Forma

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

forma

Giuseppe Di Giacomo

Come le opere d'arte si presentano

Il termine forma, che nel linguaggio quotidiano è presente in accezioni diverse, acquista nella riflessione filosofica una sorprendente ricchezza di significati. Dal mondo antico all'età contemporanea emerge in modo sempre più forte non solo la stretta connessione che lega l'idea di forma a quella di contenuto, ma anche il carattere necessariamente storico e dinamico della forma stessa, il suo essere cioè sempre 'in formazione'

La nozione di forma e i suoi usi nel linguaggio quotidiano

Forma è un termine che usiamo nel linguaggio quotidiano in molti modi diversi per indicare, in genere, l'aspetto esteriore di qualcosa: parliamo infatti di forma di un discorso, di forma di un edificio o anche di forme di governo. Ciò che caratterizza questo termine è dunque innanzitutto la varietà dei suoi significati. Nell'uso comune, inoltre, forma può essere sinonimo di modello, ossia di ciò che imprime una determinata figura e struttura.

Ogni attività artistica, in particolare, è produttrice di forme e il lavoro dell'artista consiste essenzialmente nel dare forma alla materia con la quale opera. In questo senso la forma di un'opera d'arte si identifica con gli elementi fisici e materiali che la costituiscono: linee e colori, se si tratta di un quadro, o parole, se abbiamo a che fare con una poesia o un romanzo.

La forma nella filosofia: dal mondo antico al Rinascimento

Anche nell'ambito della riflessione filosofica il concetto di forma presenta una notevole varietà e ricchezza di significati: non a caso, esso gioca un ruolo di primo piano nell'intera storia del pensiero occidentale.

Per i Greci la forma è il principio che tiene insieme gli elementi materiali che costituiscono una determinata opera, organizzandoli in modo unitario. In questo senso l'idea di forma coincide con quella di bellezza (bello), che è sempre, nel mondo antico, espressione di equilibrio e di armonia. Per il filosofo Platone la forma è l'essenza eterna e immutabile di tutto ciò che si offre ai nostri sensi: per tale motivo essa resta separata dalla materia e può essere colta solo dal pensiero. Anche per Aristotele la forma è qualcosa di concettuale e tuttavia non è una realtà eterna e separata dalla materia, bensì un principio ordinatore interno alla materia stessa. In questo senso la forma è ciò che fa di una cosa proprio quella determinata cosa. In Aristotele troviamo così il riconoscimento della profonda unità che lega forma e materia, concezione che sarà ripresa nel Medioevo, in particolare nel 13° secolo da Tommaso d'Aquino.

Nel Rinascimento la concezione della forma ha una fondamentale importanza per la comprensione delle opere d'arte, come dimostrano gli scritti di Michelangelo, secondo il quale il compito dell'artista è quello di far emergere la forma che è già presente all'interno della materia.

Le diverse concezioni della forma nell'età moderna

Nell'età moderna troviamo una ridefinizione del concetto di forma, non più intesa come qualcosa di statico e di eterno ma interpretata come qualcosa di dinamico che ha un suo sviluppo interno. In particolare tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento la nozione di forma si trasforma in quella di formazione. È quanto troviamo per esempio nella riflessione del poeta e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang Goethe, secondo il quale la forma è qualcosa che si muove, che diviene e che si trasforma: qualcosa che può assumere nel tempo caratteristiche e configurazioni molteplici.

Questa concezione della forma come processo di formazione è centrale nella tradizione romantica. Così, secondo il filosofo tedesco Georg Friedrich Wilhelm Hegel la forma è l'apparizione sensibile dell'Idea; si tratta di quel manifestarsi del contenuto nella materia che si configura in modo sempre nuovo e diverso, come dimostra la storia delle opere d'arte.

Nel Novecento, e in particolare nella riflessione del filosofo tedesco Theodor W. Adorno, la forma è già carica di un contenuto storico che, in quanto tale, non può essere determinato una volta per tutte. È quanto ritroviamo anche nella riflessione di uno dei massimi artisti del Novecento, il pittore svizzero Paul Klee, secondo il quale l'opera d'arte non ha una forma data in modo definitivo, ma è sempre in formazione e come tale è sempre incompiuta: è una realtà vivente e dinamica, qualcosa che cresce e si trasforma nel tempo.

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