SANTINI, Fortunato

Dizionario Biografico degli Italiani (2017)

SANTINI, Fortunato

Giancarlo Rostirolla

SANTINI, Fortunato. – Sacerdote, abate, compositore, collezionista, nacque a Roma il 5 gennaio 1777 (e non, come talvolta si legge, nel 1778; cfr. Engelhardt 2013, pp. 12 s.); figlio di Giuseppe e Caterina Barocci, fu battezzato coi nomi di Gioacchino Baldassarre Fortunato nella parrocchia-diaconia di S. Angelo in Pescheria.

Orfano di padre (Giuseppe morì il 27 febbraio dello stesso anno), nel 1784 fu ammesso nella Pia Casa degli Orfani annessa a S. Maria in Aquiro: vi rimase sette anni, ricevendo tra l’altro i primi rudimenti di musica e canto. Nel 1789 proseguì per quattro anni gli studi classici nel Collegio Salviati; da Giuseppe Jannacconi ricevette una completa formazione musicale (per il pianoforte e l’organo ebbe per insegnante Giovanni Guidi, attivo in S. Maria in Trastevere). Dal 31 luglio 1798 proseguì gli studi religiosi nel Seminario romano e il 30 maggio 1801 fu ordinato sacerdote (tonsura il 17 dicembre 1800, suddiaconato il 28 febbraio e diaconato il 14 aprile 1801).

Il 2 giugno 1803 partecipò all’Accademia di religione cattolica; nel 1806 divenne cappellano dei principi Barberini. Tra il 1809 e il 1812, insegnando italiano nell’Accademia di Francia, venne in contatto col pittore Guillaume Guillon-Lethière e col violista e compositore Pierre-Auguste-Louis Blondeau. Nel 1813 divenne cappellano anche dei principi Odescalchi: fu segretario del cardinal Carlo in piazza Ss. Apostoli, dove ebbe dimora fino al termine dell’incarico (21 novembre 1838). Il compenso di dieci scudi percepito sin dal 1828 (in qualità di rector ecclesiae) gli venne mantenuto per il resto della vita (fu forse un beneficio abbaziale). Quanto all’attività musicale, dai manoscritti autografi di Santini si rileva che numerose composizioni furono scritte per il Collegio Salviati, il Seminario romano (1837-1851 circa) e altri istituti religiosi, quali il convento dei Ss. Gioacchino e Anna alle Quattro Fontane (1835) e i monasteri di S. Susanna (1839) e del Sacro Cuore in via della Lungara (1848).

Nel giugno 1823, con la nomina di Carlo Odescalchi ad arcivescovo di Ferrara, Santini vi si trasferì col seguito cardinalizio: vi rimase circa un anno, quanto bastò per conoscere gli istituti di conservazione musicale estensi e per contattare gli ambienti musicofili cittadini. Durante i successivi anni romani, ricevette un riconoscimento ufficiale quando, il 30 marzo 1835, Francesco Cianciarelli guardiano e Valentino Fioravanti socio compositore (e maestro di cappella vaticano) lo ammisero per chiara fama, senza l’esame di rito, tra i membri onorari della Congregazione dei Musici di S. Cecilia (dal 1834 al 1838 protettore dell’istituzione fu appunto il cardinal Odescalchi).

Intorno al 1836-1838 Santini stabilì la residenza al secondo piano di via dell’Anima 50, dirimpetto alla chiesa della Nazione Teutonica. In questa nuova dimora convisse con Agata Carocci (nata intorno al 1775-1777, considerata come una sorella, coabitò con la famiglia fin da quando erano giovanissimi) e con Saverio Cartegatti, un figlioccio che si ammogliò nel 1849 e crebbe tre figli in casa Santini, beneficiando di un costante aiuto da parte del generoso musicista.

Dal 1870 a oggi la storiografia musicale ha evidenziato in Santini il ruolo del bibliografo e del collezionista eminente: in realtà il religioso si dedicò assiduamente alla composizione di musica da chiesa. Dei circa 900 brani sparsi nelle biblioteche europee, la raccolta Santini di Münster ne conserva non meno di 700, tra requiem, messe, salmi, mottetti, litanie, lamentazioni, inni, sequenze, canoni, cantate spirituali, accanto a canzoni, canzonette e duetti (catalogo in Wörmann, 1948-1950 circa, III, 50); parecchie altre sono nella Biblioteca nazionale russa di Pietroburgo (fondo Stasov) e nel Conservatorio ‘Pëtr Il'ič Čajkovskij’di Mosca (fondo Skarjatin). Tale vasta produzione, destinata a istituti religiosi o coltivata per personale esercizio, punta – nella scia del magistero di Jannacconi, esponente della restaurazione palestriniana di fine Settecento – all’equilibrio tra omofonia e contrappunto imitativo, in convergenza con le istanze del Cecilianesimo incipiente e con i relativi dettami pontifici; nelle composizioni a doppio coro è palese il richiamo alla policoralità seicentesca, Orazio Benevoli in primis. Una più libera propensione alla melodia espressiva si osserva nelle composizioni mottettistiche a 1-3 voci con organo. Se il musicista collezionista fu tra i testimoni e fors’anche tra i primi ispiratori degli interventi restaurativi della Chiesa in materia di musica sacra, è pur vero che parecchi brani furono concepiti come omaggio a personalità con cui fu in rapporti amichevoli o collegiali, nonché a bibliotecari, bibliografi e collezionisti con cui praticò lo scambio di notizie e documenti musicali.

Santini dovette la propria notorietà in Italia e in Europa primariamente alla sua attività di cultore, propagatore e collezionista di musica ‘antica’ e alla cospicua biblioteca privata da lui costituita, una delle più insigni del suo tempo. Fu anche un promotore della musica tedesca del Sei-Settecento, avendo divulgato forse per primo in Roma messe, mottetti, cantate e oratori di Händel, Bach, Carl Heinrich Graun, Mozart e Haydn, ottenuti da corrispondenti d’oltralpe, tradotti in lingua italiana e adattati per l’esecuzione in ambienti privati.

Molti fattori forgiarono una personalità tutta rivolta ad esplorare i monumenti musicali del passato e a propagarne con entusiasmo e generosità la conoscenza presso i propri corrispondenti, spesso illustri musicisti e musicografi. Fin da giovane Santini seguì l’esempio di Jannacconi, che raccoglieva musiche polifoniche dei secoli andati per gli esercizi di contrappunto dei propri allievi. Una certa influenza sul collezionista esercitarono altri eruditi compositori e musicofili, tra cui il maestro sistino Giuseppe Baini e il contralto pontificio Mariano Astolfi; a Roma peraltro si stava sempre più estendendo il collezionismo di musica antica, anche per la presenza di cultori della polifonia come Giuseppe Sirletti, don Alessandro Carcano e Ludwig Landsberg; e l’attivismo bibliografico di Santini sarà stato pungolato dallo spirito emulativo che da sempre caratterizza il mondo del collezionismo.

La passione bibliografico-musicale, manifestatasi in Santini fin da quando prese gli ordini sacerdotali, crebbe allorché, entrato al servizio dell’Odescalchi, poté disporre di una rendita economica stabile, sì da poter acquistare, oltre che copiare, musica antica. Tra il 1829 e il 1837 acquisì per 100 scudi la biblioteca musicale del Seminario di Frascati (vescovo della cittadina era il cardinal Emanuele De Gregorio; la cessione avvenne in virtù di un rescritto dell’alto prelato). Ma fin dagli anni 1801-1819 raccolse copie e trascrizioni di lavori presenti in originali a stampa o manoscritti nei tre grandi archivi basilicali romani, nella Biblioteca Casanatense, nelle raccolte private Albani, Barberini e Doria Pamphili, e in numerosi altri fondi di chiese e congregazioni, tanto che nel 1820 poté pubblicare a proprie spese un Catalogo della propria raccolta, forte di alcune centinaia di titoli. Grazie a questa pubblicazione la rete dei contatti e gli scambi di informazioni e documenti si allargò via via, fino a coprire, tra il 1825 e il 1860, l’intero continente. Nel 1825 fu in rapporti con due musicisti tedeschi residenti temporaneamente in Roma, Bernhard Klein di Colonia e Carl Gottlieb Reißiger, maestro di cappella a Dresda (lo stesso dicasi nel 1829 per il pittore Julius Hübner, che gli fece un ritratto, probabilmente lo stesso documentato in una litografia posseduta tra l’altro dalla New York Public Library e dal Museo della Musica di Bologna); scambi di lettere, manoscritti ed edizioni intrattenne con Carl Friedrich Zelter, direttore della Singakademie di Berlino (giugno 1831), col musicologo viennese Raphael Georg Kiesewetter (1826-1838) e con Felix Mendelssohn durante il soggiorno romano (1830). Nell’ottobre 1834, nel 1836 e nel 1838 ebbe contatti a Roma anche con Carl Proske, esponente di punta del cecilianesimo tedesco; e nel 1853-1854, sempre a Roma, col cultore delle arti russo Vladimir Stasov. Scambi d’informazioni e di musiche ebbe ancora con Giuseppe Della Valle (Napoli), Johann Baptist Schmid e Johann Caspar Aiblinger (Monaco di Baviera), Aloys Fuchs (Vienna), Carl von Winterfeld, il citato Reißiger, Gustav Wilhelm Teschner, Karl Friedrich Rungenhagen, Eduard Grell e Otto Nicolai (Berlino), Anton Friedrich Justus Thibaut (Heidelberg), Adrien de La Fage e Auguste Bottée de Toulmon (Parigi), François-Joseph Fétis (Bruxelles), Frederick Arthur Gore Ouseley (Oxford), Thomas HenrySevern (Londra), Edward Goddard (Gloucester), Henrik Rung (Copenaghen) e Aleksandr Skarjatin (Mosca). Per le benemerenze acquisite gli giunsero le nomine a membro dell’Institut Royal de France (1835), della Singakademie di Berlino (1837) e del Mozarteum di Salisburgo (1845). Il 29 febbraio 1844 nella Biblioteca Santini, preceduto da un discorso celebrativo del citato Carcano, compositore, fu scoperto un busto in gesso del Palestrina, opera di Pietro Galli, della cerchia romana di Bertel Thorvaldsen (perduto?).

Notevole e costante fu l’incremento della biblioteca registrato fino al 1850 negli aggiornamenti al catalogo del 1820, redatti di pugno da Santini; vi si aggiunse quello con cui volle omaggiarlo nel 1854 Stasov, suo amico e ammiratore. Per tener testa alle numerose richieste di copie, negli ultimi lustri Santini si servì di amanuensi, tra cui il figlioccio Cartegatti, non senza realizzare, per sé e la famiglia, anche qualche entrata economica.

Morì il 14 settembre 1861, ottantaquattrenne, in via del Pellegrino, dove aveva traslocato dopo aver risieduto per qualche tempo in piazza Navona (palazzo Odescalchi).

In età avanzata Santini cercò di assicurare la conservazione della raccolta – essa vantava tra l’altro importanti fonti manoscritte del Palestrina e di Caldara, Händel, Alessandro e Domenico Scarlatti –  ricavandone magari qualche beneficio economico, per sopperire ai fabbisogni dettati dall’età e dal suo status, ma anche per sovvenire alla famiglia del figlioccio. Dal dicembre 1848, attraverso un intenso scambio epistolare, Gaetano Gaspari, insegnante di canto e poi bibliotecario dell’allora Liceo musicale di Bologna, fu posto al corrente delle istanze volte ad assicurare ai posteri la biblioteca Santini: ma le trattative non giunsero a coinvolgere il Comune di Bologna. Tra il 1849 e il 1854 la relazione stabilita da qualche tempo con un altro dotto melomane, Bernhard Quante, religioso tedesco della diocesi di Münster in Vestfalia, diede invece frutto. Il 19 marzo 1855 la Congregazione Teutonica dell’Anima acquistò la biblioteca Santini (circa 6000 tra edizioni e manoscritti), in cambio di un vitalizio di 465 scudi annui. Tra marzo e dicembre 1855 la collezione fu trasferita presso il Cimitero Teutonico, nella Sagrestia di S. Pietro, quindi, qualche mese dopo la morte (ai primi del 1862), nel Museo diocesano di Münster. Il 27 agosto 1923 la cura e gestione della collezione, riordinata e catalogata, fu condivisa con l’istituto di musicologia della locale Università, allora diretto da Fritz Volbach; infine, dopo la rinnovata catalogazione e microfilmatura per la Serie C/II del Répertoire international des Sources musicales (disponibile anche on-line: http://www.rism.info/home.html), nel nuovo edificio della Biblioteca Diocesana (2003-2006).

Fonti e Bibl.: Catalogo della musica esistente presso F. S. in Roma, nel palazzo dei principi Odescalchi incontro la chiesa de’ Ss. Apostoli, Roma 1820; Münster, Biblioteca diocesana, ms. SANT 4449: F. S., Indice della musica sacra profana madrigalesca e da camera; Roma, Bibliomediateca dell’Accademia di Santa Cecilia, Accademico, ms. 1650: Catalogo compendiato della musica che si trova in Roma (in partitura) presso l’abate F. S., via dell’Anima 50, secondo piano; V. Stasov, L’abbé S. et sa collection musicale à Rome, Firenze 1854 (comprende l’Extrait du catalogue S.); W. Wörmann, S.‑Bibliothek: Katalog, 3 voll. dattiloscritti, conservati nella Biblioteca diocesana di Münster [1948-1950 circa].

La vasta bibliografia pregressa sull’abate Santini è compendiata nella miscellanea Sacrae musices cultor et propagator, 2013, e nelle voci dei dizionari enciclopedici (Lattes, 2001; Ammendola, 2005). Della bibliografia anteriore si citano qui soltanto gli studi fondamentali: A. Carcano, Considerazioni sulla musica antica, intitolate all’abate F. S., Roma 1842; R. Ewerhart, Die Händel-Handschriften der S.-Bibliothek in Münster, in Händel Jahrbuch, VI (1960), pp. 111-150; S. Lattes, S., F., in The New Grove dictionary of music and musicians, London-New York 2001, XXII, p. 258; A. Ammendola, S., F., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, Kassel 2005, XIV, coll. 942-944; Z. Domokos, Liszt’s Roman experience of Palestrina in 1839: the importance of F. S.’s library, in Journal of the American Liszt society, XXII (2006), pp. 45-56; G. Rostirolla, «Musica antica», collezionismo e biblioteche musicali nella Roma di metà Ottocento. Il contributo di F. S., in Nuova Rivista musicale italiana, XLII (2008), pp. 5-56; Id., Riletture: Vladimir Vasil’evič Stasov, l’abate S. e la sua collezione musicale a Roma, ibid., pp. 335-384; P. Schmitz, Eine wenig bekannte Facette. Überlegungen zum kompositorischen Schaffen F. S.s, in Musiktheorie, XXV (2010), pp. 177-188; Sacrae musices cultor et propagator. Internationale Tagung zum 150. Todesjahr des Musiksammlers, Komponisten und Bearbeiters F. S., a cura di A. Ammendola - P. Schmitz, Münster 2013 (in partic. M. Engelhardt, Santini in Rom, pp. 9-20); Epistolario F. S. - Gaetano Gaspari (1848-1861), a cura di S. De Salvo Fattor, Faleria 2019.

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