Bacóne, Francesco

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Filosofo inglese (Londra 1561 - ivi 1626). All'astrattezza del metodo sillogistico-deduttivo della scienza aristotelica, B. - che sottolinea le finalità pratiche del sapere - contrappone il metodo induttivo fondato sull'esperienza (Novum Organum, 1620). Nel metodo di B. si distingue una 'parte distruttiva', la critica degli 'idoli' (cioè i pregiudizi che sviano il discorso scientifico) e una 'parte costruttiva', con la dottrina delle 'tavole' per classificare i fenomeni. Importante il suo contributo al pensiero utopistico, con la New Atlantis (composta forse nel 1621, edita postuma nel 1627) in cui viene prefigurata la moderna società scientifico-industriale.

Vita e opere

Studiò a Cambridge; sotto il regno di Elisabetta e di Giacomo I coprì importanti cariche pubbliche fino a quelle di lord guardasigilli (1617) e lord cancelliere (1618) e ottenne il titolo di barone di Verulamio e visconte di Sant'Albano. Ma nel 1621 fu processato per peculato e imprigionato; liberato dopo pochi giorni, per un atto di clemenza, si ritirò a vita privata. Dei suoi scritti, che dovevano offrire una nuova enciclopedia di tutto il sapere (Instauratio magna), i piu importanti sono: il già citato Novum Organum, in cui è rifusa l'opera Cogitata et visa (1607, edita postuma nel 1653) e De dignitate et augmentis scientiarum (1623), ampliamento di Of proficience and advancement of learning (1603-05), che dovevano costituire le prime due parti della progettata Instauratio; nella Sylva sylvarum è raccolto il materiale di osservazioni scientifiche che doveva servire per la terza parte ("storia naturale"), mentre delle altre tre parti non abbiamo che il generalissimo disegno. Altri scritti di B. - oltre alla già citata New Atlantis - sono il De sapientia veterum, Valerius terminus, Redargutio philosophiarum, Descriptio orbis intellectualis. Al B. sono stati inoltre attribuiti drammi shakespeariani; ipotesi questa cui fa riscontro l'altra che attribuisce a Shakespeare il Novum Organum.

Pensiero

Tra i temi che s'intrecciano nell'opera di B. torna con insistenza il richiamo alla finalità pratica e operativa del sapere, sicché le ricerche di filosofia naturale siano volte non a una disinteressata speculazione di realtà immobili, ma a un diretto e utile dominio sulla natura (non sfuggano i legami di questo tema con la tradizione astrologico-magica rinascimentale). Strettamente connesso a questo concetto di scienza è il problema del metodo: la crisi del sistema peripatetico della natura aveva messo in evidenza la fallacia dello stesso concetto aristotelico di scienza come fondata su procedimenti sillogistico-deduttivi. All'inutilità di questo metodo che sostituiva parole a cose, processi verbali a processi reali, B. contrappone un metodo che sappia ritrovare il significato dell'esperienza e questa assumere come pietra angolare di un nuovo sapere. Tale metodo è quello induttivo, che viene distinto da una conoscenza meramente descrittiva della natura quale risulterebbe da un'indagine che si fermasse agli immediati dati empirici (per simplicem enumerationem). Nella dottrina del metodo di B. un posto rilevante - vicino al celebrato valore dell'esperienza - ha la critica degli idola, cioè dei pregiudizi che impediscono o sviano il discorso scientifico: sono gli idola tribus (connaturati alla mente umana), idola specus (derivanti dal temperamento e cultura di ciascuno), idola fori (che nascono dalle relazioni tra gli uomini), idola theatri (errori derivanti da scuole filosofiche, ecc.). Alla dottrina degli idola si congiunge, come momento metodologico fondamentale nella pars construens del metodo, la dottrina delle tabulae (presentiae, absentiae, graduum), atte a classificare i fenomeni nella loro presenza, assenza e varia intensità, e a predisporre così il materiale raccolto dalla historia naturalis, in vista di una concezione organica della realtà fisica. Se chiara è la polemica antiaristotelica nella pars destruens del nuovo metodo, meno definito e più legato alla metafisica tradizionale è il momento costruttivo del metodo baconiano, teso come è a definire, dietro i fenomeni, le "forme" o "nature" latenti nella realtà che appare ai sensi e che sono le cause vere dei processi naturali.

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