LUTTI, Francesca

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LUTTI (de Lutti), Francesca

Elena Rialti

Nacque a Riva del Garda il 31 genn. 1827 da Vincenzo e da Clara Capolini.

Il padre discendeva da una delle famiglie più in vista della valle delle Giudicarie, il cui capostipite, Andrea de Lutti, originario del Lomaso, aveva ricevuto il titolo nobiliare nel 1614 dall'imperatore Mattia d'Asburgo per meriti civili e militari. I successori avevano poi aggiunto alla nobiltà di stirpe anche una spiccata lungimiranza in campo economico: la famiglia aveva infatti avuto un ruolo fondamentale nell'introduzione in Trentino, a cavallo tra '700 e '800, della coltura del gelso e dell'industria serica e aveva avviato uno dei primi commerci di seta con Londra; il padre della L., titolare a sua volta dell'azienda, la guidò fino al 1854, quando morì e gli subentrò il figlio, Vincenzo iunior, che ne ereditò anche l'amore per la cultura e un certo spirito mecenatizio.

Cresciuta in un ambiente ricco di stimoli e fermenti, la L. si sentì ben presto portata per la letteratura. Nel 1851 conobbe il letterato Andrea Maffei, più anziano di lei di circa trenta anni, già marito di Clara Carrara Spinelli (nota come contessa Maffei) da cui si era separato nel 1846. La L. divenne l'allieva prediletta del Maffei, che le fece conoscere i classici della letteratura e le diede i primi orientamenti in materia di stile, consigliandole di favorire la semplicità della forma e di approfondire lo studio della natura. La L. non tralasciò di esprimere la propria gratitudine al maestro nella sua prima raccolta, Novelle e liriche, apparsa nel 1859 a Firenze presso Le Monnier (2ª ed. accr., ibid. 1878).

Si tratta di novelle in versi, componimenti romanzati in cui non mancano gli intrecci amorosi. Rosa e Stella descrive il rapporto di due amiche dai destini incrociati innamorate dello stesso uomo; Giovanni narra in sette canti la vicenda di un giovane; Maria racconta la storia di una ragazza dai sentimenti candidi, che si scontra con il padre carnefice e finisce per perdere la vita in nome dell'amore incondizionato nei confronti di Riccardo, un giovane condannato a morire proprio per mano di suo padre.

Le liriche sono in prevalenza dedicate a personaggi illustri (Ad Antonio Rosmini, A Pio IX, A Leone XIII), ma non mancano quelle scritte per ricordare familiari defunti (A mio padre). La L. fu anche autrice di commedie quali La marchesa di Fermo e La nutrice (Riva 1880). Nella Nuova Antologia pubblicò alcuni testi (sotto il cognome Alberti Lutti), tra cui sono da ricordare: Ragazzi savi e vecchi matti non furono mai buoni a nulla (luglio 1872, p. 639) e Guardati dall'aceto di vin dolce (luglio 1874, p. 740).

L'opera più importante della L. è sicuramente Alberto. Poema contemporaneo, edito nel 1867 a Firenze, con una lunga introduzione di Maffei che non esitava a definire "imperituro" il componimento dell'allieva.

Alberto è un poema colossale, in ottave, composto di 10.000 versi, diviso in 26 canti. Racconta la storia di un giovane con la passione della poesia che d'improvviso smette di scrivere in seguito a una delusione amorosa e inizia a dedicarsi alla medicina e alla cura dei poveri.

Il giudizio sull'opera non fu unanime: accanto a molte critiche, ricevette anche apprezzamenti, soprattutto da parte della schiera di letterati che orbitavano intorno al salotto Lutti, a Campo Lomaso. Infatti villa Lutti, l'elegante residenza di stile neogotico ristrutturata nel 1859 dall'architetto Antonio Negrin, munita di un alto torrione ottagonale, circondata da un vasto parco e decorata dagli affreschi del pittore Luigi Sacco, divenne ben presto sede di uno fra i cenacoli letterari più in voga di tutto l'Ottocento, quasi una risposta al salotto milanese della contessa Maffei.

Padrona di casa indiscussa, la L. vi ospitò intellettuali, poeti, politici, ma soprattutto musicisti, in ragione della vocazione del fratello, Vincenzo. I concerti erano un appuntamento frequente a villa Lutti, nella sala della musica all'interno della grande torre ottagonale. Gli incontri, le discussioni, le recite di poesie si tenevano soprattutto nei periodi estivi o autunnali. Tra i numerosi ospiti del salotto lomasino, politici come B. Cairoli o E. Visconti Venosta, letterati come G. Prati, D. Gnoli, A. Fogazzaro, A. Graf, poetesse come Giannina Milli o Erminia Fuà Fusinato, critici come E. Checchi e artisti come A. Malfatti.

Andata in sposa nel 1869 a Giuseppe Alberti, la L. restò vedova dopo solo due anni.

La L. morì a Brescia il 6 dic. 1878. Lasciò la maggior parte dei suoi beni a istituti di carità.

Vincenzo iunior, nato a Riva il 13 sett. 1832, laureatosi in legge all'Università di Innsbruck, fu fra gli altri amico di Ippolito Nievo e ricoprì a Riva numerosi incarichi amministrativi (fu consigliere comunale e podestà per nove anni), senza mai smettere tuttavia di dedicarsi alla musica, passione che aveva ereditato dal padre. Egli musicò per il poeta trentino A. Gazzoletti, il libretto Berengario d'Ivrea (1854), opera lirica che andò in scena senza successo al teatro alla Scala di Milano il 22 marzo 1858. Si rese quindi promotore dell'istituzionalizzazione di numerosi corpi musicali quali la banda, la Società filarmonica, la Scuola musicale, la Società del teatro e il Club musicale di Riva. Morì a Pavia il 13 maggio 1896.

Fonti e Bibl.: O. Greco, Bibliografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia 1875, pp. 277-280; A. De Gubernatis, Diz. biografico degli scrittori contemporanei, Roma 1879, p. 664; F. Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, Trento 1894, pp. 185 s.; G. Biadego, F. de L., in Id., Discorsi e profili letterari, Milano 1903, pp. 151-164; L. Caetani, Saggio di un diz. bio-bibliografico italiano, Roma 1924, pp. 843 s.; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, Milano 1926, p. 16; A. Carlini - C. Lunelli, Diz. dei musicisti nel Trentino, Trento 1992, pp. 195 s.; Diz. biogr. delle donne lombarde: 568-1968, Milano 1995, p. 653; P. Tessadri, Trentini illustri. 150 protagonisti della storia del Trentino, Trento 1996, p. 10; D. Curti et al., Protagonisti. I personaggi che hanno fatto il Trentino: dal Rinascimento al Duemila, suppl. a L'Adige, ottobre-novembre 1997, p. 15; G. Riccadonna, F. Alberti L.: il salotto culturale dell'Ottocento nel Trentino, in Donne intellettuali trentine tra Otto e Novecento, s.l. [ma Trento] 1999, pp. 9-27; Enc. biogr. e bibl. "Italiana", M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, I, pp. 25 s. (s.v. Alberti L., F., con bibl.).

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