BONSIGNORI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BONSIGNORI, Francesco

Ursula B. Schmitt

Nato a Verona nel 1460 circa, era il maggiore dei figli di Alberto di Bonsignorio che, come dice il Vasari, pare si sia a sua volta dilettato di pittura.

Il cognome Monsignori usato dal Vasari, che chiama "Monsignore" anche il fratello del B., Bonsignorio, appare soltanto in uno dei numerosissimi documenti che a lui siriferiscono (Biadego) e ricorre nella letteratura fino al sec. XIX inoltrato.

Probabilmente il B. imparò a dipingere a Verona, nella bottega del Benaglio, l'artista più attivo del luogo in quel tempo, e solo poco dopo il 1480 si spostò a Venezia. Inizia allora il decennio più continuativamente documentato della sua attività: negli stessi anni apparivano le prime opere di Alvise Vivarini, del quale il B. risentì l'influsso nei suoi lavori giovanili.

Tra le opere del B. tuttora esistenti, la più antica è la Madonna con bambino dormiente datata 1483 e firmata (Verona, Museo Civico, n. 148), alla quale seguono a breve intervallo: la pala Dal Bovo (Madonna in trono e santi con la donatrice, Altabella Avogaro, ritratta a mezzo busto) datata 1484 e firmata (Verona, Museo Civico, n. 271, prov. da S. Fermo); la Madonna in trono con angeli musicanti, s. Giorgio e s. Girolamo nella cappella dei Banda della chiesa di S. Bernardino a Verona, datata 1488 e firmata (Schmitt, p. 140, doc. VII: testamento di Giovanni Banda, 1486); la Madonna con S.Onofrio e s. Antonio Abate, firmata e dat. 1488 (perduta), come appare nella riproduzione fotografica (Fototeca Berenson, I Tatti, Firenze; Schmitt, ill. 4) di un disegno del sec. XVIII (perduto, probabile illustrazione per la Venezia Pittrice di G. Sasso).

Il Ritratto di senatore di Londra (National Gallery, n. 736, firmato e datato 1487), con il relativo cartone dell'Albertina (n. 17.672), tradisce, nello schema compositivo, una dipendenza da Antonello da Messina, così come il Ritratto di uomo anziano, probabilmente contemporaneo, di Filadelfia (Johnson Coll., n. 171). Ma dai maestri che si sceglieva a modello il B. traeva soltanto qualche spunto compositivo che trasformava fondendolo nel suo linguaggio formale già saldamente individualizzato: contraddistinto, nei suoi primi lavori, da proporzioni pesanti e tozze, forme grevi, aspre, quasi scolpite in una ricerca di intensa plasticità, ed esasperate ancora dai taglienti contrasti di luci ed ombre.

Al principio dell'ultimo decennio del secolo, il B., al servizio dei Gonzaga, andò a Mantova: vi era con sicurezza nel 1492 (Schmitt, pp. 140 s., docc. XI, XII, XIII), occupato a dipingere a Marmirolo un Trionfo della Fama, ma è verosimile che già due anni prima lavorasse alla corte dei Gonzaga a questa commissione (Gaye, pp. 297, 298). Nel 1494 il B. ritraeva a Marmirolo un Inviato turco (Kristeller, p. 556, doc. 127), e in quello stesso anno Francesco Gonzaga riconobbe i suoi meriti di pittore donando all'artista un terreno (Schmitt, p. 141, doc. XVIII), probabilmente per il compimento dei Trionfi di Marmirolo; la notizia è riferita anche dal Vasari, che pur ne confonde la data. Nel 1494 il B., inoltre, lavorò a un ritratto di Eleonora Gonzaga, che allora aveva un anno (Luzio, 1911, p. 191 n. 1). L'anno dopo la stessa Isabella d'Este aveva l'intenzione di farsi ritrarre dal B. (ibid.), ma il lavoro venne rinviato per l'incarico, conferito al B. dal marchese Francesco, di rappresentare la Battaglia di Fornovo da lui vinta il 6 luglio dello stesso anno (Gaye, pp. 331-333). Soltanto nel 1506-07 i documenti tornano a dar notizia del B., che in quel periodo lavorava a una Ultima Cena (oggi perduta) per S. Francesco de' Zoccolanti in Mantova (D'Arco; Bertolotti; Schmitt, p. 143, docc. XXIX, XXXI, XXXII).

L'opera, descritta dal Vasari, fu vista dal Lanzi in loco: oltre alla scena principale, si vedevano da un lato s. Francesco in atto di presentare a Cristo Francesco Gonzaga e il figlioletto Federico, dall'altro S. Bernardino in atto di presentare il cardinale Sigismondo ed Eleonora Gonzaga. Molto verosimilmente è uno studio per questo quadro il disegno del piccolo Federico Gonzaga di profilo, conservato all'Albertina di Vienna (n. 4884).

Il quadro con i SS. Lodovico e Francesco con le insegne di Cristo (Milano, Brera, n. 162), proveniente da S. Francesco de' Zoccolanti, è probabilmente contemporaneo alla Cena per la stessa chiesa.

Oltre alle opere documentate si possono con sicurezza riconoscere come dipinte dal B., nei quindici anni in cui lavorò alla corte di Mantova accanto al Mantegna (e anche sotto la sua influenza), un S. Sebastiano, del 1493-95, già a Berlino (Kaiser Friedrich Museum, n. 46 C, bruciato nel 1945);due disegni con Profilo virile rispettivamente a Vienna (Albertina, n. 17.612)e a Modena (Galleria Estense, n. 1675). Questi due fogli potrebbero essere due di quelle copie "in carte di chiaroscuro" che a detta del Vasari (V, p. 301)il B. usava trarre dai ritratti da lui eseguiti e che conservava presso di sé.

Nel disegno degli Uffizi n. 1702F il B. copiò un vecchio ritratto - certamente mantegnesco - di Federico Gonzaga (1440-1484). Del 1500circa è lo studio a matita di Francesco Gonzaga (Dublino, National Gallery of Ireland, n. 2019), uno dei ritratti più espressivi del Bonsignori. A questo si collegano, nella datazione, i ritratti di Giovane a Vienna (Albertina, n. 1453)e di Uomo anziano a New York (Cooper Union Museum, n. 1901-39-107), tutti e due raffiguranti membri della famiglia Gonzaga, e in relazione fra loro, in quanto modelli di incisioni per la genealogia illustrata dei Gonzaga di A. Possevino (I Gonzaga, Mantova 1617: Mantova, Bibl. Comunale).

Nonostante le lacune, quel che è rimasto dell'attività ritrattistica del B. rispecchia pienamente il genere cui più specialmente egli si dedicò a Mantova. Il Vasari cita una lunga serie di ritratti, oggi tutti spariti: Federico Barbarossa, il doge Barbarigo, Francesco e Massimiliano Sforza, l'imperatore Massimiliano, Ercole Gonzaga bambino, Giovanfrancesco Gonzaga e Andrea Mantegna. I ritratti di Elisabetta Gonzaga a Firenze (Uffizi, n. 1441) e di Emilia Pia da Montefeltro a Baltimora (Museum of Arts, J. Epstein Coll.) sono databili al 1509, al tempo cioè del soggiorno a Mantova delle due donne: nella somiglianza formale rappresentano un monumento artisticamente efficacacissimo alla viva amicizia che le univa.

Il Cristo caduto sotto la Croce (Mantova, palazzo ducale, n. 11.497), del 1510 circa, vicino al perdurare di reminescenze mantegnesche, mostra già, nel colorito e nell'intonazione, l'influenza del Costa, che successe al Mantegna nella carica di pittore di corte dei Gonzaga: la mollezza di forme e il caldo, quasi dolce, cromatismo che il Costa derivò dall'ambiente bolognese diventeranno determinanti per lo stile tardo del Bonsignori.

Il S. Sebastiano nel santuario di S. Maria delle Grazie a Curtatone e il Cristo giovane di Filadelfia (Johnson Coll., n. 172), che gli va accostato, sono creazioni già del tutto in quello spirito, e vanno datati fra il 1510 e il 1514.

Nel 1514 il B. ritrasse, per Leone X e per il camerlengo Riario, i figli di Francesco Gonzaga: Aloysio [Ercole], Ferrante e Federico (Luzio, 1906). Nello stesso anno cominciano i pagamenti per la Madonna con il Bambino in gloria e i ss. Biagio,Sebastiano e Giuliana, che il B. dipinse a Mantova, e compì solo nel 1519 (Biadego), per la cappella di S. Biagio nella chiesa dei SS. Nazaro e Celso a Verona. Nello stesso 1519 deve aver terminato la Beata Osanna Andreasi per la chiesa di S. Vincenzo in Mantova (palazzo ducale, n. 11.498).

La beata è venerata da tre suore domenicane e da due donne in abiti laici. Di queste ultime, quella inginocchiata in primo piano a sinistra è identificabile con Isabella d'Este: lo studio per questo ritratto si conserva al British Museum (n. 1895-9-15-470). Siccome tanto lei quanto la sua accompagnatrice indossano abiti vedovili, il compimento della pala è da porsi con ancor maggiore esattezza dopo il 29 marzo 1519, giorno in cui morì il marito di Isabella, Francesco Gonzaga, soltanto poco tempo prima, dunque, della morte del Bonsignori.

Il B. sarebbe morto, secondo il Vasari, a Caldiero presso Verona il 12 luglio 1519, dove si era recato per un periodo di cure termali.

Ancora il Vasari c'informa che il B. aveva sposato una Francesca Gioacchini ma non aveva avuto figli.

Dei fratelli del B. (per i quali vedi i relativi documenti in Tea), Bonsignorio era "persona di belle lettere"; fra' Girolamo, dei domenicani, era pittore e sono perdute le opere che il Vasari ricorda dipinte in S. Domenico a Mantova e in S. Anastasia a Verona. Il Fiocco gli ascrive (basandosi sul Vasari, p. 306) la Cena nell'abbazia di Vangadizza a Badia Polesine (già a S. Benedetto Po), libera copia di quella di Leonardo. A lui è attribuito l'affresco di una Madonna con Bambino nella chiesa di S. Barnaba a Mantova (Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, VI, G. Matthiae, La Provincia di Mantova, Roma 1935, p. 22). Secondo E. Tea (p. 138) fra' Girolamo sarebbe Matteo Bonsignori che nel 1492 aveva vent'anni.

Bernardino, nato intorno al 1476, era come Francesco al servizio dei Gonzaga in qualità di pittore (Schmitt, doc. XXIII; Bertolotti, p. 373). Con Bonsignorio fu erede del B. e comprava case a Mantova nel 1515 e ancora nel 1520.

Girolamo, nato intorno al 1479, divenne francescano col nome di fra' Cherubino, visse nel convento di S. Francesco de' Zoccolanti a Mantova e fu miniatore.

Fonti e Bibl.: Regesto completo dei docum., catal. delle opere, bibl. nel saggio di V. B. Schmitt, in Münchner Jahrbuch del 1961, cit. oltre. Vedi anche: G. Vasari, Le vite…, a cura di G. Milanesi, V, Firenze 1880, pp. 299-307; K. van Mander, Het schilder Boeck, Amsterdam 1618, pp. 66-67; L. Lanzi, St. pittorica della Italia, Bassano 1795-96, II, pp. 237 s.; G. Gaye, Carteggio ined. d'artisti…, I, Firenze 1839, pp. 297, 331-333; C. D'Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, Mantova 1857, I-II, ad Indices; A. Bertolotti, Architetti... in relazione coi Gonzaga..., in Giorn. ligustico, XV (1888), pp. 372 s.; P. Kristeller, Mantegna, Berlin-Leipzig 1902, ad Indicem; A. Luzio, Isabella d'Este…, in Arch. storico lombardo, XXXIII (1906), n. 62, pp. 135 s.; G. Biadego, La cappella di S. Biagio nella chiesa dei SS. Nazaro e Celso di Verona, in Nuovo archivio veneto, XI (1906), n. 2, pp. 123 s.; E. Tea, La famiglia B., in Madonna Verona, IV (1910), pp. 130-140; A. Luzio, La Galleria dei Gonzaga venduta all'Inghilterra..., Milano 1913, ad Indicem (p. 133 per Bernardino); R. Brenzoni, Sull'origine della famiglia di F. B., in L'Arte, LVII (1958), pp. 295-300; LVIII (1959), pp. 225-228; D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi, Verona 1991, pp. 60 s.; F. Kenner, Die Porträtsammlung des Erzherzogs Ferdinand von Tirol, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Allerhöchsten Kaiserhauses, XVII (1896), pp. 171 s., 191, 209, 226; L. Delaruelle, I ritratti di Guidobaldo da Montefeltro e di Elisabetta Gonzaga, in L'Arte, III (1900), vi). 147-150; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy, London 1912, II, pp. 181-188; G. Frizzoni, Una nuova perla nel gabinetto dei Veneti del Museo Poldi-Pezzoli a Milano, in Rassegna d'arte, XII (1912), p. 118; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, 3, Milano 1914, pp. 462-466; VII, 4, ibid. 1915, pp. 777-780; A. L. Mayer, F. B. als Bildnismaler, in Pantheon, IV (1929), pp. 345-355; E. Hoffmann, Neuere Bestimmungen in der Zeichnungensammlung (riassunto), in Az országos Magyar Szépmüvészeti muscum,Evkönyvei, VI (1929-30), p. 264; E. Tierze-Conrat, AGonzaga Portrait by F. B., in Critica d'arte, VIII (1949-50), pp. 218-221; P. Pouncey, A drawing by F.B., in The British Museum Quarterly, XVI(1951), pp. 99-101; E. Arslan, Il polittico di San Zanipolo, in Boll. d'arte, XXXVII(1952), pp. 127-146; L. Puppi, La formazione vicentina di F.B., in Vita veronese, XI (1958), pp. 170-172; U. B. Schmitt, F.B., in Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst, XII (1961), pp. 73-152; G. Paccagnini, A. Mantegna (catal. della mostra a Mantova), Venezia 1961, pp. 108-116 (v. la rec. di C. Del Bravo, in Paragone, XIII [1962], n. 147, pp. 56-58); C. Perina, in Mantova. Le arti, II, Mantova 1961, pp. 367-372 e passim;B. Berenson, Italian Pictures ofthe Renaissance. Central Ital. and North Ital. Schools, London 1968, I, p. 59;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 322-324 (anche per i fratelli); Encicl. Ital., VII, pp. 436 s.

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