VESPIGNANI, Francesco Maria Augusto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 (2020)

VESPIGNANI, Francesco Maria Augusto

Anna Lisa Genovese

– Nacque a Roma il 14 aprile 1842 (Roma, Archivio storico del Vicariato, Parrocchie: S. Carlo ai Catinari, Battezzati, 1839-52, p. 83), figlio del celebre architetto Virginio dei conti Vespignani (v. la voce in questo Dizionario) e di Gertrude Venturoli, figlia del noto ingegnere bolognese Giuseppe. La madre morì poche settimane dopo la sua nascita e fu sepolta nell’antico sepolcro dei Vespignani nella basilica di S. Eustachio (Forcella, 1873).

Padre e figlio, che vissero sempre insieme, nel novembre del 1842 lasciarono l’abitazione in via dei Barbieri e si stabilirono in via del Gesù, nel palazzo Rignano; qui il giovane Francesco fu istruito da precettori e strinse amicizia con l’ospite Benedetto Andolfi, architetto e parente di quel Gaetano Andolfi che avrebbe chiamato come capomastro nei cantieri da lui diretti da adulto.

Avviato agli studi di architettura, nel 1860 ottenne un premio al concorso di esercizio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, sul tema Progetto di un edifizio dirimpetto alla mostra dell’Acqua Vergine (Genovese, 2015, pp. 756, 769). Nel lustro successivo conseguì la laurea in filosofia e matematica all’Università della Sapienza (Archivio di Stato di Roma, Congregazione degli Studi, Istanze, b. 564, Francesco Vespignani), quindi si diplomò alla scuola d’ingegneria e architettura, di cui il nonno Giuseppe Venturoli era stato primo rettore nel 1817, e ottenne la patente d’esercizio (Stopiti s.d.).

Ben presto attivo nell’operosissimo studio del padre, a partire dal 1867 ebbe incarichi autonomi; esordì con i restauri in S. Antonio dei Portoghesi (Palminteri, 1992) e le luminarie del 12 aprile, in piazza di ponte S. Angelo, curate per tre anni consecutivi (Corpus delle feste, 1997).

Quale architetto dell’arcispedale del Ss. Salvatore ad Sancta Sanctorum, nel 1868 curò il restauro di palazzo Nardini, aggiornando la facciata in via del Corallo su moduli neorinascimentali; tornò sullo stesso edificio a più riprese, fino al 1881, anche per i prospetti su via del Governo Vecchio e via di S. Tommaso in Parione (Palazzo del Governo Vecchio, 2019). Sempre per il Ss. Salvatore eseguì vari lavori di restauro e ampliamento nei fabbricati di proprietà dell’istituto, compreso l’ospedale, con la costruzione di nuove corsie e di un edificio per le operazioni chirurgiche, nel 1892 (Roma, Archivio Capitolino, Titolo 54).

L’8 gennaio 1868 si sposò con Carlotta Lanciani (1841-1901), figlia dell’architetto Pietro. Alle nozze, celebrate «in privato sacello famiglia Vespignani» (Roma, Archivio storico del Vicariato, S. Maria del Popolo, Matrimoni, 1825-68, c. 200v), ossia in palazzo Valentini, dedicò un sonetto Raffaele Ingami, stretto collaboratore del padre Virginio. In ottobre nacque la prima e unica figlia, Geltrude, morta di difterite ad Anzio nel 1873 (Roma, Archivio Capitolino, Titolo 61, b. 4, f. 100, 1875, prot. 60722).

Con la nascita del Regno d’Italia e l’incameramento dei beni ecclesiastici, i progetti di edilizia religiosa avviati da Vespignani nel 1868 furono sospesi: rimase infatti incompiuta la costruzione di un nuovo edificio adiacente alla villa Mattei al Palatino, per conto delle suore della Visitazione che vi avevano stabilito il loro convento nel 1856 (Baroni, 1997), mentre il S. Giacomo Maggiore a Civitella San Paolo (Roma) fu ripreso nel 1887 e concluso. Nell’opera civitellese, la sua prima prova d’architettura chiesastica, Francesco fu influenzato dalla facciata laterale di S. Paolo fuori le Mura, di Luigi Poletti, e da S. Maria della Misericordia al Verano, del padre (Barucci, 2007; Clementi, 2008).

Nel 1873 edificò il teatro Rossini a Roma (Stopiti s.d.), firmò il progetto di una cappella gentilizia al Verano (Barucci, 2006, p. 39) e portò a termine l’altare di S. Anna in S. Andrea delle Fratte, secondo l’originario progetto di Luigi Vanvitelli (Tetti, 2012).

Negli anni Settanta il suo nome compare spesso insieme al padre, soprattutto nelle opere di provincia (Barucci, 2006, p. 36). Un incarico personale fu invece il restauro, nel 1875, della settecentesca villa Sarsina ad Anzio, del principe Pietro Borghese Aldobrandini (Fogagnolo - Valenti, 2005).

Nel frattempo iniziò un costante impegno sociale, aderendo alla Primaria associazione cattolica artistica ed operaia di carità reciproca, di cui fu presidente a vita e in nome della quale contestò la decisione del Consiglio comunale romano di far scegliere l’insegnamento della religione nelle scuole (La Civiltà cattolica, 1878) e il divieto di portare il Ss. Sacramento in processione (ibid., 1885). In rappresentanza del patriziato cattolico, nel 1881 si candidò con l’Unione Romana alle elezioni amministrative e fu eletto consigliere.

Aderendo allo spirito di solidarietà cristiana e d’attenzione al mondo operaio di monsignor Domenico Jacobini, Vespignani sostenne l’istituzione delle scuole serali di arti e mestieri (Il Divin Salvatore, 1879, 1880); contribuì alla fondazione della Banca artistico-operaia e Cassa di risparmio di Roma per l’assistenza alla malattia e agli infortuni dei lavoratori (Stopiti s.d.); difese il giorno di riposo domenicale degli operai (Roma, Archivio Capitolino, Titolo 54, 1884, prot. 54459).

Negli anni Ottanta la sua personalità era ormai affermata, e, riprendendo i disegni del padre per la chiesa del Sacro Cuore a Roma, vi apportò sostanziali modifiche (1880-87). La concepì in stile rinascimentale, tanto nella spaziatura interna che nella facciata, e ne caratterizzò i portali con elementi neoquattrocenteschi (già adottati da Andrea Busiri Vici e da Luca Carimini), ottenendo un buon ritmo plastico soprattutto nel registro inferiore (Ceschi, 1963; Barucci, 2006, pp. 194 s.).

Dal Comune di Rocca Priora ebbe l’incarico di ricostruire il castello (1880), nel quale mantenne lo stile medievale, ma in forme più eleganti (Corvesi, 2017).

Nel 1881 realizzò l’edicola del Simulacro miracoloso nel santuario adiacente alla Madonna di S. Giovanni a Ripatransone e l’anno seguente l’altare della Madonna del Popolo nel duomo di Cesena (Bersani, 1995). L’evento più significativo del 1882 fu la morte del padre, al quale elevò un monumento nel portico del Verano, impegnandosi in seguito a portare a termine le sue opere.

L’impegno di maggior rilievo riguardò l’abside di S. Giovanni in Laterano (1880-86), che Leone XIII volle ricostruire ampliandone le dimensioni, e che generò numerose problematiche e polemiche, soprattutto da parte del rivale Busiri Vici (Morbidelli, 2010). Fin dall’inizio l’opera era stata di collaborazione tra padre e figlio, e un affresco di Francesco Grandi, sul lato sinistro del presbiterio, li immortala entrambi nell’atto di presentare i disegni al pontefice. Il vecchio organo, collocato proprio in quel punto, nel 1887 fu donato alla chiesa di S. Maria Assunta, a Maenza, appena restaurata da Francesco in forme eclettiche, nel prospetto dalle torri campanarie mozze di memoria gotica e dal pronao neoclassico (Fronzuto, 2008).

Vespignani improntò invece a una severità romanica il campanile cuspidato nella cattedrale di Ripatransone (1884), realizzato sotto l’influenza dell’analogo progetto paterno a Gualdo Tadino, a sua volta terminato da Francesco (Barucci, 2006, pp. 294 s.). Altresì, adottò una partitura neorinascimentale nella facciata della Madonna della Rosa a Ostra, del 1887 (Farnedi, 1996), su due registri e scandita da lesene, con il portale maggiore ornato da colonnine a contrasto di colore, come nel Sacro Cuore, e il campanile nello stesso stile.

Nell’edilizia teatrale, che già lo aveva visto impegnato con il Rossini, nel 1880 subentrò a Ireneo Aleandri nel teatro di Pollenza, apportandovi modifiche (Il teatro nelle Marche, 1997), mentre nel 1887 rinnovò il pian terreno e il teatro in palazzo Altemps (Scoppola -Vordemann, 1997).

Nel 1888, per Giulio Sterbini, restaurò e ampliò il settecentesco palazzo già Boncompagni, in via del Babuino n. 38 (Roma, Archivio Capitolino, Titolo 54, 1888, prot. 93395), e l’anno seguente, su incarico dell’imperatrice del Brasile, Teresa Cristina di Borbone delle Due Sicilie, effettuò scavi archeologici nella zona etrusca di Veio, con la supervisione del cognato Rodolfo Lanciani (De Agostino, 1965).

Succeduto al padre nella nomina di architetto dei Sacri Palazzi, nel 1885 innalzò il monumento al Concilio Vaticano I nel cortile della Pigna (in seguito spostato e ridotto), già previsto da Virginio al Gianicolo (L’Esposizione Vaticana, 1887); costruì un edificio merlato nei giardini vaticani, per il soggiorno estivo di Leone XIII, nel 1887 circa (La Civiltà cattolica, 1901); curò il restauro dell’appartamento Borgia e delle sale della nuova Biblioteca Leonina (1891), in cui eresse un monumento con il busto del pontefice, di Giuseppe Ugolini (Sacco, 1893; Rita, 2011).

Con l’abate Ildebrando de Hemptinne (1892-96), primo autore del progetto, si unì nella direzione dei lavori della chiesa benedettina di S. Anselmo all’Aventino, in stile romanico lombardo, influenzandone, soprattutto nella chiesa superiore, la spazialità d’ispirazione paleocristiana, che ne fa uno dei migliori esempi di eclettismo di fine Ottocento (Ceschi, 1963).

Quale architetto di fiducia dell’Accademia di Francia, nel 1893 restaurò e modificò gli studi dei pittori in via di Porta Pinciana n. 32 (Roma, Archivio Capitolino, Ripartizione V, Lavori pubblici, 1893, prot. 2226).

Tra i titoli di cui fu insignito, quello di cameriere segreto di spada e cappa del pontefice (1878; Annuario ecclesiastico, 1898), di commendatore dell’Ordine di S. Gregorio Magno (Marini, 1884), di membro dell’Ordine di re Federico del Württemberg e dell’Ordine di Cristo del Portogallo (Stopiti s.d.). Fu socio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon (1874; Genovese, 2015, p. 865) e reggente nel 1898; socio delle accademie di Archeologia (1886) e di S. Luca (1889).

Morì a Roma il 1° luglio 1899 nella casa in via Ripetta n. 102 (La Civiltà cattolica, 1899); la moglie Carlotta gli dedicò un monumento al Verano, sul lato opposto a quello del padre, con ritratto a bassorilievo di Michele Tripisciano.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Congregazione degli Studi, Istanze, b. 564, F. V. (laurea); Uffici del Vicario, Notaio Ciccolini, Uff. 32, 1868, vol. 751, cc. 49r-60v (capitoli matrimoniali); Roma, Archivio storico del Vicariato, Parrocchie: S. Carlo ai Catinari, Battezzati, 1839-52, p. 83 (Francesco Vespignani); Morti, 1839-62, p. 49 (Gertrude Venturoli); S. Maria in via Lata, Anime, 1843-58 (palazzo Rignano) e 1875-82 (palazzo Altieri); Ss. XII Apostoli, Anime, 1859-73 (palazzo Valentini); S. Maria del Popolo, Matrimoni, 1825-68, c. 200v; Ss. XII Apostoli, Battezzati, 1832-76, p. 387 (Geltrude Vespignani); Archivio Capitolino, Titolo 54, 1868, prot. 1996; 1870, prot. 230; 1877, prot. 57737; 1881, prot. 26758; 1884, prot. 54459 (difesa del riposo festivo degli operai); 1886, prot. 36979; 1888, prot. 93395 (Sterbini); 1893, prot. 7216/1; Titolo 61, b. 4, f. 100, 1875, prot. 60722 (salma di Geltrude Vespignani); Rip. V, Lavori Pubblici, 1892, prott. 739, 1204 (Ss. Salvatore); 1893, prot. 2226 (Accademia di Francia).

V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edificii di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, II, Roma 1873, p. 405, nn. 1254-1255; La Civiltà cattolica, XXX (1878), pp. 492-494; XXXII (1881), pp. 242 s.; XXXVI (1885), p. 353; L (1899), pp. 231 s.; LII (1901), p. 352; Il Divin Salvatore, 31 dicembre 1879, p. 428; 28 aprile 1880, p. 999; A. Marini, Calendario ecclesiastico per l’anno 1885..., Roma 1884, p. 238; L’Esposizione Vaticana illustrata, Roma 1887, p. 20; G. Stopiti, V. conte F., Roma s.d.; A. Sacco, Le nuove sale della Biblioteca Leonina in Vaticano, in Nel giubileo episcopale di Leone XIII..., Città del Vaticano 1893; Gli affreschi del Pinturicchio nell’Appartamento Borgia del Palazzo Apostolico Vaticano, a cura di F. Ehrle - E. Stevenson, Roma 1897, passim; Annuario ecclesiastico 1898, Roma 1898, p. 78; C. Ceschi, Le chiese di Roma dagli inizi del neoclassico al 1961, Bologna 1963, pp. 136, 148-150; A. De Agostino, Veio. La storia, i ruderi, le terrecotte, Roma 1965, p. 6; A. Palminteri, I restauri ottocenteschi, in S. Antonio dei Portoghesi, a cura di S. Vasco Rocca - G. Borghini, Roma 1992, pp. 53-62; S. Bersani, La Madonna del Popolo nella storia religiosa e civile di Cesena, in Quaderni del Corriere Cesenate, 1995, n. 7, p. 170; G. Farnedi, Guida ai santuari d’Italia..., Segrate 1996, p. 235; S. Baroni, La volta affrescata della Loggia Mattei, Milano 1997, p. 9; Corpus delle feste a Roma, II, Il Settecento e l’Ottocento, a cura di M. Fagiolo, Roma 1997, pp. 391-394, 399 s., 402 s.; Il teatro nelle Marche. Architettura, scenografia e spettacolo, a cura di F. Mariano, Firenze 1997, p. 254; F. Scoppola - S.D. Vordemann, Palazzo Altemps. Museo Nazionale Romano, Roma 1997, p. 65; S. Fogagnolo - M. Valenti, Via Severiana, Roma 2005, p. 91; C. Barucci, Virginio Vespignani..., Roma 2006, passim; Ead., Modelli basilicali nell’architettura di Virginio e F. V., in L’architettura nella storia. Scritti in onore di Alfonso Gambardella, a cura di G. Cantone - L. Marcucci - E. Manzo, II, Milano 2007, pp. 610-618; R. Clementi, Civitella S. Paolo..., Roma 2008, pp. 119-124; G. Fronzuto, Organi di Roma..., Firenze 2008, pp. 6, 9; M. Morbidelli, L’abside di S. Giovanni in Laterano, Roma 2010, pp. 200-219; A. Rita, La Biblioteca Vaticana nelle sue architetture, in La Biblioteca Vaticana. Libri e luoghi all’inizio del terzo millennio, a cura di G. Guala - A.M. Piazzoni - A. Rita, Città del Vaticano 2011, pp. 70-122; B. Tetti, Luigi Vanvitelli ‘restauratore’, tesi di dottorato, Università La Sapienza di Roma, 2012, pp. 104, 233 s.; A.L. Genovese, Diario 1852-1877, in La Congregazione dei Virtuosi al Pantheon da Pio VII a Pio IX, a cura di V. Tiberia, Galatina 2015, passim; F. Corvesi, Il feudo camerale di Rocca Priora nello Stato Pontificio del XVIII secolo. Testi e documenti, Roma 2017, p. 200; Palazzo del Governo Vecchio a Roma, a cura di E. Bentivoglio - S. Valtieri, Roma 2019, passim.

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