GNECCHI RUSCONE, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GNECCHI RUSCONE, Francesco

Nicola Parise

Nacque a Milano l'8 sett. 1847, da Giuseppe e da Giuseppina Turati, in una facoltosa famiglia d'industriali della seta. Dagli undici ai diciotto anni fu allievo del collegio dei barnabiti di Monza; poi, iscrittosi all'ateneo di Pavia per studiarvi giurisprudenza, partì volontario nella guerra del 1866 contro l'Austria (Cagiati, p. 9). L'11 febbr. 1873 prese in moglie Isabella Bozzotti, dalla quale avrebbe avuto i figli Cesare (1873-1935), Vittorio e Carla (1886-1970).

Nel 1875 fu associato agli affari commerciali e finanziari della ditta Figli di Giuseppe Antonio Gnecchi, che aveva filande e filatoi a Garlate, in Brianza. Nel 1878, però, la famiglia preferì cedere l'attività e investì il ricavato principalmente nell'acquisto d'immobili a Milano e dintorni. Lo G. cominciò allora ad assumere partecipazioni in imprese industriali, bancarie e assicurative, fino a diventare consigliere d'amministrazione di società quali il Lanificio Rossi, la Società per la filatura dei cascami di seta, il Lanificio e canapificio nazionale, la Cucirini Cantoni Coats, l'Unione telefonica lombarda, le Officine elettriche, la Edison italiana, la Banca popolare e le Assicurazioni di Milano, le Edizioni Ricordi.

A questa attività si contrapponeva l'esercizio della pittura, alla quale lo G. si era avviato sotto la guida di Mosè Bianchi e di A. Formis. Si dedicò specialmente allo studio del paesaggio seguendo l'esempio di U. Dell'Orto e di F. Carcano; e spesso si recava in Engadina, in Val Masino o sull'altipiano di Asiago in compagnia di A. Vanotti per lavorare insieme agli stessi soggetti. Era, inoltre, intimo di L. Scrosati, del quale risentì l'influenza nella pittura dei fiori. Dal 1881 al 1886 fu presente a tutti gli appuntamenti annuali di Brera, dove espose, fra l'altro, Pallanza (1881), San Maurizio (1883), Il Sempione dal lago Maggiore (1885). Partecipò all'Esposizione nazionale di Milano nel 1881, alla Permanente di Roma nel 1883, alla Nazionale di Torino nel 1884, alla Nazionale di Palermo nel 1891. Fu ancora presente alla Permanente di Milano nel 1886 e nel 1890 con un Bosco e Sega al Masino, Un angolo tranquillo, Le rive del lago Maggiore e Parco della villa Roustan.

Affari e pittura erano, però, sovrastati da un interesse più forte per il collezionismo, che lo G. condivideva con il fratello Ercole, ornitologo e naturalista (1850-1931). Agli inizi si raccoglieva di tutto; ma, "dopo parecchio tempo di tentennamenti e di esperimenti, furono le monete che presero il sopravvento"; e, intorno al 1870, "dopo una prima selezione", fu deciso che Ercole continuasse a occuparsi delle monete medievali italiane e lo G. di quelle romane (Autonecrologia, p. 27).

Nel 1880 lo G. fece stampare a Milano dall'editore Hoepli un opuscolo assai difettoso di Monete imperiali romane, con cui dava inizio alla pubblicazione delle monete entrate a far parte della sua collezione, secondo una classificazione degli esemplari in ordine alfabetico, che H. Cohen (Description historique des monnaies frappées sous l'empire romain, Paris 1859-68) aveva apprestato per rispondere più alle esigenze dei "nummofili" che dei numismatici, in antitesi con la tradizione inaugurata da J. Eckhel (Doctrina nummorum veterum, Vindobonae 1792-98), "che concepiva la numismatica come parte integrante delle scienze storiche e di conseguenza si atteneva all'ordine cronologico" (Laffranchi, p. 153). Nel 1884 lo G. pubblicò, sempre a Milano, ma presso i fratelli Dumolard, Le monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele II, scritto in collaborazione con il fratello. La fatica degli autori non andò oltre la redazione di un catalogo dei pezzi battuti dalla Zecca di Milano, che nonostante talune imprecisioni rimase per anni un valido strumento per gli studiosi di numismatica medievale e moderna; e si lasciò alla prefazione di B. Biondelli qualsiasi considerazione di carattere storico. Più accurati riuscirono, invece, altri due lavori scritti con il fratello: la monografia sulle Monete dei Trivulzio (1886) e il Saggio di bibliografia numismatica delle zecche italiane medioevali e moderne, stampati anch'essi a Milano dai Dumolard e da Cogliati.

Lo G. ed Ercole si adoperavano intanto per la costituzione di una Società numismatica italiana e per la fondazione di una Rivista italiana di numismatica "sul genere delle straniere", quali erano, cioè, la Revue numismatique, la Numismatic Chronicle, la Numismatische Zeitschrift (Autonecrologia, p. 28).

La Rivista uscì nel 1888 sotto la direzione di S. Ambrosoli; e lo G. sin dal primo numero cominciò a pubblicarvi la serie di "Appunti di numismatica romana" destinati all'illustrazione di esemplari "inediti" della sua collezione, a nuovi rinvenimenti, a questioni di tipologia monetaria: un centinaio di contributi di diverso livello, a volte non privi di travisamenti e di errori, di cui l'autore contava di dare "una recensione generale" (ibid., p. 31). Nel volgere di soli due anni la direzione della Rivista passò ai due Gnecchi. Per lo G. si trattava di un atto dovuto: dopo tutto erano stati lui e suo fratello a promuovere nei fatti l'edizione del nuovo periodico e ad assicurargli i primi successi in Italia e all'estero (ibid., p. 30). Certo, sotto la loro guida, la Rivista conobbe uno dei periodi più "fertili" per la densità delle informazioni e per l'interesse delle ricerche che vi pubblicavano, fra gli altri, N. Papadopoli e L. Laffranchi, G. Dattari e J. Maurice, E. Gabrici e F. Malaguzzi (Gorini, p. XXIV); e tuttavia negli anni venne assumendo un "andazzo" sempre più "collezionistico" di cui erano indizio proprio taluni interventi dei direttori e che sarebbe stato denunciato dalla stessa redazione della Rivista nella presentazione del primo fascicolo della nuova serie (1918, p. 5).

Nel 1892 venne finalmente istituita la Società numismatica italiana, sotto la presidenza del Papadopoli, vicepresidenti lo G. e il fratello; ed essa avocò a sé l'edizione della Rivista. Nello stesso anno lo G., dal 1882 membro dell'Associazione costituzionale milanese, fu eletto consigliere comunale nelle liste del Comitato liberale indipendente; e nel 1893 divenne sindaco di Verderio, il comune della Brianza dove si trovavano i possedimenti e la villa ereditati dallo zio materno Giacomo Ruscone (nella villa il 7 ott. 1896 venne rappresentata la prima opera, Virtù d'amore, del figlio Vittorio).

Nel 1896 usciva a Milano nella collana dei "Manuali Hoepli" un volumetto sulle Monete romane concepito come "un principio e un istradamento al vero studio" della numismatica romana: scritto in forma semplice e piana, ebbe un successo insperato, soprattutto presso i collezionisti; e in poco più di dieci anni se ne dovettero fare altre due edizioni (1900, 1907), ma con aggiunte anche inutili che ne diminuirono la qualità. Quando ancora attendevano alle Monete di Milano, lo G. e il fratello avevano concepito un "lavoro complessivo" sulle zecche italiane; e con l'aiuto di C. Luppi erano riusciti ad approntare più di 20.000 schede. Ma, quando si seppe che il principe ereditario, il futuro re Vittorio Emanuele III, aveva deciso di pubblicare il Corpus nummorum Italicorum, il progetto fu interrotto; e tutto il materiale venne ceduto nel 1898 al principe di Napoli, che l'anno avanti aveva accettato la presidenza onoraria della Società numismatica italiana.

Nel 1907 lo G. scelse di raccogliere in un volume stampato ancora da Hoepli con il titolo I tipi monetari di Roma imperiale i suoi due saggi dedicati alle personificazioni allegoriche e alla rappresentazione di dei, semidei ed eroi sulle monete romane imperiali, precedentemente pubblicati come "Appunti" nella Rivista italiana di numismatica, XVIII (1905), pp. 349-388; XIX (1906), pp. 459-482. Ne risultò un elenco incompleto di tipi monetari trattati assai superficialmente e non senza incertezze, e comunque senza tentare mai di comprenderne il significato. In buona parte gli Appunti di numismatica romana servivano allo G. per preparare un'opera che sperava "da tempo […] di compilare sui medaglioni romani". La preparazione fu lunga "sia per la raccolta dei materiali […], sia per la forma con cui presentarla al pubblico, sia principalmente per la classificazione dei pezzi" (Autonecrologia, p. 31). Alla fine del 1911 il lavoro parve essere giunto a compimento; e l'anno seguente lo G. pubblicò presso Hoepli I medaglioni romani in tre volumi corredati da 199 tavole e da un ritratto dell'autore.

L'opera non ebbe il successo sperato. Di fatto, benché preziosa in quanto silloge puntuale e completa degli esemplari disponibili, mediante la classificazione alfabetica dei singoli pezzi, e per di più privata di qualsiasi interpretazione tipologica, essa finiva per far apparire del tutto "inerte" la notevole documentazione raccolta. Inoltre, il convincimento, ricavato da F. Kenner (Der römische Medaillon, in Numismatische Zeitschrift, XIX [1887], pp. 1-173), che i medaglioni avessero avuto funzione monetaria portava a comprendere nel loro numero pezzi che medaglioni non erano; e questo, senza contare i non pochi errori di attribuzione e di lettura delle leggende e l'inclusione di parecchi falsi.

Negli anni seguenti lo G. limitò la sua attività alla pubblicazione degli "Appunti" per la Rivista italiana di numismatica trattando, fra l'altro, e con disinvoltura di esemplari palesemente contraffatti. Nel 1915 Hoepli stampava a Milano la quinta edizione del Manuale elementare di numismatica dell'Ambrosoli completamente rifatta dallo Gnecchi. Ma mentre l'Ambrosoli mirava ad avviare il lettore a uno studio scientifico delle monete antiche, medievali e moderne, lo G. si soffermava volentieri a parlare di collezioni e di collezionisti, senza nemmeno accennare alle maggiori questioni che storici e archeologi ponevano ai numismatici. Nel 1916, a completamento dei Tipi monetari del 1907, lo G. pubblicò fra gli "Appunti" due note su La fauna e la flora nei tipi monetali romani (in Rivista italiana di numismatica, XXIX, pp. 11-82, 159-208). I nuovi lavori ripetevano i limiti del precedente; e la dichiarazione che "la numismatica doveva essere considerata parte della storia" sapeva solamente di prammatica, andando il vero interesse dello G. al "lato collezionistico della moneta", non certo a quello di "documento storico" (Laffranchi, p. 200).

Durante la prima guerra mondiale la vita della Società numismatica si fece difficile. Nel 1913 il Comune di Milano aveva invitato la Società a lasciare liberi i locali che essa occupava nel Castello Sforzesco. Ne era seguito il trasferimento al n. 10 di via Filodrammatici, cioè a palazzo Gnecchi, dove sarebbe ritornata nel 1917, dopo aver trovato provvisoriamente sede negli anni 1914-16 presso il convento di S. Maria delle Grazie (Johnson, pp. 42 s.). In queste condizioni lo G., che era stato incluso nella commissione di assistenza al conservatore del Castello Sforzesco, s'impegnò per la firma di una convenzione con il Comune al fine di dare una sede definitiva alla Società, alla sua biblioteca e alle sue raccolte. La questione fu iscritta all'ordine del giorno dell'assemblea della Società prevista per il 10 febbr. 1918. Poco dopo, però, la Società per la filatura dei cascami di seta fu accusata di aver fornito agli Austriaci materiali di guerra a scopo di lucro; e lo G., che ne presiedeva il consiglio di amministrazione, venne tratto in arresto e imprigionato a Roma nel carcere di Regina Coeli. La Società numismatica decise, allora, di riconsiderare l'ipotesi di convenzione con il Comune.

Risultò subito che all'ufficio di presidenza, e in primo luogo ai due vicepresidenti, dovessero essere addebitati illeciti amministrativi di gravità ritenuta sufficiente a non fare approvare i bilanci degli anni precedenti. Immediatamente Ercole si dimise dal suo incarico: "constatata l'assenza" dello G. e del fratello, l'assemblea del 24 marzo 1918 respinse "la convenzione con il Comune di Milano voluta dall'allora commissario comunale […] e dal direttore del Castello Sforzesco A. Schiavi". Il 7 aprile il consiglio direttivo nominò il Laffranchi direttore della Rivista; e il 22 dicembre il nome dello G. fu inserito fra quelli dei membri "scadenti per anzianità" (in Rivista italiana di numismatica, XXXI [1918], pp. 161-168, 323 s.).

Lo G. morì a Roma il 15 giugno 1919. Al processo dei Cascami di seta conclusosi dopo la sua morte lo G. fu prosciolto da tutte le accuse.

Nell'Autonecrologia (pp. 25 s.) aveva scritto di sé: "Io non fui mai quello che si dice uno scienziato. […]. Ebbi […] parecchie soddisfazioni […] ed alcune onorificenze […]; ma […] non mi sono mai considerato coscienziosamente che un appassionato raccoglitore ed un buon dilettante di numismatica […]. Senza studii ufficiali, senza alcun diploma o titolo accademico […], ho cercato poco a poco di specializzarmi […]; ma sarebbe semplicemente ridicolo che mi considerassi uno scienziato". E su questo, alla notizia della sua morte, il giudizio dei numismatici, che ne scrissero alla memoria, fu unanime, come fu unanime il giudizio sull'importanza della sua collezione ricca di 20.400 pezzi, acquisita dallo Stato nel 1923 per il Museo nazionale romano e ora esposta nella sede di Palazzo Massimo alle Terme. Indiscutibile, poi, il suo entusiasmo: a fine Ottocento furono davvero le sue attività a favorire l'incremento e la diffusione della ricerca numismatica in Italia.

Era noto, infine, per il suo mecenatismo e per la sua liberalità: a più riprese sovvenne lo Scrosati in grave difficoltà e dotò Verderio di edifici e d'impianti (dal municipio al camposanto, alla chiesa, alla fonte Regina). Fu consigliere del Patronato di assicurazione e soccorso per gli infortuni sul lavoro e del Pio Istituto oftalmico. Fece parte della commissione monetaria del ministero del Tesoro (1904-12) e fu socio onorario della Société royale de numismatique de Belgique, della Société suisse de numismatique e della Royal Numismatic Society, che lo insignì della medaglia di benemerenza. Fra gli altri materiali collezionati dallo G. oltre alle monete meritano di essere segnalate una serie di autografi di A. Manzoni e una di bolle papali conservate a Milano, rispettivamente, nel Fondo Manzoniano della Biblioteca dell'Accademia di belle arti di Brera e nelle Civiche raccolte numismatiche.

Fonti e Bibl.: Dati anagrafici e notizie sugli incarichi amministrativi dello G. negli atti del settore di Anagrafe stato civile leva elettorale del Comune di Milano e del Servizio demografico del Comune di Verderio Superiore (Lecco). Altro materiale, nel Fondo Gnecchi dell'Archivio storico di Verderio e presso gli eredi Francesco e Carlo Gnecchi Ruscone a Milano e a Inzago. Notevoli, nell'archivio di Inzago, la Corrispondenza numismatica, il Giornale di famiglia (1868-93), Quadri e acquarelli e l'ampia documentazione relativa al Processo Cascami. A Roma presso il Dipartimento di numismatica del Museo naz. romano, la documentazione sull'acquisto della collezione Gnecchi. Necrologie in Arch. stor. lombardo, s. 5, XLVI (1919), p. 679; Riv. italiana di numismatica, XXXII (1919), p. 123; Revue belge de numismatique et de sigillographie, LXXII (1920), p. 102. Un opuscolo In memoria di F. G., pubblicato dal Circolo numismatico napoletano (Napoli 1919), contiene, oltre a una Prefazione commemorativa di M. Cagiati (pp. 7-12), un'Autobibliografia (pp. 13-22) e un'Autonecrologia (pp. 25-32) redatte dallo G. nel 1916. Sullo G. pittore e numismatico e sulla sua collezione si veda, inoltre, A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, pp. 234 s.; E. Babelon, Traité des monnaies grecques et romainaes, I, 1, Paris 1901, coll. 254 s.; A. De Gubernatis, Dict. international des écrivains du monde latin, I, Rome-Florence 1905, pp. 741 s.; L. Laffranchi, L'attività numismatica di F. G., in Riv. italiana di numismatica, XXXII (1919), pp. 151-204 (esame critico di 162 titoli dello G.); L. Cesano, La collezione di monete romane Francesco Gnecchi, in Atti e mem. dell'Istituto italiano di numismatica, V (1925), pp. 193-208; F. Panvini Rosati, Il Gabinetto numismatico del Museo naz. romano, in Boll. di numismatica, s. 1, II (1984), 2-3, pp. 7-20; L. Tondo, Per una storia degli studi sulla Zecca di Milano, in La Zecca di Milano. Atti… 1983, a cura di G. Gorini, Milano 1984, pp. 523-525; J.M.C. Toynbee, Roman medallions, introd. di W.E. Metcalf, New York 1986, pp. 17-31; G. Gorini, Cento anni della Rivista italiana di numismatica, in Riv. italiana di numismatica, XC (1988), pp. XIX-XXIX; C. Johnson, La Società numismatica italiana nei cento anni dalla sua fondazione (1892-1992), ibid., XCV (1993), pp. 41-47; Le arti nobili a Milano. 1815-1915 (catal.), Milano 1994, n. 31; Fiori dell'Ottocento. Scrosati e la scuola lombarda (catal., Casalzuigno), a cura di P. Zatti - F. Mazzocca, Milano 1999, pp. n.n.; Fondazione Cassa di risparmio delle provincie lombarde, Le collezioni d'arte. L'Ottocento, a cura di S. Rebora, Milano 1999, n. 104; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 275; Enc. Italiana, XVII, p. 442; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrhunderts, V, p. 526; A.M. Comanducci, Diz.… dei pittori e incisori italiani, III, Milano 1972, p. 1508; Diz. enc. Bolaffi…, IV, p. 111.

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