FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE (FMI).

Marco Committeri

– Caratteristiche del percorso di innovazione. Bibliografia

La crisi finanziaria globale iniziata nel 2007 ha esercitato un profondo impatto sulle due principali attività con cui il FMI persegue il proprio mandato: la sorveglianza e l’assistenza finanziaria. Le procedure di sorveglianza economico-finanziaria (di singoli Paesi, di intere regioni, del mondo) si sono evolute fortemente, riflettendo l’accresciuta interdipendenza fra sistemi nazionali, il ruolo pro-ciclico del settore finanziario e, più in generale, l’esigenza di influire in modo più incisivo sulle politiche economiche dei maggiori Paesi e di promuovere misure coordinate internazionalmente a fronte di shock sistemici. Ciò è avvenuto senza modificare l’articolo IV dello Statuto, ossia evitando di accrescere gli obblighi formali dei Paesi membri nei confronti del FMI (tema assai delicato dal punto di vista politico). È però stata concordata una parziale rettifica del cosiddetto Washington consensus – ossia l’insieme di convinzioni e precetti, di stampo neoclassico, attinenti a una crescita economica equilibrata e alla stabilità finanziaria dei Paesi; tale rettifica ha tenuto conto delle vedute dei Paesi emergenti, e riflesso l’ascesa del G20 come principale foro per la cooperazione internazionale.

Caratteristiche del percorso di innovazione. – I passi più importanti di questo processo sono stati: a) il rafforzamento della sorveglianza sul settore finanziario; b) la compilazione di nuovi rapporti sulle ripercussioni internazionali delle politiche economiche nazionali e sulle posizioni sull’estero dei maggiori Paesi (spillover report, external sector report); c) l’approvazione nel 2011 della cosiddetta Integrated surveillance decision, con cui sono stati chiariti i ruoli e le responsabilità dei Paesi membri e del FMI nella sorveglianza bilaterale e multilaterale; d) l’approvazione nel 2012 di una nuova posizione istituzionale sulla liberalizzazione e sulla gestione dei movimenti di capitale, che sottolinea i benefici potenziali della libera circolazione dei capitali, ma ne riconosce il rischio di effetti destabilizzanti in alcune particolari circostanze.

In assenza di nuovi obblighi per i Paesi membri e di specifici poteri sanzionatori da parte del FMI, l’efficacia dell’azione del FMI in questo campo rimane legata all’autorevolezza della sua analisi, alla corretta comunicazione con le autorità nazionali e con i mercati, ai meccanismi di peer pressure in seno al suo consiglio di amministrazione.

Innovazioni ancor più radicali sono state introdotte nel campo dell’assistenza finanziaria ai Paesi membri. A marzo 2008 lo stock di crediti non agevolati del FMI aveva toccato un minimo storico, al termine di una prolungata flessione iniziata alla fine del 2003. Le turbolenze finanziarie innescate dalla crisi e il conseguente peggioramento della congiuntura mondiale si sono riflessi nel fortissimo ampliamento della domanda di assistenza finanziaria da parte dei Paesi membri. In breve tempo lo stock di credito del FMI, di cui hanno parzialmente beneficiato anche alcuni Paesi europei, ha raggiunto e superato gli elevati livelli osservati alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. L’accresciuta domanda è stata soddisfatta utilizzando in parte le risorse proprie (ossia il capitale sottoscritto da Paesi con una solida posizione di bilancia dei pagamenti) e, in parte maggiore, le risorse addizionali reperite tramite accordi di prestito con controparti ufficiali (inclusi i new arrangements to borrow, NAB). Nel caso europeo, i pacchetti di aiuti si sono avvalsi del contributo dei relativi meccanismi di stabilizzazione regionale. Il FMI ha altresì approvato una nuova allocazione generale di diritti speciali di prelievo (DSP), per un controvalore di 250 miliardi di dollari, di cui 100 in favore di Paesi emergenti e in via di sviluppo. Al contempo, sono stati rivisti gli strumenti di assistenza finanziaria del FMI. Le principali riforme hanno riguardato: a) le condizioni che i Paesi devono soddisfare per l’utilizzo delle risorse (conditionality); b) i criteri per la concessione di finanziamenti di entità elevata (exceptional access policy), che condizionano tali finanziamenti alla sostenibilità del debito del Paese prenditore; c) l’approvazione di nuovi sportelli di tipo precauzionale, riservati a Paesi con solide condizioni economiche di fondo e politiche virtuose in atto (la flexible creditline e la precautionary and liquidity line); d) la dismissione di sportelli poco utilizzati; e) una maggiore flessibilità nell’uso degli sportelli finanziari ordinari (standby arrangements); f ) una semplificazione di costi e scadenze; g) il raddoppio dei limiti di accesso ordinari alle risorse, portati su base annuale al 200% della quota capitale del Paese e su base cumulata triennale al 600%; h) le risorse dedicate al credito agevolato e i relativi sportelli finanziari.

Infine, permane irrisolto il problema dell’insufficiente rappresentanza dei Paesi emergenti e in via di sviluppo presso il FMI, soprattutto di quelli maggiori che ormai si sono affrancati dalla sua assistenza diventandone anzi creditori netti. L’ultima revisione delle quote di partecipazione al capitale del FMI risale al 2008, allorquando fu approvato un aumento di capitale complessivo dell’11,5%, distribuito in modo da produrre uno spostamento di voti relativi, dai Paesi avanzati agli altri Paesi, pari a 2,7 punti percentuali. Il pacchetto di riforme approvato nel 2010, che includeva il raddoppio delle quote, un aumento dei voti dei Paesi emergenti più dinamici pari a oltre 6 punti percentuali e altre rilevanti modifiche negli assetti di governo dell’istituzione, non è ancora entrato in vigore a causa della mancata ratifica da parte degli Stati Uniti, la cui attuale quota di partecipazione (17,69%) è tale da garantire, di fatto, un potere di veto.

Bibliografia: M. Camdessus, A. Lamfalussy, T. Padoa-Schioppa, Reconstructing a world monetary order, in Reform of the international monetary system. The Palais royal initiative, ed. J.T. Boorman, A. Icard, New Delhi 2011; S. Babb, The Washington consensus as transnational policy paradigm. Its origins, trajectory and likely successor, «Review of international political economy», 2012, 20, 2, pp. 268-97; M. Committeri, F. Spadafora, You never give me your money? Sovereign debt crises, collective action problems, and IMF lending, International monetary fund (IMF) Working paper, Washington (D.C.) 2013.

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