CARRARA, Francesco da

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARRARA, Francesco da

M. Chiara Ganguzza Billanovich

Terzo di questo nome, figlio primogenito di Francesco Novello e di Taddea d'Este, nacque a Padova il 26 giugno 1383. Quando la città venne conquistata dalle milizie di Gian Galeazzo Visconti (21 nov. 1388), seguì il padre in esilio, prima a Pavia, poi a Milano e ad Asti, infine a Firenze, dove Francesco Novello, giunto nell'aprile del 1389 al termine di una drammatica fuga, aveva trovato rifugio per sé e i parenti e sostegno alle proprie rivendicazioni. Con l'appoggio di Firenze e il tacito consenso di Venezia, egli riuscì infatti l'anno seguente a recuperare la perduta signoria (8 sett. 1390) e il giovane C. poté allora far ritorno a Padova con il resto della famiglia.

Partecipò attivamente alle fasi più critiche della lunga guerra combattuta da Francesco Novello e dai suoi alleati contro Gian Galeazzo Visconti, guidando nel maggio del 1402, assieme al fratello Giacomo, le truppe carraresi mandate in soccorso di Bologna, stretta d'assedio dalle armi del Visconti. Fatto prigioniero, come il fratello, nella battaglia, disastrosa per le schiere alleate, di Casalecchio (26 giugno 1402), il C. fu condotto da Facino Cane, capitano dell'esercito visconteo, a Modena e quindi a Parma; ma nel luglio, grazie a un abile trasvestimento, fuggì e arrivò in salvo a Padova, dove nel novembre fece ritorno anche Giacomo, fuggito dal carcere mantovano.

Strenuo sostenitore della linea politica perseguita dal padre, il C. svolse un ruolo particolarmente significativo quando, morto il Visconti, Francesco Novello ritenne giunto il momento di realizzare finalmente, dopo tanti anni di guerra instancabile, le proprie aspirazioni espansionistiche. Mentre il signore di Padova, insieme con il figlio Giacomo, mosse contro Verona, che fu conquistata nella notte tra il 7 e l'8 apr. 1404 e consegnata a Guglielmo Della Scala, al C. fu affidato il compito di porre l'assedio a Vicenza. Ma la città, di fronte al pericolo di cadere sotto la dominazione carrarese, preferì il 25 aprile di quell'anno darsi a Venezia.

Scoppiate poi le ostilità con la Repubblica veneta in seguito all'occupazione di Verona da parte di Francesco Novello il 25 maggio 1404, il C. si dedicò ai preparativi militari, collaborò alla difesa delle fortezze e guidò il 25 dicembre un assalto, peraltro fallito, al campo veneziano posto presso Camponogara. Ma quando, caduta nel maggio del 1405 l'importante bastita di Castelcaro e sollevatasi nel giugno Verona, ebbe inizio la marcia vittoriosa dell'esercito veneziano nel cuore del dominio carrarese, il C. comprese l'inutilità di ogni resistenza e fu tra i primi a rivolgere pressanti appelli al padre per convincerlo alla resa. Ma Francesco Novello decise di continuare la lotta, finché nella notte del 17 nov. 1405 Padova venne conquistata dalle truppe della Serenissima.

Non restò al C. che seguire le sorti del padre. Portato in un primo tempo nel monastero veneziano di S. Giorgio Maggiore, fu poi trasferito nella "torresella" del palazzo ducale, quindi rinchiuso, per maggior sicurezza, nella "prigion orba", infine condotto, insieme con il padre, nella "prigion forte", dove trovò anche il fratello Giacomo, arrestato dopo la presa di Verona. Nelle lunghe sedute che si tennero nel Senato per decidere del loro destino, alcuni proposero il confino a Candia o a Cipro, altri propendevano per il carcere a vita. Aggravò la causa dei prigionieri la scoperta, fatta proprio in quel momento a Venezia, di un sistema di spionaggio cui Francesco Novello era ricorso per venire a conoscenza delle deliberazioni segrete della Serenissima durante la guerra e l'assedio di Padova. Tale scoperta, unita al pericolo di una riscossa e alle congiure che parenti e amici, in nome dei Carraresi, andavano organizzando entro il territorio veneto e fuori di esso, valse a confermare la Repubblica nella necessità di una decisione drastica. Il 22 genn. 1406, per mandato del Consiglio dei dieci, il C. venne strangolato in carcere e sepolto poi nell'isola di San Marco Boccaleone oppure, secondo altre fonti, a San Giorgio Maggiore o a S. Biagio Catoldo. Uguale sorte era toccata il 17 gennaio al padre e il 20 dello stesso mese al fratello Giacomo.

Il C. aveva sposato Alda, figlia di Francesco Gonzaga, morta di peste il 30 luglio 1405. Due suoi figli naturali, Stilio e Gionata, nel maggio del 1405 ripararono a Firenze, dove avevano trovato rifugio anche i fratelli Ubertino e Marsilio, e vi finirono i loro giorni.

Fonti e Bibl.: P. P. Vergerii Orationes et epistolae, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVI, Mediolani 1730, coll. 242 s.; A. de Redusiis de Quero, Chronicon Tarvisinum, ibid., XIX, Mediolani 1731, coll. 813-819; Monum. d. Univ. di Padova, a c. di A. Gloria, II, Padova 1888, ad Indicem; Antiche cronache veronesi, a cura di F. e C. Cipolla, Venezia 1890, ad Indicem;G., B. e A. Gatari, Cron. Carrarese, I, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XVII, 1, a cura di A. Medin e G. Tolomei, ad Indicem; Corpus chronic. Bononiens., III, ibid., XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, ad Indicem; Il copialettere marciano della cancell. carrarese (gennaio 1402-gennaio 1403), a cura di E. Pastorello, Venezia 1915, ad Indicem;B.Scardeonii De antiquitate urbis Patavii et claris civibus Patavinis, Basileae 1560, pp. 286-288; [G. R. Papafava], Dissertaz. anonima in difesa della famiglia da Carrara contro la dissertaz. del conte G. Coronini, [Venezia 1771], p. 109; G. B. Verci, Storia della Marca trivigiana e veronese, X, Venezia 1788, p. 140; XVIII, ibid. 1790, pp. 99-122, 206-240; P. Ceoldo, Albero della famiglia Papafava, Venezia 1801, p. 62; G. Cittadella, Storia della dominaz. carrarese in Padova, II, Padova 1842, pp. 305-309, 345-351, 377-380, 411-436; I. Raulich, La caduta dei Carraresi signori di Padova, Padova 1890, passim;E.Pastorello, Nuove ricerche sulla storia di Padova e dei principi da Carrara al tempo di Gian Galeazzo Visconti, Padova 1908, pp. 92 s., 119 ss.; P. Litta, Le fam. celebri ital., sub voce Carraresi di Padova, tav. V.

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