MILIZIA, Francesco

Enciclopedia Italiana (1934)

MILIZIA, Francesco

Giulio Romano Ansaldi

Scrittore d'arte, nato nel 1725 a Oria (Otranto), morto a Roma nel marzo 1798. Dopo un'irrequieta ed errante adolescenza tornò ad Oria, dove finalmente si mise per conto suo a studiare le scienze. Nel 1761 si stabilì a Roma. Nominato architetto sovrintendente agli edifici farnesiani, che il re di Napoli e Sicilia possedeva nello Stato pontificio, rinunciò presto (1786) a questa carica per spirito d'indipendenza, e si diede interamente allo studio delle belle arti e delle scienze. Fu amico intimo di J. N. d'Azara e di R. Mengs, delle cui idee si proclamò banditore.

Le sue opere principali sono: Le vite de' più celebri architetti (1768), poi ristampate col titolo Memorie degli architetti antichi e moderni (1781); Del Teatro (1772); Principj di Architettura civile (1781); Dell'arte di vedere nelle belle arti del disegno secondo i principj di Sulzer e di Mengs (1781); Roma delle belle arti del disegno (1787); Dizionario delle arti del disegno (1787); Lettere varie (1767-1790). Il M., giudice aspro e temuto, fu tra le figure più rappresentative e fra i sostenitori più autorevoli delle nuove idee che dovevano preparare l'avvento dell'età neoclassica, e la sua opera ebbe maggiore importanza di quanto comunemente si pensi. La libera e capricciosa fantasia degli architetti della tradizione barocca aveva suscitato una reazione nell'animo di molti cultori d'arte, onde si ricercò la composizione e il disegno, il bell'ordine e la chiarezza; tutto ciò che fosse sorto dall'estro dell'artista veniva condannato per il trionfo della logica e della ragione. I modelli dell'antichità e del Rinascimento furono perciò studiati e seguiti con fervore, ed ebbero i loro araldi nei nuovi teorici dell'arte. Sono giunti sino a noi, accompagnati da un alone di gloria, i nomi di Winckelmann e di Mengs, ma il M. sebbene abbia scritto qualche anno dopo di loro, e da loro abbia potuto trarre idee ed elementi, non può dirsi che fosse proprio sotto l'influsso tedesco, com, è stato affermato da B. Croce. Nelle Vite de' più celebri architetti il M., tracciando una storia dell'architettura fino ai tempi suoi, non risparmiò critiche violente all'arte barocca. Confermò e sviluppò le sue idee nei Principj di Architettura civile, dove, svolgendo la teoria - già diffusa in Italia e in Francia - che ogni parte di un edificio si debba spiegare razionalmente, si mostra grande ammiratore della "maestosa eleganza greca" e della "sveltezza gotica", ciò che lo porta a giudicare con asprezza l'esuberante architettura del Sei e Settecento. Nei due volumetti che seguirono, Dell'arte di vedere nelle belle arti, e Roma delle belle arti del disegno, sempre fedele al concetto - che sarà presto carattere essenziale dell'età neoclassiea - di non potere conseguire il bello dove ci si scosti dalle forme dei Greci, plaude agli artisti del Rinascimento ossequienti a Vitruvio, mentre biasima Michelangelo perturbatore delle regole classiche, così come biasima il Borromini che giudica "matto frenetico". E con maggior foga ancora si scagliò contro il Settecento, erede - a suo parere - dei due secoli antecedenti.

Molti dei suoi giudizî provano il suo ingegno; ma il più delle volte sono fondati su preconcetti accademici che tolsero al M. d'intendere anche le opere più geniali quando offendessero le sue norme classicheggianti.

Ediz.: Opere complete, Bologna 1826-27, voll. 9; Notizie di Francesco Milizia scritte da lui medesimo con un catalogo delle sue opere, Bassano 1804; Scelta di operette di F. M., a cura di B. Gamba, Venezia 1826 (con bibl.).

Bibl.: L. Cicognara, Memorie intorno all'indole e agli scritti di F. Milizia e progetto di pubblicare alcune sue lettere inedite, in Atti della Società Italiana, 1808, II, p. 440; id., Storia della scultura, Prato 1823-24, V, pp. 130-131, 136-138; VI, p. 168 n. 1, 273; VII, pp. 61-62, 72-73, 99 con la n. 1; L. Hautecoeur, Rome et la Renaissance, de l'antiquité à la fin du XVIIIe siècle, Parigi 1912, pp. 112-118; A. E. Brinckmann, Die Baukunst des 17. und 18. Jahrhunderts, Neubabelsberg 1915, p. 143; B. Croce, Problemi di estetica, Bari 1923, pp. 390, 391, 393; J. Schlosser, Die Kunstliteratur, Vienna 1924, pp. 447, 525, 580-581, 589-590; G. Natali, Idee costumi uomini del Settecento, 2ª ed., Torino 1926, pp. 341-356; id., Il Settecento, Milano 1929, passim; G. Fontanesi, F. M. Scrittore e studioso d'arte, Bologna 1932.