DELLI MONTI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DELLI MONTI (De Montibus), Francesco

Pietro Messina

Primogenito di Nicola Antonio, gentiluomo capuano regio funzionario e magistrato, e di Giacoma Monforte, nacque probabilmente nella prima metà del XV secolo. Dal 1472, e forse anche da prima, ricoprì l'ufficio di regio commissario in Basilicata e nel Principato Citra. Alla morte del padre, avvenuta nel 1480, divenne signore di Corigliano e del feudo di Piscopio nel Leccese e di quello di Polla nel Cilento. Il D. divenne anche regio consigliere. Partecipò alla guerra d'Otranto contro i Turchi, che nel 1480 avevano conquistato la città; in un'azione militare, insieme a Giulio Antonio Acquaviva duca d'Atri, fu assalito dai Turchi presso Minervino di Lecce; l'Acquaviva fu ucciso e il D. fu fatto prigioniero (6 o 7 febbr. 1481). Condotto a Costantinopoli poté tornare a Napoli grazie a uno scambio di prigionieri. All'epoca della guerra contro Venezia fu creato capitano di Otranto, con stipendio di 200 ducati (5 apr. 1484).

Era un incarico importante, segno della stima e della fiducia che il D. godeva presso Ferdinando I, che, difatti, così gli scriveva il 21 giugno dello stesso anno: "se non vi conoscessimo per uomo virtuosissimo, integro ed esperto e pratico nelle armi e nostro perfetto e buon servitore, non vi avremmo donato in questo tempo carico di questa nostra città di Otranto, essendo di quella importanza che è allo stato e servizio nostro" (Volpicella, 1916, p. 374).

Nel 1485 il D. rinunziò all'ufficio di regio commissario in Basilicata e Principato Citra "i forse per passare al simile ufficio in Capitanata" (ibid.) Nel 1487 il re gli affidò una missione diplomatica presso il sultano Bāyazīd II.

Contatti diplomatici e un primo accordo, tra Napoli e i Turchi, c'erano stati subito dopo la guerra d'Otranto e un ambasciatore napoletano, Nuzzo D'Andrano, era già stato a Costantinopoli per negoziare un accordo più ampio. Interrotte le trattative, più volte i Turchi avevano richiesto l'invio di un nuovo ambasciatore, ma Ferdinando I, fino a quel momento, non aveva potuto soddisfare la richiesta perché impegnato a fronteggiare la grande rivolta dei baroni.

Il 17 marzo 1487 il D. ricevette le istruzioni. Doveva innanzitutto mettere in guardia il sultano dalle intenzioni del papa e di Venezia. Doveva ricordare che il papa aveva più volte tentato di avere in proprio possesso il principe Gem, fratello e rivale al trono di Bāyazīd. II, custodito dai cavalieri gerosolimitani a Rodi, e che "senza alcuna necessità have facta lega con Venetiani" (Volpicella, p. 95). Sarebbe stato interesse comune di entrambi gli Stati proteggersi da tale alleanza che, diretta a minacciare Napoli, probabilmente mirava a muovere guerra anche a Bāyazīd II, col pretesto di mettere il principe Gerri sul trono. Il D. doveva assicurare il sultano che Napoli non aveva alcuna intenzione da parte sua di impadronirsi del principe (mentre in realtà anche re Ferdinando faceva pressioni sui cavalieri di Rodi con questa intenzione) e che desiderava. vivamente solo un trattato di pace. Il D. doveva insistere soprattutto sul tema della pace, doveva chiedere "libero e sicuro commercio" tra i due paesi e reciproca sicurezza. A questo proposito doveva cercare di risolvere alcune questioni rimaste in sospeso dall'epoca del primo accordo stretto all'indomani della guerra d'Otranto, rispetto al reciproco scambio di prigionieri, schiavi e materiale bellico, ma senza tuttavia mai assumere posizioni intransigenti, poiché, insisteva Ferdinando, "volirno che vui non habbiate lassare de operare cosa alcuna la quale sia necessaria per vui reportare votiva conclusione de decta pace" (ibid., p. 97). Nel concludere l'accordo, il D. avrebbe dovuto "fare secondo la forma delli capituli, che nui havimo mandati per lo ambassatore nostro al Serenissimo Gran Maestro di Rhodi, ... quali capituli vui ve ne portate, perché, trovandose lo ambassatore de dicto Gran Maestro alla Porta del dicto Gran Turcho, tanto più possate insieme con lui pigliare forma a decta conclusione" (ibid., p. 98). Il D., inoltre, nel portarsi a destinazione, avrebbe dovuto fermarsi a Lecce per consultarsi sulla missione con Nuzzo D'Andrano, già ambasciator a Costantinopoli, ed esperto delle cose dei Turchi.

Su questa missione del D. presso Bāyazīd II non è rimasta alcuna notizia. Dato che un trattato tra Napoli e i Turchi ci fu solo nel 1498, è probabile che il D. non giunse alla conclusione di un accordo definitivo; è parimenti probabile che Bāyazīd II, impegnato a quell'epoca in una guerra contro l'Egitto, abbia sostanzialmente accettato la proposta essenziale di re Ferdinando, del mantenimento dello stato di pace tra i due paesi. Nel 1488, inoltre, ci fu un nuovo grosso scambio di prigionieri tra Napoli e i Turchi. Dopo essere stato, forse, in Germania nel 1490, il D. fu ambasciatore in Ungheria presso Beatrice d'Aragona, figlia di Ferdinando e moglie del re Mattia Corvino.

Dopo la morte di questo (1490), Beatrice, per conservare la propria influenza, aveva cercato di contrarre matrimonio col nuovo re Ladislao II jagellone che, in un primo momento, per ragioni politiche, aveva accettato le sue proposte. In seguito, però, Ladislao negò la validità e la sussistenza stessa di tale matrimonio, mentre Beatrice, dal canto suo, pretendeva che questo fosse stato perfino consumato.

Il D., inviato da Ferdinando per aiutare la figlia, nel febbraio 1492, di fronte alla Dieta degli stati generali a Buda, difese la causa della regina. Non essendo stata presa alcuna decisione, per tutto quell'anno il D. rimase al fianco di Beatrice, invitandola alla prudenza e assicurandole tutto l'appoggio del padre che, specie dopo l'intesa col papa, Innocenzo VIII, la esortava a bene sperare. La causa fu demandata a Roma e il D. tornò in Italia per sostenerla. Il 28 dic. 1492 era a Napoli e fu deciso che si sarebbe recato a Roma incontrandosi là col principe d'Altamura, Federico, secondogenito del re. Il 30 partì e nel gennaio 1493 perorò la causa di Beatrice davanti al concistoro e al nuovo papa Alessandro VI. In un primo momento le richieste della regina furono accolte, ma, una volta partito il principe Federico, furono emessi brevi favorevoli piuttosto a Ladislao. Per questo motivo il D. prolungò la sua permanenza, riuscendo infine a ottenere i brevi desiderati. La questione in realtà si sarebbe trascinata ancora per anni. L'8 marzo il D. tornò.a Napoli. Nel novembre Ferdinando decise di inviarlo presso Massimiliano d'Asburgo in occasione delle sue nozze con Bianca Maria Sforza. Nel 1494 il D. fu in Germania e, nel 1495, forse, tornò in Ungheria. Con Ferdinando Il fu confermato ambasciatore in Germania. Il 21 genn. 1496 concluse anche un accordo tra Napoli e Massimiliano per un impegno comune contro i Turchi e la Francia. Nell'agosto dello stesso anno seguì Massimiliano nella sua discesa in Italia; nel dicembre fu anche inviato dall'Asburgo a Genova per sollecitare la formazione di un esercito da contrapporre ai Francesi. Il nuovo re di Napoli, Federico, ridonò al D. le terre di Polla (settembre 1498) e gli confermò Corigliano e Piscopio (1499 o 1500), donandogli in più i beni confiscati a vari ribelli. Fino al 1501 fu stabilmente ambasciatore napoletano presso Massimiliano e riuscì a guadagnarsene il favore. Massimiliano lo nominò ciambellano e consigliere (8 febbr. 1497) e gli diede facoltà ereditaria di creare cinque cavalieri per anno (15 ag. 1500). All'inizio del 1498, per sollecitare una risposta circa la formazione di una lega antifrancese, lo inviò a Milano e a Napoli.

Il D. si recò a Milano con E. Brasca e cercò di convincere Ludovico il Moro a sborsare le somme richieste da Massimiliano per la formazione della lega, ma ne ricevette solo una brusca risposta. Proseguì quindi il viaggio per Napoli, fermandosi a Bologna e cercando di convincere anche Giovanni Bentivoglio a entrare nell'alleanza. Nell'estate giunse a Napoli. Re Federico, minacciato dalla Francia, senza speranza d'aiuto da Venezia o dal papa, non poteva rifutare l'idea dell'alleanza con Massimiliano e col Moro cosicché, nel febbraio 1499, il D. ritornò da Massimiliano in una missione a cui, a Napoli, si attribuì grande importanza, con la promessa di 25.000 ducati da parte di Federico di cui 10.000 versati subito.

Nell'ambito di queste trattative il D. conquistò anche la fiducia di Ludovico Sforza e, nel settembre 1499, era il "principal représentant" dello Sforza presso Massimiliano (Pélissier, Louis XII..., II, p. 102), incaricato di sollecitarne l'aiuto contro la Francia. Era una trattativa non facile, poiché Massirniliano era impegnato contro gli Svizzeri, forte alla sua corte era il partito antisforzesco e il Moro. da parte sua, era restio a sborsare le forti somme che gli venivano richieste. Nel gennaio 1500 il D., che deplorava l'avarizia dello Sforza, riuscì infine a ottenere l'invio di truppe imperiali a suo sostegno; egli stesso, insieme ai figli, andò a combattere per l'ultima difesa del duca di Milano. Presso Vigevano, il 27 febbraio, restò ferito leggermente e rischiò di cadere prigioniero.

Il 30 luglio 1500, quando già Luigi XII era padrone di Milano, il D. fu inviato a Venezia per esortare il Senato a cambiare alleanze e a schierarsi con Massimiliano. Vi tornò nel novembre, per chiedere 6.000 ducati in prestito per Massimiliano e "soto specie di questo, voleva aver inteligentia con la Signoria nostra" (Sanuto, IV, col. 174). Come ambasciatore di Napoli il D. continuò opera di propaganda antifrancese presso Massimiliano, ma l'Asburgo fu largo solo di promesse. Il D. cercò anche di trattare il matrimonio tra il figlio di Massimiliano, Filippo, e una Aragonese. Il 12 dicembre dell'anno 1500 il D. comunicava a re Federico, ingannandosi e suscitando vane speranze, che gli ambasciatori tedeschi stavano negoziando in Francia un accordo che avrebbe compreso anche Napoli. Nel 1502 Massimiliano lo nominò capitano di Pordenone e nel dicembre 1502, dopo aver pensato di utilizzarlo in Ungheria, lo inviò in Spagna "per sapere si quelli reali volevano la trieve" (ibid., col. 509). Dal 7 ott. 1503 il D. fu oratore cesareo a Roma, dove rimase alcuni mesi. Insieme a L. De Rinaldis, dopo la morte di Pio III, fu incaricato di sostenere l'elezione di un candidato gradito a Massimiliano, che in quell'occasione arrivò addirittura a prospettare lo scisma in caso di elezione sgradita. Nell'ottobre 1504 Massimiliano lo incaricò di recarsi a Venezia dove, insieme a Ludovico Bruno, doveva chiedere la restituzione dei territori di Romagna, occupati dalla Serenissima e reclamati da Giulio II. Vi giunse l'11 ottobre, e, pochi giorni dopo, respinta con decisione la richiesta, fece ritorno alla corte di Massimiliano.

Morì nell'ottobre 1505 a Pordenone.

Fonti e Bibl.: Ricchissimo di indicazioni di fonti d'archivio, specie per il periodo napol. del D., Regis Ferdinandi primi Instructionum Liber, a cura di L. Volpicella, Napoli 1916, pp.61, 94-99, 222, 270, 374 s.; J. Burckard, Liber notarum, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XXXII, 2, a cura di E. Celani, pp. 391 s., 414, 420, 425 s., 433, 445. V. inoltre O. Albino, Lettere, istruz. ed altre mem. de re aragonesi, Napoli 1769, p. 17, in I. Albini Lucani De gestis regum Neapoli., Neapoli 1769; Notar Giacomo, Cron. di Napoli, a cura di P. Garzilli, Napoli 1845, p. 147; Calendar of letters, despatches, and State papers relating to the negotiations between England and Spain, a cura di G.A. Bergenroth, I, London 1862, ad Ind.; Codice aragonese, II, a cura di F. Trinchera, 1, Napoli 1868, pp. 37, 40, 61 s., 122-25, 129, 205, 234 ss., 239, 241 ss., 250 s., 257 s., 260, 264, 284 s., 303-336; II, 2, ibid. 1870, pp. 300 ss.; Extraits de dépéches diplomatiques inédites des Empereurs Maximilien I et Charles-Quint, a cura di C. C. Casati, in Bibliothèque de l'Ecole des chartes, XXXI (1870), p. 70; Dispacci di Antonio Giustinian, a cura di P. Villari, III, Firenze 1876, ad Indicem;M. Sanuto, Diarii, I-VII, X, Venezia 1879-1883, ad Indices; J. Burckard, Diarium, a cura di L. Thuasne, II, Paris 1884, p. 640; N. Barone, Le cedole di Tesoreria dell'Archivio di Stato di Napoli, dall'anno 1460 al 1504, in Arch. stor. per le prov. napolet., X (1885), pp. 12, 21, 35; Id., Notizie stor. raccolte dai registri Curiae della Cancelleria Aragonese, ibid., XV (1890), p. 714; L.-G. Pélissier, Documents relatifs au règne de Louis XII et à sa politique en Italie, Montpellier 1912, pp. 139 s., 149; J. Albini Lucani De Gestis Regum Neapol., Neapoli 1769, p. 25; G. Marciano, Descrizione, origini e successi della provincia d'Otranto, Napoli 1855, pp. 390, 392 s.; T. Gar, Lettera dell'imperatore Massimiliano I ai suoi oratori presso la corte di Roma, in Archivio veneto, s. 1, I (1871), pp. 84, 95; M. Camera, Mem. storico-diplomatiche dell'antica città e ducato d'Amalfi, II, Salerno 1876, p. 58; J. Schneider, Die Rirchliche und politische Wirksamkeit des Legaten Raimund Peraudi (1486-1505), Halle 1882, p. 77; H. Ulmann, Kaiser Maximilian I., II, Stuttgart 1891, pp. 137 s.; L.-G. Pélissier, Louis XII et Ludovic Sforza (8 avril 1498-23 juillet 1500), I, Paris 1896, pp.119, 367, 373; II, ibid. 1896, pp.102, 111-14, 117, 146, 169, 407, 524 ss.; Id., L'alliance Milano Allemande à la fin du XV siècle. L'ambassade dHerasmo Brasca à la cour de l'empereur Maximilan I, in Miscell.di storia ital., XXXV (1898), pp. 350-53, 400, 450; Id., Notes italiennes d'histoire de France, in Nuovo Arch. veneto, s. 1, XVII (1899), 2, pp. 199 s., 210 s.; L. Volpicella, Federico d'Aragona e la fine del Regno di Napoli..., Napoli 1908, p. 27; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1912, p. 883; A. Berzeviczy, Béatrice D'Aragon, reine de Hongrie, II, Paris 1912, pp. 131, 171 s., 176, 178, 184, 186; P. Negri, Milano, Ferrara e Impero durante l'ingresso di Carlo VIII in Italia, in Arch. stor. lomb., s. 5, IV (1917), pp. 455, 462, 554; Id., Studi sulla crisi ital. alla fine del sec. XV, ibid., X (1922), pp. 18, 52; A. Benedetti, St. di Pordenone, s.l. 1964, pp. 456, 482; F. Babinger, Sechs unbekannte aragonische Sendschreiben im grossherrlichen Serraj zu Stanbul, in Studi in onore di R. Filangieri, II, Napoli s.d., p. 122; H. Wiesflecker, Kaiser Maximilian I., III, Wien 1977, pp.453, 460, 467, 474 s.

CATEGORIE