Foro

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fig

Presso gli antichi Romani, lo spazio intorno alla casa e alla tomba; più tardi, il centro religioso, commerciale, amministrativo, culturale della città ( f. urbano). Nei centri abitati di maggiore importanza, oltre che piazza del mercato, era soprattutto il centro della vita degli affari. Secondo Vitruvio, doveva essere rettangolare e circondato da porticati con botteghe, doveva avere una basilica, la curia, il Tesoro pubblico, la prigione. Lungo i lati dei f. conservati si trovano anche templi, tra cui il Capitolium, e statue onorarie (v. fig.). Nelle città di nuova costruzione il f. occupava il centro della città, al punto d’incrocio del cardo maximus col decumanus maximus; nelle città di origine preromana era in posizioni svariate; nelle città marittime era in genere in vicinanza del mare.

F. comunale Il nome di f. fu anche dato a quei luoghi, situati lungo le grandi vie di comunicazione, dove i cittadini romani, sprovvisti di un centro urbano, si radunavano per tenere mercato, avere comunicazione di leggi e di ordini, celebrare cerimonie e provvedere in genere agli interessi locali. Spesso intorno al f. si formò una zona fittamente abitata che fu il primo nucleo di una città di cui il f. divenne il centro religioso, commerciale e amministrativo. Generalmente i f. comunali, sorti per volontà di un magistrato, presero nome dal fondatore, a incominciare dal più antico, il F. di Appio fondato dal censore Appio Claudio Cieco nel 312 a.C. sulla Via Appia.

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