RESSMAN, Francesco Costantino Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2017)

RESSMAN, Francesco Costantino Giuseppe

Gerardo Nicolosi

RESSMAN, Francesco Costantino Giuseppe. – Nacque a Trieste il 15 maggio 1832 da Ignazio e da Giuseppina Wöeger.

Rimasto orfano ancora adolescente, erede di una cospicua fortuna, affidato alle cure di un tutore, si iscrisse alla facoltà politico-legale dell’Università di Padova, dove giunse nel 1850, dopo la lunga sospensione delle attività dovuta ai fatti del 1848. Il sistema di controllo poliziesco imposto nel periodo della terza dominazione austriaca su studenti e docenti dell’Ateneo patavino, non impedì al giovane Ressman di accostarsi alle idee più avanzate del tempo, grazie alle letture di Francesco Domenico Guerrazzi, Niccolò Tommaseo, Vincenzo Gioberti, autore quest’ultimo che era stato uno dei riferimenti ideologici del 1848 veneto.

Amante delle lettere, delle arti, della buona musica, fu protagonista di numerosi viaggi nelle principali città europee, tra le quali manifestò subito una predilezione per Parigi, dove ebbe modo di approfondire gli studi giuridici. Conseguita la laurea in giurisprudenza a pieni voti il 5 luglio del 1853, si trovava nella capitale francese quando, nel corso del 1854, fu coinvolto, assieme ad altri studenti triestini dell’Università di Padova con i quali era in corrispondenza, in un’inchiesta intentata per alto tradimento e cospirazione dalla Corte speciale di Mantova. Rientrato a Trieste, processato e arrestato, fu poi soggetto ad amnistia nel febbraio del 1855.

Le sue lettere incriminate denotavano un’attenzione particolare nei confronti della situazione politica del tempo e uno spiccato interesse per gli affari internazionali, di cui, tra il 1853 e il 1854, si occupò a proposito della questione orientale e della possibilità di un’imminente guerra europea, che, nell’analisi del giovane Ressman, si sarebbe risolta – come scrisse a Francesco Gabrielli il 17 dicembre 1853 – in un «trionfo per la democrazia» (Stefani, 1952, p. 39).

Dopo quella vicenda ritornò a Parigi, ma nella fase saliente del processo unitario fu a Torino, a contatto con i principali esponenti dell’emigrazione politica. Tra il 1859 e il 1861 fu molto attivo a favore della causa giuliana e, più in generale, nel movimento patriottico. In quegli anni si avvicinò alla cerchia cavouriana, rispetto alla quale era in contatto soprattutto con Isacco Artom e Costantino Nigra, già nei ruoli della diplomazia sabauda. Ottenuta la cittadinanza italiana con r.d. del 6 gennaio 1861, il 7 ottobre 1862 fu ammesso al ministero degli Esteri del Regno d’Italia. La sua immissione per cooptazione rientrava negli obiettivi di formazione di una diplomazia nazionale in continuità con la linea tracciata da Cavour, trattandosi di figura che dava ogni garanzia dal punto di vista delle idealità liberali, partecipe del movimento nazionale e provvista di confacenti requisiti culturali, sociali e patrimoniali. Ottimi furono anche i suoi rapporti con Bettino Ricasoli.

Nominato nel maggio del 1863 segretario della missione italiana in Cina e Giappone che non ebbe mai luogo, il 19 settembre di quell’anno venne destinato come addetto di legazione a Parigi e il 20 maggio 1864, in seguito a esame di idoneità, fu definitivamente ammesso nella carriera diplomatica e confermato nella capitale francese. Da quel momento, la sua vicenda professionale fu legata a quella di Nigra, del quale divenne il principale collaboratore, oltre che testimone di uno dei momenti più difficili della carriera dell’ambasciatore a Parigi, quello della guerra franco-prussiana, della fine del Secondo Impero e della transizione repubblicana. La preoccupazione di Nigra di non essere più all’altezza del compito perché – come disse a Emilio Visconti Venosta nel 1871 – «se capitasse il menomo screzio (tra l’Italia e la Francia) temerei che venisse attribuito alle buone relazioni che ebbi con l’Impero» (Chabod, 1965, p. 677) – si riflesse sulla formazione del giovane Ressman, che dunque si applicò con ogni sforzo per il mantenimento dei buoni rapporti fra i due Paesi, perseguendo la linea segnata dal suo ‘maestro’ che divenne la cifra di tutta la sua vicenda diplomatica. Autentica «creatura di Nigra» (L’opera politica di Costantino Nigra, 2008, p. 39), Ressman fu promosso segretario di seconda classe nell’ottobre del 1865 e segretario di prima classe nel marzo del 1869, finché nel 1871 ebbe l’incarico di reggere l’ambasciata di Parigi. Per il suo atteggiamento coraggioso nei confronti della Comune, il 16 maggio 1872 venne decorato al valor civile.

Furono continui i suoi rapporti a Visconti Venosta dopo la presa di Roma sui timori degli ambienti ministeriali francesi per una possibile saldatura tra le rivendicazioni papali e quelle legittimiste. Si impegnò quindi a difendere la legge delle Guarentigie, mettendone in evidenza il carattere moderato e assicurando, in una lettera del 10 novembre 1871, che in nome del governo del re avrebbe fatto di tutto per prevenire ogni occasione «di urti, di attacchi, di recriminazioni» (I documenti diplomatici italiani, s. 2, III, Roma 1969, p. 221). D’altro canto, non erano meno vive le preoccupazioni italiane per possibili pressioni dei clericali francesi per una restaurazione del potere temporale del papa, ciò che in quella fase consigliava di guardare con favore al processo di instaurazione della Terza Repubblica.

Fra il 1874 e il 1878 fu delegato alla conferenza monetaria dell’Unione latina e poi alla conferenza monetaria di Parigi. Non ebbe buoni rapporti con il generale Enrico Cialdini, nominato al posto di Nigra nel 1876, che, in una dura lettera del novembre 1878 al presidente del Consiglio e ministro ad interim Benedetto Cairoli, deplorò il comportamento del diplomatico triestino e, fra le altre cose, il fatto che Ressman considerasse «Parigi come un feudo di Sua esclusiva spettanza» (Roma, Archivio storico diplomatico del ministero degli Affari esteri, Personale, f. R VII 3, Costantino Ressman). Fu trasferito a Londra nell’agosto del 1878 e, promosso nell’agosto del 1880 consigliere di legazione, fu ancora incaricato di reggere l’ambasciata di Parigi nel 1882, anno in cui nella capitale francese arrivò come capomissione Luigi Federico Menabrea, con il quale i rapporti furono ottimi. Sottolineando l’egregio lavoro svolto da Ressman in seno alla commissione internazionale per la libera navigazione del Canale di Suez, Menabrea scriveva di lui il 19 agosto 1885 come di «uno dei funzionari più distinti del nostro corpo diplomatico» (ibid.).

Già promosso inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe nel 1884, Ressman arrivò finalmente a Parigi con credenziali di ambasciatore straordinario e plenipotenziario nell’aprile del 1892, in sostituzione proprio di Menabrea, destinatovi dal presidente del Consiglio Antonio Starrabba di Rudinì dopo un breve passaggio con lo stesso ruolo a Costantinopoli. In quella posizione dovette assistere al deterioramento dei rapporti tra Italia e Francia che contraddistinsero gli anni di Francesco Crispi al governo e all’ostilità che la stampa e l’opinione pubblica francese nutrivano nei confronti dello statista siciliano, e a cui Ressman fece poco per rimediare.

Enrico Serra ha messo in evidenza la distanza tra Crispi e il capomissione a Parigi, chiamando in causa l’avversione del presidente del Consiglio per i diplomatici di carriera – atteggiamento ricambiato soprattutto dai funzionari di scuola moderata – e il mai sopito legame di Ressman con «quell’irredentismo che Crispi, per via della Triplice, si sforzava se non proprio di soffocare, almeno di neutralizzare» (Serra, 1967, p. 122). Non va poi sottovalutato il cattivo rapporto con Alberto Blanc, e questo sia perché, prima di diventare ministro degli Esteri di Crispi, Blanc avrebbe voluto per sé l’ambasciata a Parigi, sia perché questi aveva da tempo maturato un’idea di politica estera «fondata su un sistema di alleanze con al centro la Germania» (Grassi Orsini, 2015, p. 143) senza nostalgie per i tempi di Cavour, di cui pure era stato antico sodale.

Una prospettiva opposta a quella di Ressman che, già richiamato dal ministro per aver difeso blandamente gli interessi italiani per i fatti di Aigues Mortes, accusato di essere troppo filofrancese e di avere accettato la posizione di Parigi contraria al protettorato italiano in Eritrea, rimase vittima dell’ennesimo fallimento del tentativo di riavvicinamento fra i due Paesi. Il pretesto fu la pubblicazione di un articolo su Le Temps molto critico nei confronti della politica estera di Crispi, il quale rispose con un secco richiamo dell’ambasciatore a Parigi che, con r.d. 17 gennaio 1895, fu promosso inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 1ª classe, ma collocato a disposizione del ministero. La rimozione di Ressman destò molta impressione negli ambienti politici e diplomatici francesi e il presidente della Repubblica Félix Faure volle consegnargli il gran cordone della Legion d’onore proprio in occasione della presentazione delle lettere di richiamo, quasi a voler criticare il provvedimento. Anche in Italia la vicenda fece molto discutere, considerando in primo luogo i legami di Ressman con casa Savoia. Quasi a ripagarlo dal torto subito, il 16 giugno 1898 venne nominato senatore per la 7ª categoria.

Anche dopo la cessazione dell’incarico, non abbandonò la ‘sua’ Parigi, dove morì senza eredi l’8 luglio 1899.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico diplomatico del ministero degli Affari esteri, Personale, f. R VII 3, Costantino Ressman; I documenti diplomatici italiani, s. 2, 1870-1896, III, V, X, XXI, Roma 1968-1979, ad ind.

G. Stefani, Studenti di Padova. Lettere giovanili di C. R., Trieste 1952; E. Serra, Crispi e il licenziamento di R. dall’ambasciata di Parigi, in Rassegna di storia e politica, X (1964), 121, pp. 5-10; F. Chabod, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Bari 1965, pp. 642 s.; E. Serra, La questione tunisina da Crispi a Rudinì, Milano 1967, pp. 121-131; L’opera politica di Costantino Nigra, a cura di U. Levra, Bologna 2008, p. 39; F. Grassi Orsini, Crispi e la gestione della politica estera, in Francesco Crispi. Costruire lo Stato per dare forma alla nazione, a cura di A.G. Ricci - L. Montevecchi, Roma 2009, pp. 167-198; G. Berti, L’Università di Padova dal 1814 al 1850, Treviso 2011, ad ind.; F. Grassi Orsini, Blanc, Alberto, in Dizionario del liberalismo italiano, I, Soveria Manelli 2015, ad vocem; Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, sub voce, http:// notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/R_l2?Open Page (8 settembre 2016).

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