GALLUZZI, Francesco Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GALLUZZI, Francesco Maria

Manuela Belardini

Nacque a Firenze il 9 genn. 1671 dal patrizio volterrano Giacomo, giureconsulto, e dalla nobile fiorentina Alessandra Pignotti. All'età di sette anni iniziò a frequentare, nella città natale, il collegio gesuita di S. Giovannino e il 24 maggio 1688, deciso a entrare nella Compagnia di Gesù, si trasferì a Roma presso il noviziato di S. Andrea al Quirinale dove, trascorsi due anni, il 25 maggio 1690, pronunciò i voti semplici.

In più occasioni il G. manifestò la volontà di svolgere attività missionaria tra gli infedeli, ma i superiori, a causa della sua malferma salute, gli opposero frequenti rifiuti. Così dal 1691, secondo le consuetudini, alternò gli anni di studio a quelli di magistero, insegnando prima a Montesanto (ora Potenza Picena) e, successivamente, a Loreto. Dal 1700, mentre dava inizio agli studi di teologia, ricoprì l'incarico di prefetto presso il seminario romano e nel 1703 quello di confessore e padre spirituale al Collegio maronita. Al termine di quell'anno si recò a Firenze per la sua terza probazione e poi presso il Collegio Cicognini di Prato dove, il 15 ag. 1705, fece solenne professione.

Nel 1706, richiamato a Roma, gli venne affidata la cura della missione urbana, che nell'oratorio di S. Francesco Saverio detto del Caravita aveva il suo centro propulsore. Oltre all'attività ordinaria di evangelizzazione della città che prevedeva le confessioni, la pratica degli esercizi di pietà e di penitenza e la predicazione nelle chiese e nelle piazze di Roma, continuo era l'impegno richiesto per soccorrere e assistere i malati, i poveri e i carcerati, e per disporre a ben morire i condannati a morte.

Sebbene la sua fama di "apostolo di Roma" rimanga legata in gran parte a queste attività - che svolse sino alla morte, con un breve intervallo dal 1713 al 1716 -, il G. si dedicò sempre con grande attenzione anche all'educazione spirituale degli allievi del Collegio romano. Questo compito divenne particolarmente gravoso dal 1715, quando, con la morte di P. De Benedictis, confessore della scolaresca, ne ereditò quella mansione e la direzione di due congregazioni (o "ristretti"): quella denominata "comune" aperta a tutti gli studenti e quella degli "apostoli", composta di giovani scelti dediti all'istruzione nella dottrina cristiana degli indigenti e abbandonati della città. Nel corso degli anni si trovò coinvolto anche nell'attività della congregazione degli angeli, alla quale dedicò le Nove meditazioni sopra i ss. Angeli colla descrizione di varj beneficj da essi fatti… (Roma 1721); ebbe, inoltre, la direzione di quella dei sacerdoti di S. Pietro, della quale compilò le regole, che, sebbene più volte modificate, rimasero in vigore fino al 1907 senza essere alterate nella sostanza.

Ampia fu pure la sua produzione di scritti: il Sommervogel riporta, infatti, elencati sotto il suo nome i titoli di trentotto opere di carattere agiografico e ascetico edite dal 1715; tra le molte biografie di gesuiti, la cui stesura era spesso suggerita dai superiori per fornire ai lettori modelli edificanti, meritano di essere ricordate la Vita del p. Paolo Segneri juniore (Roma 1716) e la Vita del p. Antonio Baldinucci (Roma 1720), suoi compagni e amici. La narrazione delle virtù eroiche dei due missionari gli permetteva di proporre quell'esempio che egli stesso avrebbe voluto seguire, senza tuttavia riuscirvi. La sua partecipazione alle missioni popolari - intraprese dalla Compagnia per il recupero delle zone più arretrate delle campagne e del Mezzogiorno - è, infatti, piuttosto marginale rispetto all'attività prevalente condotta a Roma. Poche sono le sue esperienze, comunque limitate ad alcune zone rurali dell'Italia centrale, dove fu inviato da G.M. Sotomayor mentre si trovava a Firenze, per due brevi intervalli di tempo: durante la Quaresima del 1704, a Montefoscoli, nella diocesi di Volterra e subito dopo la Pasqua, insieme al missionario G. Centofiorini, a Vicchio, nell'arcidiocesi di Firenze. Nel mese di novembre del 1705, invece, mentre era a Prato, i superiori gli ordinarono di trasferirsi a Volterra, a predicarvi la novena e il panegirico di s. Francesco Saverio. In seguito si recò a Civitavecchia, proprio con A. Baldinucci; e infine a Norcia, dove Clemente XI lo aveva inviato in occasione del terremoto del 1710.

Degno di nota, proprio perché comunque riferibile al suo compito primario di predicatore, è il testo Istruzione a pastori d'anime per adempiere il loro ministero indirizzate specialmente a curati di ville (Roma 1723).

Nei ventidue anni di attività svolta presso il Collegio romano promosse tra i giovani il culto di s. Luigi Gonzaga, che nel 1729 venne proclamato patrono della gioventù studiosa, scrivendo diverse opere: S. Luigi Gonzaga giovane angelico, che dedicò ai suoi studenti e una Vita del santo con allegati gli atti della canonizzazione, avvenuta nel 1726, entrambe pubblicate a Roma nel 1727. Del Gonzaga, inoltre, raccolse e descrisse i miracoli operati: lavoro che venne pubblicato da A. Budrioli, della stessa Compagnia, in un volume dal titolo: Delle grazie di s. Luigi Gonzaga… approvate per miracolose (Padova 1756).

Una delle ultime opere di carità alla quale partecipò fu la creazione di un ricovero per donne povere e senza alloggio, su esempio di quello maschile di S. Galla, che volle intitolare alla Ss. Concezione di Maria e all'angelico Luigi Gonzaga; nella realizzazione del progetto coinvolse tutto il Caravita, confidando sul prezioso aiuto del suo allievo G.B. De Rossi. Ma poco tempo prima dell'apertura si ammalò; morì a Roma il 7 sett. 1731.

La stima della santità del G. fu tale che si pensò d'introdurne la causa quasi subito dopo la sua morte; ma per questo, come per altri casi, impedimenti e ritardi - attribuibili, tra l'altro, ai severi decreti di Urbano VIII sulle canonizzazioni, alle lotte contro i gesuiti soprattutto a opera dei giansenisti, così come alla soppressione dell'Ordine - ne procrastinarono la data d'inizio al 1917 e da allora risulta ancora in corso.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivum Romanum Societatis Iesus, Schedario degli Estratti, Scritti vari sul padre F.M. G. raccolti dal p. Giuseppe Corsi; Prato, Archivio storico Cicognini, Lettere Segreteria padre generale, anni 1673-1737, filza 95; Entrate e uscite, filza 168, cc. 263, 265, 292; Roma, Bibl. nazionale, Fondo gesuitico, filze 1670, 11; 1678; G.B. Memmi, Vita del p. F.M. G. della Compagnia di Gesù, Roma 1734; G.M. Parthenius [Mazzolari], Commentarii et elogia, Roma 1855, pp. 96-107; M. Tavani, Vita del servo di Dio p. F.M. G. della Compagnia di Gesù…, Fossombrone 1869; C. Beccari, Posizioni e articoli da servire per il processo informativo sulla vita, sulle virtù e sui miracoli del servo di Dio p. F.M. G., Roma 1917; N. Risi, P. F.M. G. della Compagnia di Gesù apostolo della gioventù studiosa, in Messaggero del S. Cuore, LXXV (1939), pp. 147-152, 210-216, 268-274, 375-380; R.G. Villoslada, Storia del Collegio romano, Roma 1954, pp. 304-306; A. Guidetti, Le missioni popolari. I grandi gesuiti italiani. Disegno storico biografico delle missioni popolari dei gesuiti d'Italia dalle origini al concilio Vaticano II, Milano 1988, pp. 173 s.; M. Belardini, Sviluppo e affermazione di un culto: Margherita nel catalogo dei santi, in Margherita da Cortona. Una storia emblematica di devozione narrata per testi ed immagini, a cura di L. Corti - R. Spinelli, Milano 1998, p. 55; Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, coll. 1135-1141; IX, col. 391; Suppl., col. 202; Bibliotheca sanctorum, Prima appendice, coll. 527 s.; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XIX, coll. 901 s.

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