CIRIO, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)

CIRIO, Francesco

Luigi Agnello

Nato a Nizza Monferrato (Asti) il 25dicembre del 1836 da Giuseppe e Luigia Berta, di estrazione modestissima, trascorse l'infanzia nel vicino paese di Fontanile, dove il padre, già fallito come mediatore di granaglie, si provò a esercitare, senza fortuna, una piccola rivendita di generi alimentari. La condizione familiare gli impedì. gli studi e lo costrinse a lavorare fin dalla prima adolescenza: fu sterratore ad Alessandria, garzone di pastificio a Torino, manovale a Genova. All'inizio del 1850 si stabilì a Torino e si dette al commercio girovago degli ortaggi, in proprio e per conto di alcuni grossisti, tra cui la ditta Gamba, lavorando contemporaneamente come scaricatore allo scalo ferroviario. Attirato dalle possibilità di collocamento dei prodotti orticoli sui mercati francesi, nel 1855-56' viaggiò tra l'Italia e la Francia, da Spoleto a Parigi, avventurandosi in un precario ma redditizio traffico di esportazione, che coinvolgeva anche pesci d'acqua dolce e tartufi.

Tornato a Torino alla fine del 1856, con gli esigui risparmi accumulati impiantò una fabbrica minuscola e rudimentale di conservazione dei piselli in un locale preso in affitto in via Borgo Dora. L'esito di questo esperimento, uno dei più antichi nella storia dell'industria conserviera italiana, lo stimolò ad aumentare la produzione in ambienti più adatti, nello stesso quartiere, e ad aprire un negozio per smerciare le sue conserve nonché frutta e verdura fresche. Orinai affermato al principio degli anni '60 nel mondo commerciale e industriale della città, vide premiati i suoi prodotti nella prima (1864) e nella seconda (1865) delle mostre organizzate a Torino dalla Società promotrice di esposizioni agrarie (cfr. Sulla esposizione agraria di Torino nell'anno 1864, Relazione, Torino 1864, pp. 10, 12;M. Fogazzaro, Esposiz. orto-agricola (1865), in L'Economia rurale, VIII [1865], p. 395). Nel 1867, alla Esposizione universale di Parigi, conquistò la prima di una serie di onorificenze straniere, una medaglia per un procedimento di salatura della carne da lui inventato (cfr. Exposition universelle de 1867 à Paris, Catalogue officiel des exposants récompensés par le juryinternational. Groupe VII, Paris s. d., p. 24;il procedimento in Delle conserve alimentari Milano 1978, pp. 31 ss.).

La produzione di conserve, ancora limitata nel 1868 a cinquanta quintali di piselli e a poche decine di chili di tartufi neri, era già quadruplicata l'anno seguente, quando si estese a ridottissime quantità di pomidoro e di funghi, crebbe a più di mille quintali nel 1871, a 4,400 nel 1876, quando cominciò a comprendere asparagi, carciofi, pesche e pere, e arrivò a 10.000 quintali nel 1880.

Più che all'industria conserviera, in questi anni il C. dedicò il suo impegno, e legò il suo nome, alla esportazione delle derrate alimentari fresche. Nella primavera del 1869 spedì il primo vagone completo di ortaggi oltre il confine, da Napoli a Vienna, ma la lunghezza del viaggio, aggravata dagli intralci doganali, rese il carico invendibile; meno disastrose furono le spedizioni successive, ma non riuscirono comunque a coprire le spese di trasporto. Solo quando ottenne da. P. Amilhau, direttore della Società delle Ferrovie dell'Alta Italia, facilitazioni di tariffa e di velocità, indispensabili per merci molto voluminose e deperibili, il suo commercio, interno, dal Sud al Nord, e soprattutto estero, cominciò a svilupparsi con ritmo accelerato: nel 1871 il C. spediva sessanta vagoni, di cui cinquantatrè: fuori di Italia nel 1873 ne spediva quattrocentonove, di cui trecentoventicinque all'estero, nel 1875 ne spediva seicentocinquantuno, di cui cinquecentottanta all'estero, per la maggior parte in Austria, Germania, Ungheria, Russia, con un carico complessivo di 49.571 quintali.

Dopo la convenzione di Basilea, il C. rinnovò, il 21 nov. 1875, il suo contratto con le Ferrovie Alta Italia ed ebbe confermate le agevolazioni a fronte dell'impegno di spedire almeno mille vagoni completi all'anno; già nel 1876 ne spediva 1.188, accresciuti progressivamente nei quattro anni seguenti a 1.673, 1.746, 2.508, 4,519, Intanto stipulava accordi analoghi con altre società ferroviarie italiane e straniere, infittiva la sua rete di succursali alle più antiche di Napoli, Vienna, Monaco di Baviera, Praga, si aggiunsero all'inizio del 1877 quelie di Verona, Pescara, Berlino, Varsavia, Pietroburgo, Charenton, e tra il '79 e l'80 quelle di Bologna, Cirò, Firenze, Reggio Calabria, Milano, Roma, Venezia, Amsterdam, Bruxelles, Francoforte sul Meno, Londra, Parigi, Zurigo - e allargava il suo commercio alle uova e ai latticini. Con G. Bampa, L. e M. Bernardinelli, G. Dolci, A. Narizzano, G. Schumacher, costituìil 29 nov. 1875 la società in nome collettivo Esportazione uova di Verona, alla quale egli apportò non solo una grossa quota di capitale ma, soprattutto, i suoi privilegi ferroviari e che nei primi cinque anni di esercizio esportò 6.266 vagoni. Con simile combinazione societaria si aggregò ad alcuni produttori caseari del Lodigiano e del Cremonese per fondare, il 3 febbr. 1879, la ditta Polenghi Lombardo Cirio e Comp., di Codogno, che esportava burro e formaggi.

Infaticabile nei suoi spostamenti attraverso l'Italia e l'Europa, prontissimo nell'intuire le esigenze del mercato e nell'assumere decisioni conseguenti, accorto nella scelta dei collaboratori amministrativi e tecnici, il C. accentrava nelle sue, mani, i fili di questa complessa trama, benché fosse quasi analfabeta, governando "un'iniziativa di concezione e respiro veramente europei, certamente una delle poche in questo senso dell'Ottocento italiano" (A. Confalonieri, p. 321). Per incrementare la propria notorietà internazionale, perseguì una tenace politica di presenza nelle mostre agricole e industriali che si succedevano in Europa, collezionando riconoscimenti che furono particolarmente lusinghieri all'Esposizione universale di Parigi del 1878.

La clamorosa ascesa del C., il quale arrivò a fare uscire dal paese un numero di vagoni superiore a quello messo insieme da tutti i concorrenti, suscitò la gelosia e l'ostilità di costoro, che Id accusarono di soffocare slealmente la concorrenza grazie alla protezione delle Ferrovie Alta Italia, e di frodare anche queste violando la clausola della convenzione che gli vietava di eseguire spedizioni per conto terzi. Le accuse risuonarono ripetutamente nelle sedute che la Commissione parlamentare d'inchiesta sull'esercizio delle ferrovie italiane, istituita, nel 1878, tenne nelle maggiori città dell'Italia settentrionale, tra l'aprile e il settembre del 1879.

Deposero contro di lui esportatori attivi nel settore, loro rappresentanti, esponenti di Camere di commercio: il negoziante milanese G. Sangiorgi iniziò l'offensiva (cfr. Atti parlamentari, Camera, XIVlegislatura, 1ª sessione, 1880-81, Documenti, n. XXXIV, Commissione d'inchiesta sull'esercizio delle ferrovie italiane, Atti, parte I, Verbali delle sedute pubbliche, I, Roma 1881, pp. 95-98), seguirono G. Spindler (ibid., pp. 109 ss.), D. Marchiori (ibid., pp. 111 ss.), di nuovo Sangiorgi (ibid., pp. 174 s.), M. Miniggio (ibid., pp.227-31), G. Basilio (ibid., pp. 353 ss.), G. Remorino (Ibid., pp. 385 s.), F. Galanti (ibid., pp. 521 s.). Il monopolio del C. appariva così minaccioso che il commerciante veronese P. De Cecco ammonì addirittura: "Se mon vi si mette riparo, Cirio diventerà padrone d'Italia" (ibid., p.531).

Ma, allorché fu interrogato a sua volta il 23 e il 24 aprile, il C., pur ammettendo quanto doveva ai benefici goduti nei trasporti, rivendicò in definitiva alle proprie capacità di imprenditore il successo della sua azione (ibid., pp. 273-82, 308 s.). Quanto ai sospetti sulla correttezza del comportamento nei confronti della Soc. Ferrovie Alta Italia, essi vennero confutati dai massimi dirigenti della stessa, C. Frigo (ibid., pp. 161-68), A. Bachelet (ibid., pp. 190-97), M. Massa (ibid., pp. 231 s.), che miravano a giustificare, in questo modo, il proprio operato.

Una vivace polemica, giornalistica e libelfistica accompagnò i lavori della commissione. Il C. fu attaccato dal portavoce dei suoi avversari, Sangiorgi, in un opuscolo velenoso (Pensieri e documenti contro la convenzione di favore Cirio ed amministrazione Ferrovie Alta Italia, Milano 1879), che riprendeva e dettagliava le denunce presentate nel corso della inchiesta ferroviaria, e replicò con minuziose argomentazioni (A G. Sangiorgi. Risposta e confutazioni, Torino 1879), che trovarono un fautore inatteso nel poligrafo F. L. Santi, intervenuto nel dibattito con due scritti (C. e Sangiorgi. Pensieri, Milano 1879; Appendice all'opuscolo C. e Sangiorgi. Pensieri, ibid. 1879). Il C. tenne a dimostrare che il suo ruolo non era riducibile a quello di uno spedizioniere, sia pure operante su vasta scala, che si limitasse a far viaggiare merce altrui, e vantò la "rivoluzione agricola" (AG. Sangiorgi ..., p. 57) da lui promossa nel paese per adeguare la produzione ai livelli crescenti del poderoso flusso commerciale cui aveva dato origine.

L'incidenza dell'attività del C. sulle campagne italiane venne registrata da osservatori competenti, quali R. De Cesare (cfr. Classe LXXI. Corpi grassi alimentari, latticini e uova. Relazione, Roma 1880, pp. 31, 93-100, in Annali del Ministero di coltura, Industria eCommercio, Esposizione universale del'1878 in Parigi. Relazioni dei giurati italiani, Roma 1879-81), e C. Besana (cfr. Formaggi, carni salate, legumi, frutti in conserve, in Esposizione industriale italiana del 1881 in Milano, Relazioni dei giurati, Sez. X, Milano 1881, pp. 155-58), e da pubblicazioni ufficiali (cfr. Giunta per l'inch. agraria e sulle condiz. della classe agricola, Atti, Roma 1883-86, VII, p. 31; VIII, 13 pp. 125, 183, 187; IX, p. 21; XI, I, p. 197; XII, I, pp. 268, 278; 2, 318 s.).

Invero il C., oltre a orientare gli agricoltori verso precise direzioni produttive compatibili con le richieste dei mercati europei, a rifornirli massicciamente di semi, a garantirli finanziariamente vincolandosi in anticipo all'acquisto dei raccolti, tentò egli stesso, in questi anni, grandiose imprese agrarie nel Grossetano e a Policoro (Matera). La prima abortì per la morte, nel gennaio 1879, del principe Erinco di Olanda, che avrebbe dovuto raccogliere i capitali necessari, la seconda fallì perché la Società per le strade ferrate meridionali non mantenne le facilitazioni concesse.

Attentissimo alle innovazioni tecniche, capì subito l'utilità dei vagoni frigoriferi, che cominciavano a circolare in Europa, e li introdusse in Italia, inducendo il ministro:dei Lavori Pubblici, E. Mezzanotte, a presentare un progetto di legge, col quale se ne autorizzava la sperimentazione sulle linee ferroviarie nazionali (cfr. Atti parlamentari, Camera, legislatura XIII, . sessione 1878-79, Documenti, Progetti di legge e relazioni, n. 202; cfr. anche la relazione della Commissione generale del bilancio sul progetto di legge, ricca di lodi per il C., ibid., n. 202-A), e che venne approvato dalle Camere nel maggio 1879, Lo stesso C. fabbricava o faceva fabbricare i vagoni e chiedeva alle strazioni ferroviarie la sola trazione.Il suo parco di vetture speciali si arricchì presto di carri predisposti per il trasporto di pollame e di carri-serbatoio destinati al trasporto dei vini; esso era tutelato da attestati di privativa industriale e divenne così imponente che, per gestirlo, egli si unì alla Unione banche piemontese e subalpina costituendo, il 25 giugno 1894, la società in accomandita semplice Vagoni Cirio e Comp. di Torino.

Dopo il 1880 il C. moltiplicò le iniziative e le compartecipazioni in altre imprese, a rischio di disperdere energie e capitali: prese in affitto la tenuta del Pantano Borghese (Roma) per trasformarla in orto modello, si cimentò nella esportazione di vini e olii in Giappone, impiantò uno stabilimento orticolo vicino Torino, utilizzò le acque termali di Acqui per la coltura forzata: di frutta e ortaggi, acquistò l'azienda enologica di Stradella dalla Società anonima deposito vini, cui era interessato come azionista A. Depretis, e la rese una delle più moderne del tempo, si procurò interessenze nella ostricoltura del Mar Piccolo di Taranto, nella industria della enocianina di Conegliano (Treviso) e in quella dei concimi artificiali di Brembio (Milano).

Il volume dei suoi traffici era divenuto tale che nell'ottobre 1884 egli si dichiarava disposto ad assumere l'obbligo contrattuale di spedire 3.000 vagoni annui solo in Germania, Belgio, Olanda e Inghilterra (cfr. Memoriale per le onorevoli amministrazioni delle strade ferrate austriache, belghe, germaniche, inglesi ed olandesi interessate al trasporto di derrate alimentari provenienti dall'Italia, Torino 1884, p. 11).

L'estensione e la varietà di questi affari, ormai difficilmente, collocabili nella dimensione individuale delle imprese da lui dirette - la ditta F. Cirio e la ditta F. Cirio e C., che toccarono l'apict del loro prestigio nelle esposizioni nazionali di Milano (1881) e di Torino (1884) - lo indussero ad accordarsi con alcune banche per fondare, il 1° genn. 1885, la Società anonima di esportazione agricola Cirio, sedente in Torino. Il capitale sociale di cinque milioni di lire, diviso in diecimila azioni da cinquecento lire, venne sottoscritto quasi per la metà dallo stesso C., per lire 885.000 dalla Banca subalpina e di Milano, per lire 685.000 dalla Banca di Torino, ppr lire 200.000 dalla Banca generale, per lire 150.000 dalla Banca napoletana, e per quote minori da altri soci, tra i quali erano banchieri, come I. Weil Weiss, i fratelli Nigra, A. Kuster, alti dirigenti bancari, come A. Malvano e A. Guastalla, uomini politici, come A. Plebano. Al C. erq impedito il controllo della società dalla norma statutaria per cui nessun azionista poteva avere più di venti voti, qualunque fosse il numero delle azioni da lui rappresentate; però egli venne nominato direttore generale per dieci anni, col compenso del 40% degli utili e col diritto di partecipare alle riunioni del consiglio di amministrazione con voto deliberativo.

Le molteplici attività avviate dal C. si complicarono nella anonima con altre nuove, la più notevole delle, quali fu la coltivazione a torbiera nei terreni avuti in enfiteusi o acquistati, tra il 1885 e il 1887, a Codigoro e a Mezzogoro, per una superficie di 2.626, 89 ettari, dalla Società italiana per la bonifica dei terreni ferraresi. Inoltre si iniziarono l'importazione in Sicilia di buoi da macello, la lavorazione di sardine e tonno in Portogallo, lo scambio di pietre delle Alpi e pozzolana tra Torino e Roma, dove venne aperta una fornace per la fabbricazione dei laterizi.

Dopo i primi due esercizi soddisfacenti (1885-87), i problemi emersi nella conduzione di un complesso di iniziative così eterogenee, in cui rischiava di perdersi il disegno integrato iniziale, suscitarono malessere nella società nonché contrasti tra gli amministratori e il C., al quale anche i più convinti estimatori non riconoscevano attitudini amministrative pari allo spirito di intrapresa. Nell'aprile 1888 venne sospesa l'estrazione della torba nel Ferrarese, causa "l'eccessiva produzione in confronto del consumo, o la difficoltà di trasportare questo materiale di poco, costo relativamente al suo peso ai luoghi di consumo" (L. A., La Torbiera di Codigoro, in Gazzetta ferrarese, 7-8 maggio 1888); il 6 giugno 1888 l'assemblea degli azionisti deliberò la retrocessione del C. a direttore tecnico con voto consultivo nelle riunioni consiliari, e il 9 apr. 1889 ridusse il capitale sociale a un milione di lire.

Indebitata con diverse banche, la società attraversò una grave crisi nell'estate del 1889, quando la Cassa di sconto in Genova non volle rinnovare degli effetti in scadenza, ed evitò il fallimento grazie al soccorso del presidente del Consiglio, Crispi, personalmente sollecitato dal C. in un drammatico scambio di telegrammi, nel luglio 1889, ma fu costretta a chiedere la moratoria, che le venne accordata il 18 di quel mese.

Mentre l'amministrazione della Esportazione agricola, guidata da G. Poli, si preoccupava di pagare i creditori e di riassestare l'azienda, restringendo rigorosamente l'azione sociale e sopprimendo succursali e interessenze, il C. si disimpegnò dalla società per volgersi ad altre iniziative, che, però, talvolta "risentivano del fantastico" (R. De Cesare, F. C., in Corriere di Napoli, 14 genn. 1900). A partire dal 1891 cominciò ad agitare il problema della redenzione delle terre incolte mediante cooperative o colonie penali, riformulando a proposito delle seconde alcune idee che aveva prospettato una decina d'anni prima al ministro dell'Agricoltura, G. Berti. Il suo programma di cooperazione agricola trovò attenta udienza in una tornata, tenuta a Napoli il 19 maggio 1891, della Associazione centrale degli agricoltori meridionali, che ne fece oggetto di una circolare indirizzata a tutti gli agricoltori italiani (cfr. Rivista agraria meridionale, 24 maggio 1891). L'aspetto più originale, ma anche più utopico, di questo programma stava nella fiducia di poter supplire alla carenza di capitale circolante con la istituzione di un "buono agricolo locale", titolo di credito con cui il colono, socio della cooperativa, si obbligava a pagare semi, concimi, attrezzi ecc. anticipati dai soci fornitori. Il buono, che più tardi il. C. denominò anche "ricevuta agricola", era rimborsabile, in moneta o in natura, solo a raccolto compiuto, ma circolava e portava interesse dal giorno dell'emissione a quello del pagamento.

Dall'agosto al dicembre 1891 si rivolse insistentemente al governo Rudinì affinché gli venisse concessa una Vasta estensione di terreni demaniali, incolti o mal coltivati, in provincia di Grosseto, che egli si riprometteva di risanare con il lavoro coatto di detenuti, allo scopo di produrvi derrate e foraggi per l'esercito; ma la combinazione, che coinvolgeva i ministeri dell'Interno, delle Finanze e della Guerra, non si attuò.

Nell'aprile 1893 riassunse la carica di direttore tecnico della Esportazione agricola, che sembrava rianimata dai finanziamenti avuti dal Credito mobiliare, a patto di ridurre anche il capitale a lire 500.000 e di trasferire la sede a Roma ciò che venne approvato nella assemblea straordinaria del 20 febbr. 1893; ma, dopo il crollo del Mobiliare, il C. si, staccò definitivamente dalla società cui aveva dato il suo nome e questa, ripiombata nelle angustie finanziarie, sopravvisse stentatamente fino all'agosto 1898, quando cambiò denominazione in La Codigoro, Società anonima agricola industriale, con sede in Ferrara. .

Dal 1894 al 1897 attese alla coltivazione sperimentale del tabacco a Battaglia (Padova), nelle prime tre campagne come privato, nell'ultima in concorso con lo Stato, ma i risultati, dapprima incoraggianti, furono alla fine giudicati negativamente dall'Azienda dei tabacchi. Negli stessi anni e con lo stesso esito negativo coltivò tabacco anche a Castiglione (Lecce) per conto delle manifatture statali.

Intanto continuava l'agitazione per la bonifica delle terre incolte, precisando in un opuscolo (La cooperazione nell'agricoltura?, Roma 1895) il suo pensiero, sul quale attirò la simpatia di L. Luzzatti (cfr. Credito e cooperazione, VII [1895], pp. 1 ss.). Nel marzo e aprile 1896 tornò a premere sul governo, presieduto per la seconda volta da Rudinì, per essere autorizzato a impiegare alcune céntinaia di detenuti nel risanamento di parte dell'Agro romano, i cui prodotti, insieme con altri del Mezzogiorno, sarebbero stati esportati in Inghilterra da una grande, società di navigazione che egli intendeva fondare e per la quale invocava esenzioni fiscali e doganali.

Neanche questo piano ambizioso ebbe effetto, ma alla fine dell'aprile 1896 il C. ottenne in enfiteusi perpetua dal comqne di Terracina cinquemila ettari di terreni improduttivi presso San Felice Circeo, dove si accinse a realizzare il suo progetto di colonia agricola, che chiamò "Principessa Elena di Napoli". Questo progetto fu salutato, con eccessivo ottimismo, come l'avvio alla soluzione del problema emigratorio italiano (cfr., per esempio, C. Mancini, L'emigrazione italiana. Dove finiremo?, in Il Coltivatore, 29 sett. 1896), ed ebbe risonanza anche all'estero, dove si rilevò che "grâce à l'initiative de M. Cirio, la grave question pour l'Italie de la colonisation à l'intérieur semble sur le point d'entrer dans la voie de' l'expérimentation" (E. Marie, L'émigration en Italie. Mise en valeur de terres incultes de l'agro romano, in Journal d'agriculture pratique, 12 nov. 1896).

Costituita, il 12 ott. 1897, la Società anonima per la colonizzazione dei terreni incolti in Italia, sedente in Roma, con capitale sociale di lire 300.000, da lui sottoscritto per lire 146.750, il C. iniziò l'opera di bonifica: nel corso del 1898 sistemò dodici poderi di dodici ettari ciascuno, condotti a mezzadria e coltivati in gran parte a vigneto e per il resto a cereali, a patate e a prati, interrotti da alberi fruttiferi e gelsi (cfr. C. Mancini, La colonia agricola "Principessa Elena di Napoli", in Il Coltivatore, 30sett. 1898).

Nel 1899 organizzò altri dodici poderi, e già si prefiggeva di estendere la colonia fino a ventimila ettari quando morì a Roma il 9 genn. 1900.

Al termine delle solenni onoranze funebri, cui presero parte esponenti illustri del mondo politico ed economico, pronunziò un'affettuosa commemorazione del defunto L. Luzzatti (cfr. Il Popoloromano, 12 genn.1900). Il 27 genn. 1900 venne costituita, con il concorso dei fratelli dei C., Pietro e Clemente, la Società generale delle conserve alimentari Cirio, con sede a San Giovanni a Teduccio (Napoli), tuttora attiva con sede a Roma.

Fonti e Bibl.: Manca una biografia scientificamente attendibile del Cirio. Intento apologetico hanno A. Strucchi, Biografie d'insigni agronomi piemontesi, Torino 1885, pp. 97-101; A. Alfani, Battaglie e vittorie. Nuovi esempi di volere è potere, Firenze 1890, pp. 42-47; G. Ubezzi, F. C. Note biografiche, Torino 1905; T.Rossi, Inaugurazione del monum. a F. C.. (Opera di L. Bistolfi). Commemorazione. Nizza Monferrato 9 Novembre 1913, Nizza Monferrato 1913. Non superano l'occasione celebrativa le commemoraz. pubbl. per il centenario della nascita di: F. Monticelli, F. C., in Alexandria, III (1935), p. 72; E. Foà, Il centenario di un pioniere: F. C., in L'Organizzazione industriale, 16 luglio 1936; A. Marescalchi, F. C., 1836-1936, 25dicembre. Commemorazione..., San Giovanni a Teduccio 1936. Nell'ambito dell'agiografia restano E. Caballo, Piccola galleria di pionieri, in Piemonte terra di pionieri, Torino 1961, pp. 129 ss.; Confederazione generale dell'industriá italiana, Creatori di lavoro, Roma 1968, ad nomen. Una ricca documentazione sui rapporti del C. con i governi del tempo è presso l'Arch. centr. dello Stato, Presidenza del Consiglio dei ministri, 1879-80, Cairoli, fasc. 882; 1886, Depretis, fasc.. 157; 1889, Crispi, categoria I, specialità 22, fasc. 380; 1891, Rudinì, fasc. 846; 1896, Rudinì, fasc. 62. Docum. relativi all'azienda enologica di Stradella sono: Ibid., Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Divisione industria, commercio e credito (1839-1889), busta 224, fasc. 252; Carte Depretis, serie I, busta 27, fasc. 98. Docum. sullo stabilimento orticolo di Torino sono: Ibid., Ministero di Agricoltura. Industria e Commercio, Direz. generale dell'agricoltura (1848-1898), 5° versamento, busta 210, fasc. 254, Per le vicende della Società anonima di esportazione agricola Cirio si veda: Costituzione, in Boll. ufficiale delle società per azioni, III(1885), 7, pp. 20-37; Processo verbale dell'assemblea del 21ott. 1886, ibid., IV(1886), 50, pp. 119-131; Processo verbale dell'assemblea generale ordinaria del 31marzo 1888, ibid., VI (1888), 17, pp. 376 ss.; Processo verbale dell'ass. gen. straord. del 6 giugno 1888, ibid., VI (1888), 52, pp. 46-51; Processo verbale dell'assemblea generale straordinaria del 16 ag. 1888, ibid., pp.52-58; Processo verbale dell'assemblea generale ordinaria del giorno 9apr. 1889, ibid., VII(1889), 24, pp. 96-109; Verbale dell'assemblea generale del 4 apr. 1890, ibid., VIII(1890), 18, pp. 625-630; Verbale dell'assemblea generale ordinaria e straordinaria del 30 marzo 1891, ibid., IX(1891), 22, pp. 274-289; Verbale dell'assemblea ordinaria del 31 marzo 1892, ibid., X(1892), 16, pp. 871-874; Processo verbale dell'assemblea straordinaria del giorno 20 febbr. 1893, ibid., XI, (1893), 14, pp. 145-151; Verbale dell'assemblea ordinaria e straordinaria del 26 ag. 1893, ibid., XI (1893), 45, pp. 131-136; V. Pareto, Lett. a M. Pantaleoni (1890-1923), Roma 1960, ad Ind. Per la coltivaz. del tabacco a Battaglia e a Castiglione si veda: Min. delle Finanze, Direz. gen. delle privative, Azienda dei tabacchi, Relazione e bilancio industriale per l'esercizio dal 1° luglio 1894 al 30 giugno 1895, Roma 1896, pp. XXII s.; Id., Relazione ... per l'esercizio dal 1° luglio 1895 al 30 giugno 1896, Roma 1897, p. XXVII; Id., Relazione... per l'esercizio dal 1° luglio 1896 al 30 giugno 1897, Roma 1898, pp. XXX ss.;Id., Relazione ... per l'esercizio dal 1° luglio 1897 al 30 giugno 1898, Roma 1899, p. XXIX; Id., Relazione... per l'esercizio dal 1° luglio 1898 al 30 giugno 1899, Roma 1900, p. XXXI; T. Buccolini, La coltivazione dei tabacchi orientali in Terra di Otranto, in Riv. tecnica e di ammin. per i servizi delle privative finanziarie, II (1896-98), 5, pp. 467, 471. Sulla Società anonima per la colonizzazione dei terreni incolti in Italia si veda: Costituzione, in Boll. ufficiale delle società per azioni, XV(1897), 50, pp. 1-8; Verbale dell'assemblea generale straordinaria del 10 luglio 1898, ibid., XVI (1898), 40, pp. 141 ss.; Bilancio al 22 ott. 1898, ibid., XVI(1898), 50, pp. 121 s.; Verbale di parte delle deliberazioni dell'assemblea generale ordinaria del 29 nov. 1898, ibid., XVII(1899), 16, pp. 91-97, Per la partecipazione del C. alle esposizioni italiane e straniere si veda: Relazioni dei giurati ital. sulla Esposizione universale di Vienna del 1873, Milano 1873-75, ad Indicem;Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Esposiz. universale del 1878in Parigi. Sezione italiana. Elenco dei giurati e dei premiati, Roma 1878, pp. 78, 80 s., 90 s., 95; B. Benedini, Iprodotti ital. alla Esposizione universale di Parigi 1878, Brescia 1880, pp. 123-126, 128, 131, 149, 154; Espos. gen. ital. in Torino, 1884, Premi conferiti agli espositori secondo le deliberazioni della giuria, Torino 1884, pp. 204 s., 416, 423, 436, 441, 451, 486; Torino e l'Esposiz. italiana del 1884, Cronaca illustrata della Esposiz. nazionale industriale ed artistica del 1884, Torino-Milano s. d. (ma 1884), pp. 96, 107, 267, 303, 426; M. Roda, Arboricoltura, frutticoltura, orticoltura e fioricoltura alla Esposizione generale italiana di Torino 1884, in Relazioni dei giurati pubblicate per cura dei Comitato esecutivo dell'Esposizione, Torino 1886 pp. 14 s., 22, 25, 29 s. Tra gli studi più recentiche contengono notizie e valut. sull'attività del C. si ricordano: G. Carocci, A. Depretis, Torino 1956, ad Indicem;R. Romeo, Risorg. e capitalismo, Bari 1959, ad Indicem;T. Isenburg, Invest. di capitalè e organizzaz. di classe nelle bonifiche ferraresi (1872-1901), Firenze 1971, pp. 56 s., 167; A. Roveri, Dal sindacalismo rivoluzionario al fascismo. Capitalismo agrario e socialismo nel ferrarese (1870-1920), Firenze 1972, ad Indicem;A. Confalonieri, Banca e industria in Italia (1894-1906), I, Milano 1974, ad Indicem;B. Caizzi, Il commercio, Torino 1975, ad Indicem;G. Porisini, Bonifiche e agricoltura nella bassa valle padana (1860-1915), Milano 1978, ad. Indicem.

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