FORBICI

Enciclopedia Italiana (1932)

FORBICI (fr. ciseaux; sp. tijeras; ted. Scheren; ingl. scissors)

Luigi SUTTINA
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Gli antichi conobbero uno strumento per tagliare (gr. ψαλίς; latino forfex, -icis, donde il nome italiano) ricavato in una sola striscia di ferro o di bronzo piegata in due in modo che le due lame trincianti, come due coltelli, passassero l'una sull'altra; all'estremità opposta, nel punto in cui l'acciaio era stato piegato, era ricavata una molla, che permetteva alle due lame, abbassate dalla pressione della mano sull'oggetto da tagliare, di ritornare nella primitiva posizione divaricata. Le forbici continuarono per molto tempo ad avere questa forma e solo verso il sec. X appaiono le prime forbici a due lame staccate, unite al centro da un perno e maneggiate dal loro manico foggiato ad anelli.

Nel sec. XVI erano assai celebri le fabbriche di Venezia e rinomate anche quelle di Padova, di Milano e di Napoli. Sin dal 1560 si tenevano in pregio in Francia le forbici di Moulins e, più tardi, nel sec. XVIII, anche quelle di Parigi, Châtellerault, Nevers e Tours. Le forbici ebbero forme assai varie e, talora, anche bizzarre. In Europa si imitavano le forbici persiane, le quali avevano spesso la foggia di un uccello il cui becco portava le lame. Alcune pure di provenienza orientale sembra che abbiano, se chiuse, una sola lama e un solo anello mentre l'altro sovrasta e serve d'ornamento. Nei secoli XVII e XVIII il capriccio variò scherzosamente la forma delle forbici di lusso: un paggio, le cui calzature arrotondate costituiscono gli anelli, tiene delle piume che formano i trincianti; un arlecchino il quale giuoca con cerchi formati da serpenti che si mordono la coda, ecc. Già nel sec. XV, le lame erano spesso dorate, damaschinate o incise a emblemi e motti amorosi.

Le forbici si collocavano nei cofani nuziali e si donavano anche alle dame dai loro amanti nell'età cavalleresca. Giovanni di Garlandia, ad esempio, ricorda fra gli strumenti che convenivano alle signore le forbici, e, a sua volta, Tristano ne reca una regalatagli da Isotta. Nell'inventario di Carlo V, un paio di forbici d'oro pesava un'oncia e nove sterline. Il fodero delle forbici, che si portava anche appeso alla cintura, era di pelle impressa, d'oro damaschinato, d'argento cesellato, di bronzo, di acciaio, di filigrana. Nel sec. XVIII gli astucci si fecero anche di porcellana, ma si usavano anche forbici a lame rientranti in sé, che si potevano mettere in tasca senza bisogno di astuccio.

Usi particolari modificarono in parte la forma delle forbici: così vi furono forbici per smoccolare, tagliare e spengere il fungo fumoso. Per l'industria, vedi coltelleria.

Bibl.: E. Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné du mobilier français, II, Parigi 1874; V. Gay, Glossaire archéologique, I, Parigi 1929; A. Schultz, Das höfische Leben, Lipsia 1889, I, pp. 192 e 605.

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