COPPOLA, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)

COPPOLA, Francesco

Giuseppe Armocida

Nacque in Palermo il 25 marzo 1862 da Giuseppe e da Domenica Caruso. Compiuti gli studi medi, si dedicò precocemente allo studio delle scienze chimiche, frequentando le lezioni di E. Paternò che teneva in quegli anni la cattedra di chimica nell'università di Palermo. Si laureò prima in chimica e si iscrisse successivamente alla facoltà di medicina nella sua città, indirizzandosi comunque subito alla farmacologia e applicandosi alla ricerca nel laboratorio di materia medica diretto da V. Cervello. Questi, che fu il suo principale maestro, intuì la singolare disposizione allo studio della chimica e la capacità di applicazione all'indagine scientifica del giovane allievo e nel 1883, appena assunse l'incarico dell'insegnamento della materia medica, lo chiamò come assistente e dimostratore al gabinetto, quando il C. era ancora studente del terzo anno di medicina.

Il C. maturò quindi alla ricerca, nel fertile ambiente dell'università di Palermo; l'ateneo siciliano, che era già celebrato in passato per gli studi farmacologici, in quegli anni aveva conosciuto un periodo di fiorentissimi studi chimici sullo slancio impresso da S. Cannizzaro, organizzatore di una apprezzata scuola che riuniva diversi rinomati chimici italiani e stranieri. Allievo del Cannizzaro era il Patemò, che aveva avviato il C. agli studi chimici seguendolo nelle prime ricerche. Il Cervello, poi, impresse al C. un rigoroso e originale indirizzo scientifico e sperimentale nello studio della farmacologia: egli, infatti, offriva agli allievi della sua scuola un moderno metodo dì ricerca e gli orientamenti di disciplina ai qual era maturato durante il tirocinio trascorso in laboratori attrezzati come quello di 0. Scluniedeberg a Strasburgo, sottolineando l'indipendenza e l'autonomia degli studi farmacologici attraverso l'approfondimento dell'indagine sui principi attivi e sul meccanismo d'azione dei farmaci e la valorizzazione della sperimentazione di laboratorio (si veda Diz. biogr. d. Ital., XXIV, pp. 82-84, sub voce Cervello, Vincenzo). Questi indirizzi diedero alla scuola farmacologica siciliana, in quegli anni, un ruolo di preminenza nel panorama nazionale, e in questo ambiente il C. mosse i suoi primi, ben guidati, passi. Egli, infatti dimostrò di coltivare la farmacologia nelle sue differenti parti applicandosi alla ricerca del meccanismo d'azione dei farmaci, in rapporto sia alla terapia sia alla loro struttura chimica e alla loro azione sull'organismo animale.

In qualità di assistente e dimostratore il C. ebbe modo di segnalarsi per la sua attività tanto che nel 1885, quando il Cervello venne trasferito all'università di Catania, egli aveva acquisito sufficiente credito scientifico da essere già ritenuto idoneo a proseguire il corso di lezioni accademiche per il restante anno scolastico.

A conferma di così brillanti esordi di carriera, nel 1886, appena ottenuta la laurea in medicina e chirurgia, venne chiamato a reggere la cattedra di farmacologia dell'università di Messina. Anche nella nuova sede diede dimostrazioni concrete del suo talento di ricercatore. con la pubblicazione di diversi lavori che ne confermarono, nonostante la giovane età, la maturità scientifica, e gli valsero il consenso dell'ambiente accademico. A soli ventisette anni godeva già di una consolidata reputazione tra i cultori della sua materia, tanto da essere chiamato, nel 1889, all'Istituto di studi superiori di Firenze come direttore del laboratorio di materia medica, retto fino all'anno innanzi da E. Buonamici. Coprì in quella facoltà di medicina l'insegnamento della materia medica, prima come professore straordinario e poi come ordinario, proseguendo l'attività di ricerca con la collaborazione di D. Lo Monaco. Nel 1890 si apprestava a tornare all'università di Messina, dove aveva vinto il concorso di professore ordinario di farmacologia; ma durante un periodo di ferie trascorso a Palermo, contrasse una forma tubercolare che lo condusse rapidamente a morte. Spirò nella sua città il 2 ott. 1890.

Anche se la morte lo stroncò così precocemente, la statura scientifica del C. appare in tutta la sua evidenza, oltre che dalla brillante carriera percorsa, anche dall'analisi dei suoi lavori pubblicati nell'arco di tempo di circa un decennio. Del resto la sua scomparsa fu dolorosamente registrata nel ristretto ambiente della farmacologia italiana, e siciliana in particolare, che a buona ragione lo considerava tra i suoi rappresentanti più giovani e attivi e quindi tra le più promettenti speranze del mondo accademico nazionale.

Dedicò indagini rilevanti alla influenza della polimeria sull'azione farmacologica. Affrontò tra i primi lo studio dei rapporti fra la pluralità degli ossidrili e la tossicità delle molecole organiche. Pubblicò tra il 1882 ed il 1884 alcuni lavori dedicati al problema delle ammine alifatiche. Pochi anni prima, nel 1872, F. Selmi aveva scoperto alcune basi organiche, presenti nei processi biologici di tipo putrefattivo, che presentavano le reazioni generali degli alcaloidi e che egli definì ptomaine o alcaloidi cadaverici: il C. approfondì le conoscenze su queste ptomaine, che acquistavano importanza anche in ordine ai riferimenti tossicologici, compiendo ricerche intomo alla loro genesi.

Quando era ancora a Palermo con il Cervello, aveva condotto una serie di indagini sull'azione farmacologica del nichel e del cobalto, metalli fino ad allora assai poco studiati sotto questo aspetto, con esperienze condotte sulla rana esculenta e sul Mammifero; giunse a dimostrare la spiccata concordanza tra le proprietà delle due sostanze (Sull'azione fisiologica del Nikel e del Cobalto, parte I, in LoSperimentale, XXXIX[1885], pp. 375-399; parte II, ibid., XL, [1886], pp. 43-70).

Sempre in quegli anni pubblicò in collaborazione col Cervello una ricerca sulla durata degli atti psichici elementari sotto l'azioiie di sostanze ipnotiche come il cloralio e la paraldeide, all'azione narcotica della quale il suo maestro aveva dedicato già particolari studi. Compì ricerche sperimentali sulla caffeina, che era usata allora nella cura dì varie malattie (come succedaneo della digitale, come diuretico, antinevralgico, antiasmatico), studiandone le proprietà farmacologiche relative alla sua azione sul miocardio e alla sua influenza sulla vasoregolazione. In altri lavori si occupò della santonina, un lattone dell'acido santonico contenuto nel seme santo (Artemisia maritima), che era frequentemente usata in medicina come antielminfico. Questo farmaco era stato oggetto di estesi e importanti studi da parte di Cannizzaro, di Amato e di altri, e appariva efficace soprattutto contro gli ascaridi lombricoidi; il C. dimomostrò che l'azione antielmintica era esercitata attraverso un'attività convulsivante che causava l'allontanamento dell'ascaride dall'intestino tenue; con le sue esperienze mise poi in evidenza la superiorità della santoninossima, che era stata preparata dal Cannizzaro, ribpetto alla santonina come agente terapeutico. Anche sulle ammine biologiche condusse altre ricerche interessanti e originali, compendiandole nel lavoro Sulla piridincolina, piridinneurina e piridinmuscarina, e sulla funzione fisiologica dell'etile, dell'ossietile, del diidrossietile, del vinile nelle basi quaternarie (in Gazzetta chimica, XV [1885], pp. 330-345).

Sono poi da segnalare le sue ricerche sul valore fisiologico e terapeutico del ferro (Sulvalore fisiologico e terapeutico del ferro inorganico, in Rend. d. R. Acc. d. Lincei, classe di scienze fisiche, mat. e nat., s. 4, CCLXXXVII [1890], pp. 362-368), di particolare importanza perché vi si trovano cenni precursori della scoperta delle vitamine. La dottrina delle vitamine aveva avuto avvio qualche anno prima con i contributi di N. Lunin e F. G. Hopkins, che avevano osservato come fossero indispensabili piccole quantità di latte per correggere le deficienze di alimentazione di animali tenuti a diete di sostanze chimicamente purificate; le esperienze del C. avvalorarono l'opinione che dovessero esistere fattori attivi in quantità minime nella dieta, oltre ai costituenti ben noti, indispensabili a garantire la qualità della nutrizione, e vengono perciò citate come tappa importante nella storia della scoperta delle vitamine, operata poi da C. Funk.

Tra i molti altri argomenti trattati dal C. basterà infine ricordare i lavori sull'azione farmacologica dell'antipirma e quelli sulla pilocarpina e i suoi derivati. Del suo indirizzo scientifico è testimonianza la prolusione al corso di materia medica pronunciato nell'università di Messina: La farmacologia sperimentale nei suoi rapporti colle scienze biologiche affini, Palermo 1888.

Bibl.: Necr. in Ann. d. R. Ist. di studi superiori pratici e di perfez. di Firenze, a. a. 1890-91, p. 107; in Arch. ital. de biologie, XIV (1890-91), pp. 441 ss.; S. La Franca, I medici siciliani dell'Ottocento, in La celebrazione dei grandi medici siciliani, Palermo 1940, pp. 39 s.; P. Di Mattei, Farmacologia, in Enc. del Novecento, II, pp. 897 ss.

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