi e modo di diffusione del colera, con G. Cassone, ibid., gennaio 1885, pp. 40-45). Ebbe così origine la prima documentazione fotomicrografica dell’agente eziologico del colera asiatico, che gli valse nel 1885, unitamente alle attività profilattiche che aveva realizzato a Casale in qualità di sindaco, una medaglia d’argento del ministero della Sanità. Successivamente, con la collaborazione del medico Angelo Celli fotografò anche i protozoi responsabili della malaria, i plasmodi: una serie di 14 fotomicrografie del 1885, contenuta nell’archivio dei negativi di Negri, riproduce i vari stadi dell’infezione malarica nel sangue umano. Sempre nel 1885 realizzò una serie di ingrandimenti di diatomee, alghe unicellulari.

Nel 1886 cominciò a lavorare al teleobiettivo, strumento formato da un gruppo ottico anteriore convergente e uno posteriore divergente che permette una lunghezza focale maggiore di un obiettivo normale. In pochi anni riuscì a risolvere i rilevanti problemi meccanici presentati dall’idea, sulla quale lavoravano da tempo eminenti studiosi, tra cui l’ottico londinese John Henry Dallmeyer e il medico italiano Giorgio Roster. Fabbricò il primo teleobiettivo con un tubo di latta inserito sulla macchina fotografica e munito di lenti, applicate utilizzando le scatole rotonde di cartone di un tonico dell’epoca, le Pillole pink. La prima prova documentata di fotografia realizzata col teleobiettivo è del 25 aprile 1892, Veduta di Casale dalla collina di S. Anna. Nel 1894 l’apparecchio fu perfezionato e brevettato a Milano dall’ottico Francesco Koristka, proprietario di un’importante ditta di microscopi e strumenti di precisione: nel 1896 il teleobiettivo Negri-Koristka a fuochi variabili fu messo in produzione e nel 1898 i due presentarono l’apparecchio al I Congresso fotografico italiano di Torino, trovando subito applicazione sia nelle scienze topografiche sia in ambito militare.

Iniziò anche a sperimentare le prime tecniche di fotografia a colori messe a punto dai francesi Charles Cros e Louis Ducos du Hauron e diventandone uno dei pionieri italiani: utilizzò il procedimento di sintesi sottrattiva tricromatico o eliocromia, apportandovi alcune modifiche: di ciascun soggetto statico realizzava tre negativi di selezione – utilizzando ogni volta un filtro colorato (blu-violetto, verde, rosso-arancio) – che venivano successivamente stampati a contatto su gelatine, di produzione Agfa, colorate nei tre colori primari (giallo, rosso porpora e blu-verde); la sovrapposizione delle tre immagini ‘a registro’ restituiva i colori dell’originale. Nel 1902 fu chiamato a rappresentare l’Italia nella sezione dedicata alla fotografia all’Esposizione d’arte decorativa moderna di Torino presentando una selezione dei migliori scatti in tricromia, tra i primi esempi italiani di riprese in esterni.

Quando si concluse il suo mandato di sindaco, si dedicò alla storia dell’arte. Da sempre appassionato di pittura, architettura e scultura, frequentò villa Maria nella frazione di Colma, nel comune di Rosignano Monferrato (Alessandria), residenza dell’amico e pittore Angelo Morbelli, consueto luogo di incontro di importanti pittori, tra cui Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo e Leonardo Bistolfi. L’interesse per l’opera dei fratelli fiamminghi Jean e Nicolas Wespin, artefici delle statue che si trovano nelle cappelle del Sacro Monte di Crea e Varallo in Valsesia, fu all’origine dell’amicizia tra Negri e lo scrittore inglese Samuel Butler, che lo citò nei suoi Taccuini.

Dal 1890 fu membro per la provincia di Alessandria della Commissione conservatrice dei monumenti e oggetti d’arte e d’antichità e tra i collaboratori più assidui della Società di storia arte e archeologia. Il patrimonio artistico dell’abbazia di S. Maria di Lucedio a Trino costituì l’argomento delle sue ultime ricerche di storia dell’arte, pubblicate nel 1914 in un volume firmato con i religiosi Evasio Colli e Alessandro Rastelli, autore del corredo fotografico.

Morì a Casale Monferrato il 21 dicembre 1924.

Fu tumulato nella cappella cimiteriale di S. Evasio, ma nel dicembre del 1967 i suoi resti furono traslati, per volontà del Comune, nel famedio eretto in suo onore nel cimitero cittadino.

Opere. Arte: Una famiglia d’artisti casalesi dei secoli XV e XVI, in Rivista di storia arte e archeologia della provincia di Alessandria, I (1892), 2, pp. 160 s.; Giorgio Alberini. Pittore, ibid., IV (1895), 9, pp. 7-17 (prima parte); 11, pp. 179-194 (seconda parte); Il Moncalvo. Notizie su documenti, I, ibid., 12, pp. 263-280; II, ibid., V (1896), 13, pp. 103-129; III, ibid., 14, pp. 207-225; Il santuario di Crea in Monferrato, Alessandria 1902; Il b. Oglerio nella storia e nell’arte di Trino e di Lucedio: nelle feste del VII centenario della sua morte, Casale Monferrato 1914 (con E. Colli; edito anche a Trino 1996). Botanica e fitopatologia: Patologia vegetale: la malattia della bianchella del riso coltivato, Casale Monferrato 1873; Elenco delle piante più notevoli del monte di Crea, in Notizie storiche del santuario di Nostra Signora di Crea …, a cura di C. Onorato, ibid. 1889. Fotografia: Appunti sulla tricromia, in Bullettino della Società fotografica italiana, XVIII (1906), pp. 42-44.

Fonti e Bibl.: Il fondo Francesco Negri conservato presso la Biblioteca civica Giovanni Canna di Casale Monferrato raccoglie fotografie e strumenti. G. Negri, La vegetazione delle colline di Crea, in Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino, 1906, n. 56, pp. 387-437; The Shrewsbury edition of the works of Samuel Butler, a cura di H. Festing Jones - A.T. Bartolomew (rist. anast. dell’ed. London-New York 1923-26), XX, The note-books, New York 1968, passim; L. Gabotto, F. N., in La Madonna di Crea, XVI (1925), 2, pp. 15 s.; ibid., 7, pp. 81-83; O. Mattirolo, In memoria dell’avv. F. N.: commemorazione letta nell’adunanza del 1° marzo 1925 alla Società piemontese di archeologia e belle arti, in Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, IX (1925), 1-2; F. N. fotografo a Casale 1841-1924, a cura di C. Colombo, Bergamo 1969; E. Greco, La figura e l’opera di F. N., Casale Monferrato 1969; F. N. e l’Esposizione d’arte decorativa moderna in Torino del 1902, a cura di P. Cavanna, Torino 1994; B. Bergaglio - P. Cavanna, F. N. fotografo 1841-1924, Milano 2006.

Si ringrazia Alice Rinaldi per il contributo alla redazione di questa voce.

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