MARUCELLI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MARUCELLI, Francesco

Massimiliano Albanese

– Nacque a Firenze il 1° marzo 1625, da Alessandro di Francesco e da Elisabetta di Orazio Monterappoli.

La famiglia Marucelli, originaria di Vitereto nel Mugello, si insediò a Firenze all’inizio del XV secolo e legò le sue fortune ai Medici. Partita da condizioni economiche modeste, grazie al commercio del grano, alla produzione della seta e all’attività bancaria, migliorò il suo status ed estese i suoi interessi alla Toscana, a Roma e alla Francia. Il nonno del M., Francesco, si era avvicinato inizialmente agli studi umanistici, poi alla mercatura e infine intraprese con successo la carriera delle armi. Il padre (morto nel novembre 1646) conosceva il latino e il greco ed ebbe incarichi nel governo granducale sotto Ferdinando II de’ Medici. Fratelli del M. furono Giovan Filippo, dotto in greco ed ebraico, residente di Ferdinando II alla corte francese e poi segretario di Stato sotto lo stesso Ferdinando e Cosimo III; Orazio, senatore nel 1670; Giuseppe, anch’egli senatore nel 1682; Vincenzo, chierico. Un Carlo Marucelli fu autore di Canzoni in lode di s. Giovanni Battista (Firenze 1605) e di Poesie ditirambiche (ibid. 1628).

Il M. si applicò fin dall’infanzia allo studio del latino, del greco e dell’ebraico sotto la guida di Simone di Iacopo Leproni, priore della chiesa dei Ss. Vito e Modesto; in seguito apprese il francese e lo spagnolo. Dal 1643 frequentò per volere del padre i corsi di diritto civile e diritto canonico all’Università di Pisa; si addottorò in utroque iure il 29 marzo 1647, avendo come promotore il nobile senese Virgilio De’ Vecchi. Si trasferì quindi a Roma, presso lo zio paterno, Giuliano (m. 1656), abate, che godeva dell’amicizia del cardinale Girolamo Farnese. A Roma si dedicò inizialmente all’attività forense; riuscì a guadagnarsi la stima e la benevolenza dei pontefici e a stringere relazioni importanti con prelati, nobili ed eruditi, che ne apprezzarono la vasta cultura. Il cardinale Emilio Altieri (poi papa Clemente X), gli chiedeva consigli sui libri che acquistava.

Ottenuta la dignità di abate, furono trasferiti a lui dallo zio Giuliano i titoli delle due abbazie calabresi di S. Lorenzo, nel territorio di Cropani, e di S. Maria di Camigliano, presso Tarsia. Sotto Alessandro VIII il M. rinunciò a queste abbazie, secondo Bandini (p. 9) non solo per potersi meglio dedicare agli studi, ma anche a causa delle controversie giuridiche sorte con il potere regio, per cui il M. ritenne che fossero lesi i suoi diritti e le libertà ecclesiastiche. Peraltro, il M. rifiutò l’incarico di internunzio a Bruxelles offertogli dal pontefice, nonché quello di nunzio a Colonia che gli fu proposto dal successivo pontefice Innocenzo XII. Anche queste decisioni, come la rinuncia alla carica di prelato referendario di Segnatura, furono motivate dal desiderio di dedicarsi esclusivamente agli studi.

Per trovare la tranquillità necessaria, si allontanò dalla vita di Curia, stabilendosi in via de’ Condotti, dove ampliò l’abitazione di sua proprietà acquistando case adiacenti. Si dedicò a raccogliere una grande biblioteca e una collezione di quadri (Bandini, p. 7, parla di lui anche come collezionista di «pezzi di erudita antichità»).

«La sua principale occupazione era di acquistare volumi di ogni genere, e particolarmente d’istorie, e che trattassero specialmente di una materia sola, copiando perfino di sua mano quelli, o che non erano alle stampe, o che non si potevano con danari acquistare, e ne formò un comodo per gli amici, e virtuosi, che in buon numero venivano a servirsene» (ibid., pp. 7 s.). Arrivò a possedere circa 6000 volumi, tra cui pochissimi manoscritti e alcuni incunaboli: la sua intenzione era creare una biblioteca di cultura generale, orientata verso tutte le discipline e con una vasta documentazione bio-bibliografica. Il settore storico era particolarmente cospicuo e comprendeva anche diversi libri di viaggi e molte storie locali italiane. Nella scelta dei volumi da acquistare preferiva le edizioni più economiche e con legature poco costose alle edizioni rare o di pregio: l’importante era possedere l’opera, non assicurarsi pezzi da bibliofilo collezionista. Si trattava di una raccolta moderna, che alla sua morte consisteva soprattutto di libri e stampe del Seicento; i manoscritti erano per lo più recenziori e compositi.

La consistenza della biblioteca raccolta dal M. risulta dal catalogo che occupa interamente il ms. B.VIII.20 della Biblioteca Marucelliana di Firenze, trascritto dal copista Pietro Covazzi (il colophon è in data 30 giugno 1751) dall’esemplare autografo consegnatogli dal nipote del M., monsignor Alessandro (figlio del fratello Giuseppe). La casa e la biblioteca del M. sono descritte da Matteo Brunosini nel capitolo in terza rima Degno signor abate Maroscelli del 1698 (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., C.385, cc. 55r-57r; Indice…, pp. XXV-XXVIII); una descrizione della biblioteca si legge nell’Eusevologio romano, ovvero delle opere pie di Roma di C.B. Piazza (Roma 1698).

Il M. fu amico di pittori e offrì spesso aiuto agli artisti che frequentavano la sua casa e di cui collezionava le opere. Nel 1681 introdusse alla corte di Cristina di Svezia Filippo Baldinucci, al quale la regina commissionò la biografia di G.L. Bernini, morto l’anno precedente (Vita del cav. Gian Lorenzo Bernini, Firenze 1682); a Baldinucci il M. fornì anche materiale biografico per le Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua (Firenze 1681-1728) e per riconoscenza Baldinucci gli dedicò il Cominciamento e progresso dell’arte dell’intagliare in rame (Firenze 1686). Al M. è dedicato anche il poemetto De extruendo beatae Virgini templo in Exquiliis certamen di Pietro Ginori (Firenze 1684).

I dipinti raccolti dal M. erano soprattutto opere di artisti recenti o contemporanei. I quadri erano collocati nella galleria della dimora romana e rivelano interessi eterogenei: soggetti devozionali, bambocciate, marine, paesaggi, nature morte, trompe-l’oeil, temi allegorici e mitologici; ritratti di uomini illustri decoravano le sale della biblioteca. La consistenza della collezione è nota grazie all’inventario in cui il nipote Alessandro registrò i beni dello zio dopo la sua scomparsa (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Arch. storico, XVII/I: Inventario della roba dell’abate Francesco fatta da me Alessandro). Alla morte del M. la galleria possedeva 323 dipinti: di 250 non sono menzionati gli autori; per i rimanenti si citano i nomi di una trentina di artisti. Nessun’opera del Rinascimento, ma numerosi esempi dell’arte antiaccademica e realista dei bamboccianti, soprattutto di Dirk Theodor Helmbreker e Bernhard Keil; quadri di pittori di transizione tra realismo e manierismo, come Josse de Momper e Cornelis van Poelenburgh; opere classicheggianti di Jan Both e Jan Frans van Bloemen; altri dipinti sono attribuiti ad Antonio Tempesta, Pietro Paolo Bonzi (il Gobbo dei Carracci), Jean Valentin, Giovanni Baglione, Federico Barocci, Giovanni Lanfranco, Lorenzo Lippi, un’incisione a Matthäus Greuter. Alessandro custodì e accrebbe la collezione; alla sua morte fu steso un nuovo inventario, iniziato il 17 marzo 1752. La dispersione dei dipinti ebbe luogo nel periodo compreso tra la sua morte (1751) e quella di Francesco di Ruberto Marucelli, ultimo discendente della famiglia (1783).

Il M. fu anche traduttore e autore di compilazioni, biografie e opere di bibliografia generale. Giovanissimo, tradusse in esametri latini la prima Olimpica di Pindaro (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Misc., 76.1, 1, di incerta autografia. Volgarizzò e continuò il De vita solitaria di F. Petrarca (Ibid., Mss., C.198, I, cc. 1-126: volgarizzamento; II, cc. 127r-212r: continuazione; entrambi autografi). Di altre opere dà notizia Bandini (pp. 4-10): raccolte di detti e fatti di uomini illustri e di poesie italiane (soprattutto di stile bernesco), annotazioni erudite a testi patristici greci e latini, vite di artisti dei dipinti raccolti nella sua galleria rimaste manoscritte agli eredi degli artisti. Poco prima di morire, riferisce il biografo, avrebbe dato alle fiamme alcune sue opere e le lettere a lui indirizzate (pp. 10 s.). Restano alcune lettere superstiti nell’epistolario di A. Magliabechi degli anni 1661, 1664 e 1690, a testimoniare la corrispondenza intercorsa con il celebre bibliotecario e bibliofilo fiorentino.

L’opera principale e di gran lunga più famosa del M. è il Mare magnum omnium materiarum, vastissima compilazione di bibliografia universale, inedita e conservata nella Biblioteca Marucelliana (ripr. digitalizzata in Mare magnum, Firenze [2006]). Il M. iniziò l’opera nel 1670, arrivò alla stesura di 15 volumi e nel 1701 diede alle stampe il solo frontespizio (Roma, G. Zanobi). Dopo la sua morte il lavoro fu continuato dal nipote Alessandro, che lo portò a 24 volumi, e dal bibliotecario A.M. Bandini, con il quale l’opera raggiunse la consistenza attuale, di 111 tomi.

Il materiale raccolto è diviso in 43 classi, raggruppabili in cinque grandi categorie: religione, diritto, filosofia, arte e letteratura, storia e geografia; ogni classe comprende diversi soggetti e sotto di questi sono raggruppate le opere, per un totale di circa 6000 parole d’ordine e 150.000 autori rubricati.

Il M. morì a Roma il 26 luglio 1703 e fu sepolto nella cappella di famiglia, dedicata a S. Carlo, nella chiesa di S. Maria in via Lata.

Nel 1691 era stato accolto tra gli Arcadi col nome di Cleodamo Tiunteo. Bandini descrive il M. «di alta statura, di capello nero, di faccia ilare, d’occhio vivace» (p. 12). Rimangono almeno due ritratti nella Biblioteca Marucelliana: nella saletta detta Tribuna un dipinto che lo ritrae nell’atto di scrivere, opera attribuita al pittore fiammingo Davide Canoniche e riprodotta sul verso del foglio che precede il frontespizio nell’Elogio di Bandini; nel salone di lettura un busto marmoreo, opera dello scultore romano Pietro Bracci (1749). Il biografo parla del M. come di un uomo profondamente religioso, sempre pronto ad assistere i poveri e gli ammalati, impegnato nella conversione degli ebrei, semplice nello stile di vita.

Nel testamento del 12 dic. 1702 (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Arch. storico, VII bis), il M. aveva disposto che le rendite dei suoi beni fossero elargite in perpetuo come elemosina ai poveri di Cropani e di Tarsia. Altre rendite dovevano essere destinate alla creazione di una pubblica biblioteca a Firenze, aperta a tutti; doveva essere attigua al palazzo di famiglia e avrebbe raccolto la maggior parte dei suoi libri (che sarebbero stati trasportati da Roma). La biblioteca doveva avere un custode stipendiato, che la tenesse aperta quattro giorni la settimana; eventuali rendite dovevano essere impiegate per conservare e incrementare il patrimonio librario. Esecutore testamentario fu designato il nipote Alessandro.

Passarono molti anni prima che le rendite del patrimonio lasciato dal M. fruttassero una somma sufficiente per la creazione della pubblica libreria. Alessandro custodì e incrementò la biblioteca, ma fu solo l’8 luglio 1747 che, nel rispetto delle ultime volontà del M., poté dare inizio alla costruzione della sede in via Larga (attuale via Cavour), sul retro del palazzo di famiglia, che si affaccia su via di S. Gallo. I lavori durarono fino al 1751 e furono eseguiti su progetto dell’architetto romano Alessandro Dori. Nell’aprile 1751 iniziò il trasporto dei libri da Roma. Alessandro morì il successivo 1° dicembre dopo aver nominato il canonico A.M. Bandini primo bibliotecario della Marucelliana, nonché suo esecutore testamentario (erede universale dei suoi beni fu la Biblioteca). Dopo la morte di Alessandro fu steso un nuovo inventario (ibid., XXIV/1).

La Biblioteca fu finalmente aperta al pubblico il 15 sett. 1752 e registrò da subito un rilevante afflusso di lettori, alla ricerca di opere moderne che mancavano nella Biblioteca Magliabechiana. Bandini, che resse la Biblioteca dal 1752 al 1803, si preoccupò di incrementare e aggiornare la raccolta, provvide alla stesura del catalogo e alla collocazione fisica dei libri. Alla sua morte (1° ag. 1803) la Biblioteca ereditò tutti i suoi beni (testamento del 30 ott. 1797). Nel 1783 morì Francesco di Ruberto, ultimo dei Marucelli, che lasciò alla Biblioteca le sue raccolte di disegni, di stampe e di libri. Negli anni a seguire il patrimonio bibliografico della Marucelliana si accrebbe ulteriormente con l’acquisizione dei fondi degli Ordini religiosi soppressi. La Biblioteca passò allo Stato italiano con il r.d. del 1869.

Fonti e Bibl.: L’Arch. stor. della Biblioteca Marucelliana di Firenze conserva le disposizioni testamentarie del M. e i documenti relativi al patrimonio della Biblioteca, alle acquisizioni e alla gestione; Ibid., Mss., A.181, c. 82 (biografia del M. di S. Salvini); C.385, cc. 77-87 (sulla storia della famiglia); Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., VIII.1181, cc. 43, 46, 48r, 57v (lettere del M. ad A. Magliabechi); A.M. Bandini, Elogio dell’abate F. M. fondatore della Libreria Marucelliana aperta in Firenze a pubblica utilità il dì XV settembre MDCCLII, Livorno 1754 (pp. 13-26: biografia di A. Marucelli); F. Marucelli, «Mare Magnum omnium materiarum», a cura di G. Biagi, Firenze 1887; Id., «Mare magnum omnium materiarum»: vol. 65, art. 16 [estratto De auditu et auribus], Firenze 1887; Indice del «Mare Magnum» di F. M., a cura di G. Biagi, Roma 1888 (che pubblica la biografia del M. di S. Salvini e parzialmente l’Elogio di A.M. Bandini; ripr. digitalizzata in Mare magnum, Firenze [2006], cit.); G. Biagi, Di F. M. e del suo «Mare Magnum», in Riv. delle biblioteche, I (1888), pp. 113-119; Ricordanze di Francesco Marucelli uomo d’arme del secolo XVI, a cura di O. Bacci, Castelfiorentino 1897 (autore è il nonno del M.); Extracto do «Mare magnum»: Lusitania, a cura di A. De Portugal De Faria, Leorne 1898; G. Rotondi, Francesco Petrarca nel «Mare Magnum» di F. M., in Riv. delle biblioteche, XXX (1919), pp. 14-24; C. Frati, Diz. bio-bibliogr. dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, Firenze 1933, pp. 339 s.; F. Borroni Salvadori, Non solo libri, ma anche quadri collezionò F. M., in Accademie e Biblioteche d’Italia, XLI (1973), pp. 169-180; Appendice, ibid., XLII (1974), pp. 43-47; Biblioteca Marucelliana. Cenni storici e guida breve, a cura di M. Ciscato - M.A. Angeli, Firenze 1980, passim; M.M. Angeli, Contributo ad uno studio sulla provenienza di alcuni manoscritti marucelliani, in Copyright, VI (1986-87), pp. 87-117; Lettere e carte Magliabechi. Inventario cronologico, a cura di M. Doni Garfagnini, Roma 1988, ad ind.; C. Rotondi, La Biblioteca Marucelliana di Firenze, in Labyrinthos, VII-VIII (1988-89), pp. 267-275; Codici latini del Petrarca nelle biblioteche fiorentine (catal.), a cura di M. Feo, Firenze 1991, p. 289 (scheda descrittiva del ms. C.198); Dal «Mare Magnum» dell’abate M.: la più antica bibliografia di storia postale, a cura di I. Pescini, Prato 1993; Biblioteca Marucelliana. Firenze, a cura di M. Prunai Falciani, Fiesole 1999; R.L. Bruni, Edizioni fiorentine del Seicento: la Biblioteca Marucelliana, in Studi secenteschi, XL (1999), pp. 217-323; Pindarus - Ariston udor. F. M. si misura con Pindaro: traduzione inedita in esametri latini della prima Olimpica, a cura di M. Feo, Pontedera 2001; I. Bigazzi, Palazzo Marucelli Fenzi: guida storico-artistica, Firenze 2002, passim; Ministero per i beni e le attività culturali, Archivi di biblioteche. Per la storia delle biblioteche pubbliche statali, Roma 2002, pp. 57-63.

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